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Twin Peaks e il Ritorno di David Lynch


Esquivèl
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Avete presente Kubrick? Avete presente Ėjzenštejn, Fellini, Tarkovskij, Lang e Bergman?

Ora hanno un degno erede e il suo nome è David Lynch.

L'ottava puntata della terza stagione di Twin Peaks (la seconda stagione è di ben 26 anni fa) ha segnato un punto di non ritorno nella storia dell'arte audio-visiva.

La terza stagione di Twin Peaks è un viaggio mesmerizzante, lisergico, allucinatorio, dal significato altamente esoterico, oppure è solo un gigantesco lavoro masturbatorio di un vecchio regista di 70 anni suonati che ha perso completamente la bussola?

Sta di fatto che mai come prima d'ora un'artista ha spaccato così nettamente il pubblico del piccolo schermo con una storia, a detta unanime, che è la madre di tutte le serie tv moderne, solo perchè allora, a cavallo degli anni '80 e '90 era la prima serie tv che presentava uno schema di puntate non-autoconclusive, ed era un mix geniale di soap opera e crime story dai risvolti fantascientifici.

C'è chi lo idolatra come un Dio sceso in terra pur non capendoci una mazza, chi cerca di analizzare ogni singolo fotogramma della sua opera più longeva e che racchiude tutta la sua filmografia, e tira fuori le teorie più pazzesche sullo sfondo esoterico/religioso, chi ci vede un'incredibile lavoro multimediale, disseminato d'indizi nel web lungo 26 anni più la carta stampata, chi rimane deluso da tutto questo sbrodolìo di potenza visiva veramente impressionante e ne rimane completamente ingolfato.

Personalmente, da onesto amante del cinema quale sono, non posso restare indifferente davanti a un prodotto così "strano", così "diverso", ne rimango affascinato di fronte a un prodotto che definire meramente "bello" o "brutto" è letteralmente impossibile.

Ciò che conta è che Lynch esprime tutto il suo genio andando a rappresentare con una semplice scena, una semplice inquadratura, dei concetti che intercorrono sul multi-strato della realtà tangibile e non tangibile, chi ha visto l'ottava puntata, la scena del Gigante/Dio benevolo sa di cosa sto parlando.
Comunica per mezzo di metafore, siano esse parole o immagini, e lo fa in uno stile omaggiando Kubrick e 2001:Odissea nello spazio.

Ciò che conta è che mancano ancora ben 10 puntate al finale di questa (Grande) opera, e chissà cosa ha in serbo per noi il regista di Missoula.


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