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Bagnai capisce che dopo il Brasile toccherà all' Argentina

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mincuo
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Mincuo chi costringeva a far fare quel giro di cui accennato della vendita dello zucchero? Non è a Londra il mercato di tutte le materie prime?

Signora il mercato è una cosa. Ma al mercato se lo zucchero è quotato 100 non si compra a 200.
L'URSS comprava lo zucchero a valore doppio per sovvenzionare l'economia Cubana.
Mica uno deve vendere sul mercato per forza.
Fa un contrattino e vende a chi gli pare e a quanto gli pare.
La storia di Svizzera ecc...è per via della cresta, non del "mercato".
Vendevano a una società terza mista Cubano-Sovietica a 180, per dire, che pagava lo zucchero 180 e quello intascava direttamente Cuba.
Quella Svizzera vendeva poi contestualmente all'URSS a 200, e 10 e 10 se li intascavano alcuni signori, o 12 e 8 o 13 e 7. Li trova quei documenti.
Mica solo Cuba.
Anche il PCI qui faceva la cresta, anzi fu in lotta per anni con il PCF per i vari settori. Il PCI qui era intermediario Europeo per alcuni, non solo Italiano.
E all'Italia ha fatto fare affari buoni il PCI.
E la DC faceva lo stesso con le commesse USA.
Era intermediaria.

O Lei pensa che fossero le salamelle del Festival dell'Unità e i rosari del Festival dell'Amicizia e basta a tirar su un soldino e a far felice qualche dirigente?


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mincuo
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Bene, riassumo.
Un paese sottosviluppato vende ricchezze naturali e importa beni con valore aggiunto. E questo non è conveniente.
Un Paese sottosviluppato non si produce neanche i beni che gli servono, importa anche quelli, sempre se ha da vendere materie prime.
Se no fa la fame.
Un Paese può essere sfigato, e non avere molte materie prime, specie se di valore, nè legname, nè molti terreni coltivabili, o acqua, o pesce ecc...
Il Venezuela invece ha tutto in abbondanza e in più ha il maggior tesoro al mondo. Il petrolio, di cui ha le maggiori riserve mondiali.
Il suo problema era ed è solo che ha un'economia che dipende da una sola ricchezza naturale, per quanto stratosferica. Ha goduto però per 10 anni di una pioggia di soldi, data l'eplosione dei prezzi del petrolio, decuplicati.
Il Venezuela non mancava di industrie cioè non partiva da zero, nè mancava di istruzione, cioè non partiva da zero.
Un Governo comunista, fascista, democratico, autocratico, liberista, cubista o shampista comunque NON POTEVA NON aver chiaro che il suo obiettivo primario era di sviluppare quel che già c'era e di realizzare un'economia diversificata e un'agricoltura che permettesse per quanto possibile un'autosufficienza alimentare.
Il latte ai bimbi lo dava lo stesso, tanto poi erano spiccioli, e così anche la riduzione della povertà estrema, che se uno guarda ai numeri sono altri spiccioli rispetto ai 70 miliardi all'anno piovuti dal cielo.

Ecco qui un po' di dati dalla Banca Centrale Venezuelana sulla produzione industriale di 7 anni per alcuni settori.

ferro 118_________ 75
automobili 115____ 71
alluminio 98______ 56
acciaio 123_______ 55
Petrolio (deriv.) 119____110
Alimentare (int.) 96____ 63
Tessile 101_______ 72
Io posso aggiungere che pure la produzione del petrolio, cioè non una diversificazione, ma l'unica cosa che facevano, è andata da 3,5mlbd a 2,5mlbd.

Cosa si vede? Non solo che non è stata sviluppata un'industria, non solo che non è stata mantenuta nemmeno quella precedente, ma che ne hanno distrutto metà, col risultato di dipendere ancora di più da importazioni e ancora di più dal solo petrolio. E che avevo detto?
Questo lo si vedrà meglio con altri dati ancora.

E l'agricoltura?

