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"Praktischer Idealismus" di N.C. Kalergi


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Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi, uno dei fondatori del progetto di Europa unita, è un nome molto cliccato su internet; i siti complottisti gli attribuiscono un piano con il suo nome secondo il quale le élites attraverso l'immigrazione dai paesi del terzo mondo cercano di fare in modo che "il popolo europeo" si meticci trasformandosi in una massa informe facilmente controllabile dal potere; questo in virtù del fatto che il meticcio avrebbe delle caratteristiche genetiche di fiacchezza morale, minore intelligenza e quindi maggiore manipolabilità.
Non è vero che abbia scritto queste cose e anzi per molti versi è il contrario. Ma il piano Kalergi esiste ed è molto più "scandaloso" di quello immaginato dai cospirazionisti. Per di più qualche fondo di verità sarebbe anche riscontrabile ma obiettivamente non si può provare che sia frutto di un progetto studiato a tavolino.
Solo che a parlarne si rischierebbe di impegolarsi in un imbarazzante ginepraio per cui si preferisce una versione nazional popolare che colpisce la fantasia ma di fondo non significa niente; un risultato lo ottiene però e cioè riesce a spostare opportunamente l'attenzione dalla questione più importante che è quella della comprensione della mentalità delle élites al massimo livello. Una mentalità che si ripercuote via via su tutti i gradini della stratificazione sociale e che sostanzialmente è il blocco principale verso la formazione di una soggettività politica degli sfruttati nella loro lotta contro gli sfruttatori (lotta, in effetti, inesistente).
E' un post in crescendo, il meglio si trova alla fine.

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Questo piano è enunciato in "Adel" (Nobiltà) il primo libro della trilogia intitolata "Praktischer Idealismus" (Idealismo Pratico) scritto negli anni '20 del novecento.
Il primo paragrafo dell'introduzione alla trilogia è molto bello e lo riporto per intero.

"L'idealismo pratico è un eroismo; il materialismo pratico è un eudemonismo. Chi non crede in un ideale non ha alcuna ragione di agire idealmente, di combattere o di soffrire per un ideale. In realtà costui non conosce né riconosce che un solo valore: il piacere; e un solo male: il dolore.
L'eroismo presuppone una fede e l'adesione a un ideale ossia la convinzione che esistono valori più importanti del piacere e mali più grandi che il dolore.
Questa opposizione fra le due mentalità si ritrova lungo tutta la storia dell'umanità; è l'opposizione fra stoici ed epicurei. [...ciò che caratterizza l'idealismo] non è il fatto di credere in un Dio ma la fede in dei valori.
Il materialismo è senza presupposti [che qui sono sempre i valori però considerati più sotto l'aspetto fondante filosofico che della prassi] ma anche senza immaginazione né creatività; l'idealismo è sempre problematico e si tinge spesso di assurdo: per questo l'umanità gli deve le sue più grandi opere e azioni"

Immediatamente dopo dice, però:

"L'eroismo è una aristocrazia della mentalità" e si capisce subito con chi si ha veramente a che fare e dove vuole andare a parare.

Infatti, aggiunge, l'eroismo appartiene all'aristocrazia mentre il materialismo alla democrazia.

Sarà necessario quindi creare una nuova aristocrazia che spazzi via quella del nome e quella dell'oro (la nobiltà terriera e quella moderna della finanza definita "plutocratica") per generare una nuova aristocrazia dello spirito e della mentalità eternamente rinnovate.

E qui entriamo nel piano perché per Kalergi l'aristocrazia dello spirito, come si vedrà, la si costruisce con un'opera di "eugenetica sociale" fatta di incroci razziali. Questo "spirito" secondo l'autore dipenderebbe paradossalmente in buona parte dal patrimonio genetico.
Non è l'unica evidente contraddizione, anche se ricca di implicazioni interessanti: si dice anche che "il fine della democrazia è la costituzione di un'aristocrazia dello spirito". Ovviamente non ha molto senso la democrazia aristocratica basata sul DNA, ma è uno di quei falsi concetti dietro i quali s'intravede in trasparenza il senso profondo di una certa mentalità. La mentalità di chi doveva sentirsi abbastanza in difficoltà se arrivava a proporre quello che si leggerà tra poco.

Nella sua ansia di delimitazione del territorio sociale, politico e filosofico a vantaggio della propria parte (l'aristocrazia nordica) Kalergi aggiunge che l'idealismo del nord è ascetico e "pratico"; quello del sud religioso. Questo spiegherebbe il fatto che i popoli del sud si sono sottomessi a quelli del nord.

Archiviato definitivamente questo punto sul quale si spera che i meridionali non abbiano nulla più da ridire, Kalergi osserva che nei tempi moderni anche il lavoratore è un vero eroe idealista perchè l'obiettivo politico e sociale del XX secolo è il progresso tecnologico (che lui chiama "tecnico"). Il lavoratore è evidentemente indispensabile perché senza progresso tecnologico non esisterà progresso sociale.

Il tema del lavoratore non viene approfondito in "Adel" ma nemmeno negli altri due volumi della trilogia si parla di emancipazione della classe operaia, come è facilmente immaginabile.
Da qui termina l'introduzione e inizia il discorso del primo libro che sarà quello di cui farò un sommario resoconto per brevi accenni. Purtroppo dovrò saltare molti passaggi ma dirò quello che basta per inquadrare il modo di pensare e di procedere nel ragionamento dell'autore.

Esistono due tipi antropologici (manifestazioni del Dasein secondo la pomposa definizione di K): l'uomo della campagna e l'uomo della città. Riguardo al primo K si riferisce soprattutto, ma non sempre, all'aristocratico junker proprietario terriero. Forse qualche volta potrà sembrare che ci sia qualche confusione ma in sostanza è sufficiente ricordare che l'apogeo del rustico è lo junker aristocratico.

Due tipi umani che pensano in due maniere diverse: razionale, scettico, miscredente il cittadino (C); emozionale, credente e superstizioso il rustico (R) (Landmann in tedesco).

Progressista C, conservatore R; legato alla natura vivente R, legato alla società e alla macchina "morta" C.

La mentalità di C nasce dalla rottura dell'ordine di genere tipico della società "rustica" (incluso il sesso, ma anche la discendenza familiare. Ted. Geschlechtes).
Alla bellezza della natura di R, C sostituisce la bellezza dell'arte.

Una delle manifestazioni di questa opposizione, oltre a quella industrialismo/ruralismo e altre, è quella fra giudaismo e antisemitismo.

Mentre come detto il "tipo" degli R è l'aristocrazia terriera, il tipo di C è l'intellettuale. Alla nobiltà della volontà e del sangue in R si oppone la nobiltà della vivacità dello spirito e quella dell'intelligenza in C.
Alcune di queste opposizioni sono curiosamente apodittiche: l'aristocratico fa il militare, il cittadino fa il giornalista.

Non sono esclusi comunque cittadini di carattere e rustici (aristocratici) intellettuali. L'aristocrazia di sangue medievale germanica è un esempio da un lato, gesuiti e mandarini lo sono dall'altro.

A causa della incomprensione fra le due mentalità e fra i due tipi umani la Germania ha perso la prima guerra mondiale: gli junkers aristocratici non hanno capito la forza e la capacità di resistenza delle masse urbane, gli intellettuali non hanno intuito quale reazione fossero disposti a opporre alla rivoluzione comunista le masse dei contadini.

C'è poi una dettagliata argomentazione il cui scopo è dimostrare che in entrambi i tipi arriva a prevalere una élite per parte, che è un concetto essenziale al discorso di K.

A questo pu
nto si passa al problema della consanguineità (degli R) e del meticciato (dei C).

Siccome secondo K per via genetica si trasmettono anche caratteri morali, lo junker sarà fedele, pio, attaccato alla famiglia, alla casta, costante, ostinato, energico. Come difetti sarà pieno di pregiudizi, non obiettivo, di limitati orizzonti.

Il C, che è meticcio, sarà: di carattere debole, senza inibizioni, scarsa forza di volontà, incostante etc etc ma avrà come pregi l'obiettività, l'ecletticità, la vivacità spirituale, l'assenza di pregiudizi e l'ampiezza di orizzonti.

Ci siamo quasi e molti avranno già capito in cosa consiste il celebre piano.

