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Un tuffo nella creatività: Arda Vs Arcadia e nel mezzo l'Uomo


GioCo
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Cosa lega il Guercino all'Egloga di Virgilio, le terre bige a quelle di Tolkien, il mito di Euridice al Cosplay ? Per una volta, non vi invito a seguirmi in uno dei soliti POST, quanto piuttosto un tentativo del tutto arbitrario di unire cose culturalmente poste su piani differenti che forse non hanno proprio nulla in comune tra loro.

Facendolo apposta.

Un tentativo che mette a nudo i limti della demenza artificiosa oltre che la nostra e che fa la differenza con l'Opera di un Anima nel Cuore Pulsante della creatività. Che deve esistere entro un senso compiuto, entro un atto Armonico, entro Saggezza mescolata con sacro e profano misurati per funzionare.

Come nell'ipotesi anche plausibile che fa Falletta (il Re del Cosplay italiano e quindi una fonte certamente "alternativa") sul Corriere dei Nerd  (QUI) per non farci mancare nulla, non ci occorre lo sbugiardamento cervellotico, possiamo farne a meno se a viaggiare è solo la fantasia guidata dal Cuore e lo si ammette candidamente, così come in uno spettacolo di illusionismo, curiosità a parte, non occorre che il Mago si spenda per spiegare dov'è il trucco se sottolinea che il suo è semplice frutto di un allenamento specifico...

Perché in quel caso (come nel nostro) l'obbiettivo è rendere l'esperienza un momento di crescita della consapevolezza. In specie dei limiti che viviamo nel corpo e quindi della loro relativa manipolabilità. Non siamo "qui" solo per essere caduci, cioè relativamente fragili, protagonisti di un viaggio inesorabilmente diretto verso la fine dell'esistenza materiale proprio e solo perché possa acquisire senso compiuto, ma per attraversare un esperienza che ha il compito di caricarci di semantica sensibile. La fine quindi non è inesorabile, ma proditoria, cioè carica del tradimento delle nostre aspettative identificate, se no si asciuga di semantica drammatica. Come una Fiaba senza sfide "esotiche", praticamente una noiosa telenovela. Non ci importa se sia buona o cattiva quella fine, dato che è il significato che risveste nella Fiaba ad essere il succo della narrazione.

A me per inciso suona meglio che Cappuccetto Rosso sia una fedifraga, cioè una che viene meno ai patti sociali e che per questo non solo perde il contatto con le sue radici (la nonna) ma anche con se stessa e il Lupo rappresenta quella perdita che deve rimanere tale. Mi da fastidio (narrativamente) che per bontà ci abbiano messo di mezzo sto pezzo di merda di cacciatore che fa solo confusione... E mi fa perdere semantica cruciale... Come se mi trasformarsse l'oro in piombo in un atto alchemico al rovescio...

Così questo tentativo, in certo qual modo nuovo, rimane nel solco di provocare il lettore, non solo e non tanto intellettualmente, ma anche e soprattutto spiritualmente. Cioè a livello emotivo. Tenta (diciamo) di alzare il tono del dialogo interiore dato che ultimamente è un po' bassino (diciamo) in generale. Una cosa tutto sommato miserevole, quasi del tutto marginale, ma indubbiamente rara e quindi (penso) apprezzabile.

Partiamo da Arcadia. Un luogo mitico ove si fa classicamente risalire nell'arte relativamente recente (QUI) un era arcaica mai davvero esistita nella storiografia e che però prende le mosse dall'antica Grecia. Un era e un luogo, ove l'elemento bucolico diventa spiritualmente il connettivo tra l'Uomo e il suo bisogno di radicamento (armonico) nel momento. Una specie di tempo senza tempo di "peferzione ideale", quasi paradisiaca ma non astratta che rappresenta l'asse semantico che va dal Poema Epico come quello dantesco alla realizzazione più prosaica della Fiaba contadina.

Dante ci parla di un primo passaggio necessario, quello dal Bosco (della confusione e della perdita del senso Originario dell'Amore) verso un Cosmo disceso fatto di "Amore mal posto" o posto ove la malia intende, cioè dove la Magia Nera nel riprodursi pone le ragioni emotive, specularmente, a discapito dell'intendere di chi la pratica volontariamente o meno, cioè rovesciando gli effetti nefasti pedissequamente sul malcapitato anche se mosso dalle migliori ragioni.

