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Germania, l'addio al nucleare costerà 1000 miliardi di euro


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La politica energetica tedesca è un flop: l'addio al nucleare costerà mille miliardi

Secondo un rapporto del World energy council, un'associazione internazionale dei produttori d'energia, il modello della Germania basato su forti spese per reti elettriche superpotenti e per le energie rinnovabili è sempre meno attraente e potrebbe indebolire l'economia del paese

dal nostro corrispondente ANDREA TARQUINI

BERLINO - La Germania, si sa, esporta di tutto con successo, ma negli ultimi tempi un'idea e modello di sviluppo tipicamente made in Germany si è rivelato un flop clamoroso. Parliamo della politica energetica. Secondo un rapporto del World energy council, un'associazione internazionale dei produttori d'energia, il modello tedesco basato sull'addio al nucleare e su forti spese per reti elettriche superpotenti e per le energie rinnovabili appare sempre meno attraente al resto del mondo. Del rapporto riferisce ampiamente stamane Die Welt. Certo, è ovvio che il World energy council come associazione dei produttori di energia è di parte: è noto che i big dell'energia puntano sul nucleare e ovunque possibile preferiscono produrre con i reattori atomici. Comunque la situazione tedesca, secondo il documento, è di calo di credibilità. E la scelta tedesca pare susciti anche crescente preoccupazione per un aumento dei costi e prezzi dell'energia, in Germania ma poi per reazione a catena anche altrove.

Berlino ha scelto - dopo il trauma collettivo causato qui dal disastro di Fukushima - di spegnere al più presto i suoi 17 reattori atomici civili che fornivano circa il 33 per cento del fabbisogno, e di puntare tutto sulle altre fonti, dal gas alle rinnovabili. In teoria giustissimo: Fukushima ha rilanciato gravissimi dubbi sulla sicurezza del nucleare. Ma i costi della svolta tedesca, tra spegnimento, disattivazione e smantellamento dei reattori, sovvenzioni al comparto delle energie rinnovabili, costruzione di nuove linee ad alta tensione a capacità maggiorata, import di energia da paesi con reattori atomici (Francia, Repubblica cèca, Slovacchia, Finlandia, Svezia) o di gas russo, secondo fonti governative di qui causeranno all'economia della prima potenza europea costi supplementari per mille miliardi di euro circa.

Secondo il sondaggio del World energy council citato da Die Welt, circa il 50 per cento delle fonti interrogate (in 23 paesi industrializzati) teme che la Germania, dopo il 2020, sarà economicamente indebolita dalla svolta energetica e solo il 37 per cento crede invece che la svolta sarà a lungo termine un successo economico. Il 75 per cento ritiene che nel proprio paese non esistano i presupposti tecnici, economici e di risorse finanziarie per seguire il costoso modello di svolta energetica tedesca. E addirittura l'80 per cento si dice certo che la scelta di Berlino porterà a una tendenza al rincaro dei prezzi dell'energia, non solo in Germania ma anche a livello europeo e internazionale, a danno della competitività dell'eurozona e del resto del Vecchio continente e delle chances di ripresa.

(20 marzo 2013)

http://www.repubblica.it/economia/2013/03/20/news/la_politica_energetica_tedesca_un_flop_l_addio_al_nucleare_coster_mille_miliardi-54966558/


Citazione
Anonymous
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 30947
 

è ovvio che il World energy council come associazione dei produttori di energia è di parte: è noto che i big dell'energia puntano sul nucleare e ovunque possibile preferiscono produrre con i reattori atomici

cosa vuoi aggiungere 😯


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yago
 yago
Honorable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 658
 

Chiunque puo' installare un pannello sul tetto , mentre solo i grandi capitali possono gestire gli enormi capitali del nucleare o delle grandi centrali.
La piccola cogenerazione distribuita e le smart grid sono il futuro , ma nessuno ne parla.


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