Perché i due tipi si oppongono ma si compendiano: la saggezza nega l'azione e viceversa; se la più forte delle volontà senza saggezza non sa dove andare, la saggezza senza la forza di volontà non può agire (dice K).

La consanguineità indebolisce lo spirito (inteso come capacità e elasticità intellettuale) ma rafforza il carattere, il meticciato indebolisce il carattere e rafforza lo spirito.

E allora mi pare ovvio che si debba urgentemente incrociare questi due tipi umani in una grandiosa opera di eugenetica sociale.

Ma qui casca l'asino, perché se l'apogeo del rustico sono gli aristocratici junker, chi sarà l'apogeo del meticcio cittadino con il quale si dovranno "imparentare" gli junker? Ma è ovvio...gli ebrei...(in futuro non solo gli ebrei ma per adesso, secondo K, l'unica comunità meticcia un minimo coesa sulla quale si possa fare affidamento sono loro).

Qui Kalergi spiega in cosa è consistito il fallimento della missione storica della aristocrazia terriera la quale si è corrotta allontanandosi dalle sue terre d'origine per andare alle corti dei sovrani che accentravano sempre di più il potere dello Stato mirando precisamente a cooptarli nella loro cerchia per indebolirli separandoli dalle loro tradizioni e dal loro popolo.
Di fronte alla nuova sfida posta dai Re assolutisti gli aristocratici, a causa dei difetti più o meno genetici enunciati in precedenza, in particolare la rigidità intellettuale, non avevano i mezzi per interpretare la nuova realtà che si trovavano ad affrontare.
Ma anche la borghesia del meticciato ha tradito la sua precipua missione e come la nobiltà si era corrotta con la vicinanza alla corte, i borghesi hanno tradito sé stessi diventando servi del capitalismo finanziario: la plutocrazia.
Kalergi termina il capitolo con una delle sue moltissime profezie completamente sballate: il comunismo russo costringerà la plutocrazia della finanza ad "addolcirsi"...

Siamo arrivati nel cuore del piano di Kalergi.
Il capitolo è il nono e si intitola: "Nobiltà del sangue e nobiltà del futuro". In sostanza sta tutto qui e nel capitolo successivo "Giudaismo e nobiltà del futuro".

Nota: nobiltà e élite sono sinonimi in Kalergi.
Le qualità intellettuali e morali sono, come per i cani di razza, frutto per lo più del patrimonio genetico. Razza, casta, classe sociale sono per lui, come per tutti fino alla seconda guerra mondiale, concetti sostanzialmente intercambiabili; la differenza è in questioni di opportunità politically correct, nel contesto storico in cui vengono applicati e negli scopi di chi li impiega in un modo o nell'altro.

Si è parte delle élite, ossia si è "nobili", se si è belli di corpo, di anima e di spirito (qui spirito=intelligenza, grosso modo). Per bellezza si intende: armonia compiuta e vitalità superiore alla media (sessuale principalmente - secondo la mia interpretazione della lettura completa del libro).
Se l'umanità vuole progredire avrà bisogno sia delle qualità degli aristocratici (ormai in via di estinzione) che dei meticci cittadini (non ancora formati come gruppo organico).
E qui Kalergi la dice tutta:

"Nell'umanità europea "quantitativa" che [ormai] crede solo ai numeri e alla massa, si distinguono due razze di qualità: la nobiltà di sangue e gli ebrei...In queste due razze avvantaggiate risiede il nocciolo della nobiltà [élite] europea del futuro"

L'aristocrazia non dovrà più farsi corrompere dal potere (la corte), gli ebrei dalla plutocrazia finanziaria.
Non sfuggirà la leggera stupidaggine; infatti poco dopo K ammetterà con candida indulgenza che la finanza plutocratica è quasi totalmente ebraica, ma pare che lo consideri un dettaglio. Questo perchè la sua idea, mi sembra nei fatti non del tutto sbagliata, è che buona parte di questa plutocrazia "meticcia" aveva un gran desiderio di nobiltarsi con matrimoni altolocati. Il che, direi, prova che la vecchia aristocrazia europea si trovava in una situazione difficile ai suoi tempi per cui si giocava tutte le ultime carte rimaste a sua disposizione.

L'incrocio fra le due razze ne creerà una nuova dotata della forza di volontà degli aristocratici e la grandezza d'animo disinteressata dei meticci (il cui apogeo come detto sono gli ebrei e "in futuro" anche altri).

Gli ebrei non sono più una vera razza da vari secoli, sono una comunità religiosa che è stata notevolmente temprata e resa compatta da molte dolorose vicissitudini storiche. Dice K che (non so se era in procinto di aggiungere, dal suo singolare punto di vista, un "fortunatamente"...) queste vicissitudini hanno contribuito a eliminare gli ebrei meno adatti.
E' una frase sulla quale bisognerebbe soffermarsi attentamente nella riflessione su questo libro.
Luminoso esempio di leader ebraico espressione compiuta di questa razza privilegiata è l'ebreo Ferdinand Lassalle "che riuniva la bellezza del corpo con il nobile coraggio e l'acume dello spirito"..."egli era un vero...Fuhrer nato [Fuhrer nel testo originale in tedesco]." A posteriori è un passo notevole...

La follia totale di questo razzista eugenetico (Kalergi) si rivela intanto nell'ossessivo procedimento per opposizioni binarie equivalenti, nell'evidente sforzo per lui sovrumano di rappresentare il più equamente possibile pregi e difetti della sua parte (l'aristocrazia) e quelli della parte opposta (gli ebrei) alla quale chiedeva aiuto offrendole di accoppiarsi e generare la nobiltà del futuro; ma soprattutto in una serie di contraddizioni, alcune le ho rapidamente messe in evidenza prima, che rivelano l'uomo monomaniaco anaffettivo, totalmente incapace di pensare che esista un "altro" prendendolo in considerazione esclusivamente in funzione dei propri fini o di quelli della sua casta. Questo riflette pedissequamente l'atteggiamento verso le classi subalterne non solo di K, ma della sua casta e delle élites in generale.

Per cui, come era prevedibile, dopo un peana sugli ebrei e una filippica sull'antisemitismo scrive che essendo gli ebrei dei meticci non possono nascere tutti uguali e comincia improvvisamente - come a minacciarli che non gli conviene rifiutare l'affare - a riversargli sopra i peggiori luoghi comuni propri del più vergognoso antisemitismo. "Alcuni ebrei" sono afflitti da assenza di carattere, egotismo, crasso materialismo. Alcune mancanze psichiche e fisiche non specificate. Mancanza di elegante armonia. Decadenza fisica e psichica. Debolezza nervosa. Soffrirebbero di ipertrofia del cervello il che, ahimè, contrasta con l'aristocratica "armonia" richiesta a una vera nobiltà (sempre relativamente a "alcuni ebrei"). Si meraviglia quindi il Kalergi che questa razza destinata a essere "il nocciolo" della nobiltà del futuro abbia contemporaneamente i tratti del padrone e dello schiavo. Sono paurosi e indecisi (e allora non gli resta che accettare l'offerta...)

Ma, garantisce K, queste pecche spariranno dopo la cura che consisterà nell'accoppiarsi con "noi" aristocratici che in cambio del prestigio sociale e di una ripulitura genetica
parteciperemo per via gamica alle vostre fortune finanziarie.
Certo ci vorrà, per voi ebrei, un po' di educazione sportiva (sic).

Ricapitolando, il Kalergi ci rivela l'essenza del piano: partendo dal singolare presupposto che le qualità personali sono frutto di trasmissione genetica - presupposto purtroppo accettato da molti, di fondo con le stesse finalità di Kalergi ossia mantenere uno spazio di potere nella società o, nel caso della piccola borghesia, mettersi sul bavero la ridicola medaglietta di una distinzione sociale da pezzenti; avendo come reale scopo non detto quello di erigere un tranquillizzante e definitivo muro invalicabile fra i sottomessi e i dominanti; bisognerà creare una élite che per i presupposti enunciati sarà composta da persone "belle, forti, intelligenti e sessualmente vivaci" le quali tenderanno ad accoppiarsi fra loro - essendo più belli - mentre i brutti - ossia i membri della classe subalterna che non avranno partecipato al programma di incrocio delle élites - dovranno ripiegare su altri brutti (è quello che dice esplicitamente, non una mia deduzione). Ecco come per via "naturale" e senza coercizioni sociali violente si libererà l'élite dalla marea montante delle masse in cerca di riscatto.