Il Venezuela ha potenzialmente almeno 20, 25% di terreni coltivabili. Tuttavia era a latifondo e ne utilizzava il 3% scarso, i cosiddetti terreni arabili. Chavez ha fatto una riforma con esproprio del 40% dei latifondi. Perchè non tutti e solo il 40%?
Perchè gli altri sono di amici. Vabbè questo può non essere una gran colpa, ci sono interessi e sostegni al potere, le cose possono essere più complicate, e bisogna conoscere per giudicare, e poi io non faccio il moralista e il più puro dei puri che ti epura.
Comunque sia il 40% l'hanno espropriato.
Quindi l'hanno frazionato, dato e coltivato?
No. La produzione è rimasta circa quella di prima.
La superficie arabile è rimasta sempre quella di prima, è passata con un balzo rivoluzionario strepitoso dal 2,95% del 1992 al 3,12%.
E qui non è che occorresse che ognuno possedesse la laurea ad Harvard e un master in business & administration, per seminare e vangare.
Grandi investimenti nel settore agricolo per un Paese che oggi importa gran parte dei generi alimentari ma ha terreno, acqua, e sole da vendere?
Non pervenuti. Chi li ha impediti? Una potenza oscura? L'opposizione malefica? Ma il Governo ha preso i provvedimenti che ha voluto.

I generi alimentari e i generi di consumo di prima necessità scarseggiano o sono del tutto assenti dai banchi dei supermercati.
Questo ancora succede a intermittenza.
Ma di questo parlerò quando parlerò di inflazione, di debito estero, di svalutazione.
Oltre che di altro, compresa scuola, sanità, alloggi.

Ma ripeto per la quinta volta. Stiamo parlando di quello che potenzialmente è uno dei, se non il, Paese più ricco di risorse al mondo, con una densità di popolazione bassa, e relativamente giovane, e con un'istruzione di base che c'era pure prima e che è stata anche migliorata poi.


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sankara
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Non so di quale rivoluzione parli. Se è quella Venezuelana temo che tu sia fuori strada un pochino. Quella andava benone come anche quella Argentina.
Gli USA hanno straguadagnato e hanno un grip maggiore di prima.
E sono anche ufficialmente dei "nemici". Meglio di così.....
Vedrai che alla fine qualche domanda la farò io.

Aspetto di leggere ulteriori considerazioni a riguardo, Mincuo. Hai già fatto delle annotazioni interessanti sulle deficienze nella struttura produttiva venezuelana. In effetti se il Venezuela deve importare perfino la carta igienica, beh, vuol dire che sotto il profilo della dotazione di una struttura produttiva -anche solo per la valorizzazione delle materie prime in loco- le autorità di Caracas non hanno sviluppato niente; ed i mezzi finanziari, stante i guadagni dalla vendita del petrolio, non sarebbero mancati loro!

Il passaggio di sopra però lo trovo "forte". Tu stesso hai prima affermato che Chavez ha un grande valore come simbolo di autodeterminazione, adesso questo passaggio sembra quasi lasciare intendere che Washington, se non ha sostenuto dietro le quinte, ha visto favorevolmente l'ascesa al potere di Chavez. Però nel 2002 Washington ha sostenuto un colpo di Stato a suo sfavore...insomma, non sarebbe male se potessi precisare ulteriormente questo passaggio...


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sankara
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Anche il PCI qui faceva la cresta, anzi fu in lotta per anni con il PCF per i vari settori. Il PCI qui era intermediario Europeo per alcuni, non solo Italiano.
E all'Italia ha fatto fare affari buoni il PCI.
E la DC faceva lo stesso con le commesse USA.
Era intermediaria.

Molto interessanti queste rivelazioni. Si andrebbe fuori tema rispetto al discorso precedente, però se potessi approfondire...saluti


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volturno
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Mincuo, questi sono solo dati, che senza una teoria, come ben sai, non valgono nulla.
Se mi permetti enuncio io la teoria: è bene che un governo persegua il benessere del proprio popolo.
Ora che ci penso, però, servirebbe una definizione teorica del benessere. Ad es. qualcuno potrebbe pensare che essere poveri e ignoranti sia "benessere". Infatti, tanto per dirne una, meno cose sai e meno problemi ti fai.


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Black_Jack
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Sì, L'Iran i problemi li aveva nella prodzione di benzina non nell'estrazione.
Rimane il fatto che tutti questi paesi ribelli di cui ho parlato partivano da una situazione di arretratezza che credo avesse il suo peso e anche grande.

Sulla corruzione in Venezuela per esperienza ho qualche dubbio che la colpa fosse tutta di Chavez; la situazione precedente era disastrosa (come in tutto il Sudamerica; un po' meno forse, ma lo immagino solo per sentito dire, in Cile) e mi interesserebbe capire in che misura l'ipetrofia della burocrazia era una misura in un certo modo obbligata o se è stata semplicemente una scelta dettata dall'intenzione di stabilire un nuovo sistema di potere tout court. La differenza è tutta qua; se la tua "dritta" significava che la rivoluzione di Chavez era una farsa ovviamente il discorso cambia ma la mia impressione è che non lo fosse, almeno nelle intenzioni del suo leader.
Diverso il caso delle rivoluzioni arancioni o primavere varie che non conosco direttamente ma che mi insospettiscono un po'.

Chavez era letteralmente odiato da una buona parte del Venezuela, quasi la metà direi, e credo che qualche ostacolo all'interno lo abbia trovato.

Certamente che gli USA rimanessero molto presenti nell'economia del paese lo dicevano tutti (intendo i venezuelani, non i media).
En passant non ho mai sentito nessuno dire che prima si stava "bene"; si ricordavano dei periodi lontani di prosperità ma si parla dei primi anni del secondo dopoguerra, non si diceva per esempio che negli anni '80 c'era un buon governo.
La mia impressione del Venezuela pre Chavez fu che di fronte a un paese simile anche il marasma della Cuba di Castro diventava giustificabile. Per non parlare della Colombia...

Sullo zucchero Cubano è noto il fatto della vendita sovrapprezzo all'URSS ma mi sembra che ci fossero anche motivi militari. Anzi a Cuba si diceva che la svolta filo sovietica di Castro fu una decisione successiva non pianificata prima. Certamente non hanno combinato una mazza coi soldi russi e fino al '90 non sapevano fare niente, nemmeno costruire bene le case. Quando si resero conto che la risorsa che gli restava era il turismo (e un'altra innominabile per la quale cambiarono una certa legge) dovettero chiamare delle ditte straniere per costruire le infrastrutture.
Mi ricordo un discorso di Castro alla tv che ammetteva che erano un pelino indietro. "Perché non abbiamo sfruttato prima il turismo?", si chiedeva Castro nel discorso. Auto risposta testuale : "In effetti potevamo pensarci prima".

Ora questo significa che la rivoluzione cubana o quella venezuelana erano solo cambi di gruppi di potere? Io non ne sono sicuro e ho l'impressione che non basti stabilirlo analizzando gli errori anche clamorosi.

Quello che conta alla fine, l'unica cosa che a mio avviso erano in grado di fare era riconquistare l'indipendenza politica e non diventare una semplice colonia di altri paesi.

Domanda 1) Quindi se Cuba (o il Venezuela etc etc) è riuscita nel mantenere una reale indipendenza politica, se i cubani si sentono cubani e hanno imparato a considerare un valore la loro identità nazionale un risultato seppur minimo è stato raggiunto.
Se dici e dimostri che è una farsa il giudizio deve essere diverso.

Domanda 2) Per quanto riguarda il boom dell'Italia anni '50-'60 la mia impressione è che arrivati a un certo livello di sviluppo gli italiani abbiano cominciato a vagheggiare l'idea di camminare solo sulle loro gambe e sono cominciati alcuni problemi. Allora se noi avessimo voluto fare da subito di testa nostra ce lo avremmo avuto (ci avrebbero permesso) il boom? O forse saremmo automaticamente caduti anche noi in scelte grossolanamente sbagliate ma obbligate per pressioni esterne e divisioni interne tra chi restava "italiano" e gli inevitabili "disertori" sovvenzionati dall'Impero?


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Black_Jack
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Mincuo, questi sono solo dati, che senza una teoria, come ben sai, non valgono nulla.
Se mi permetti enuncio io la teoria: è bene che un governo persegua il benessere del proprio popolo.
Ora che ci penso, però, servirebbe una definizione teorica del benessere. Ad es. qualcuno potrebbe pensare che essere poveri e ignoranti sia "benessere". Infatti, tanto per dirne una, meno cose sai e meno problemi ti fai.

