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Gli stati nazionali sono morti.

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http://nwo-truthresearch.blogspot.com/2010/05/ue-e-nwo-lunita-il-movimento.html
UE e NWO: l'Unità, il Movimento Federalista Europeo e l'Istituto Affari Internazionali

" Il MFE ha come scopo la lotta per la creazione di un ordine politico razionale, che, secondo la visione di Kant, può essere tale solo se abbraccia l'intera umanità. Il suo obiettivo ultimo è pertanto la federazione mondiale. I suoi obiettivi intermedi sono la Federazione europea, l'unificazione federale delle altre grandi famiglie del genere umano e la trasformazione dell'ONU in un governo mondiale parziale."
Statuto del Movimento Federalista Europeo, Art.2

Circa 8-9 anni fa ero un lettore "impegnato" dell'Unità. Era l'epoca in cui la sinistra tutta era affacendata nella costruzione del nuovo demone da combattere: Silvio Berlusconi, diventato praticamente responsabile di tutte le cose che in Italia non funzionavano. Devo dire innanzi tutto che condivido la maggior parte delle critiche che si fanno a Silvio; egli è un furfante, uno che si è fatto tramite la P2 di Gelli, uno che ha usato le istituzioni come strumento per la propria impunità, uno che ha usato le televisioni per costruire consenso e profitti attraverso la veicolazione di valori consumisti e individualisti ecc.

A quei tempi mi capitava di leggere spesso l'Unità di Furio Colombo perchè mi riconoscevo, e ancora mi riconosco, in quella parte sfruttata di popolazione che appartiene alle classi subalterne. All'interno di questo giornale trovavo articoli che spiegavano molto bene l'agire truffaldino del Silvio nazionale; affianco a questi però c'erano sempre articoli che, di contrasto, quasi veneravano l'elite della sinistra "borghese"; Rutelli, Fassino, Violante, Prodi, D'Alema Veltroni ecc. ecc. stavano tutti facendo una lotta eroica contro il nuovo fascismo del piduista di Arcore. Oltre a questi trovavo anche articoli entusiastici sull'Unine Europea e la sua moneta unica.
Dalle sue colonne l'Unità ci spiegava che l'Europa ci avrebbe salvato dal nuovo fascismo di Arcore e dalle rivoluzioni padane; ci diceva che l'Europa significava prosperità e benessere; voleva farci credere che essere di sinistra vuol dire essere europeista; le uniche critiche erano quelle di non fare un'unione solo economica ma anche politica e sociale.
Prodi ci diceva che i sacrifici erano necessari per un maggiore benessere futuro. E i più ci credevano. Leggete ad esempio questo pezzo di propaganda dell'economista Paolo Leon sull'Unita del 30-12-2001, la vigilia dell'introduzione dell'Euro come banconote e monete:

In effetti, la nascita dell’Euro è un’innovazione assolutamente straordinaria, un vero miracolo economico, se pensiamo che alla nuova moneta non corrisponde la sovranità di uno Stato vero e proprio. Il successo della nuova moneta, tuttavia, è stato ottenuto, paradossalmente, proprio perché la crescita europea era legata a quella americana, e non c’era bisogno di un intervento pubblico europeo per stimolarla. Per questa ragione, e proprio perché inconsapevolmente protetti dalla crescita americana, si sono sviluppati in Europa, sentimenti poco europei, più a favore delle piccole patrie e delle identità locali, spacciati per un’imitazione del liberalismo americano (per altro ignoto ai più e citato spesso a sproposito), anche se mancavano da noi proprio le condizioni favorevoli dovute, negli Usa, al potere del dollaro. Si sono, così, formati governi in Europa che coalizzano forze nazionaliste, quando non francamente razziste. Va ad onore del centro sinsitra in Italia aver praticato una politica di sacrifici per costruire l’Euro, nonostante l’emergere di egoismi locali e di demagogie quasi peroniste, che, oggi al governo del nostro paese, esprimono una visibile freddezza nei confronti di tutto ciò che è europeo: la nostra vendetta è che l’Euro è ormai una realtà. Ora, con la crescita americana in stallo e con l’Euro che non si svaluta più, la nuova moneta ha però bisogno di una politica economica europea fondata sulla domanda interna, e non più sulle esportazioni. Può darsi che i governi europei di destra non lo capiscano, ma mi chiedo come i centristi francesi, tedeschi e olandesi possono evitare di sostenere una politica economica europea che rafforzi l’accettabilità internazionale dell’Euro e trovi l’accordo con gli Usa, due condizioni che possono sconfiggere il nuovo antieuropeismo.
Paolo Leon

Ci sono, in questo pezzo di Leon, tutti gli elementi propagandistici dell'elite dei banchieri internazionali. L'Euro, l'obiettivo egoistico dei banchieri e una truffa nei confronti della popolazione, è associato invece all'essere di sinistra, tolleranti, solidali e alternativi, mentre ciò che è un pericolo per i banchieri, il rifiuto dell'Euro, è associato al razzismo e paradossalmente all'egoismo locale: il pericolo sono le "forze nazionaliste" e subito dopo c'è l'associazione di queste forze all'intolleranza etnica con la stoccata " quando non francamente razziste", che ha un impatto molto emotivo nel popolo di sinistra. Leon prosegue: " Va ad onore del centro sinsitra in Italia aver praticato una politica di sacrifici per costruire l’Euro, nonostante l’emergere di egoismi locali e di demagogie quasi peroniste"; Sinistra buona perchè ci ha fatto fare i sacrifici per l'Euro, gli altri NO buoni perchè non vogliono l'Euro e quindi sono "egoisti" e "demagogici", un'altra parola con un bell'effetto emotivo su chi legge. Ve la sentite di sottoscrivere, a distanza di 8 anni, questa frase di Leon? Per finire il solito accenno al " nuovo antieuropeismo" con l'implicito suggerimento alla mente del vero attivista di sinistra: stai attento che se sei antieuropeista noi di sinistra ti equipariamo a Satana. Anche adesso, a distanza di 8 anni, il nostro imperterrito Leon dice che bisogna "rafforzare l’Europa per affrontare la crisi" e vuole "uno slancio verso una reale unione europea lavorando perché l’Europa diventi uno Stato"
Ricordiamo che David Rockefeller ebbe a dire nel 1991:

" il mondo è pronto per raggiungere un governo mondiale. La sovranità sovranazionale di una elite intellettuale e di banchieri mondiali è sicuramente preferibile all’autodeterminazione nazionale praticata nei secoli passati."

All'epoca a capo del consiglio di amministrazione dell'Unità figurava Alessandro Dalai, a capo della casa editrice Baldini & Castoldi "la casa editrice nella quale è presente con una quota del 49% la Mondadori, ovvero la società editrice del gruppo Fininvest di Silvio Berlusconi." Contattato dal Corriere della Sera, però, Alessandro Dalai ha così spiegato la sua posizione: «Sono amico di Veltroni e sono stato nel consiglio di amministrazione de "l' Unità". Strani casi della vita.
Ho capito solo in seguito questa abile mistificazione e propaganda. Anche in questo caso mi trovavo di fronte alla creazione di false opposizioni. Entrambe le fazioni, destra e sinistra, sono dirette da un'elite che vuole fare solo ed esclusivamente i propri interessi, e per farli deve costruire il consenso attraverso la propaganda. Dipingere l'avversario come mostro e se stessi come immacolati fa parte di questa propaganda. Attraverso la creazione di questo falso opposto si è voluto associare l'essere di sinistra con l'essere incondizionatamente a favore dell'integrazione europea e dell'Euro. Chi non era d'accordo con l'Europa era di conseguenza un fascista, un razzista, un rozzo leghista ecc. ecc. O con NOI o CONTRO DI NOI. Costretti all'interno di questa falsa dicotomia i più non reggono e per non sentirsi dire di essere dei razzisti e salvare la propria autoimmagine, abbracciano allegramente le esternazioni di Prodi e Veltroni.
Ora, dopo anni, dopo che abbiamo scoperto sulla nostra pelle che l'Europa non ci ha salvato, ora che vediamo che la cosiddetta stabilità, il be
nessere e l'ampia scelta di lavoro che avremmo dovuto sperimentare erano solo pie illusioni veicolate a scopo propagandistico, al pari dei milioni di posti di lavoro promessi dal divo di Arcore, forse ci renderemo conto che questi europeisti ci hanno preso per i fondelli fin dall'inizio.
Il progetto di Unione Europea è stato sempre portato avanti da una ristretta elite al fine di accrescere sempre più il potere e la ricchezza nelle mani di pochi banchieri e burocrati non eletti. Per meglio individuare i gruppi che, dietro le quinte, hanno voluto e sostenuto l'Unione Europea oggi parliamo di due potenti think tank: il Movimento Federalista Europeo (MFE) e l'Istituto di Affari Internazionali (IAI).
Il MFE e l' IAI sono stati fondati da Altiero Spinelli, un membro del gruppo Bilderberg. Questi serbatoi di pensiero si battono per la creazione di un Nuovo Ordine Mondiale e vedono l'Unione Europea come tappa intermedia per arrivare a costruire un Governo Mondiale sutto l'egida delle Nazioni Unite.
Da Wikipedia leggiamo di Altiero Spinelli:

" Altiero Spinelli (Roma, 31 agosto 1907 – Roma, 23 maggio 1986) è stato un politico e scrittore italiano, sovente citato come padre fondatore dell'Europa per la sua influenza sull'integrazione europea post-bellica.Fondatore nel 1943 del Movimento Federalista Europeo, poi co-fondatore dell'Unione Europea dei Federalisti, membro della Commissione Europea dal 1970 al 1976, poi del Parlamento italiano (1976) e quindi del primo Parlamento europeo eletto a suffragio universale nel 1979. Fu promotore di un progetto di trattato istitutivo di un'Unione Europea con marcate caratteristiche federali che venne adottato dal Parlamento europeo nel 1984. Questo progetto influenzò in maniera significativa il primo tentativo di profonda revisione dei trattati istitutivi della Cee e dell'Euratom, l'Atto unico europeo. Fu membro del parlamento europeo per dieci anni e rimase uno degli attori politici principali sulla scena europea attraverso il Crocodile Club, da lui fondato e animato nel 1981."

Spinelli è un "anomalo socialista-tecnocrate votato a un europeismo oligarchico" facente parte della schiera dei comunisti-borghesi. Nel 1941 Spinelli scrisse assieme all'azionista Ernesto Rossi il "Manifesto di Ventotene" nel quale teorizzò una federazione europea:

Dopo la lettura di due articoli scritti nel 1918 da Luigi Einaudi (un economista che era stato professore di Rossi) che predicevano che la Lega delle Nazioni non avrebbe evitata un’altra guerra europea e che proponevano una federazione europea, Spinelli e Rossi studiarono le opere degli autori federalisti britannici contemporanei e scrissero il Manifesto di Ventotene al fine di avviare un movimento per promuovere una federazione europea.

Istituto di affari internazionali
l'Istituto Affari Internazionali fu fondato l'11 ottobre del 1965 da Spinelli insieme alla Fondazione Olivetti, all'Associazione di Cultura politica "Il Mulino" e al Centro Studi Nord-Sud; è uno dei principali think tank italiani ed è costruito sul modello dei potenti ed elitari Council On Foreign Relations e Royal Institute of International Affair. Lo IAI si trova al 33° posto della graduatoria mondiale dei think tank non americani elaborata dal THE THINK TANKS AND CIVIL SOCIETIES PROGRAM 2009 THE GLOBAL “GO-TO THINK TANKS”. Dal sito dell'IAI leggiamo:

" Nel 1980 è stato eretto a ente morale con decreto del Presidente della Repubblica.
Dal 1991 ha sede nel settecentesco Palazzo Rondinini, elegante esempio della Roma barocca, nel quale si svolgono anche le principali manifestazioni che l'Istituto organizza.
Il finanziamento è assicurato dai soci individuali e collettivi, da Enti pubblici e privati, dalle principali Fondazioni internazionali e da un contributo di legge erogato dal Ministero degli Esteri. (lo paghiamo anche noi! ndr)
Lo IAI mira a promuovere la conoscenza dei problemi internazionali nei campi della politica estera, dell'economia e della sicurezza attraverso ricerche, conferenze, pubblicazione e formazione."