Testuale:

Ecco lo scopo dell'eugenetica sociale, la sua più alta missione storica di cui non ha ancora preso coscienza fino ad oggi: passare da una ineguaglianza ingiusta, attraversare un periodo di uguaglianza e terminare in una giusta ineguaglianza[...] queste sono le leggi divine dell'eugenetica erotica [...] per arrivare al matrimonio libero [libero amore senza reale matrimonio come istituzione]

Altro che le innocue stupidaggini dei complottisti, se permettete. E questo è uno dei primi ideologi dell'attuale Unione Europea, faccio notare...

Una considerazione personale.
L'interesse di questo libro, al di là dell'aspetto scandalistico che è divertente, risiede nel fatto che evidentemente non si tratta delle elucubrazioni di un privato signore. Nessun membro della nobiltà (ma nessuno in generale, mi verrebbe da dire) pubblica un libro solo per proporre le sue trovate o le sue personali intuizioni filosofiche; un aristocratico immagina di dover scrivere solo se in qualche modo ha da dire qualcosa rispetto alla coesione della sua casta, alla sua riproduzione e al consolidamento della sua filosofia. Quantomeno scrive "in base" alla filosofia della sua casta, più o meno enfatizzata. Qui si tratta fra l'altro di un signore molto noto ai suoi tempi, uno dei primi ideatori della Comunità del Carbone e dell'Acciaio del 1950, colui che ha proposto l' "Inno alla Gioia" di Beethoven come inno dell'Europa Unita, il fondatore dell'Unione Parlamentare Europea.
Quando si riflette su questo suo scritto bisogna intenderlo come espressione certamente "estrema" ma coerente di una mentalità profonda tipica delle élites occidentali. Una mentalità fondata su una distinzione sociale coincidente con le idee di casta e di razza la quale si propaga verso il basso per tutti gli stati sociali assumendo forme via via diverse; in tutte queste forme però si ripete sempre uguale il comando imperativo e ineludibile di desiderare come fine supremo la distinzione sociale verso il gradino più basso ma anche, purtroppo, verso i propri compagni di classe o strato sociale; questo comando sarà però funzionale solo alla punta della piramide che così otterrà il risultato di impedire agli strati più bassi di prendere coscienza della loro condizione comune di sfruttati inibendosi la possibilità di diventare una soggettività politica e di lottare insieme per la libertà
.

Il libro in tedesco.

https://archive.org/details/PraktischerIdealismus1925

In francese

https://ia802305.us.archive.org/12/items/R.N.CoudenhoveKalergiIdealismePratique1925FR/R.N.CoudenhoveKalergiIdealismePratique1925FR.pdf


Citazione
Anonymous
Illustrious Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 30947
 

Guardando a realtà come quella statunitense e brasiliana si potrebbe essere portati a ritenere che le "intuizioni" di Kalergi trovino un riscontro nella realtà dei fatti; guardandone altre, sempre nell'ambito del continente americano, come Cuba, il Venezuela e la Bolivia sembra siano destituite di ogni fondamento. Cosa ne potremmo concludere?

E poi la storia della selezione a favore dei più belli ed intelligenti...a me pare avvenga il contrario: i meno intelligenti tendono a mettere al mondo figli, anche se le condizioni economiche familiari non lo permetterebbero (vedi realtà sinti e rom ed i neocatecumenali per tornare a casa nostra), allo scopo di dare a vedere di avere concretizzato qualcosa nella vita, per rendere nonni i propri genitori, perchè così vuole la loro comunità religiosa d'appartenenza etc. I più intelligenti, invece, si preoccupano di mettere al mondo figli che saranno poi in grado di crescere dignitosamente.


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Georgejefferson
Famed Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 4401
 

Grazie Whistle per lo sforzo di parziale traduzione, non ho ancora letto, ma grazie comunque per l'impegno.


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GiovanniMayer
Honorable Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 582
 

Grazie anche da parte mia.
Ho trovato questo vecchio post sull'argomento che potrebbe essere olinteressante:
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&p=129457


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