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Lotta di classe nella foresta


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Tra marzo e aprile, l'area di foresta tagliata in Amazzonia è aumentata di quasi sei volte rispetto allo stesso periodo dell'anno prima. Ovvero: la deforestazione nella più grande regione di foresta tropicale al mondo ha ripreso a salire. Altre notizie delle ultime settimane concorrono a dire che l'indice di pericolo per l'Amazzonia è di nuovo grave. E' aumentato il numero di attivisti ambientali e rappresentanti di lavoratori rurali uccisi: ormai sei in poco più di un mese.

Tra gli altri José Claudio Ribeiro da Silva e di Maria do Espirito Santo, marito e moglie, uccisi a colpi di arma da fuoco vicino a casa loro nel Parà, stato della regione amazzonica brasiliana: entrambi erano dirigenti del Consiglio nazionale dei lavoratori estrattivi (Cns), il sindacato rurale che si batte per un uso diversificato e sostenibile delle risorse della foresta e contro il taglio illegale del legname (una volta era chiamato consiglio nazionale dei raccoglitori della gomma, i seringueiros). Il duplice omicidio è avvenuto il 24 maggio, che per un'ironia amara è il giorno in cui la Camera dei deputati del Congresso brasiliano (il parlamento federale) ha approvato una controversa legge di riforma del Codice forestale che - dicono i critici - se approvata in via definitiva porterà alla perdita di decine di migliaia di ettari di foresta, questa volta legalmente.

Questa legge è citata oggi come la minaccia maggiore che grava sull'amazzonia, insieme al progetto di una grande diga, sul fiume Xingu, affluente del rio delle Amazzoni: la diga di Belo Monte, fortemente voluta dal governo brasiliano già con l'amministrazione di Lula - e ora con la sua successora Dilma Roussef - costringerà a evacuare oltre ventimila persone, e ha suscitato forti movimenti di protesta.

La legge riforma forestale illustra bene lo scontro politico e di interessi che si gioca sull'Amazzonia. E' stata proposta da un deputato, Aldo Rebelo, del cosiddetto «blocco ruralista» in parlamento - rappresenta gli interessi di grandi proprietari terrieri e dell'industria agro-alimentare e forestale. Vuole modificare l'attuale Codice delle Foreste (del 1965) in particolare dove stipula che i proprietari di terre devono mantenere intonsa una certa percentuale di foresta nativa sulla loro proprietà: questa «riserva legale» varia dal 20% nella regione di foresta atlantica (la Mata Atlantica) all'80% in Amazzonia. Inoltre istituisce «zone di riserva permanente» per le foreste di aree ecologicamente delicate - ad esempio vieta il taglio di legname in una striscia di almeno 30 metri lungo le rive dei fiumi. Il punto è che pochi rispettano questo codice: e non lo rispettano in particolare i proprietari delle grandi tenute agricole industriali nella regione amazzonica, come è apparso sempre più visibile quando gli enti federali hanno rafforzato il sistema di monitoraggio, e sono fioccate multe ai trasgressori.

La riforma del «blocco ruralista» diminuisce drasticamente la quota di terre dove è obbligatorio preservare la foresta (anzi, la abolisce nelle proprietà inferiori a 400 ettari), e introduce la possibilità di «recuperare» fino a metà della riserva legale con piantagioni di alberi: questo vorrà dire fino a 18 milioni di ettari di foresta che potranno andare sotto le motoseghe, secondo un calcolo citato dal World Rainforest Movement. Infine, decreta un'amnistia per le aree deforestate illegalmente prima del luglio 2008 - cosa a cui si è dichiarata contraria la presidente Dilma Roussef, che ha annunciato il suo veto. E' una riforma che serve gli interessi dell'agrobusiness, ribattono movimenti sociali e sindacati rurali: che hanno lanciato una campagna per difendere il vecchio Codice delle foreste, e rafforzare la protezione dell'ambiente e dell'agricoltura su piccola scala.

Marina Forti
Fonte: www.ilmanifesto.it
25.06.2011


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