Lo IAI è stato incaricato, fino dall'inizio, di coordinare i punti di vista degli ambienti d’affari europei, americani e giapponesi e di lottare contro ogni seria tendenza progressista potesse svilupparsi in Italia.
Lo IAI pubblica anche una rivista online dal nome Affari Internazionali, riprendendo il nome dalla rivista Foreign Affairs del Council on Foreign Relation. Dal loro pieghevole leggiamo ora gli Organi direttivi:

Presidente d'onore, Carlo Azeglio Ciampi
Presidente, Stefano Silvestri
Direttore, Ettore Greco
Vice Presidenti, Gianni Bonvicini, (Vicario) Roberto Aliboni, Paolo Guerrieri
Comitato dei Garanti
Cesare Merlini (Presidente), Bruno Bottai, Pier Francesco Guarguaglini, Arrigo Levi, Antonio Maccanico, Renato Ruggiero, Mario Sarcinelli, Guido Venturoni

Dall'ultimo rapporto annuale pubblicato (2007) vediamo un pò, ad esempio, chi sono i soci collettivi:

ASSOCIAZIONE BANCARIA ITALIANA (Abi), Roma (Giuseppe Zadra)
AGUSTAWESTLAND, Cascina Costa (VA) (Marcello De Donno)
AIAD, Roma (Carlo Festucci)
ALENIA AERMACCHI SpA, Venegono Superiore (Giorgio Brazzelli)
ALENIA AERONAUTICA, Roma (Giovanni Bertolone)
AVIO Spa, Torino (Massimo Mazzola)
CONFINDUSTRIA, Roma (Carlo Calenda)
EADS Italia srl (Serafino D’Angelantonio)
ELETTRONICA SpA, Roma (Lavinio Perotti)
ENTE NAZIONALE IDROCARBURI SpA (Eni),Roma (Leonardo Maugeri)
FINCANTIERI SpA, Roma (Giuseppe Bono)
FINMECCANICA SpA, Roma (Francesco Lalli)
IBM Italia SpA, Roma (Giovanni Aliverti)
INTESA SANPAOLO SpA, Milano (Mario Ciaccia)
ITALCEMENTI SpA, Bergamo (Giorgio Bodo)
ISTITUTO FINANZIARIO INDUSTRIALE (Ifi), Torino (Virgilio Marrone)
MBDA Italia SpA, Roma (Fabrizio Giulianini)
RHEINMETALL Italia Spa, Roma (Gennaro Santamaria)
SELEX Communications SpA, Genova (Lorenzo Costagli)
SELEX Sistemi Integrati, Roma (Stefano Tagliani))
SIMEST SpA, Roma (Giancarlo Bertoni)
VITROCISET Spa, Roma (Riccardo Grazi)

Tra i soci individuali troviamo poi tutti assieme appassionatamente centrodestra, centrosinistra, imprenditori, banchieri, globalisti e chi più ne ha più ne metta. Alcuni soci individuali:
ADORNATO FERDINANDO, AMATO GIULIANO, ANNUNZIATA LUCIA, BERNABÈ FRANCO, BONIVER MARGHERITA, BUTTIGLIONE ROCCO, COLOMBO EMILIO, DASSÙ MARTA, D’ONOFRIO FRANCESCO, FASSINO PIERO , FINI GIANFRANCO, FOLLINI MARCO, DE BENEDETTI CARLO Presidente, Cir SpA, Milano, NAPOLITANO GIORGIO, PADOA-SCHIOPPA TOMMASO, PERA MARCELLO, PASSERA CORRADO Consigliere Delegato e Ceo, Intesa Sanpaolo SpA, Milano, PIRANI MARIO Editorialista, «La Repubblica», PINOTTI ROBERTA, RUGGIERO RENATO, RUTELLI FRANCESCO, SCOGNAMIGLIO CARLO, SEGNI MARIO, TRONCHETTI PROVERA MARCO, VELTRONI WALTER...
C'era tempo fa una canzone di Gaber con questo ritornello: ma cosè la destra.... cosè la sinistra...
Massimo Fini, in uno dei suoi libri, disse: "La democrazia è quel sistema che te lo mette in culo con il tuo consenso"
Lo spettacolo elettorale che ci spacciano per democrazia è solo un teatrino creato allo scopo di sviare le nostre menti e portarle a credere che esistano, nei candidati dei partiti nazionali che noi votiamo, delle reali diversità di progetti e vedute; al di la del teatrino massmediatico, però questi personaggi hanno in mente un solo programma: quello di accrescere il loro potere e la loro ricchezza. Anche l'IAI, al pari degli altri think tank elitari come il Brookinks Institution e il Council on Foreign Relations, studia "la riforma delle principali istituzioni finanziarie e commerciali internazionali (FMI, WB, WTO) e le prospettive di interazione/cooperazione tra le principali aree economich
e globali". Per quanto rigurda il nostro paese il ruolo dell'IAI è lo studio di programmi di "internazionalizzazione dell'economia italiana." Nella pagina dei progetti in corso leggiamo:

