Notifiche
Cancella tutti

Dinucci - Missili nucleari «umanitari» nei porti georgiani


Tao
 Tao
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 33516
Topic starter  

E' arrivato domenica scorsa nel porto georgiano di Batumi il cacciatorpediniere lanciamissili «McFaul», la prima delle navi da guerra della Sesta flotta americana ufficialmente adibite al trasporto di «aiuti umanitari», in una operazione diretta dal Comando delle forze navali Usa in Europa di stanza a Napoli (v. il manifesto, 23 agosto). Mentre la nave scaricava kit igienici, bottiglie d'acqua minerale e altri generi «donati dalla UsAid», il capitano John Moore, comandante della task force Usa, assicurava: «Siamo qui in missione umanitaria».
In tal modo, commenta The New York Times (24 agosto), egli «sminuiva il significato di un cacciatorpediniere che porta aiuti». Il McFaul - ricorda il giornale - è dotato di un «sofisticato sistema radar» e di vari armamenti, inclusi «missili da crociera Tomahawk che possono trasportare testate convenzionali o nucleari, anche se la marina, per ragioni di sicurezza, non specifica se le navi trasportano armi nucleari». E tra poco, insieme ad altre navi da guerra anch'esse «in missione umanitaria», arriverà nel Mar Nero da Gaeta la Mount Whitney, la nave ammiraglia della Sesta flotta, dotata del più sofisticato sistema del mondo di comunicazioni e intelligence.

Nel frattempo, sono entrate nel Mar Nero il 21 agosto quattro navi da guerra di Stati uniti, Germania, Polonia e Spagna, per una esercitazione Nato la cui durata è prevista in tre settimane. Il gruppo navale, ha dichiarato il vicecomandante della Componente marittima alleata, sta conducendo «una visita di routine nel Mar Nero, già programmata, per interagire con Romania e Bulgaria, nostri partner Nato». Specifica però che il gruppo navale costituisce «un nucleo fondamentale della Forza di risposta della Nato (Nrf)». La Nrf - va ricordato - è una forza di 25mila uomini ad alta prontezza, in grado di essere proiettata entro cinque giorni «per qualsiasi missione in qualsiasi parte del mondo». Al momento dell'impiego la Nrf, le cui unità sono fornite a rotazione dai paesi Nato, viene posta direttamente agli ordini del «comandante supremo alleato in Europa» (sempre un generale statunitense).
Con questa esercitazione, la Nato si sta dunque preparando a un eventuale invio della Nrf nella regione del Caucaso, mentre stanno arrivando nel Mar Nero navi da guerra statunitensi, compresa l'ammiraglia della Sesta flotta. E' un'aperta sfida lanciata alla Russia, non a parole ma con i fatti, proprio nel momento in cui la marina russa sta facendo rientrare nella base di Sevastopol, in Crimea, le unità impiegate nel conflitto georgiano.
Viene contemporaneamente annunciata un'altra esercitazione militare in Georgia, dopo la Immediate Response 2008, cui hanno partecipato truppe di Stati uniti, Georgia, Ucraina, Azerbaigian e Armenia, poco prima dell'attacco georgiano all'Ossezia del sud. La nuova esercitazione, denominata Georgian Express 2008, vedrà impegnate forze speciali britanniche, che istruiranno quelle georgiane sulle operazioni nelle aree urbane. I militari britannici, come quelli statunitensi della precedente esercitazione, saranno dislocati nella base di Vaziani, a meno di 100 km dal confine con la Russia.

E' chiaro che gli Usa e la Nato intendono ricostituire al più presto il potenziale militare georgiano, uscito malconcio dal conflitto con l'esercito russo. Lo confermano le visite effettuate al ministero della difesa georgiano dal generale Bantz J. Craddock, capo del Comando europeo delle forze Usa, e da Robert Simmons, rappresentante speciale per il Caucaso e l'Asia centrale del segretario generale della Nato.
Ma non è solo questo l'obiettivo. Attraverso la breccia della crisi georgiana, Usa e Nato cercano di conquistare posizioni ancora più a est, premendo sulla Russia per scalzarla dall'Asia centrale ex sovietica: area di enorme importanza, sia per le riserve energetiche del Caspio, sia per la posizione geostrategica rispetto a Russia, Cina e India. Si crea così, su un fronte spostato a est, un confronto non meno pericoloso di quello della guerra fredda.

Manlio Dinucci
Fonte: www.ilmanifesto.it/
Link: http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/26-Agosto-2008/art38.html
26.08.08


Citazione
Condividi: