Un lavoro soprannat...
 
Notifiche
Cancella tutti

Un lavoro soprannaturale - La mia vita nell'Opus Dei


Tao
 Tao
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 33516
Topic starter  

La morte del Papa

Negli anni successivi, la salute di Giovanni Paolo II peggiorò. I media seguirono le sue condizioni cliniche prestando un grato servizio ai milioni di persone di tutto il mondo che palpitavano per il loro Santo Padre. Nei giorni della sua agonia il Tg1, diretto da Mimun, seguì gli avvenimenti in modo magistrale. Tutta la squadra del telegiornale effettuò numerosi servizi e interviste, offrendo una documentazione di prim'ordine.
"Cover Libro"

Fino a tarda sera del 2 aprile 2005 mi trovavo in piazza San Pietro a recitare il Rosario assieme a migliaia di persone compunte e silenziose. Si accesero tutte le finestre dell'appartamento pontificio, come una triste premonizione, e arrivò l'arcivescovo Sandri e poi il cardinale Sodano che dettero ufficialmente la notizia della morte del papa. Un clima di profondo dolore scese nella piazza.

Ognuno guardava innanzi a sé, nessuno parlava, tutti erano concentrati nella preghiera e nei ricordi. Si incominciò nuovamente a recitare il Rosario. Si unì a noi nella preghiera un giovane sacerdote che mi fu poi presentato. Mi spiegarono che era don Georg, il segretario del cardinale Ratzinger. Non parlammo a lungo, ma lo salutai affettuosamente dicendogli che era il custode del tesoro più prezioso che ora avesse la Chiesa. Sorrise e rispose che sperava di esserne all'altezza.

Erano quasi le undici quando, varcando il colonnato per tornare a casa, mi chiamarono al cellulare dalla Rai. Una voce sconosciuta ma cortese mi chiese di recarmi in studio a Saxa Rubra.

Avevo già partecipato negli ultimi giorni a trasmissioni televisive per raccontare i tanti incontri del Santo Padre con i giovani che ricevono formazione cristiana attraverso i mezzi che offre l'Opus Dei. Così non ci pensai due volte e arrivai in studio poco prima della mezzanotte.

Lì trovai il giornalista David Sassoli che attendeva per commentare, tra un collegamento e l'altro, gli avvenimenti in corso nella notte. Suggerii di convocare anche Michele Zanzucchi, giornalista e scrittore, focolarino e buon amico. Ebbi così l'opportunità di vegliare tutta la notte, da mezzanotte alle sei del mattino, la salma del Santo Padre attraverso la trasmissione televisiva di RaiUno. Cercai di esprimere come potevo il mio affetto e la mia riconoscenza per questo uomo esemplare.
Daniela Hamaui

Successivamente mi riferirono che qualcuno aveva notato che ero allegro, forse troppo, data la circostanza. Una critica fondata. Ero felice che il nostro papa avesse smesso di soffrire. Quella mano portata alla testa nell'ultimo tentativo di parlare alla folla nella grande piazza pochi giorni prima... Quella espressione di sofferenza continuava a opprimermi il cuore. Mi sollevava pensare che ormai godeva della felicità di Dio. Dovevamo solo ringraziare per averlo avuto. Un grande modello di Pastore ma soprattutto un grande modello di cristiano.

L'intesa con il papa polacco era stata immediata, come ho detto più volte. Una vera affinità elettiva era scoccata soprattutto con don Alvaro Del Portillo, il successore di Escrivà. Quando monsignor Del Portillo morì nel '94, il Santo Padre venne subito nella sede centrale dell'Opus Dei a pregare davanti alle sue spoglie. Non era una visita di circostanza. Era l'estremo saluto di un amico. Un'amicizia che fu evidente fin dal primo giorno di pontificato di Wojtyla, quando i due casualmente si incontrarono al Gemelli in visita al cardinale Deskur che vi era ricoverato per un'emorragia cerebrale.

Per volontà della Provvidenza, il cardinale Deskur sopravvisse e ha potuto seguire tutto il pontificato, sia pur sulla sedia a rotelle, come presidente emerito del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali. Grande amico del papa e grande amico di tante persone dell'Opus Dei.

Nei giorni delle grandi file di persone desiderose di rendere l'estremo saluto al papa mi è capitato un episodio singolare. Un mio caro amico, Antonio Ramenghi, vicedirettore dell'«Espresso», mi disse che la direttrice del settimanale, Daniela Hamaui, e gli altri membri della direzione desideravano vegliare brevemente la salma del Santo Padre ma per motivi di lavoro non potevano attendere in fila per una giornata intera. Ne parlai con l'arciprete della basilica monsignor Comastri e potemmo così entrare attraverso la sagrestia della basilica. Come sono imprevedibili i sentieri della Provvidenza! Chi l'avrebbe detto, vent'anni prima, che mi sarei trovato con l'intera direzione dell'«Espresso» a pregare nella Basilica di San Pietro!

Tratto da "Un lavoro soprannaturale - La mia vita nell'Opus Dei", Pippo Corigliano (Mondadori)

Fonte: www.dagospia.com
Link: http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/articolo-548.htm
15.10.08


Citazione
Condividi: