La grande bellezza

Bello, stranamente. I film italiani rientrano normalmente nella categoria insopportabile del "carino" mentre questo è vermanete un bel film.
Ma è strano, incompiuto perché il regista non è un buon regista.
Provate a leggere la sceneggiatura scaricabile come ebook a dieci euro; è molto bella e Jep Gambardella diventa una figura molto più autentica e meno stereotipata. Nella sceneggiatura si descrivono benissimo i rapporti psicologici nelle relazioni fra i personaggi mentre nel film vero tutto questo è reso in maniera solo approssimativa. Un peccato, anzi due.
Il primo è quello che ho detto per cui Gambardella (un Marcello della dolce vita invecchiato, potrebbe essere proprio lui come persnaggio) rimane né carne né pesce mentre nel libro è molto più complice e coinvolto anche lui nel degrado dei rapporti affettivi che lega i personaggi del mondo un po'equivoco della decadente Roma bene. Il secondo è che Il regista non ha il dono naturale della bella immagine onirica, a volte de chirichianamente metafisica
come invece aveva a livelli miracolosi Fellini (e De Sica e Pasolini, anche se non nel modo sublime del riminese)
Comunque è un bel film da vedere che nella valutazione sale anche oltre il suo reale merito strettamente tecnico artistico per certi sprazzi di autentica unanità calda e affettuosa, per quanto solo a tratti.
Il finale della suora che sale le scale però non è la doclce vita ma "Il Bidone".

È la dolce vita invece la performance della bimba oittrice che ricorda quella di fellini dei bambjini cha hanno la visione della Madonna