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La SHOAH.


Anonymous
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Raul Hilberg, La distruzione degli ebrei d'Europa, a cura di Frediano Sessi, Einaudi, Torino 1995, 2 voll. (Hanno un prezzo molto alto, ma vale la spesa).

Questa monumentale opera fu scritta in realtà nel 1961, e più volte rivista da Hilberg, l'edizione conclusiva è questa tradotta in italiano.
Nono stante si tratti di un'opera "quasi datata" è ancor oggi un punto di partenza fondamentale per chi voglia accostarsi allo studio della shoah. Le categorie interpretative individuate da Hilberg: individuazione, spoliazione, concentrazione, eliminazione, sono ancora oggi quelle a cui si fa riferimento. Il pregio maggiore dell'opera di Hilberg consiste nella analisi approfondita delle strutture burocratiche della Germania nazista: senza il consenso e la collaborazione della burocrazia, lo sterminio non avrebbe potuto essere realizzato. Secondo Hilberg non è esistito un piano specifico di distruzione degli ebrei, ma si è trattato di tappe successive che si sono realizzate grazie ad una macchina burocratica perfettamente oliata, che ha funzionato alla perfezione, per questi aspetti la sua posizione può essere definita quella di un funzionalista moderato.
Secondo questo studioso americano i nazisti avrebbero fatto riferimento per quanto riguarda le fasi della individuazione e della spoliazione a pratiche radicate nella storia millenaria dell'antisemitismo, la unica vera invenzione nazista riguarderebbe la fase dell'annientamento fisico.
Imponente è la massa di documenti che viene analizzata e riportata da Hilberg. Risulta ancora oggi, alla luce dello sviluppo impetuoso del dibattito storiografico, un testo di grande respiro, anche perché Hilberg affronta con grande onestà intellettuale il tema, per certi aspetti scabroso, delle responsabilità della dirigenza ebraica.

Raul Hilberg, carnefici, vittime, spettatori. La persecuzione degli ebrei 1933-1945, Mondadori, Milano 1994.

In Italia la pubblicazione di questo volume precede quella sopra. In questo testo, di carattere divulgativo, Hilberg affronta lo studio della shoah adottando una prospettiva destinata a fare scuola: quella delle vittime, quella dei carnefici e quella di coloro che rimasero a guardare. nella prima parte, quella dedicata ai carnefici, Hilberg si sofferma ad analizzare il comportamento delle classi dirigenti della burocrazia, dei collaborazionisti che aiutarono, soprattutto ad Est, i nazisti a realizzare la loro politica omicida. La seconda parte è dedicata all'analisi del comportamento delle vittime: importante il capitolo in cui viene affrontato il tema della dirigenza ebraica. Infine, nella sezione dedicata agli spettatori, Hilberg si sofferma sul comportamento tenuto dagli stati neutrali, dagli alleati, dalle chiese.

Wolfgang Benz, a cura di Dimension des Vòlkermords. Die Zahl der Judischen Opfer des Nationalsozialismus, Oldenburg, Munchen, 1991.

In questa opera, non tradotta, si affronta il problema spinoso della quantificazione dello sterminio viene confermato il numero emerso dal processo di Norimberga, in cui si parla di circa 6 milioni di vittime; si sottolinea però il fatto che i documenti e le ricerche fin qui condotte non consentono di giungere ad una stima del tutto precisa: la sparizione di interi centri urbani e di gruppi famigliari rende impossibile pervenire a dati matematicamente certi.

E' interessante anche Hannah Arendt, La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme, Feltrinelli Milano 1964.

Questo volume è considerato uno dei classici rispetto alla letteratura concentrazionaria. La filosofa Hannah Arendt, di origine tedesca, emigrata negli USA per le sue ascendenze ebraiche, fu invitata ad assistere al processo Eichmann a Gerusalemme nel 1961. Oltre ad alcune considerazioni generali sul processo e sul suo svolgimento, la Arendt si sofferma sull'imputato, sulla sua sconvolgente "normalità" e partendo da questo svolge una serie di considerazioni sul nazismo e la sua essenza. Ma il volume offre anche un quadro sintetico sulla shoah, sul diverso impatto che ebbe nei vari paesi. Particolarmente interessanti risultano le sue analisi sul legame tra shoah e legislazione antiebraica.