Volturno, l'unico autentico benessere di un paese è che esista una consistente mobilità sociale (il termine corretto è "fluidità").
Se si riesce a superare il concetto di mantenimento troppo facile delle rendite di posizione, se viene ammessa la possibilità di un turn over sociale il paese diventa veramente una nazione e nel giro di due o tre generazioni anche le differenze di classe sociale si sdrammatizzano.
Il benessere non è avere da mangiare ma avere la possibilità di "pensare" un progetto e sapere che ci sono discrete possibilità di realizzarlo per tutti.
Finché non si parla della fluidità sociale puoi essere sicuro che ti stanno prendendo in giro.


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Solounintervento
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Mincuo, e' un'analisi strabiliante,che sta portando a galla tutte quelle questioni che nessuno ha interesse a far emergere. Quindi anche i famosi oligarchi russi hanno accumulato le rispettive fortune non solo con il sangue e il sudore dei russi, ma anche con quello dei popoli sudamericani. Le magagne di casa nostra spero interesseranno un altro topic futuro.

Adesso capisco perché è conveniente ai sistemi scolastici occidentali far descrivere ed analizzare la società mediante la solita analisi sociologica d'accatto.

Incredibile.


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mincuo
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@Sankara.
Io in effetti ho lasciato trasparire qualcosa. E ho sbagliato.
E' un po' diverso però da come dici tu, un po' meno netto se non altro e soprattutto diverso come tempi.
Solo che quello che direi sarebbe solo un'opinione personale, basata è vero su una somma di considerazioni logiche, e anche su un paio di documenti del Dipartimento di Stato, ma non così determinanti o specifici.
Sono considerazioni che posso anche esprimere, ed elencare, ma pur sempre sono considerazioni personali, mentre per ora io non ho voluto dire niente che non fossero dati di realtà verificabili da chiunque.
Tu stesso però sopra giustamente hai detto che a differenza dell'immagine, delle parole, degli slogan, il Governo Venezuelano era in effetti più realista del re.
Ed è vero.
Ora bisogna vedere se uno non poteva che essere realista, volente o nolente.
Io credo che sia avvenuto qualcosa e proprio dopo il 2002.
Ne parlerò magari. Però sono solo opinioni personali.


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mincuo
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@Black Jack. Io sono anche d'accordo sulla fluidità sociale come misura di benessere, ma l'unica non direi. Di indici di benessere ce ne sono, come di indici di soddisfazione, e di felicità, e comprendono molte voci. Lo stesso indice dell'ONU è una misura volta in quel senso.
Comunque sia per un Paese esageratamente ricco di risorse come il Venezuela, un conto è ragionare di fluidità sociale da migliorare o che non c'è con 5700 USD di reddito pro capite come loro, un conto intanto con 35.000 USD pro capite, non dico i 99.000 USD Norvegesi, che peraltro in qualche modo assomigliano, avendo un paese con risorse naturali (meno) e petrolio, (molto meno).
Si può ragionare ugualmente anche con 35.000, e forse anche meglio. Non sarà benessere, ma nemmeno è uguale.


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Black_Jack
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@Black Jack. Io sono anche d'accordo sulla fluidità sociale come misura di benessere, ma l'unica non direi. Di indici di benessere ce ne sono, come di indici di soddisfazione, e di felicità, e comprendono molte voci. Lo stesso indice dell'ONU è una misura volta in quel senso.
Comunque sia per un Paese esageratamente ricco di risorse come il Venezuela, un conto è ragionare di fluidità sociale da migliorare o che non c'è con 5700 USD di reddito pro capite come loro, un conto intanto con 35.000 USD pro capite, non dico i 99.000 USD Norvegesi, che peraltro in qualche modo assomigliano, avendo un paese con risorse naturali (meno) e petrolio, (molto meno).
Si può ragionare ugualmente anche con 35.000, e forse anche meglio. Non sarà benessere, ma nemmeno è uguale.

Non parlavo del Venezuela in particolare.
Intendevo dire, rispondendo a Volturno, che in generale, a mio avviso, il vero progresso verso la giustizia non lo si misura in base a indici di soddisfazione o su un welfare dignitoso o su criteri astratti di uguaglianza ma appunto sulla fluidità sociale cioè su opportunità il più possibile pari per tutti (quindi un limite alla possibilità di mantenere le rendite di posizione familiari).

