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Egitto: intervista W. Farouq


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Da: www.gdp.ch/articolo.php?id=2149

Egitto - Intervista
«Pronti a restare in piazza fino a settembre»

di Gregorio Schira - 10 febbraio 2011

«Tra la popolazione egiziana è nata una grande speranza. Non cederemo finché questo regime non se ne andrà». Wael Farouq, egiziano, musulmano e docente di arabo all’American University del Cairo, ha le idee chiare e la voce decisa. «Mubarak se ne deve andare. E credo che lo farà, adesso o fra qualche mese. Il popolo egiziano in ogni caso resterà in piazza e per le strade finché ce ne sarà bisogno. Siamo pronti a reggere anche fino a settembre».

Qual è la situazione oggi, a più di due settimane dallo scoppio della rivolta?
La situazione è sempre la stessa. Milioni di egiziani sono in strada e chiedono che questo regime se ne vada. Il regime, dal canto suo, continua a chiudere gli occhi, non vuole lasciare il potere e non ha nessuna intenzione di cedere alle richieste della piazza. Martedì c’è stata la più grande manifestazione da due settimane a questa parte. Era impressionante vedere i cinque chilometri di gente che si dirigeva verso piazza Tahrir.

Ma sembra che ora il Governo stia facendo qualcosa. Ha promesso riforme, cambiamenti, nuovi politici, ...
Non è vero. Il più grande problema dall’inizio di questa rivoluzione è la lentissima reazione del regime. Le richieste che i manifestanti hanno portato in piazza lo scorso 25 gennaio sono le stesse di oggi. E se la rivolta, nel frattempo, ha assunto proporzioni così grandi è proprio perché il Governo non ha ancora fatto nulla. Tutto ciò che Mubarak e i suoi seguaci hanno promesso alla gente non è per nulla sufficiente, perché noi egiziani ormai non crediamo più a questo regime. Può anche venire a dirci che cambierà la Costituzione e che Mubarak se ne andrà. Ma quali garanzie ci dà? Nessuna, a parte la sua parola. E la sua parola, ormai, non basta più a nessuno.

Il Governo, però, ora ha iniziato un dialogo con l’opposizione. Questo non è positivo?
Questa opposizione non ci rappresenta. Non rappresenta nessuno se non sé stessa, ovvero cinque o sei persone. Per trent’anni questi partiti sono stati lontani dalla strada, isolati. Adesso che hanno visto questa rivoluzione ci si sono buttati dentro a capofitto per cercare di avere un ruolo. Ma non rappresentano nessuno e non hanno alcuna influenza sulla popolazione. La loro parola, per la piazza, vale zero.

La piazza, allora, chi segue? Nemmeno Suleiman o ElBaradei hanno presa sui manifestanti?
No. Come le ho detto non esiste un leader. Ci sono soltanto molte figure pubbliche. Questa rivoluzione è la più seria nella storia dell’umanità lanciata, organizzata e gestita attraverso internet (soprattutto Facebook). Questa è una rivolta che non solo parte dal mondo virtuale, ma ne trae anche l’esempio. In Facebook non esistono leader, lo stesso vale in piazza. E tutto ciò credo sia estremamente positivo.

Come immagina il futuro prossimo? È ipotizzabile un intervento dell’esercito?
Credo, come crede anche la maggioranza della popolazione, che l’esercito non farà mai nulla contro la gente, non userà mai le armi contro di noi. Il futuro? A questo punto è una guerra di volontà, una lotta di resistenza tra il Governo e i manifestanti. Chi avrà più resistenza vincerà.

In molti temono una deriva islamista. Cosa ne pensa?
Ha mai sentito, in questi giorni, gridare slogan religiosi? Io no. Ha mai sentito richieste religiose in questa rivoluzione? Io no. Il fondamentalismo islamico è una minoranza estremamente piccola in questa rivolta. Questa è una rivoluzione che chiede uno Stato democratico e civile. Quindi, per favore, smettiamola di parlare di estremismo islamico. I leader europei sono ciechi e non sufficientemente intelligenti per capire che qui la religione non c’entra nulla. Gruppi come i Fratelli Musulmani rappresentano una piccolissima minoranza.

Ma non potranno, in un futuro, diventare più forti?
Dopo le elezioni parlamentari del 2005, in cui i Fratelli Musulmani ottennero 88 seggi (ovvero il 25% dei seggi), scrissi un articolo in cui spiegavo che la gente che partecipa alla vita politica in Egitto è soltanto il 10% della popolazione. Il rimanente 90% non si interessa di politica, perché sa che il suo voto non varrebbe nulla. I Fratelli Musulmani hanno ottenuto la fiducia solo di un 30% di questo 10%, ma li si sente citare spesso perché sono organizzati molto bene e sanno far sentire la loro voce.
Ora però le cose stanno cambiando. Adesso che anche la maggioranza silenziosa è scesa in piazza, in un’ipotetica futura elezione veramente democratica non credo che i Fratelli Musulmani potranno andare oltre il 3%.
Questa rivoluzione è, quindi, estremamente importante anche dal punto di vista del dialogo interreligioso. Perché una piazza che chiede a gran voce la democrazia è l’unica garanzia per bloccare il fondamentalismo. E anche il terrorismo, perché nient’altro (e di certo non uno Stato di polizia come c’è oggi) può proteggere il nostro Paese (ma anche l’Europa) dai talebani e da al Qaida. È proprio questo che voi europei non riuscite a capire. I vostri leader non possono continuare ad appoggiare l’ambiente che promuove il terrorismo nel nostro mondo.

Chi sarà il prossimo presidente dell’Egitto?
Come le ho detto esistono tante figure pubbliche, ma al momento non c’è nessun leader. E la gente non si sta per nulla interessando alle personalità politiche. Questo è un importante cambiamento nel carattere del popolo arabo. Solitamente gli arabi si sono sempre affidati a dei leader (basta pensare al Saladino o a Nasser). Ora, invece, la popolazione sta lottando per cambiare il sistema politico (per cambiare il Parlamento, per avere una nuova Costituzione, ...), non per portare al potere una persona. Questo è un fatto completamente nuovo per il mondo arabo, ed è decisamente positivo. Devo ammetterlo, ho grande fiducia in questa rivoluzione.


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