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Giornalista tedesco spiega come la CIA controlla i media


Rosanna
Famed Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 3536
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"Non official cover". Rispettato giornalista tedesco spiega come la CIA controlla i media

Anche Bernstein, il giornalista noto per il Watergate, ha scritto questo sulle relazioni CIA-stampa

https://www.youtube.com/watch?v=yp-Wh77wt1o

“Sono stato corrotto da miliardari. Sono stato corrotto dagli americani per non riportare.... esattamente la verità”. Ad ammetterlo pubblicamente è stato, in un'intervista a RT, Udo Ulfkotte, ex giornalista di spicco del Frankfurter Allgemeine Zeitung. "Siamo stati addestrati su come parlare bene dell'Europa, degli Stati Uniti ma mai della Russia".

Alcuni lettori, scrive Mike Krieger sul suo blog, potrebbero bollare come propaganda russa queste dichirazioni, data l'emittente dove quelle parole sono state pronunciate. Ma sarebbe un grave errore. “Che lo vogliate ammettere o no, il fatto che la CIA controlli i media negli Stati Uniti e all'estero non è una teoria cospirazionista, ma è una cospirazione di fatto”, scrive l'autore.

Del resto, Carl Bernstein, il giornalista famoso per i reportage sul Watergate, ha scritto un articolo di 25 mila parole su Rolling Stone, dopo una ricerca di sei mesi sulla relazione della CIA e la stampa durante la guerra fredda. Le sue conclusioni sono queste: “Nel 1953, Joseph Alsop, allora uno dei principali Columnist americani, si recò nelle Filippine a seguire le elezioni. Non andò perché la sua agenzia di stampa gliel'aveva chiesto. Non andò perché così gli era stato detto dai giornali che pubblicavano i suoi articoli. Andò su ordine della CIA.
Alsop è uno dei 400 giornalisti americani che negli ultimi venticinque anni hanno ricevuto incarichi dalla Cia, secondo documenti dell'agenzia. Alcune delle relazioni con i giornalisti erano segrete; altre esplicite. C'era cooperazione: i giornalisti fornivano una serie di servizi clandestini: dalla semplice raccolta di dati sensibili a vere e proprie attività di spionaggio in paesi stranieri. I giornalisti condividevano i loro appunti con la CIA. Alcuni hanno vinto il Premio Pulitzer....”

Come ogni agenzia di intelligence che si rispetta, la Cia ha appreso i suoi errori passati e ha aggiustato le tattiche attraverso “la copertura non ufficiale”, come ha descritto molto bene Udo Ulfkotte nell'intervista a RT. “Non-official cover” è quella situazione che si crea quando un giornalista sta lavorando di fatto per la CIA, ma non ha nessuno incarico ufficiale. Questo permette ad entrambe le parti di sottrarsi dalla relazione e di avere ampio spazio per negare tutto.
La Cia, conclude Krieger, troverà giovani giornalisti da addestrare, a quel punto per loro tutte le porte si apriranno, arriveranno premi e riconoscimenti; ma poi la loro intera carriera apparterrà a loro.

Ci sarà mai qualche giornalista italiano che avrà lo stesso coraggio di Udo Ulkfotte?

http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=8989


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ferros
Estimable Member
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Post: 105
 

Non riesco più a guardare quello schermo, provo un senso di disgusto molto forte, ci stanno americanizzando in una maniera così violenta che il mio senso di ribellione è molto forte. Sto reagendo in maniera decisa e molto forte. Sono nato così, devo subire e se devo subire perchè lo voglio, altrimenti reagisco . Mi sono comprato la bandiera della Russia, la guardo e mi dico:
Tu sei l'Europa! E mi fa sentire Molto forte!!!!!!


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enzosabe
Reputable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 443
 

Interessante è anche questo articolo che afferma che il più grande gruppo editoriale tedesco (Axel Springer) ha accolto nel suo statuto del 1967 una clausola secondo cui i propri lavoratori "debbano£ sostenere l'Alleanza transatlantica (in tedesco, alla fine del terzo paragrafo dell'articolo).

http://www.macht-steuert-wissen.de/artikel/209/geheim-die-giftgaslieferungen-der-usa-und-die-treue-der-bild.php


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Eshin
Famed Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 3620
 

“Giornalisti venduti”, il best-seller sul mercato delle opinioni

L’autore Udo Ulfkotte, giornalista della Frankfurter Allgemeine Zeitung, sta infiammando il dibattito in Germania.