Quando parlo di Magia Nera intendo proprio e solo un Atto di Fede, un "credere" che rinuncia a riflettere e "rendersi conto" per tante ragioni, comunemente mosse dal timore. Si tratta di "accettare" ciò che l'esperienza ci mostra e dimostra, anche nella sua componente nascosta e inspiegabile. Ad esempio, nel "miracolo del Sole" che da la stura alle notizie sulle apparizioni mariane della Madonna di Fátima nel 1917 c'è una ridda infinita di interpretazioni, mai che si riesca a fermarsi sul dato cronistorico però, oltre all'evidenza che in altri tempi una cosa del genere non avrebbe alimentato "teorie del complotto", tipo "madonna degli UFO".

Facendo queste affermazioni mi inscrivo al partito del "complottismo" ? No, no, lo rivendico fieramente !!! Nella mia modesta assoluta nullità miserabile ci ho messo una Vita a trarne qualcosa di sensato e ho bene a Mente che il complottismo è una cosa molto seria. Quindi terreno fertile per cretini di ogni risma e imputato fisso alla sbarra di ogni tribunale inquisitorio su quest'Orbe Terraqueo. Tanto nelle terre libere da tirannie, quanto in quelle ove ci starebbero i tiranni illuminati. Praticamente chiunque abbia a che fare col potere odia il complottismo serio... Non sono mica miserabile per niente...

Se no non starei a cianciare di politiche catto~aschenazi, ma magari parlerei di fiorellini, api, farfalle e splendidi scenari naturali... Come quelli di Arcadia. Ma c'è Arcadia e Arcadia. Ce ne una autenticamente Armonica ove vige il silenzio Aureo e se pur conteplata la violenza non domina nessun aspetto della quotidianità, nemmeno relativo, perché non ce ne è bisogno, e poi c'è l'altra Arcadia...

In Arda. Arda è probabilmente un termine ricavato da Erte che è la radice della terminologia germanica per Terra (degli Uomini e quindi va intesa in senso antropologico). Esiste anche una Terra degli Animali e delle Piante, cioè che seguono logiche interpretative differenti da quelle antropiche. Esistono Terre che non sono degli Uomini o dei Viventi a noi familiari, che rimangono prossimali, "vicine" all'animo umano, cioè in connessione sottile o velata sottostante la consapevolezza ordinaria. Per esempio esiste una Terra delle Ombre che ha una pesante influenza sulla nostra psiche e si vede. Direi abbondantemente, si vede.

L'artra Arcadia è si fasulla, ma non nel senso che diamo di solito al Falso. E' il centro di promanazione della Malia dove Crudeltà e Fascino si fondono. E' il luogo ove sono da sempre forgiate le Fiabe migliori e dove i protagonisti assoluti sono i Fatati detti anche Patrizi. Ce ne parla un @GioCo, un manuale che adoro che rappresenta il lato profano di questi accostamenti "bizzarri" e del tutto disincantati. Changeling i perduti (QUI).

Arcadia è cinta da un apparente gigantesco Rovo protettivo. Anche se a dirla tutta parrebbe che serva più a proteggere gli umani dai Fatati che viceversa. Tuttavia c'è una seria distinzione tra l'Arcadia dei Fatati, Arda o sfera antropica delle narrazioni epiche e terre bige, ove impera solo penombra. Il Rovo quindi potrebbe essere più facilmente il confine che difende Arcadia da ben altro...

Il punto è che la crudeltà non è aperta cattiveria perché manca totalmente in Arcadia l'empatia, cioè "il rendersi conto" che l'altro è un universo a se stante, aggrappato a tutta una serie di equilibri diversi ma ugualmente da rispettare. Come fossero i nostri.

I Patrizi sono esseri "puri", nel senso di ingenui. Non commettono peccato, nel senso che ne sono totalmente avulsi. Rimangono inconsapevoli del senso atroce dei loro atti ed anche se sono intelligentissimi è inutile spiegare loro, mancano della facoltà per essere consapevoli.

Esattamente come una moderna intelligenza artificiale. Non mancano di creatività o capacità cogitante, ma di connessione con il Cosmo e gli Ordini Superiori. Mancano di Armonia e di Saggezza, non temono la morte e quindi esercitano (in modo piatto e contrattuale) un potere assoluto di natura materiale con la realtà che li circoda. Non hanno "bisogni", creano ciò che che il loro capriccio gli suggerisce, come se vivessero naturalmente di erba voglio, quando invece per noi non cresce nemmeno nei giardini dei nostri satrapi. Sono i nostri contraltari più profondi, ciò che più di ogni altra cosa temiamo.