Sul Venezuela non discuto i tuoi dati né escludo la possibilità che i sccessori di Chavez possano tradire la sua eredità; mi chiedo se abbiano davvero avuto la possibilità di fare molto di meglio. Perché non è che ci voglia un genio per capire che non puoi basare tutta la tua economia su una sola risorsa e quindi, direi, o si dimostra che stavano lì solo per rubare o esistevano degli impedimenti oggettivi.

Non lo so, vado a naso; Chavez mi è sempre sembrato convinto di quello che diceva e anche altri in Sudamerica.
D'altra parte è anche vero quello che diceva Espiridiao Amin che fu presidente del PP brasiliano: "O poder è como o violino: pega-se com a esquerda e toca-se com a direita".

Traduzione anche se è facile: "Il potere è come il violino: si prende con la sinistra e si suona con la destra".


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mincuo
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Sì, L'Iran i problemi li aveva nella prodzione di benzina non nell'estrazione.
Rimane il fatto che tutti questi paesi ribelli di cui ho parlato partivano da una situazione di arretratezza che credo avesse il suo peso e anche grande.

Mah questa della benzina non la conosco. La benzina all'Iran serve per le sue auto. E non sta nelle voci di import (come invece il Venezuela che nemmeno le raffinerie sufficienti ha fatto) quindi si raffinava abbastanza petrolio per ile sue necessità, cosa anche logica, avendolo.
Semmai l'Iran ha partecipazione in raffinereie e catene di distribuzione in giro per il mondo.
L'Iran vende petrolio, non benzina.

Sulla corruzione in Venezuela per esperienza ho qualche dubbio che la colpa fosse tutta di Chavez; la situazione precedente era disastrosa (come in tutto il Sudamerica; un po' meno forse, ma lo immagino solo per sentito dire, in Cile) e mi interesserebbe capire in che misura l'ipetrofia della burocrazia era una misura in un certo modo obbligata o se è stata semplicemente una scelta dettata dall'intenzione di stabilire un nuovo sistema di potere tout court. La differenza è tutta qua; se la tua "dritta" significava che la rivoluzione di Chavez era una farsa ovviamente il discorso cambia ma la mia impressione è che non lo fosse, almeno nelle intenzioni del suo leader.
Diverso il caso delle rivoluzioni arancioni o primavere varie che non conosco direttamente ma che mi insospettiscono un po'.
Chavez era letteralmente odiato da una buona parte del Venezuela, quasi la metà direi, e credo che qualche ostacolo all'interno lo abbia trovato.

Non ho detto colpa di Chavez. Obbligato non c'è nulla, è stimata 6 7 volte il necessario, dico a memoria però, dovrei controllare.
Certamente su quella oltre che sul consenso che peraltro serve anche a promuoverlo si basa parte del controllo. Ci sono sistemi che più o meno fanno uso. Quello Venezualano molto, e le catene decisionali sono lunghe, il che non è buono, perchè detta semplicemente rallenta, costa e fa un certificato soggetto a tot funzionari.
Anche lì ho messo dei dati non dei pareri.
Per la farsa vedi il commento a Sankara. No, non una farsa, ma io ho un'opinione. Ma ne parlerò più avanti.

Certamente che gli USA rimanessero molto presenti nell'economia del paese lo dicevano tutti (intendo i venezuelani, non i media).
En passant non ho mai sentito nessuno dire che prima si stava "bene"; si ricordavano dei periodi lontani di prosperità ma si parla dei primi anni del secondo dopoguerra, non si diceva per esempio che negli anni '80 c'era un buon governo.
La mia impressione del Venezuela pre Chavez fu che di fronte a un paese simile anche il marasma della Cuba di Castro diventava giustificabile. Per non parlare della Colombia...

"Simile" però in soldoni era un Paese con 4733 USD di reddito pro capite, e dopo 14 anni 5671, ma col petrolio a 100 dollari, non a 10 o 15 come prima.
Tutto è relativo.

Sullo zucchero Cubano è noto il fatto
della vendita sovrapprezzo all'URSS ma mi sembra che ci fossero anche motivi militari. Anzi a Cuba si diceva che la svolta filo sovietica di Castro fu una decisione successiva non pianificata prima. Certamente non hanno combinato una mazza coi soldi russi e fino al '90 non sapevano fare niente, nemmeno costruire bene le case. Quando si resero conto che la risorsa che gli restava era il turismo (e un'altra innominabile per la quale cambiarono una certa legge) dovettero chiamare delle ditte straniere per costruire le infrastrutture.
Mi ricordo un discorso di Castro alla tv che ammetteva che erano un pelino indietro. "Perché non abbiamo sfruttato prima il turismo?", si chiedeva Castro nel discorso. Auto risposta testuale : "In effetti potevamo pensarci prima".

