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Cos è il Senato? (parte seconda)


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Parte seconda


In origine il Senato dei Patres svolgeva fondamentalmente la funzione di consiglio del re e, durante la Repubblica, continuò ad assistere i due Consoli che ne ereditarono il compito. Il Senato si pronunciava nelle questioni di politica interna ed estera, in quelle finanziarie ed in quelle di carattere religioso. Tra i membri del Senato vi erano, infatti, anche i rappresentanti dei più eminenti Collegi Sacerdotali. Questo perché l’uomo romano acquisiva, con l’assunzione della cittadinanza, diritti e doveri sia civili che religiosi. Ciò implicava che ogni cittadino era sacerdote di se stesso e, nel momento in cui diveniva pater familias assumeva non solo i doveri di tutela civile e morale di moglie e figli ma anche quelli spirituali divenendo sacerdote della famiglia stessa, con la funzione di preservare in casa il culto del Fuoco Sacro, di Lari e Penati, distribuendo ad ogni familiare i diversi compiti rituali (custodia del fuoco alla moglie, assistenza di rito ai figli ed altro ancora). I padri che decidevano di affrontare il cursus honorum, ovvero l’impegno politico al servizio della patria, dovevano gradualmente assumere sia cariche amministrative civili, sia militari, sia religiose, come ad esempio l’assunzione di specifici sacerdozi. E’ chiaro che chi non avesse le prerogative per assumere un determinato sacerdozio vedeva bloccato e terminato il proprio cursus. Conseguentemente a ciò i senatori romani incarnavano valori formanti uomini di profonda dignità fondata sulla forza interiore, la vis, che faceva d’ognuno di loro un vir incorruttibile sviluppante virtutes che lo contraddistinguevano dall’homo comune; quest’ultimo invece fondato sull’humus delle passioni.

Nel periodo imperiale, nonostante momenti di tensione e di crisi, mai venne meno il prestigio del Senato, i cui decreti, i Senatus consulta, vennero sempre riconosciuti come vere e proprie leggi dello Stato. Dopo l’affermazione del Cristianesimo, Costantino contrappose al Senato di Roma un altro Senato insediato a Costantinopoli che, dal 359 d.C., venne equiparato di fatto al primo. Ciò contribuirà non poco ad accelerare il declino del Senato romano, declino che non potè essere arrestato nemmeno dall’eroica, tenace resistenza degli ultimi autorevoli senatori “pagani”. Il Senato di Roma continua a funzionare anche dopo il crollo dell’impero d’occidente, fungendo da intermediario tra i nuovi sovrani barbarici (quali Odoacre e Teodorico) ed il patriziato romano. Mano a mano esso conclude la sua esistenza con l’affermazione definitiva dei poteri assoluti che caratterizzeranno il medioevo e viene menzionato per l’ultima volta nel 603 d. C. Questa, in estrema sintesi, l’origine, la funzione e la vicenda storica del Senato romano.

Ovviamente, la rievocazione dei caratteri sacrali che un tempo sostanziavano il Senato di Roma potrebbe sollevare comprensibili perplessità e facili ironie. Ed è proprio lo scontro con tali reazioni diffuse che ci fornisce la misura di quanto sia divenuto difficile, per la gran parte dei nostri contemporanei, concepire una società ed un mondo nel quale imperavano altri principi ed altri valori rispetto a quelli oggi dominanti. Principi e valori che a Roma si riassumevano nelle norme antichissime del Mos Maiorum. Tradotto solitamente e riduttivamente come “costume degli antenati”, in realtà il termine mos, che non possiamo approfondire in questa sede, è molto più ricco semanticamente, ed ha valore, ad un tempo, sacrale e pragmatico, in quando rimanda al concetto stesso di Tradizione. E se, come è facile arguire, “antenati” è quasi sinonimo di “padri”, ne consegue che una delle funzioni principali del Senato, fosse proprio quella di custodire e trasmettere (tradere) questa tradizione.Se 3

Ecco in cosa consiste quella che, per noi, potrebbe essere definita la “metafisica del Senato”, indipendentemente da ogni contingenza storica e dalla decadenza attuale. Non sembri vana retorica o patetica nostalgia per istituzioni e simboli obliati dai secoli. Per quanti, come noi, comprendono bene e sino in fondo il vero significato e la natura “più che umana ed interna” dei simboli tradizionali, la difesa della dignità del Senato non può esaurirsi in dotte diatribe giuridico- costituzionali o, peggio, in miserabili questioni di “risparmio”.

Siamo perfettamente consapevoli che il Senato attuale e la maggior parte dei suoi membri siano ben lontani da quel modello esemplare prima ricordato. E’ necessario richiamare le parole con le quali Tito Livio (V, 41) descriveva quell’antico e nobile consesso: “Quasi uguali ad altrettante divinità … non solo per l’abbigliamento e per l’aspetto, superiore per imponenza a quello umano, ma anche per la loro maestà”.

Nei riguardi di chi, oggi, potrebbero essere indirizzate simili espressioni?

Ciononostante, il Senato deve essere custodito, non come morta reliquia del passato, bensì perché la sua dignitas coincide con quella stessa del nostro popolo ed anche perché la difesa della sua simbolica presenza, sfidando il trascorrere del tempo (perpetua firmitas), è uno dei modi possibili per testimoniare dell’esistenza di una tradizione che, come vena sotterranea, risulta essere sempre viva, sempre pronta a riemergere, avendo ancora oggi i suoi tenaci, fedeli cultores.

Per tutte le ragioni sin qui addotte, i promotori ed i firmatari di questo Manifesto, pur nella diversità dei singoli profili e percorsi culturali, invitano quanti hanno a cuore la tutela della dignità del Senato a pronunciare un NO deciso al quesito referendario.

III Non. Jul. Poplifugia

(Anniversario della scomparsa di Romolo)

5 Luglio 2016

Estensore e primo firmatario, Roberto Incardona

con apporti del presidente di Pietas, Giuseppe Barbera

e della Redazione di EreticaMente, nella persona di Luca Valentini

ereticamente.net/2016/08/manifesto-pro-senatus-dignitate.html


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