E altri molto interessanti...


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sotis
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Ancora dopo 70 anni , diconsi 70, siamo qui a dire sempre le stesse cose. ma basta se no i trenta e passa milioni di morti della seconda guerra mondiale fino alle guerre di indipendenza se non proprio le guerre Puniche se ne avranno a male . Basta!


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Anonymous
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Egregio signor sotis, lo vada a scrivere nel post: Darvin Irving... con 2094 replies, sez Opinioni.
Grazie.


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mincuo
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Il libro di Hilberg è uno dei più importanti della storiografia Classica.
E' chiamato "la distruzione degli ebrei in Europa" ma di questa distruzione non ci sono neanche 20 pagine su oltre 1000.
Hilberg continuò a scrivere dal 1961 e fino a metà degli anni 80 nelle edizioni del suo “The destruction of the European Jews” che esistevano due distinti ordini di sterminio di Hitler, neanche uno solo, nonostante sapesse benissimo che non c'erano. Solo perchè ci fu un processo ai Revisionisti nel 1985 (quando ancora si poteva parzialmente discutere nel merito, pur se in Corti completamente sbilanciate. Poi furono accelerate le pressioni su molti Paesi e così all'incirca dal 1990 si ottenne che gli stessi approvassero leggi speciali, quali oggi sono in vigore, che impediscono ogni discussione nel merito. Hilberg fu costretto alla fine ad ammettere, controinterrogato, che questi ordini se li era inventati, ma che stava appunto cambiando nelle successive edizioni (in cui infatti poi sono spariti). Non è l'unico ordine che s'è inventato, ma anche quello di "cessato sterminio" di Himmler.
Al posto degli "ordini" fantomatici e della precedente pianificazione, su cui Hilberg aveva almanaccato per centinaia di pagine, poi lo stesso Hilberg (contrordine) disse:
"What began in 1941 was a process of destruction not planned in advance, not organized centrally by any agency. There was no blueprint
and there was no budget for destructive measures. They were taken step by step, one step at a time. Thus came not so much a plan being carried out, but an incredible meeting of minds, a consensus-mind reading by a far-flung bureaucracy.”

Traduzione:
"Ciò che iniziò nel 1941 fu un processo di distruzione non pianificato precedentemente, non organizzato centralmente da alcuna agenzia. Non c'era un programma, non c'era un budget per misure di sterminio. Esse furono prese passo dopo passo, un passo alla volta. Perciò non risultò tanto un piano portato avanti, ma un incredibile incontro di menti, una lettura consensuale del pensiero da parte di una vasta burocrazia”.
Cioè proprio una spiegazione credibile di come procede un Governo, senza riunioni, decisioni, piani, ordini, budget, progetti, incarichi, strutture... ma per “telepatia”. (Anche da lì poi nasce la teoria del "nod" cioè il "cenno d'assenso". Non è uno scherzo, è vero.)
La testimonianza di Hilberg e la sua ammissione in tribunale di essersi inventati gli ordini sta qui.
http://vho.org/aaargh/fran/livres3/KULA.pdf
Non è l'unica cosa di Hilberg. Un libro intero che analizza è qui:
http://holocausthandbooks.com/dl/03-tgwfoc.pdf

Di Benz e della questione demografica ho già scritto su un altro post. Ho scritto anche di Sanning, degli World Almanac, dell'American Jewish Committee Bureau of the Synagogue Council, di Sergio della Pergola e di Nordling. Basta guardare. C'è più che abbastanza per determinare L'ESATTO CONTRARIO di questa ennesima perla:

In questa opera, non tradotta, si affronta il problema spinoso della quantificazione dello sterminio viene confermato il numero emerso dal processo di Norimberga, in cui si parla di circa 6 milioni...

Se uno poi vuole un'analisi di confronto tra Sanning e Benz per metodologia e dati senza leggersi i due libri la trova in “Dissecting the holocaust” con riferimenti e citazioni puntuali delle fonti.

