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Kniga Masterov, Italiano: Il Maestro e la Pietra Magica


GioCo
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Cosa c'è di più paradossale di un film fantastico russo prodotto dalla Walt Disney?

The Book of Masters (in russo Книга Мастеров, tr. Kniga Masterov) è un film russo prodotto dalla CIS division della Disney e diretto da Vadim Sokolovsky e realizzato interamente in Russia nel 2009.

Beh, se volevo dimostrare come fosse impossibile coniugare i due registri, una veloce lettura agli articoli critici che hanno accompagnato questo film, mi permette di farlo con facilità. Ma al solito le critiche che leggiamo imbrogliano usando due pesi e due misure.

Se da una parte viene correttamente messo in evidenza come l'importazione di personaggi noti nelle fiabe russe all'interno della cultura (post)moderna, appesantisce eccesivamente, dall'altra proprio questo mette in risalto come la nostra "cultura", fondata sull'immagine e il consumo veloce delle stesse, sia fragile e distante da quella dei nostri avi e come esca male dal confonto, nonostante il tentativo "apertamente dichiarato" di mettere in riticolo quel mito.

Nella cultura russa il personaggio cattivo generalmente è quello che agisce male, come per altro era fino a un secolo fa in tutto il resto del pianeta. Don Rodrigo è un figlio di buona donna e non viene giudicato bene solo perché é potente. Nella cultura (post)moderna che viviamo, il cattivo è un frame (cornice) e un icona, a volte solo un etichetta e un sostantivo. In questo modo chi agisce male ma è buono permane "impunito" finché fuori dal frame. Il cambio è profondo: se prima non si riusciva a fare giustizia perché non c'era giustizia, il prepotente aveva la possibilità di esercitare la prepotenza a piacimento, oggi non si riesce a fare giustizia perchè basta spostare il frame del giudizio collettivo e la prepotenza "sparisce" dalla coscienza collettiva come per magia.

Tornando quindi al film, troviamo più sadicamente divertente (per quanto detto) la "Contessa di Pietra", quando bandisce per tradimento il suo più fedele servitore "di pietra" che pur avendo un cuore "di petra" vuole una ragazza (?!) senza per altro accettare che non sia amato dalla stessa, che l'ipod-navigatore gomitolo di lana o la TV "specchio delle mie brame", evidenti artifici aggiunti a tavolino. Allo stesso modo non si capisce perchè il pozzo teletrasporto debba sparare arcobaleni o cosa ci fa una sirena in catene ai bordi di una palude dentro una foresta. Insomma, l'opera pare persino superare una RAPsodia di Caparezza, in termini di paradossalità, anche se è evidente in molti passaggi che l'effetto non è per nulla volontario, ma si tratta di una pezza creativa "alla russa" messa in piedi al momento per tenere insieme il tutto.

Ed è qui che la distanza si fa sentire. Andiamo per esempio a confrontare un altra opera vicina per periodo, pubblico e genere, come "Fuchsia, una strega in miniatura", prodotto Olandese del 2010. Le stafalcionate e i tentativi di umorismo raffazzonato sono le medesime come pure le caricature di personaggi mitici, ma ecco quel'è il drastico cambio: qui abbiamo "mago", "strega", "umano" generici abbastanza da stare bene nella pellicola tanto quanto su una scatola di pop-corn o di caramelle, nel film russo abbiamo "Baba Yaga", l'immortale Koshei, la sirena dei boschi Rusalka o il guerriero errante Bogatyr che irrompono con la forza del loro costrutto mitico originale, non ancora astratto. La loro presenza è una presenza indigesta per il caos della coscienza teledipendente, per ciò spezza dall'interno senso, ritmo e significato, creando un certo strano disagio allo spettatore.

Ci scuote e ci richiama ai sensi intorpiditi per qualche istante.


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