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George Soros sull'Euro per "Il Corriere della Sera"t


gianni72
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SOROS, ANTITEDESCO PER SEMPRE - L’OLOCAUSTO È ANCORA TROPPO VICINO PER SOPPORTARE UNA NUOVA GRANDE GERMANIA (A QUESTO E’ SERVITO L’EURO?)

Il finanziere ebreo cannoneggia la Germania e suggerisce l’idea di Tremonti: ci vogliono gli eurobond! - Ma quei malvagi dei tedeschi non ci pensano proprio a dare l’ok, e neanche a uscire dall’euro - E così per Soros è in arrivo “una tragedia di dimensioni storiche”….

George Soros per il "Corriere della Sera"

La crisi dell'euro ha trasformato l'Unione Europea in qualcosa di radicalmente diverso. Quella che doveva essere un'associazione volontaria di Stati alla pari si è trasformata in una prigione per debitori, con la Germania e altri creditori al comando per perseguire politiche che prolungano la crisi e perpetuano la subordinazione dei Paesi debitori. La crisi rischia ormai di distruggere l'Ue, una tragedia di proporzioni storiche. Questo può essere evitato solo con la leadership della Germania.
Le cause della crisi non possono essere comprese in pieno senza riconoscere il difetto fatale dell'euro: creando una banca centrale indipendente, i Paesi membri si sono indebitati in una valuta che non controllano. Innanzitutto, sia le autorità che gli investitori hanno trattato tutti i titoli di Stato come se fossero senza rischio, creando un incentivo perverso per le banche ad accumulare titoli deboli.
Quando la crisi greca ha sollevato lo spettro del default, i mercati hanno reagito relegando tutti i Paesi membri dell'Eurozona altamente indebitati allo status di Paese del Terzo mondo iper-indebitato in valuta estera. Poi questi Paesi sono stati trattati come se fossero gli unici responsabili delle loro sventure, e il difetto strutturale dell'euro non fu corretto.
Una volta compreso questo, la soluzione viene da sé. Può essere riassunta in una sola parola: eurobond. Se i Paesi che si attengono al nuovo Fiscal Compact potessero convertire l'intero stock di titoli di stato in eurobond, l'impatto positivo rasenterebbe il miracolo. Il pericolo di default svanirebbe, e così i premi sul rischio.

I bilanci delle banche e i bilanci dei Paesi molto indebitati ne riceverebbero beneficio immediato. L'Italia, ad esempio, risparmierebbe il 4% del Pil; il suo bilancio andrebbe in attivo e gli stimoli fiscali sostituirebbero l'austerità. L'economia crescerebbe e il debito calerebbe. Gran parte dei problemi apparentemente intrattabili svanirebbe nel nulla. Sarebbe come svegliarsi da un incubo.
Il Fiscal Compact fornisce tutele adeguate. Consentirebbe ai Paesi membri di emettere nuovi bond per sostituire quelli in scadenza, ma nulla più; dopo cinque anni, il debito scaduto sarebbe gradualmente ridotto al 60% del Pil. I Paesi non conformi sarebbero penalizzati con una riduzione della quantità di eurobond da poter emettere. Se un governo accumula ulteriori debiti, potrà finanziarsi solo in proprio.

Le multe in caso di violazione del Fiscal Compact devono essere automatiche e non così severe da non essere credibili. Gli eurobond non rovinerebbero quindi il rating della Germania. Anzi, reggerebbero bene il confronto con i bond degli Stati Uniti, del Regno Unito e del Giappone.
Certamente gli eurobond non sono una panacea. L'area euro ha anche bisogno di un'unione bancaria e di un'unione politica - necessità che il salvataggio di Cipro ha reso più pressanti mettendo in dubbio il modello delle banche europee, che si basa sui depositi -. Soprattutto, gli eurobond non eliminerebbero le divergenze di competitività dei Paesi membri dell'Eurozona, ma la possibilità che la Germania accetti gli eurobond trasformerebbe l'atmosfera politica e agevolerebbe le riforme strutturali che devono intraprendere i singoli Paesi.
Purtroppo la Germania è fermamente contraria agli eurobond. Da quando la cancelliera Angela Merkel ha posto il veto, l'idea non è nemmeno stata presa in considerazione. I tedeschi non comprendono che accettare gli eurobond sarebbe molto meno rischioso e costoso che continuare a fare solo il minimo indispensabile per preservare l'euro.

La Germania ha diritto di rifiutare gli eurobond, ma non di impedire che i Paesi altamente indebitati sfuggano alla loro disgrazia aggregandosi ed emettendo eurobond. Se la Germania si oppone, dovrebbe valutare l'idea di lasciare l'euro. Sorprendentemente, gli eurobond emessi da un'Eurozona senza la Germania reggerebbero ancora bene il confronto con le obbligazioni americane, inglesi e giapponesi.
La ragione è semplice. Dal momento che tutto il debito accumulato è denominato in euro, la differenza la fa quale Paese lascia l'euro. Se la Germania dovesse abbandonare, l'euro si deprezzerebbe. I Paesi debitori riguadagnerebbero competitività. Il loro debito diminuirebbe in termini reali e, se emettessero eurobond, la minaccia di default svanirebbe. Il debito diverrebbe improvvisamente sostenibile.