" Le sfide del multipolarismo e le strategie della politica estera italiana
All'interno del progetto per uno studio sulla politica estera italiana nel sistema multipolare globale, finanziato dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena e di cui l'AREL è risultata aggiudicataria, lo IAI è incaricato di coordinare l'attività di un gruppo di ricerca, composto da accademici, analisti e rappresentanti del mondo economico e istituzionali, che affronterà il nodo della riforma delle regole e istituzioni del sistema di governance economica globale. Portando avanti un percorso di riflessione già avviato nell'ambito di una precedente iniziativa congiunta IAI-AREL, il progetto si concentrerà su alcuni temi chiave, come la riforma delle principali istituzioni finanziarie e commerciali internazionali (FMI, WB, WTO) e le prospettive di interazione/cooperazione tra le principali aree economiche globali. Attraverso un costante monitoraggio delle posizioni assunte dai governi dei principali paesi e delle negoziazioni portate avanti in ambito G8 e G20 verranno delineati degli scenari sulle future evoluzioni del sistema di governance economica globale al fine di comprendere il ruolo da attribuire all'Unione Europea e all'Italia nel processo di riforma.
Nell'ambito del progetto si è svolta il 18 novembre 2009 la conferenza internazionale "Global Governance and economic growth in the world economy after the crisis"
Programma
Presentazione di Damien Dunn
Intervento dell'On. Enrico Letta
Presentazione di John Williamson
Immagini
Governance Globale

Alla fine del programma del precedente triennio sull'internazionalizzazione dell'economia italiana, che si è concluso con un rapporto trasmesso alla Compagnia, l'obiettivo del prossimo triennio è di analizzare a partire dalla crisi finanziaria ed economica in corso le future possibili collocazioni dell'Italia e dell'Europa nel sistema economico globale in una prospettiva di medio-lungo termine, anche allo scopo di proporre adeguate opzioni per la politica economica estera italiana. L'ipotesi generale della ricerca è che per l'Italia e l'Europa sia auspicabile che il sistema internazionale sia gestito con strumenti multilaterali sulla base di accordi cooperativi e di regole condivise dai poli principali. Per gli Stati Uniti e per l'Europa, la sfida sarà in questo caso di riuscire a integrare, in un sistema di regole condivise, le potenze in ascesa del sistema internazionale, facendone dei responsible stakeholders. A questo riguardo verranno effettuate delle simulazioni di scenari che, a seconda dei livelli di intervento, riguarderanno l'azione dell'Italia, l'azione a livello europeo su cui l'Italia può intervenire, l'azione a livello globale. In una seconda fase verranno identificate le azioni di policy necessarie per collocare l'evoluzione del nostro paese sul sentiero di volta in volta più desiderabile. Nel corso della ricerca verranno realizzati dei position papers propedeutici relativi ai singoli sotto temi (crescita, commercio, tecnologia, energia e ambiente, demografia). Verranno altresì organizzate riunioni ristrette per la discussione dei position papers e si arriverà alla fine alla redazione di un Rapporto generale di ricerca che includerà i risultati più rilevanti del lavoro svolto e che verrà presentato in un Workshop aperto al pubblico.
Problemi e prospettive del sistema di governance economica globale
All'interno di un network di istituti che studiano gli scenari di riforma del sistema di governance economica globale, al quale lo IAI partecipa insieme a Chatham House, al Centre for International Governance Innovation e all'Oxford Institute for Economic Policy è stata avviata una iniziativa di riflessione sugli scenari di riforma delle regole e delle istituzioni che sottendono al funzionamento dell'economia globale. Particolare attenzione viene dedicata ai processi di riforma delle istituzioni economiche e finanziarie multilaterali (Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, Organizzazione Mondiale del Commercio). Il gruppo di lavoro si riunisce periodicamente e organizza diverse iniziative di discussione e di diffusione dei risultati della ricerca.
Nell'ambito del progetto si è svolta il 6 luglio 2009 la tavola rotonda "The G20-G8 continuum: global governance in a world of crisis", organizzata dallo IAI in collaborazione con Chatham House, Centre for International Governance Innovation e il G8 Research Group dell'Università di Toronto. L'evento ha analizzato aspettative e problematiche degli incontri G8 e G20 all'interno del dibattito sulla riforma della governance economica globale (programma).
Cina e Unione Europea nel sistema di global governance
L'iniziativa si inquadra all'interno della collaborazione che lo IAI ha avviato con la Chinese Academy of Social Sciences (CASS), con la quale sono stati individuati filoni di ricerca di interesse comune. Attraverso uno scambio di visite di esperti i due istituti discutono dei problemi e prospettive dell'azione internazionale della Cina e dei suoi rapporti con l'Unione Europea. Uno specifico tema di approfondimento è quello dei possibili scenari di inserimento e azione della Cina all'interno del sistema multilaterale di governance politica ed economica della comunità internazionale."

A pag.893 del libro Massoneria e Sette Segrete di Epiphanius leggiamo:

" Gli Altri istituti di Affari Internazionali
RIIA e CFR a loro volta diedero origine a tutta una serie di istituti omologhi (circa una sessantina), dapprima nel Commonwealth, secondo la volontà di Rhodes, quindi in Europa e nello stesso blocco comunista.
Entrambi ispirati nei loro contenuti dalla Fabian Society, RIIA e CFR hanno perciò sempre mirato a realizzare la rivoluzione silenziosa - " dall'alto", in luogo di quella nelle strade - per giungere alla sintesi definitiva fra capitalismo e socialismo. Programma affine a quello del Patto sinarchico francese, al quale si sono sostituiti perseguendone e diffondendone su scala mondiale i contenuti.
Detti istituti si pongono come influenti " centri di studio" filobritannici, ad orientamento socialista " fabiano", costituendo veri e propri punti di controllo delle ricchezze e della cultura del paese che rappresentano; in una parola, centri di potere. Nell'elenco dei loro membri spiccano le principali banche, le industrie più rilevanti, le maggiori società di assicurazione, le università, i centri di ricerca e le fondazioni. Non solo: vi sono compresi anche i sindacati, le confederazioni degli imprenditori, i migliori giuristi, personalità politiche, i giornalisti più famosi e altro.
L'Istituto Affari Internazionali italiano (IAI) venne fondato nel 1965 dalla Fondazione Olivetti, dalla Associazione di Cultura politica " Il Mulino" e dal Centro Studi Nord-Sud in seguito a una proposta di un esponente del Movimento Federalista europeo, il comunista Altiero Spinelli. Ricordiamo che Altiero Spinelli, primo direttore dell'Istituto, era membro del Bilderberg Club e legatissimo al vero patron dell'IAI Gianni Agnelli, il Rockefeller italiano.
Presidente dell'IAI è Stefano Silvestri (n. 1942), professore dell'Università di Firenze, membro del Bilderberg e del Consiglio dell'IISS di Londra.
Esaminando da vicino la rete internazionale generata dal RIIA, si può constatare come, confusi con i membri dell'Istituto del paese considerato, vi siano molti "delegati" di "club" riservati di altri paesi, in omaggio al principio di infiltrazione trasversale, tanto caro alle società occulte e necessario alla verifica diretta dell'applicazione fedele delle disposizioni emanate dai centr
i di potere.
L'IAI, ad esempio, accanto ai suoi 55 dirigenti e fra i suoi 270 membri, ospitava negli anni '80 personalità come il massone d'alto grado Boutros Boutros-Ghali, ex Segretario delle Nazioni Unite, allora presidente dell'Istituto di Studi Politici e Strategici del Cairo; Robert Bowie, membro di Harvard, del Bilderberg Club, della Trilaterale, del CFR, dell'IISS e della CIA; Z. Brzezinski, teorico della Trilaterale e mondialista d'alto profilo; l'israelita Etienne Hirsh, dell'èquipe di Jean Monnet, presidente del Movimento Federalista europeo per quindici anni; il professore israelita di Scienze Politiche di Harvard Stanley Hoffman, membro del CFR e del Bilderberg Club; Francois Duchene, già direttore dell'IISS, membro del RIIA, del Bilderberg Club, della Trilaterale e dell'Istituto Atlantico; Richard Gardner, presente in alti cenacoli mondialisti; l'alto iniziato Max Kohnstamm, fondatore della branca europea della Trilaterale, legatissimo a Kissinger, presidente del comitato J. Monnet, membro del Bilderberg Club e presidente dell'Università europea di Firenze, centro studi supercapitalista; Karl Kaiser, presidente dell'Istituto Affari Internazionali tedesco (DGAP), membro del Bilderberg Club, della Trilaterale e dell'Istuituto Atlantico; il banchiere israelita Pierre Uri, uomo dei Rothschild, membro del Bilderberg Club, della Trilaterale e dell'Isituto Atlantico; Alvin Schuster, corrispondente per l'Italia del New York Times."

Movimento Federalista Europeo

Il MFE fu fondato da Spinelli nel 1943. Esso dichiara le seguenti caratteristiche:

* è autonomo dalle forze politiche tradizionali e non partecipa direttamente alle elezioni;
* svolge un ruolo di iniziativa politica mirante a mobilitare e far convergere le forze politiche e sociali e tutti i cittadini sugli obiettivi strategici che di volta in volta consentono di avanzare verso la Federazione europea e, in prospettiva, verso la Federazione mondiale;
* elabora la sua politica a livello sovranazionale come sezione italiana dell'Unione Europea dei Federalisti (UEF), costituita nel 1947, e del World Federalist Movement, fondato anch'esso nel 1947;
* è un insieme di centri di cultura politica di carattere militante, che collaborano a elaborare e diffondere la teoria generale del federalismo - che rappresenta il nucleo vitale della cultura della pace - e la critica degli aspetti falsi dell'idea nazionale;

Esiste anche un braccio giovaline del MFE che si chiama Gioventù Federalista Europea, la quale è la sezione italiana degli Jeunes Européens Fédéralistes (JEF). Dallo Statuto leggiamo all'Articolo 2:

" Art. 2 – Il MFE ha come scopo la lotta per la creazione di un ordine politico razionale, che, secondo la visione di Kant, può essere tale solo se abbraccia l’intera umanità. Il suo obiettivo ultimo è pertanto la federazione mondiale. I suoi obiettivi intermedi sono la Federazione europea, l’unificazione federale delle altre grandi famiglie del genere umano e la trasformazione dell’ONU in un governo mondiale parziale."

Il progetto federalista europeo si ispira al modello di aggregazione tra stati adottato dagli USA con la Convenzione di Filadelfia del 1787, dove prende forma la prima Costituzione federale della storia.

" La Federazione Europea
L'obiettivo strategico immediato del MFE é la Federazione europea, in quanto il grado di interdipendenza raggiunto dai rapporti politici, economici e sociali rende indispensabile e possibile portare a compimento il processo di integrazione sviluppatosi nel corso degli ultimi cinquant'anni e giunto ormai allo stadio cruciale della cessione della sovranità monetaria e politica da parte degli Stati europei. La Federazione europea non solo garantirà agli europei il controllo democratico sulle decisioni che li riguardano, ma costituirà la prova più evidente che è possibile superare la divisione dell'umanità in Stati sovrani. Il popolo europeo sarà il primo nucleo del popolo mondiale in formazione."

Il MFE è un sostenitore della tesi del gradualismo:

" Ma in certe fasi del processo di integrazione è emersa la necessità di battersi per obiettivi strategici più limitati, scegliendo quindi la via del gradualismo, definita da Jean Monnet come l'identificazione di "un'azione concreta e risoluta su di un punto limitato ma decisivo che provochi un cambiamento fondamentale su questo punto e modifichi progressivamente i termini dell'insieme dei problemi". Il gradualismo è, in definitiva, il metodo che permette avanzamenti parziali del processo di integrazione come base per una successiva e più incisiva battaglia costituente."