“Quello che chiamiamo pluralismo dell’informazione, in Germania, è in realtà un continuo lavaggio del cervello, il cui fine ultimo è da sempre quello di alimentare un sentimento guerrafondaio verso un nemico immaginario”. Si presenta con questa frase “Giornalisti comprati”, l’ultima fatica di Udo Ulfkotte, pluriennale collaboratore della Frankfurter Allgemeine Zeitung ed esperto di spionaggio e del mondo arabo.

I servizi segreti e le lobbies nelle redazioni dei giornali: un’ombra sull’imparzialità della stampa

Il celebre giornalista afferma di essere stato per anni a libro paga della CIA e di aver ricevuto mazzette dalle lobbies industriali e finanziarie, per lavorare per una delle più importanti testate nazionali; dice di aver spesso ricevuto veline dall’ambasciata americana, apparse poi sui giornali con la sua firma, e sostiene di non essere stato l’unico. Sarebbe stata prassi comune, per i giornalisti tedeschi, accettare soldi per scrivere articoli in base a direttive esterne. Il fenomeno continuerebbe ancora oggi, anche se le cifre pagate sarebbero molto inferiori rispetto al passato: ormai, infatti, la linea editoriale dei media tedeschi è talmente univoca da non necessitare neanche più di un controllo esterno invasivo.

Le rivelazioni di Ulfkotte metterebbero insomma in discussione uno dei principi cardine della società tedesca, ovvero la certezza che la stampa sia fondamentalmente imparziale ed apartitica. In effetti, pochissime sono le testate apertamente politiche, per quanto la maggior parte dei media afferisca a due grandi gruppi editoriali, Bertelsmann e Springer, dichiaratamente conservatori.

Complottismo o notizie di prima mano?

Certo, il saggio del giornalista non si presenta con le migliori credenziali: pubblicato dall’editore Kopp, che annovera nel suo catalogo molti testi complottisti, se non addirittura legati all’estrema destra, firmato da un personaggio controverso. Ulfkotte è professore all’università presbiteriana di San Francisco. È stato corrispondente dal Medio Oriente per la FAZ; in quegli anni si è convertito all’Islam, ma al suo ritorno in Europa divenne un acceso oppositore della ‘islamizzazione’ dell’Europa, appoggiando numerose iniziative organizzate da movimenti xenofobi. Nel 2004 si trovò al centro di uno scandalo, sospettato dai servizi segreti di aver pubblicato materiale che poteva mettere a rischio la sicurezza nazionale. Ad ogni modo, non fu mai chiarito come il giornalista avesse avuto accesso ad informazioni così delicate. Altrettanto misteriosa è l’origine dei dati che Ulfkotte ha pubblicato nel suo ‘Giornalisti comprati’: al di là del tono da pamphlet, il saggio cita una serie di eventi e di nomi che neanche i diretti interessati sono stati in grado di smentire; anzi, non sono mancate alcune timide ammissioni.

Un flop mediatico e un caso editoriale. Con le ombre di una spy story.

Anche se il libro, per le vendite, è divenuto un caso editoriale, non ha certo avuto l’impatto mediatico che l’autore ed i suoi collaboratori avevano pensato: non è stato un libro scandalo, né ha dato il via ad un dibattito sulla credibilità della stampa tedesca. Tuttavia, alcuni dettagli rivelati da Ulfkotte fanno da sottofondo ad ogni discussione televisiva, nei talk show e nelle trasmissioni satiriche – divenute, con qualche anno di ritardo rispetto all’Italia, la voce della coscienza etica della Germania.

In particolare, il programma satirico del secondo canale nazionale, “Die Anstalt”, nell’aprile scorso, citava già alcuni dettagli riportati poi in “Giornalisti comprati”, ironizzando sul conflitto di interessi che coinvolgeva alcuni giornalisti iscritti ad associazioni sostenute dalla NATO e paragonando il tono esagitato con cui i media tedeschi parlano della situazione in Ucraina alle veline nazionalsocialiste. Allora fiorirono le querele, tutte archiviate nel giro di poche settimane: si trattava comunque di satira. Nel caso di Ulfkotte si tratterebbe, tutt’al più, di cospirazionismo.

È tuttavia singolare il tempismo con il quale certe notizie vengono rese pubbliche. E fa pensare a un regolamento di conti tra due correnti sotterranee che, da mesi, sembrano volersi contendere il futuro della Germania: quella atlantista e quella che crede che una collaborazione con la Russia sia ancora possibile. Su una cosa, Ulfkotte ha avuto senz’altro ragione: la Guerra Fredda è tornata ad essere il leitmotiv di ogni discussione mediatica.

http://iljournal.today/cultura/giornalisti-venduti-best-seller-mercato-delle-opinioni/


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