Allo stesso tempo, gran parte del peso dell'aggiustamento ricadrebbe sui Paesi che hanno lasciato l'euro. Le loro esportazioni diverrebbero meno competitive e incontrerebbero una pesante concorrenza dall'area euro nei loro mercati nazionali. Inoltre subirebbero perdite sui loro titoli e investimenti denominati in euro.

Se invece fosse l'Italia ad abbandonare l'Eurozona, il suo debito denominato in euro diverrebbe insostenibile e andrebbe ristrutturato, gettando il sistema finanziario globale nel caos. Quindi se qualcuno deve lasciare, dovrebbe essere la Germania e non l'Italia. Occorre che la Germania scelga definitivamente se accettare gli eurobond o lasciare l'euro, ma è meno ovvio quale delle due alternative sarebbe meglio per il Paese. Solo l'elettorato tedesco può decidere.

Se fosse indetto oggi un referendum, i sostenitori di un'uscita dall'Eurozona vincerebbero a mani basse. Invece una più approfondita valutazione potrebbe cambiare l'opinione pubblica. Si scoprirebbe che il prezzo da pagare se la Germania accettasse gli eurobond è stato ingigantito e il prezzo dell'uscita dall'euro è stato fatto apparire piccolo. Il problema è che la Germania non è stata indotta a scegliere.

Dunque può continuare a fare non più del minimo indispensabile per preservare l'euro: è chiaramente la scelta preferita della Merkel, almeno fino alla fine delle prossime elezioni. Intanto la situazione sta peggiorando e alla lunga diventerà insostenibile. Una disintegrazione caotica lascerebbe l'Europa in condizioni peggiori rispetto all'epoca di avvio dell'ambizioso esperimento dell'unificazione. Non è certo questo l'interesse della Germania.

http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/soros-antitedesco-per-sempre-lolocausto-ancora-troppo-vicino-per-sopportare-una-nuova-grande-germania-53897.htm


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dana74
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ps una parola sul governo ombra no?

CONSIGLIO OMBRA DELLO SPINELLI GROUP
Scritto da Carlo Imarisio
Mercoledì 23 Marzo 2011 15:27

Il Presidente del CIME Pier Virgilio Dastoli ed il Vicepresidente vicario Sandro Gozi hanno partecipato alla riunione del Consiglio europeo ombra del Gruppo Spinelli svoltasi nella Sala della Biblioteca Solvay a Bruxelles.

I tre documenti approvati () dai membri del Consiglio fra i quali Guy Verhfostadt, Daniel Cohn Bendit, Kostas Simitis, Danuta Hubner, Andrew Duff, Jo Leinen e Elma Brok. Hanno partecipato gli italiani Sergio Cofferati, copresidente della componente parlamentare europea del Gruppo Spinelli, Mario Monti e Monica Frassoni.

Il documento sulla “governante economica” è stato emendato in particolare sulla base delle proposte presentate da Monica Frassoni, Sandro Gozi, Sergio Cofferati e Pier Virgilio Dastoli.
Da sottolineare alcuni elementi che vanno nella stessa direzione del Documento Politico-Programmatico del CIME ed in particolare l’esigenza di un governo europeo dell’economia, la sostituzione integrale dei contributi nazionali al bilancio europeo con vere risorse proprie, il sistema degli Eurobond e la convocazione di una Convenzione interparlamentare sulle nuove prospettive finanziarie europee.

La prossima riunione del Gruppo Spinelli avrà luogo a Firenze l’8 maggio nell’ambito del Festival dell’Europa organizzato dall’Istituto Universitario Europeo con la collaborazione, fra gli altri, del Consiglio Italiano del Movimento Europeo. La riunione sarà dedicata alle relazioni dell’Unione europea con i paesi del Nord Africa.

Alla riunione del Gruppo Spinelli farà seguito il 9 maggio una conferenza del CIME dedicata all’ “Europa che vogliamo” nella sessione del mattino e all’ “Europa che leggiamo, sentiamo e vediamo” nella sessione del pomeriggio.
Ultimo aggiornamento Mercoledì 23 Marzo 2011 15:39
http://www.movimentoeuropeo.it/index.php?option=com_content&view=article&id=125%3Aconsiglio-ombra-dello-spinelli-group&catid=1%3Aultime&Itemid=59

o sta roba qua

Molti eurofanatici per complicità con le elites sanguinarie e sanguisughe han fatto finta che la Ue fin dalle sue origini avesse come obiettivi il benessere di tutti i popoli europei, la classica foglia di fico del collaborazionista. A poco serve da parte di costoro criticare la troika bisbigliando che forse si potrebbe provare a proporre di riformarla.....Barzellette e lo sappiamo. Fin dalle origini, dalla CECA alla Cee, dalla Ue al Trattato di Lisbona e così via, della bontà umanistica non vi è mai stata traccia. La Ue è un progetto MERCANTILISTA NEOLIBERISTA. PUNTO.