Il modello di turismo Cubano (in buona parte) non è che porta molto al popolo. Sono isole chiuse. Conosco molto bene quella questione, perchè ci ho lavorato come piani finanziari di alcuni.

Ora questo significa che la rivoluzione cubana o quella venezuelana erano solo cambi di gruppi di potere? Io non ne sono sicuro e ho l'impressione che non basti stabilirlo analizzando gli errori anche clamorosi.

Lì bisogna fare una distinzione. Io ragiono fuzzy. Non binario. Quindi non è: tutto o niente. Ma moltissimo, in gran parte, molto, abbastanza, così così, poco, pochissimo.....
Poi ho una visuale più Paretiana della media, credo.

Quello che conta alla fine, l'unica cosa che a mio avviso erano in grado di fare era riconquistare l'indipendenza politica e non diventare una semplice colonia di altri paesi.

In generale è meglio essere indipendenti. Soprattutto se è vero.
Ma non sempre. Per il popolo intendo. Dipende anche chi ti sta sul collo dopo. Certe indipendenze Africane non sono state poi un granchè. Hanno avuto un satrapo locale che forse è stato peggio del Governatore Coloniale. Che non vuol dire che quello fosse il massimo o che a me piaccia tanto. Sempre una cosa fuzzy.

Domanda 1) Quindi se Cuba (o il Venezuela etc etc) è riuscita nel mantenere una reale indipendenza politica, se i cubani si sentono cubani e hanno imparato a considerare un valore la loro identità nazionale un risultato seppur minimo è stato raggiunto.
Se dici e dimostri che è una farsa il giudizio deve essere diverso.

E' una domanda complessa. Io poi del Venezuela non sto dicendo delle cose in antitesi. L'identità nazionale, la coscienza di popolo, tutto quel che ti pare... la puoi avere ma avere anche prodotto qualche risultato economico esociale migliore, e non poco, con le risorse che hai avuto.

Domanda 2) Per quanto riguarda il boom dell'Italia anni '50-'60 la mia impressione è che arrivati a un certo livello di sviluppo gli italiani abbiano cominciato a vagheggiare l'idea di camminare solo sulle loro gambe e sono cominciati alcuni problemi. Allora se noi avessimo voluto fare da subito di testa nostra ce lo avremmo avuto (ci avrebbero permesso) il boom? O forse saremmo automaticamente caduti anche noi in scelte grossolanamente sbagliate ma obbligate per pressioni esterne e divisioni interne tra chi restava "italiano" e gli inevitabili "disertori" sovvenzionati dall'Impero?

L'Italia è cresciuta moltissimo per 20 anni, ma aveva poco welfare.
Ha creato la ricchezza per dotarsene.
Dopo lo ha prodotto, ma non bene come avrebbe dovuto, e non è la quantità di spesa che io critico, ma l'allocazione e i tempi, ed è stato un po' confuso coi partiti e col sistema politico e con demagogia.
Una cosa che ci portiamo dietro ancora. Aggravata dall'EUR.
L'Italia aveva limitazioni comunque. Fin da Cassibile. Parte (ma solo parte) del mancato sviluppo al Sud deriva da quello. Parte (ma solo parte) di mancati investimenti in ricerca di base derivano da quello.
Parte di mancate tecnologie autonome deriva da quello.
Noi abbiamo perso la guerrra. Non vinto. Meglio ricordarlo qualche volta.

Poi ci hanno salvato i due blocchi. URSS USA. Una manna per noi.
Ci siamo barcamenati bene.
Caduti quelli poi ci hanno fregato.
L'Italia è abbastanza finita lì. Secondo me.


