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Atene messa all'angolo


Tao
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La ricetta per la Grecia: più tasse meno spesa pubblica.Migranti, i leader dei 27 paesi europei varano la possibilità di riattivare le frontiere nell'area Schengen

In altri tempi, avrebbe dovuto essere una buona notizia. Ieri, il Consiglio europeo ha dato il via libera all'allargamento dell'Unione europea alla Croazia, che dovrebbe concludere entro questo mese i negoziati e diventare paese membro dal 2013, se supererà l'ostacolo di un referendum a Zagabria e del voto di approvazione dei 27. Ma, come ha messo in evidenza la crisi greca, la fiducia reciproca non esiste più nell'Unione europea. Cosi, i paesi più sospettosi, Francia e Olanda in testa, hanno chiesto un «dispositivo di controllo» per verificare che la Croazia rispetti gli impegni presi prima di diventare membro.

Anche la nomina di Mario Draghi alla presidenza della Bce a partire dal prossimo 1° novembre è stata oggetto di diffidenza: c'è voluta una telefonata a Sarkozy di Lorenzo Bini Smaghi, dove veniva data l'assicurazione che quest'ultimo lascerà la carica nel direttivo «entro l'anno» per lasciare il posto a un francese, per sbloccare la situazione e dirimere i sospetti.
La Grecia è stata messa con le spalle al muro. Nella serata di giovedì, Atene ha accettato i termini dello scambio Ue: in cambio dello sblocco della quinta tranche di 12 miliardi del primo prestito di 110, all'inizio di luglio, George Papandreou si è impegnato a far approvare un nuovo piano di rigore per 28,4 miliardi. L'esenzione dell'imposta sul reddito passerà dai 12mila euro l'anno attuali a 8mila, quest'anno la spesa pubblica sarà ridotta di altri 400 milioni, mentre aumenteranno le tasse sul gasolio, ci sarà un'una tantum per tutti e un'imposta speciale per le professioni liberali. All'orizzonte, c'è inoltre un altro «prestito gigantesco», ha precisato Papandreou, che potrebbe essere di eguale entità di quello in corso. Ma in questo caso, molto dipenderà dall'impegno - «volontario» per non inquietare i mercati - dei privati, banche e assicurazioni. Le trattative sono in corso, paese per paese (già Francia e Spagna assicurano che le loro banche applicheranno il roll over sul debito). «Il dispositivo tecnico» per la partecipazione dei privati, ha precisato Sarkozy, «sarà messo a punto la prossima settimana» alla riunione dell'eurogruppo del 3 luglio. Al di là dell'emergenza greca, il Consiglio ha confermato il Fondo di stabilizzazione finanziaria, dotato di 750 miliardi, che nel 2013 sarà trasformato nel Meccanismo di stabilità, nel quale è prevista anche la partecipazione dei privati. La stizza di Sarkozy si è abbattuta sugli Usa, rei di aver criticato la confusione europea nell'affrontare la crisi greca, ma l'Ue è invitata a riflettere sulla creazione di eurobonds, che permetterebbero di garantire dei crediti ai paesi periferici a un tasso di interesse minore, sul modello dei «Brady bonds», che negli anni '80 permisero agli Usa di intervenire in America latina.
La diffidenza reciproca si è manifestata pienamente anche sul capitolo delle migrazioni. Il Consiglio adotta una politica restrittiva sui movimenti migratori, introducendo la possibilità di riattivare le frontiere interne allo spazio Schengen nel caso in cui un paese non sia considerato in grado di controllare la sua parte di frontiere esterne (i sospettati sono Grecia, Italia, Bulgaria, Romania e in misura minore la Spagna).
Tra i più sospettosi, la Francia, che ha finito per irritare alcuni partner e la commissaria Cecilia Malmström, che si è detta «preoccupata». Invece, la sua collega alla giustizia, Viviane Reding, ha parlato di «enorme progresso» per i Rom, dopo l'approvazione del piano della Commissione sull'integrazione di questa popolazione.

Il Consiglio europeo mette in guardia la Siria nel giorno in cui entrano in vigore nuove sanzioni e afferma che «i responsabili dei crimini e di atti di violenza commessi contro i civili dovranno rispondere dei loro atti». Il Consiglio appoggia l'intervento in Libia. «Manteniamo la pressione fino a quando Gheddafi sarà al potere» ha precisato il presidente permanente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy. Ecco il commento di Cecilia Malmströn: «I dirigenti europei si sono precipitati a condannare le violenze in Libia, Siria e Costa d'Avorio. Ma quando si tratta di far fronte alle conseguenze di questi sviluppi, soprattutto quando si tratta di gestire l'arrivo di uomini, donne e bambini che vengono in Europa in cerca di protezione o di una vita migliore, i dirigenti europei si sono rivelati più reticenti».

Anna Maria Merlo
Fonte: www.ilmanifesto.it
25.06.2011


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