Corporate Europe: Troika 'con benefits'.

estratto:
Su segnalazione dell'amico Pierluigi, un articolo da Corporate Europe Observatory che ci illustra il prossimo pacco per le democrazie incaprettate dell'eurozona.
Un'offerta che non si può rifiutare
(traduzione di Alex, l'asso nella manica)La scorsa settimana, mentre tutti gli occhi erano puntati sulla crisi di Cipro, due comunicati della Commissione europea sono passati inosservati. Comunicati con cui si intenderebbe estendere il potere della commissione sulle economie degli stati membri. La proposta si riferisce ad accordi vincolanti tra la Commissione e gli Stati membri a proposito delle riforme strutturali neoliberiste, che comporterebbero misure quali ulteriori privatizzazioni, riduzione del tenore di vita e dei salari.
Particolarmente significativa è la proposta sulle riforme strutturali, avanzata in prima battuta l'anno scorso dal presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy. In sintesi, la Commissione richiederebbe agli Stati membri dell'eurozona di firmare accordi bilaterali – sotto forma del cosiddetto "Strumento per la Convergenza e la Competitività" – su una serie di riforme strutturali. Come contropartita lo Stato membro verrebbe ricompensato con incentivi finanziari.
Questo tipo di riforme strutturali sono una parte cruciale del programma neoliberista. Benché la proposta della Commissione non sia ancora chiara in tutti i dettagli, ciò che viene esplicitato chiaramente sono le aree di intervento coinvolte da quelle che, in modo vago, sono definite come 'riforme strutturali': "in particolare misure che riguardino la competitività, che promuovano la stabilità finanziaria e che migliorino il funzionamento del lavoro, del mercato dei beni e dei servizi ". (1)
La realtà è che questo tipo di riforme saranno tutt'altro che blande, come si può ben vedere nei paesi europei - dalla Grecia al Portogallo – assoggettati ai diktat della Troika e alla pressione dei mercati finanziari: esse consisteranno nell'abolizione della contrattazione collettiva, nello smantellamento delle garanzie sul lavoro, nella privatizzazione di servizi pubblici come l'acqua o in ulteriori diminuzioni dei salari del settore pubblico.La logica alla base delle riforme è semplice: tanto l’indebolimento delle garanzie sul lavoro quanto la privatizzazione dei servizi pubblici aumenteranno la quota parte del profitto privato e indirizzeranno l'Europa verso una crescita trainata dalle esportazioni. E’ a questa idea cui si fa riferimento quando si sente la frase "aumentare la competitività Europea". Ed in effetti, per raggiungere tale obiettivo, le élites economiche e politiche Europee stanno attualmente aggressivamente spingendo in direzione dell'abbassamento dei salari e del tenore di vita e dell'apertura di mercati esteri per “esportare” se stessi fuori dalla crisi.
da voci dall'estero


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La crisi dell'euro ha trasformato l'Unione Europea in qualcosa di radicalmente diverso. Quella che doveva essere un'associazione volontaria di Stati alla pari si è trasformata in una prigione per debitori, con la Germania e altri creditori al comando per perseguire politiche che prolungano la crisi e perpetuano la subordinazione dei Paesi debitori. La crisi rischia ormai di distruggere l'Ue, una tragedia di proporzioni storiche.

Le cause della crisi non possono essere comprese in pieno senza riconoscere il difetto fatale dell'euro: creando una banca centrale indipendente, i Paesi membri si sono indebitati in una valuta che non controllano. Innanzitutto, sia le autorità che gli investitori hanno trattato tutti i titoli di Stato come se fossero senza rischio, creando un incentivo perverso per le banche ad accumulare titoli deboli.
Quando la crisi greca ha sollevato lo spettro del default, i mercati hanno reagito relegando tutti i Paesi membri dell'Eurozona altamente indebitati allo status di Paese del Terzo mondo iper-indebitato in valuta estera. Poi questi Paesi sono stati trattati come se fossero gli unici responsabili delle loro sventure, e il difetto strutturale dell'euro non fu corretto.

Diagnosi giusta

Una volta compreso questo, la soluzione viene da sé. Può essere riassunta in una sola parola: eurobond.

Medicina sbagliata.

Non servono gli eurobond, qui il debito va diminuito non si deve creare altro debito.

Devono essere necessariamente varate delle riforme tenendo conto che il Mondo è cambiato e non è più quello di una volta.
Nel frattempo considerando la crisi in atto, la Banca Centrale deve intervenire a supporto degli stati acquistando i titoli di stato direttamente sul mercato primario, abbassando notevolmente il tasso di interesse, come succede ad esempio in Giappone e negli USA.

Ma facendo in questo modo quelli come soros non guadagnerebbero un soldo. Mentre con gli Eurobond i profitti sarebbero garantiti. Si passerebbe da una situazione in cui molti stati sono altamente indebitati ad una situazione in cui tutta la UE sarebbe indebitata.


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Anonymous
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Basta emettere denaro direttamente, senzadebito e senza emettere bond.


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