Hannah Arendt non c'entra molto con libri tecnici sull'Olocausto, comunque c'è un bel concentrato di frottole anche lì...(A gentile richiesta posso dettagliare).


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sankara
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Hannah Arendt non c'entra molto con libri tecnici sull'Olocausto, comunque c'è un bel concentrato di frottole anche lì...(A gentile richiesta posso dettagliare).

Dettagli e precisazioni sarebbero gradite, Mincuo. Una lettura di queste ed altre tue documentate considerazioni penso siano un bel modo per festeggiare il 25 aprile 😉


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vendicatorerosso
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mondadori, feltrinelli, einaudi

più di parte di così...

e come sempre la parola "antisemita" utilizzata a sproposito...

alla faccia della "scientificità"... i lottisti non si smentiscono MAI


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più di parte di così...

e come sempre la parola "antisemita" utilizzata a sproposito...

alla faccia della "scientificità"... i lottisti non si smentiscono MAI

Non dimenticare i tuoi "amici" Laterza 😉


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vendicatorerosso
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mondadori, feltrinelli, einaudi

più di parte di così...

e come sempre la parola "antisemita" utilizzata a sproposito...

alla faccia della "scientificità"... i lottisti non si smentiscono MAI

Non dimenticare i tuoi "amici" Laterza 😉

non a caso i lottisti della mia città svolgono la loro attività di rappresentanza di libri e giornali proprio di fronte a tale libreria...
e ciò la dice lunga sulla loro vera natura


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Anonymous
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Aa.Vv; Storia della shoah.UTET. Torino 2005-2007 5 voll. A cura di Marina Cattaruzza, Marcello Flores, Simon Levis-Sullam, Enzo traverso.

E' un'opera dalle notevoli dimensioni strutturata in cinque volumi, in cui si affronta la shoah, non solo da un punto di vista storico, ma anche sociologico, letterario, culturale. Il presupposto di fondo da cui sono partiti i curatori è quello che la shoah debba essere considerata come una cesura forte nell'ambito della storia del Novecento: da qui l'idea di fondo di analizzare questo evento non solo attraverso la lente della storia, ma utilizzando una molteplicità di approcci, destinati ad offrirne una lettura complessa. Infatti non vengono esaminati soltanto i processi storici, ma si da ampio spazio a quella che possiamo definire l'eredità di Auschwitz: dai grandi processi, alle commemorazioni, alla memorialistica. Di particolare rilevanza è il volume secondo in cui la shoah viene affrontata attraverso la disanima degli accadimenti storici e dei processi che l'hanno resa possibile. Attraverso i saggi di storici di grande fama, tra cui Ian Kershaw, Peter Longerich, Christian Gerlach, Enzo Collotti, Brunello Mantelli, si viene a delineare un quadro per nulla lineare, complesso e profondamente coinvolgente, anche da un punto di vista emotivo. va riconosciuto inoltre il merito agli estensori dell'opera di aver contribuito a diffondere le posizioni di autori come Peter Longerich e Christian Gerlach poco noti al pubblico italiano.
Nel volume terzo spicca il saggio di Marina cattaruzza, La storiografia della shoah, in cui viene offerto un ampio panorama degli autori e delle opere più significative su questo tema, dagli esordi, negli anni Cinquanta, fino a oggi (2007).
Rilevanti anche i saggi di Enzo Traverso e Marcello Flores, uno studio dedicato al tema della comparabilità della shoah e l'altro ai genocidi del Novecento.
Altrettanto interessante è il volume quarto dedicato allo studio e alla analisi delle politiche della memoria poste in essere nei diversi paesi: la shoah è oggi un problema con cui la società occidentale deve fare i conti. In questo ambito vanno ricordati i contributi di Annette Wiewiorka e Régine Robin, nonché i saggi di Anna Rossi-Doria, sulle testimonianze femminili, di Alberto Cavaglion su Primo Levi e di Sara Valentina Di Palma sulla persecuzione e lo sterminio dei bambini. Appare un po più debole il volume quinto, dedicato ai documenti: le scelte appaiono qui scontate e meno raffinate.

PS: oggetto e soggetto (dopo breve espulsione)) finalmente vi siete ritrovati. (Evviva)


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