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sankara
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Sul Venezuela non discuto i tuoi dati né escludo la possibilità che i sccessori di Chavez possano tradire la sua eredità; mi chiedo se avevano effettivamente la possibilità di fare molto di meglio. Perché non è che ci voglia un genio per capire che non puoi basare tutta la tua economia su una sola risorsa e quindi, direi, o si dimostra che stavano lì solo per rubare o esistevano degli impedimenti oggettivi.
Non lo so, vado a naso; Chavez mi è sempre sembrato convinto di quello che diceva e anche altri in Sudamerica.
D'altra parte è anche vero quello che diceva Espiridiao Amin che fu presidente del PP brasiliano (...) "Il potere è come il violino: si prende con la sinistra e si suona con la destra".

La domanda che si pone Black Jack è in effetti interessante. Anche perché sulla carta, quantomeno dalle pubblicazioni che mi è capitato di leggere, in Venezuela risulta un pullulare di missioni e programmi sociali che oltre all'assistenzialismo agli indigenti si porrebbero come obiettivo proprio l'estensione della produzione agricola ed industriale, basandola in particolare su piccole e medie imprese. Che ne è stato in pratica di questi progetti? Chi, in caso, si è opposto ad essi veramente?

Se avessi in caso anche su questo interrogativo, Mincuo, dati ed elementi su cui imbastire un ragionamento ben fondato, li leggeremo volentieri. Comunque mi sembra che la tua analisi non sia ancora finita. Ove sia possibile, non sarebbe male se sotto ai grafici potessi inserire il link di provenienza, così da permettere eventuali verifiche ed approfondimenti. In ogni caso grazie per il tuo tempo


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Black_Jack
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Mah questa della benzina non la conosco. La benzina all'Iran serve per le sue auto. E non sta nelle voci di import (come invece il Venezuela che nemmeno le raffinerie sufficienti ha fatto) quindi si raffinava abbastanza petrolio per ile sue necessità, cosa anche logica, avendolo.

Come non sta nell'import. Hanno dovuto perfino razionarla (si parla intorno al 2006 mi pare. Credo che siano migliorati su questo punto ma è significativo relativamente al mio discorso che l'Iran abbia avuto la necessità di importare benzina).

http://mondoelettrico.blogspot.it/2007/06/iran-benzina-razionata.html

Qui si dice addirittura:

"Nonostante la sua posizione di importante esportatore petrolifero (Teheran vende all’estero circa il 60% della sua produzione), l’Iran dipende dagli approvvigionamenti esteri anche per quanto riguarda i prodotti derivati dal petrolio. Il suo potenziale di raffinazione è infatti modesto, e di poco superiore alla domanda interna: il paese è perciò costretto a esportare greggio all’estero – soprattutto verso Russia e Turchia – e a importare raffinati i suoi derivati più leggeri, come la benzina."

http://www.treccani.it/enciclopedia/iran_%28Atlante-Geopolitico%29/

Poi ho una visuale più Paretiana della media, credo.

A me sembri più un De Maistre che pensa che non c'è più niente da fare.

L'Italia aveva limitazioni comunque. Fin da Cassibile. Parte (ma solo parte) del mancato sviluppo al Sud deriva da quello. Parte (ma solo parte) di mancati investimenti in ricerca di base derivano da quello.
Parte di mancate tecnologie autonome deriva da quello.
Noi abbiamo perso la guerrra. Non vinto. Meglio ricordarlo qualche volta.

E quindi erano nelle condizioni di un paese non del tutto sovrano.
Dici tu stesso che gli errori risalgono almeno in parte a Cassibile.
Se avessimo deciso di uscire dall'alleanza atalantica pensi che ci sarebbe capitato di fare "errori" grossolani come ai sudamericani? Io credo che non sia un'ipotesi del tutto peregrina.
La logica persiana mi piace ma esiste un metodo che consiste nel costruire delle ipotesi organiche che poi si aggiustano in progress. Circolo ermeneutico, si chiama.

Comunqe aspetto le tue ipotesi sul dopo 2002.
Complimenti per la mole di dati.


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Solounintervento
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Complimenti anche a voi Black, Sankara, Volturno; mi aiutate in quello in cui io non sarei in grado di fare da sola e cioè porre delle domande interessantissime ed argomentare affinché Mincuo abbia l'input per fornire a sua volta un quadro, completo , di ampio respiro , chiaro e con tutte le implicazioni possibili. Rispetto a tutti voi faccio la figura del nonnulla. Rispetto a Mincuo, poi,non ne parliamo....


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