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Il bivio II - La caccia notturna di Oxford e il Centauro di Botticelli


Tibidabo
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Al "bivio" dove l'Europa ha intrapreso da sola un nuovo cammino si trovano degli ibridi in cui i segni della tradizione si trasfigurano pur restando chiaramente visibile la loro origine in quel mondo che ci si accingeva a superare e abbandonare.

In Brunelleschi il romanico toscano assume un "ordine", delle "proporzioni", risponde a "una" idea

Donatello dà uno scatto nuovo e imprevisto alle teste dei S.Giorgio o S. Matteo o S. Marco, dà volume alle figure, ne mette in evidenza il peso fisico, ma sempre con una grazia e un gusto delle linee che non di rado resta quello stesso "musicale" del XIV secolo, con l'inconfondibile "hanchement" tardo gotico (hanchement = movimento dell'anca)

Ma quello più sorprendente nella sua naïveté piena di energia gioiosa e incontenibile è la "Caccia notturna" all'Ashmolean di Oxford.
Paolo uccello, pittore pienamente tardo gotico, si innamora letteralmente della prospettiva, racconta il Vasari che passava le notti sveglio a studiare, a fare prove, per la disperazione della moglie che lo chiamava per dormire e lui rispondeva “O che dolce cosa è questa prospettiva!”.
La prospettiva fiorentina non è solo un artificio per rendere la profondità; è un ordine unico che viene dato alla rappresentazione, è "proporzione" secondo "un" criterio, è espressione di razionalità e non di tradizione, è il punto di vista di chi crea e/o di chi guarda che si pone al centro del mondo come un giudice, valutandolo per come vi potrà mettere in atto i suoi progetti.
Non è la stessa prospettiva di un contemporaneo fiammingo, nonostante il realismo.

Nel XV secolo è liberazione dall'autorità, sia quella ecclesiastica che quella di casta della aristocrazia e l'artista la sente come fosse una sorta di arma con la quale può immaginare di avventurarsi oltre i limiti che fino a quel momento gli erano consentiti.

In questa tavola di 55x165 Paolo Uccello ritrae una caccia notturna in stile perfettamente tardo gotico.
Le figure sono stilizzate, allungate e tendenti ad appuntirsi, non hanno volume né peso ma sono superfici ossia sono gli elementi di un linguaggio che deve essere "simbolico" più che realista. La stessa ambientazione e i personaggi sono chiaramente di carattere "cortese".

Ma quella foresta neo gotica è tutta in prospettiva rinascimentale. In primissimo piano per terra sei tronchi d'albero tagliati apparentemente disposti casualmente sono invece l' "invito" prospettico a entrare nel quadro lungo le linee di fuga.
Al centro, in secondo piano dove salta il cervo, c'è l'ultimo di questi tronchi sempre sulle linee di fuga.
Anche la disposizione degli alberi "finge" di essere casuale e si inserisce sulla stessa griglia prospettica.
Tutti i personaggi che prevalentemente provengono dalle ali destra e sinistra se guardati da lontano convergono al centro e in profondità dove il punto di fuga come un buco nero richiama a sé tutto il movimento e tutte le figure.

La cosa che colpisce sono gli animali, allegoria della forza vitale del medesimo Paolo Uccello artista, scatenata dall'artificio apparentemente "neutrale" della prospettiva, che si avventano in preda a una gioia sfrenata saltando a zig zag...proprio lungo le linee di fuga...lanciandosi tutti insieme nel buco nero al centro del quadro che sembra riassorbirli tutti.

Per vederlo bene a questo link

A distanza di sei secoli siamo ancora nel mondo della razionalità con la Sapienza della tradizione che appare ormai definitivamente sconfitta e dimenticata.
Eppure forse è proprio adesso che potrebbe verificarsi quella sorta di profezia (secondo me) di Botticelli, pittore che nell'ultimo periodo divenne uno sdegnoso antimodernista, quando ritrae Atena ovvero "La Sapienza" che si avvicina al Centauro, il quale corre per il mondo credendosi assolutamente libero, ebbro contemporaneamente della propria energia di animale e della propria "Scienza" di uomo (una condizione simile all'entusiasmo di un umanista o di un artista fra la fine del XIV e l'inizio del XV secolo), che però evidentemente è arrivato al limite estremo delle proprie possibilità e si trova smarrito, chiuso in un angolo...
Pallade lo ammonisce con un gesto che è ancora affettuoso...gli prende una ciocca di capelli...
"Stai attento a comprendere quali sono le gerarchie dello spirito...la Scienza resta sempre ancella della Sapienza...per adesso mi limito a tagliarti una ciocca di capelli...se non imparerai perderai tutta la testa..."


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Tibidabo
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Se vabbe'...no San Matteo, San Giovanni Evangelista...comunque quello è San Marco...


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