I Veri Mostri Disumani che abbiamo dentro. Carichi di buone intenzioni, certamente. Affascinanti, tanto da apparire "belli", cioè attraenti. Ma anche attenti a gestire l'empatia in termini di Vantaggio e di "estrazione del valore". I patti (Fatati e fatali) sono quindi vicini a quelli col demonio, che fa pentole ma senza coperchi. Anche se differentemente dal demonio, non c'è proprio intento perverso o di rubare Anime. Ripeto, non c'è quel "rendersi conto" e quindi manca la coscienza per poter essere responsabili nel commettere il Male.

Così diventa possibile per i Patrizi realizzare le atrocita più inaccettabili e rimanere intonsi. Puliti. Con l'Anima Candida. Allo stesso modo però vengono realizzate anche le cose più Soavi e Spettacolari, senza soluzione di continuità.

Allora sta a noi porre in tutto ciò equilibrio e trovare un termine di discrimine per non cadere vittime dell'eccesso, da una parte come dall'altra. Sta a noi, abitanti delle Terre di Mezzo trovarla quella via di mezzo perché siamo ciò che siamo: forgiati per esprimere perfezione. Senza facili soluzioni perché non ce ne sono. Senza vie brevi, perché non ce ne sono. Senza pretendere di ottenere chissà cosa, perché la via è tortuosa e irta di ostacoli che ci faranno cadere spesso in basso.

Con pazienza, comprensione e lavorando sodo nel profondo di noi stessi. Rifuggendo da semplificazioni grossolane che dividono buoni e cattivi, non perché non esistano tali distinzioni, ma perché se vogliamo un equilibrio, non sta in quell'Opera l'equilibrio !!! Sta invece nell'esercizio, nello sperimentare il Silenzio, nel procedere a piccoli passi e tramite minuscoli successi. Sta nella profonda comprensione dell'altro anche quello più odioso, anzi quello che ci provoca meglio e che osserveremo senza procedere dal perdono, perché sarà un osservare senza condanna e per contemplazione attenta, consapevole che se quella cosa ci provoca allora ci appartiene e se la lavoreremo, allora verrà risolta fuori esattamente tanto quanto dentro di noi, in un colpo solo.

Se poi come accade nella Falsa Arcadia dei Patrizi, la follia ci percola dentro, sapremo che non dipende dalla frammentazione della Verità che nell'esperienza si fa miracolo continuo, magia della confusione, dipendenza psicotropa che confonde e che fa saltare i legami di senso compiuto tra coscienza e logica, ma dalla Frammentazione dell'identificazione. La salvezza allora e nella dimensione impersonale. La realtà è solo ciò che accade, ciò che i sensi ci dicono e può come in ogni atto Magico essere assurda tanto quanto coerente. Può cioè "imbrogliare" i sensi ed apparire alterata, folle e affascinante al punto da non poterne più fare a meno.

Così il Rovo che cresce attorno al Castello di Rosaspina, il cui Fato è alterato proprio dall'intervento dei Patrizi. Un Rovo che uccide chiunque tenti di penetrarlo e non importa con qualche trucco o forza sia aggredito, esso rimane (inaccettabilmente) in grado di proteggere Rosaspina dalle brame di chi non la può rispettare e Amare ma solo desiderare. Non che questo possa scoraggiare quanti tenteranno di "liberarla" per dimostrare il loro coraggio. Cioè per seguire la bieca vanità dell'identificazione: sono un Grande Cavaliere e nulla mi potrà fermare !!! Che risuona un po' come un fantozziano "Lei non sà chi sono IO"...

Ecco allora che leggiamo già sulla tela del Guercino una frase del Virgilio che qui, tra il serio e il feceto, ci permettiamo di tradurre in modo "alternativo". L'ego è anche in Arcadia, ma solo quella "sbagliata". Alcuni l'hanno poi posta come epitaffio e sormontata da teschio, stile "memento mori". Siamo d'accordo che pure nelle terre bige l'identificazione è un enorme ostacolo alla crescita. Ma come Dante ci avvisa, il percorso è lungo e c'è tanto da sperimentare prima che lo Spirito possa apprezzare le rappresentazioni più elevate della nostra personale Ascesi. Come quelle del nostro prossimo...


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