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Gennaio 1961: un inizio di grande tensione e pericolo


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55 anni fa, prima di lasciare l'incarico, Eisenhower tentò d'invadere Cuba e ruppe le relazioni diplomatiche con Cuba

 Eugenio Suarez Perez - Acela Caner Roman

Negli ultimi giorni del 1960 e i primi del 1961 -mentre il popolo cubano si preparava, con entusiasmo, a dar inizio alla Campagna di Alfabetizzazione che avrebbe sradicato l'analfabetismo ed aperto ai cubani una vita di grandi cambiamenti e speranze-, il presidente uscente USA, Dwight D. Eisenhower, accelerava i piani d'invasione diretta di Cuba per attuarli prima del 18 gennaio 1961, data in cui John F. Kennedy, avrebbe assunto la presidenza. Così Kennedy avrebbe dovuto iniziare il suo mandato affrontando i fatti compiuti.

IL NEMICO INCREMENTA LE SUE AZIONI IN TERRITORIO CUBANO

A partire dalle ultime settimane di dicembre 1960, in territorio cubano s'incrementarono le azioni nemiche contro la Rivoluzione.
Le bombe collocate martedì pomeriggio, 27 dicembre, nel negozio Flogar ed il giorno 30, nel cinema Candido, che causarono numerosi feriti; così come l'intenzionale incendio, che ebbe inizio il giorno 31 nel negozio di La Epoca, -e avrebbe distrutto i quattro piani ed il seminterrato di questo edificio- s'iscrivono all'interno dei molteplici atti criminali compiuti, in centri commerciali, da controrivoluzionari e agenti della CIA.

Durante le indagini, gli agenti del Dipartimento d'Informazione G-2, del MINFAR, sequestrarono tre fabbriche di bombe e petardi, una gran quantità di dinamite gelatinosa d'origine USA ed altre forniture da guerra. Inoltre, furono arrestati 17 membri di gruppi terroristici che seguivano le istruzioni dell'ambasciata yankee a L'Avana. Tra gli arrestati, c'erano Armando Valladares Pérez e Carlos Alberto Montaner Suris.

Inoltre, gruppi di banditi, incoraggiati dall'imperialismo, insorgevano in diverse aree montuose del paese, soprattutto nelle colline di Trinidad e Sancti Spiritus. Ai primi di gennaio, con l'obiettivo di acquisire meriti, questi banditi assassinarono diversi contadini e, il 5 gennaio 1961, il maestro volontario Conrado Benitez, il cui nome si convertì in simbolo della gioventù cubana.

IMMINENTE INVASIONE YANKEE

Da fonti attendibili, il governo di Cuba aveva ricevuto informazioni che la Central Intelligence Agency (CIA) ed il Pentagono, avevano l'approvazione di Eisenhower, perché i marine USA invadessero il paese prima che John F. Kennedy assumesse la presidenza. Pertanto, il 31 dicembre, attraverso il giornale Rivoluzione, il Governo Rivoluzionario mise in allerta il popolo di Cuba sull'imminenza dell'invasione USA ed informò che il ministro degli Esteri, Raúl Roa, era andato all'ONU per denunciare l'attuazione dell' aggressione. Allo stesso tempo -con lo slogan Patria o Muerte Venceremos- chiamava a difendere l'indipendenza della Patria.

In questa difficile situazione, Fidel considerò la possibilità che il presidente Eisenhower decidesse fabbricare un fittizio incidente -nella base di Guantanamo o vicino alle coste- per aggredirci direttamente. Non era possibile trascurare questa minaccia e, per affrontarla, il Comandante in Capo chiamò alla prima mobilitazione generale delle Forze Armate di Cuba e delle Milizie Rivoluzionarie.

La notte del 31 dicembre, il leader della Rivoluzione aveva convocato più di 10000 insegnanti per aspettare insieme l'arrivo dell' "Anno dell' Istruzione". Nel luogo dell'incontro -l'ex campo militare di Columbia trasformato dalla Rivoluzione in Ciudad Escolar Libertad (Città Scolastica Libertà), vicino a mezzanotte, dopo una gigantesca cena nel campo sportivo, i presenti ascoltarono, attentamente, le parole di Fidel, che ricordò la situazione di Cuba prima del trionfo della nostra Rivoluzione e si riferì all'esistenza di migliaia di maestri disoccupati ed al milione di bambini non avevano accesso all'istruzione, evidenziando come, in soli due anni, Cuba avesse trentatremila maestri che lavorano e tutti i bambini avevano scuole e maestri.

Secondo quanto confessò, quella mattina avrebbe desiderato solo parlare della politica educativa della Rivoluzione che quell'anno avrebbe concentrato le proprie energie per sradicare l'analfabetismo. Tuttavia, la minaccia dell'invasione militare, da parte del governo USA, li costringeva ad affrontare questioni relative alla sicurezza nazionale. In uno dei momenti del suo discorso, Fidel disse: "Abbiamo condotto questa riunione e questo banchetto in un momento di grande tensione e di grande pericolo. Così, che contrasto questa notte! Che contrasto, che segnala due grandi sforzi della patria, due grandi aspirazioni della Patria!
Il contrasto tra questo banchetto di maestri e la mobilitazione delle Milizie e delle Forze Armate Rivoluzionarie, che ci hanno portato a realizzare questo sforzo nella difesa dell'integrità nazionale. In questi momenti solo intorno alla capitale, e nella capitale, ci sono decine di migliaia di uomini con le armi in mano nelle loro trincee! E in allerta! Decine di migliaia di uomini sono in posizioni strategiche e in guardia, in modo che la nostra patria non corra il rischio di un attacco traditore dell'imperialismo".1

Nell'affrontare perché fu necessario mobilitare e trincerare le unità delle Milizie e delle Forze Armate Rivoluzionarie, Fidel spiegò che partiva da un'informazione di fonte molto precisa ricevuta negli ultimi giorni di dicembre e da altri indizi, come: la rottura le relazioni diplomatiche con Cuba di diversi paesi dell'America Latina -Perù, Venezuela ed Uruguay- senza che intervenisse alcun problema; e l'urgente convocazione fatta dall'Ambasciata USA a Cuba di tutti i nordamericani residenti a L'Avana e ai visitatori.

EISENHOWER ROMPE RELAZIONI DIPLOMATICHE CON CUBA

Il 2 gennaio 1961, nella Piazza Civica -attuale Piazza della Rivoluzione- si effettuò la parata militare in onore del secondo anniversario del trionfo rivoluzionario. Al termine della sfilata, il Comandante in Capo sottolineò che all'atto non erano presenti, né potevano stare, gli uomini che per quasi nove ore passarono davanti al popolo, perché uscirono dalle loro trincee e tornarono alle loro trincee. Né stavano le decine di migliaia di miliziani che, mentre i loro compagni marciavano, mantenevano in alto la guardia della Patria perché il nemico non ci sorprendesse.

In un altro punto del suo discorso, Fidel riferì che la Rivoluzione aveva avuto molto pazienza con la piaga degli agenti dei servizi d'intelligence, travestiti da funzionari diplomatici dell'ambasciata USA, che avevano tramato e che promuovevano il terrorismo a Cuba e annunciava la decisione presa dal Governo Rivoluzionario che "entro 48 ore, l'ambasciata USA non abbia qui un funzionario in più di quelli che noi abbiamo negli USA, che sono 11. E questi signori hanno qui più di 300 funzionari, di cui l'80% sono spie".2

Raul Roa, il Ministro degli Esteri di Cuba, il 2 gennaio 1961, informò ufficialmente il governo USA della decisione presa dal Governo Rivoluzionario di richiedere che si riducesse il personale della sua ambasciata all'Avana ad 11 persone, in uguale proporzione al numero di funzionari cubani a Washington.

Il giorno seguente, 3 gennaio 1961, quando appena mancavano due settimane prima che si verificasse il cambio presidenziale, il governo del presidente Eisenhower annunciava la rottura delle relazioni diplomatiche degli USA con Cuba. Nella sua nota ufficiale, si cercava di incolpare il governo di Cuba per la rottura delle relazioni, dicendo che la richiesta di riduzione del personale dell'ambasciata a Cuba "senza preavviso" creava limitazioni che ostacolavano la missione USA nello svolgere le sue funzioni "come se fosse progettata ad ottenere la cessazione delle relazioni diplomatiche e consolari tra il Governo di Cuba e quello degli USA".

"Secondo con quanto esposto, il governo USA con la presente no
tifica formalmente al Governo di Cuba la cessazione di queste relazioni".3

CUBA NON RUPPE RELAZIONI CON IL POPOLO DEGLI USA

Nelle ore serali del 4 gennaio, il Consiglio dei Ministri riunito per esaminare la rottura delle relazioni diplomatiche prodotte da parte del governo USA con Cuba, dichiarò:

"Che la responsabilità della rottura tra USA e Cuba, ricade interamente sull'amministrazione del presidente Eisenhower, che per primo ha prodotto il deterioramento di tali relazioni con la sua politica aggressiva e ostile verso il nostro paese e, infine, facendo questo passo a solo tre settimane dalla scadenza del suo mandato senza fondamento né giustificazione alcuna, prendendo a pretesto la limitazione al numero dei membri dell'Ambasciata, misura questa, legittima e legale, che il Governo Rivoluzionario si vide nella necessità di adottare per impedire le attività di non pochi funzionari che, senza alcun rispetto per le nostre leggi e l'ospitalità del nostro popolo, promuovevano la controrivoluzione e il terrorismo, ignorando le ripetute proteste del Governo Cubano per la costante ingerenza negli affari interni del nostro paese. Era logico che la lunga serie di aggressioni di cui Cuba è stata vittima, da parte dell'attuale pubblica amministrazione USA, si concludesse con questo atto e minacci con altri peggiori e molto più gravi prima della fine del suo mandato, e che noi siamo determinati ad affrontare.
"Il popolo di Cuba considera rotte le sue relazioni con il governo USA, ma non con il popolo USA, e ci auguriamo che queste relazioni, un giorno, ritornino a ristabilirsi ufficialmente, quando i governanti USA comprendano, finalmente, che sulla base del rispetto dei suoi diritti sovrani, i suoi legittimi interessi e dignità nazionale è possibile mantenere relazioni sincere ed amichevoli con il popolo di Cuba".4

Giorni dopo, il 16 gennaio 1961, il Dipartimento di Stato USA annunciò le disposizioni che impediranno il normale accesso, a Cuba, dei cittadini USA e stranieri con residenza permanente negli USA. Il cinico pretesto per adottare questa misura, secondo la sua dichiarazione, era l'impossibilità di fornire normali servizi di protezione ai cittadini USA che visitino Cuba, dopo la rottura delle relazioni diplomatiche tra i due paesi. Questa irrazionale decisione, che colpisce i diritti dei cittadini USA, è in vigore fino ad oggi.

[1] Fidel Castro: lavoro rivoluzionario. Nazionale Printing Office, 4 gennaio, 1961, pp. 9 e 10.
[2] Fidel Castro Ruz: Anniversario del Trionfo della Rivoluzione Cubana. Ed. Politica, L'Avana, 1967, pp. 50-51.
[3] Giornale Rivoluzione, 4 gennaio 1961, pag. 14.
[4] Giornale Rivoluzione, 5 gennaio 1961, pag. 6.


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