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Aleppo e la disinformatija


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Mondo
Aleppo e la disinformatija
Iniziata nella città l’evacuazione di miliziani e civili dai quartieri est. Ad aggiungere sofferenza alla popolazione, l’informazione a senso unico dei media europei.

di Maria Acqua Simi - 16 dicembre 2016

L’unica verità documentata è che ad Aleppo i civili stanno soffrendo. Soffrono per i bombardamenti e i missili, le rappresaglie e i cecchini, la fame, la sete, la mancanza di ospedali e prospettive. Ve lo abbiamo raccontato spesso in questi cinque anni, attraverso le testimonianze dirette della popolazione, i reportage, le interviste.

La premessa è d’obbligo: nessuno può mettere in discussione le atrocità di uno dei conflitti più sanguinosi di sempre, sia che queste siano state commesse dall’esercito siriano o dai suoi alleati russi-iraniani sia che siano opera dei ribelli o dei gruppi islamisti. Eppure è con amarezza che tocca constatare come oggi tra i media occidentali sia in vigore un’informazione a senso unico, che si traduce in una vera e propria disinformatija di sovietica memoria.

E non è vero che “poco importa” chi abbia più colpe nello stillicidio siriano. Importa, eccome. Perché la storia è fatta di vinti e vincitori, di buoni e cattivi, di traditori e traditi e il futuro – per poter essere costruito serenamente – avrà bisogno che le responsabilità dell’uno e dell’altro vengano accertate senza sconti. Soprattutto, senza timore di raccontare il vero. Invece oggi assistiamo – noi cronisti soprattutto – a uno stravolgimento dei fatti che rende difficile il nostro lavoro e impossibile la comprensione per i lettori: numeri ingigantiti, episodi inventati, foto false, video costruiti ad hoc.

Il tutto fatto circolare sapientemente da fonti ambigue molto spesso legate all’opposizione siriana; fonti che si avvalgono dei social network e della loro diffusione capillare ed emotiva per amplificare il proprio messaggio. Di esempi ce ne sono a bizzeffe. L’ultimo è di ieri: il Corriere della Sera pubblica un articolo dove è dato ampio rilievo al portavoce di un gruppo di nome Ahar Al Sham. La fonte citata, ritenuta evidentemente autorevole, è però dichiaratamente non indipendente. Perché Ahar al Sham è un influente gruppo jihadista che sin dall’inizio della guerra si è schierato a fianco dei ribelli.

Leggi l'articolo completo sul GdP di oggi:
http://www.e-gdp.ch/giornaledelpopolo/


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