Il gradualismo è un termine orwelliano che si può benissimo tradurre con: totalitarismo per gradi.
Se la schiavitù centralizzata europea e mondiale fosse imposta in modo chiaro ed evidente fin dall'inizio le persone se ne accorgerebbero e si ribellerebbero: se l'obiettivo finale viene invece diluito in tanti piccoli obiettivi apparentemente slegati gli uni dagli altri le persone non si accorgono cosa stà accadendo e non si ribellano anche dopo che si è raggiunto l'obiettivo finale. Si prenda una rana viva e reattiva e la si getti in una pentola d'acqua bollente. Lotterà per la sua vita con tutte le sue forze, cercherà di saltare fuori dalla pentola e insomma, sola di fronte ad un destino noto e non piacevole, in lotta per la sua stessa vita, le proverà tutte per salvarsi.
La si metta invece in una pentola di acqua tiepida e si alzi poi molto lentamente la temperatura....Il benessere iniziale della nostra povera rana si tramuterà piano piano in malessere ma la poverina non riuscirà a darsene una spiegazione.
Incapace di cogliere i segnali di pericolo continuerà a rimanere nella vasca di acqua sempre piu' calda e morirà senza sapere perchè. Recentemente Nicola Vallinoto, Membro della Direzione nazionale del Movimento Federalista Europeo, ha scritto un articolo dedicato al terremoto di Haiti e pubblicato su eurobull.it, in cui auspicava "un governo mondiale per gestire le catastrofi umanitarie e ambientali". Anche questo articolo, come tutti gli altri documenti a favore del NWO, sostiene l'idea che ci siano delle pressanti minacce globali alle quali deve essere data una risposta globale attraverso l'accentramento di potere in un forte organismo elitario che risponda alle emergenze in modo rapido e deciso; la diversità di vedute, espressa dai molteplici stati nazionali, è interpretata come intoppo alla presa di decisioni rapide in risposta alle pressanti minacce, e quindi deve essere abolita, e con essa la libertà. Leggiamone una parte:

" Partendo da queste considerazioni sarebbe auspicabile che l’esperienza negativa del post-terremoto haitiano porti i governi dei paesi più ricchi, a cominciare dai membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, a prendere le necessarie e conseguenti decisioni.
Ovvero decidere di delegare una parte della propria sovranità a un governo democratico mondiale sotto l’egida dell’ONU, responsabile di fronte all’Assemblea generale, in quei settori o ambiti nei quali gli stati nazionali divisi hanno dimostrato di non essere in grado di dare risposte efficaci. L’ultima dimostrazione, in ordine di tempo, di tale inefficacia l’abbiamo avuta al vertice sul clima di Copenhagen dove dopo due settimane di incontri e confronti i leader di oltre cento paesi non sono riusciti a trovare un accordo minimamente soddisfacente per ridurre le emissioni di CO2, causa prima del riscaldamento del pianeta.
La domanda che si pone a coloro che hanno un ruolo di leadership nei partiti politici, a coloro che governano gli stati nazionali e agli intellettuali che riflettono sul futuro del mondo è la seguente:
«A quante altre disgrazie dovremo assistere, ed anche subire, prima di ammettere l’inutilità della divisione politica del mondo in stati nazion
ali, solo formalmente, sovrani e di lavorare per superare tali divisioni a favore di integrazioni federali a livello regionale e a livello planetario?»"

La posizione è: o Governo Mondiale o Disgrazie. Nella sezione Fondamenti e Scopi del loro documento introduttivo al MFE c'è scritto:

" Verso un governo mondiale
La lotta per la creazione della Federazione europea è sempre stata concepita dal MFE nel quadro più vasto del processo di unificazione mondiale, presupposto essenziale per la realizzazione della pace e della democrazia internazionale. Solo con un governo mondiale, in grado di elaborare e far rispettare leggi comuni, si può garantire la sicurezza di ogni popolo e di ogni individuo, che ormai riguarda non solo la pace, ma anche la difesa dell'ambiente e lo sviluppo dei paesi arretrati. Per questo il MFE è diventato la sezione italiana del World Federalist Movement, che è attivamente impegnato per la riforma e la democratizzazione dell'ONU, in quanto potenziale governo mondiale."

Le parole " democrazia" e " democratizzazione" in questi documenti dovrebbero essere interpretate attraverso la neolingua orwelliana; sembrano messe li apposta per indorare la pillola e confondere le idee; infatti ricorda molto da vicino il concetto di invasione trasformato in "esportazione della democrazia" adottato dal Governo USA; elaborare e far rispettare leggi comuni" sembra infatti proprio il contrario del concetto democratico di autodeterminazione nazionale e locale. Il MFE parte dal principio che costringere forzatamente tutte le nazioni ad abbracciare un Governo Mondiale sia di per se democratico, mentre è in contraddizione palese con il concetto di libertà e autodeterminazione dei popoli e delle nazioni; autodeterminazione che potrebbe estrinsecarsi nel rifiuto delle persone a sottomettersi a tale ordine; un ordine che è imposto dall'alto e appare giustificato solo ed esclusivamente come reazione rapida a emergenze che si rivelano, alla prova dei fatti, solo dei falsi pretesti per imporlo. Il MFE aderisce, come tutti gli altri think tank globalisti, al consenso pseudoscientifico sul riscaldamento globale antropogenico; nel loro documento Mozione sull'Unione europea e sulla conferenza sul clima di Copenhagen leggiamo che il Comitato Centrale del M.F.E., riunito a Roma il 4 luglio 2009, si dice " preoccupato per l’aggravarsi della crisi climatica globale che si manifesta con il riscaldamento del Pianeta e l’aumento dei fenomeni meteorologici estremi cui, fino ad ora, non è stato contrapposto alcun provvedimento, misura o politica, a livello globale, capace di contrastarla efficacemente" e quindi:

ritiene che:

*

le misure del “pacchetto clima e energia” adottate dal Consiglio europeo dell’11 e 12 dicembre 2008, pur non essendo sufficienti a risolvere i problemi su scala planetaria, vadano nella giusta direzione; quindi debbano essere applicate, senza dilazioni e, anzi, accelerate nei tempi di attuazione;

*

l’U.E. vada dotata di adeguate risorse finanziarie proprie e che alla Commissione vadano attribuiti reali poteri di governo nei settori dell’energia e dell’ambiente, in modo da garantire l’attuazione, in modo efficiente, delle misure decise e lo sviluppo della ricerca scientifica e tecnologica in detti settori su scala europea;

*

l’U.E. debba assumere un ruolo di leadership internazionale, parlando con una voce sola, nel processo di riconversione in senso ecologico dell’economia mondiale, proponendo al mondo intero un Piano Mondiale di misure impegnative per la salvaguardia del clima del Pianeta, che preveda una sostanziale diminuzione delle emissioni climalteranti e il lancio di un vero e proprio nuovo “New Deal” in grado di rilanciare l’economia mondiale con massicci investimenti nel campo delle energie rinnovabili, del risparmio e dell’efficienza energetica;

*

l’U.E. debba proporre a Copenhagen di andare oltre i trattati internazionali, troppo limitati nella loro efficacia e spesso non sufficienti a migliorare la “governance” internazionale, e di dare vita a una Comunità mondiale per l’ambiente, costituita sul modello della C.E.C.A. nel processo di unificazione europea, dotata di adeguati mezzi finanziari propri derivanti dall’applicazione di una Carbon-tax a livello mondiale e gestita da un’Alta autorità, avente reali poteri e autonomia, responsabile di fronte all’O.N.U.

Per tutti questi motivi
chiede:

*

che l’U.E. si impegni, con determinazione, nel processo di riconversione in senso ecologico dell’economia, attuando il pacchetto clima-energia deciso a Bruxelles nel dicembre 2008, senza ritardi e condizionamenti;

o

che l’U.E. assuma il ruolo di leadership a livello internazionale nella indicata direzione, avanzando e sostenendo nella prossima Conferenza Mondiale di Copenaghen, un Piano Mondiale di misure per la salvaguardia del clima del Pianeta che preveda la costituzione, a livello dell’ONU, di una Comunità Mondiale per l’ambiente, dotata di mezzi finanziari propri e di reali poteri, sul modello della C.E.C.A..

Ripetiamo i loro obiettivi: " Comunità Mondiale per l’ambiente, Carbon-tax a livello mondiale e gestita da un’Alta autorità, avente reali poteri e autonomia, responsabile di fronte all’O.N.U.". Sia il Council on Foreign Relations che la Rivista dell'Istituto Affari Internazionali, sono poi concordi nello sviluppo di tecniche di geoingegneria, tra cui l'infame operazione delle scie chimiche, per contrastare gli effetti dello stesso; si veda a proposito il mio articolo Lovelock, la depopolazione, l'effetto serra e la geoingegneria. Non c'è bisogno di ricodare nel detattaglio tutte le prove che contraddicono la tesi del riscaldamento globale da CO2 antropogenica; ho già scritto alcuni articoli al riguardo. Il Global Warming da CO2 antropogenica serve solo ed esclusivamente a imporre la centralizzazione del potere mondiale con la scusa dell'emergenza ambientale. Riguardo al sistema monetario il MFE in una Mozione economica del del 13 marzo 2010 afferma:

" la necessità di una profonda riforma del sistema monetario internazionale che evolva verso una moneta mondiale di riserva sottratta all’arbitrio di un solo Stato, che non è in grado, come aveva previsto chiaramente Robert Triffin, di garantire nel medio periodo il funzionamento di un equo mercato mondiale;
- l’attualità della proposta di una moneta mondiale di riserva, il “bancor”, formulata da Keynes a Bretton Woods nel 1944 e rilanciata con forza dal Presidente della Banca del Popolo Cinese Zhou nel 2009 -, a partire dal Diritto Speciale di Prelievo (SDR) emesso dal Fondo Monetario Internazionale -, come richiesto dai federalisti nel Congresso mondiale di Ginevra del 2007 e nel Congresso europeo di Parigi del 2008;"

Avevo già parlato di questo argomento e delle sue conseguenze in un articolo intitolato Verso una moneta unica mondiale dove citavo Gavin Marshall di globalresearc.ca:

" In definitiva, ciò che tutto questo implica è che il futuro dell'economia politica è fatto di passi sempre più rapidi verso un sistema globale di governance, ovvero di governo mondiale, con una banca centrale mondiale e una valuta globale, e che, contemporaneamente, questi sviluppi avverranno a fronte o a seguito di un declino della democrazia in tutto il mondo, con un conseguente incremento della gestione autoritaria del potere politico"

Insomma in questo Movimento Federalista Europeo troviamo proprio tutti gli elementi fondamentali del Nuovo Ordine Mondiale espressi chiari e tondi.


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ah mi raccomando...porta i miei saluti a Trichet e alla BCE tutta se hai modo di vederli.
L’art.105 del trattato di Maastricht, prevede che “la BCE ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote all’interno della Comunità.”, e l’art.107 aggiunge che “nell’esercizio dei poteri e nell’assolvimento dei compiti loro attribuiti… né la BCE, né una BCN, né un membro dei rispettivi organi decisionali possono sollecitare o accettare istruzioni dalle istituzioni o dagli organi comunitari, dai governi degli Stati membri, né da qualsiasi altro organismo. Le istituzioni e gli organi comunitari, nonché i Governi degli Stati membri si impegnano a rispettare questo principio e a non cercare di influenzare i membri degli organi decisionali della BCE o delle Banche centrali nazionali nell’assolvimento dei loro compiti.” Ancora, all’art.108 A.1, si legge che “ la decisione (della BCE, n.d.r.) è obbligatoria in tutti i suoi elementi per i destinatari da essa designati”.
Mayer Amschel Rotschild disse: "Datemi l'opportunita' di stampare il denaro di una nazione e posso fregarmene di chi fa le leggi".

ah mi raccomando prova a curare taluni delirii che ti prendono di qunado in qunado...quello che hai messo qui sopra insomma vuol dire che la BCE ha la titolarità della politica monetaria...da non confondere assolutamente con la sovranità dello Stato di cui può esserne parte e già qui fin dall'inizio sei stato IMPRECISO e qundi disinformante poiche se tu parli dell'inesistenza di governi sovrani qualche allocco potrebbe credere che siamo governati dall'Europa come diceva quel tuo conoscente probabilmente massone ed oligarca bancario di nome Rotschild ( che da quel che si capisce ha rappresentato sempre e solo i suoi interessi o quelli della sua oligarchia...),

hai confuso la sovranita delgi Stati con la sovranità monetaria tout court...e se cominci così chissà come potresti terminare i tuoi raginamenti...portare notize oggettive vuol dire sforzarsi di portare notizie di cui si conosce la fonte...poi incetrare un papocchio voluminoso sull'attività di un movimento che si e no rappresenterà nel migliore dei casi l'1 % dei cittadini europei (l'MFE...) per dimostrare chissà cosa non mi sembra il massimo...ci sono degli accenni a volotà USA di controllo del modo...ti sei mica accorto che attulamente l'Italia è lultima colonia di periferia degli USA e lo è sempre stata prima di formare la CE e la UE ?? La CE invece è proprio un modo per affrancarci dalla schiavitù USA...non per nulla gli USA con le loro """autorevolissime""" agenzie di rating cercano di sabotare l'economia e la moneta europee

Ma il tuo amico Rotschild mica era un oligarca banchiere e magari massone ?

La bocca della verità insomma...che sarebbe una fonte di notizie certamente oggettiva...


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"
massimo fini ha detto:"la democrazia è quel sistema che te lo mette nel culo con il tuo consenso"

a questa "originale" affermazione dell'eccentrico a tutti i costi , Massimo Fini io darei la risposta che proviene da questo filmato ai minuti 27,35, dal 26,38 al 26,22, 25,45 e dal 19,05 in poi dove si parla di politica società civile ed in definitiva di democrazia , meglio io non saprei dire...

http://www.youdem.tv/VideoDetails.aspx?id_video=c37fb471-4425-4ecf-9ee6-1997aea09025


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della sovranità dello Stato Leviatano poi a me poco importa a me interessa più democraticamente la sovranità popolare genuina...recentemente storpiata da una pessima legge elettorale che esclude forze politiche anche con il 2% di rappresentanza...


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indyp
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"portare notize oggettive vuol dire sforzarsi di portare notizie di cui si conosce la fonteportare notize oggettive vuol dire sforzarsi di portare notizie di cui si conosce la fonte"
ciccio bello il trattato di maastricth non ti sembra una notizia OGGETTIVA? sei prorpio delirante; nelle tue patetiche difese dell'Euro arrivi a negare persino l'oggettività del trattato di maastricht e delle sue conseguenze OGGETTIVE sulla sovranità. Ma forse su La Repubblica il trattato non te l'hanno spiegato e per te tutto quello che non compare su La Repubblica NON ESISTE.
Inoltre introduci finti distingo tra sovranità popolare e sovranità monetaria, come se, dando ai banchieri europei il totale controllo sull'economia, e lasciando i popoli europei a mettere una croce su due candidati sottomessi all'economia dei banchieri come Trichet, allora et voila, ecco che la sovranità popolare è mantenuta. Le tue sono mistificazioni e illusioni spacciate per cose Oggettive, quando invece l'unica cosa oggettiva è la futilità del tuo pensiero
"(l'MFE...)"
cicco bello il MFE è una creazione della finanza internazionale, così come l'IAI, e vuoi che non abbia nessuna influenza? sei solo un pappone di La Repubblica

"a me interessa più democraticamente la sovranità popolare genuina..."
bravo cicco bello e siccome ti interessa allora diamo pieni poteri alla UE su tutto il continente e tutti tutti i popoli, sovranità monetaria inclusa, e facciamo andare avanti il finto teatrino elettorale italico e vedrai che abbiamo una bella "democrazia". Vero no?

http://nwo-truthresearch.blogspot.com/2010/03/forgiare-un-nuovo-ordine-mondiale-sotto.html
"Il superstato europeo

Nel 1992 è stato firmato il trattato di Maastricht, e questo ha ufficialmente dato origine all'Unione europea nel 1993. Nel 1994 è stato costituito l'Istituto monetario europeo (IME), e la Banca centrale europea (BCE) nascerà nel 1998; la moneta unica europea, l'Euro, ha debuttato nel 1999. Nel 2004, la Costituzione europea doveva essere firmata da tutti i 25 Stati membri della UE; questa era un trattato che avrebbe adottato una Costituzione per l'intera Unione europea.

La Costituzione è stata un passo avanti verso la creazione di un superstato europeo, creando un ministero degli esteri UE, e con esso, una coordinata politica estera, con la presa in consegna da parte della UE della sede della Gran Bretagna al Consiglio di Sicurezza dell'ONU, in rappresentanza di tutti gli Stati membri dell'Unione europea, forzando così le nazioni "attivamente e senza riserve" a seguire una politica estera dell'Unione europea; ha fissato il quadro per creare una politica di difesa dell'Unione europea, come un'appendice dalla NATO o distinta da essa; la creazione di un sistema di giustizia europea, con la definizione da parte dell'Unione europea di "norme minime per la definizione di reati e offese" e la creazione di una comune politica di asilo e immigrazione; sarebbe anche stato consegnato all'Europa il potere di "garantire il coordinamento delle politiche economiche e dell'occupazione"; le leggi dell'UE si sostituirebbero a tutte le leggi degli Stati membri, rendendo così gli stati membri mere semplici province all'interno di un sistema centralizzato di governo federale [2].

Václav Klaus, Presidente della Repubblica ceca, aveva dichiarato che temeva il concetto di una più forte e più centralizzata Unione europea, e come "gli sviluppi nell'UE sono molto pericolosi per quanto riguarda la fuoriuscita da una società libera e un movimento verso un sempre maggiore controllo e regolazione", e che, "Noi [Repubblica Ceca] abbiamo trascorso mezzo secolo sotto gli occhi comunisti. Siamo più sensibili di alcuni europei occidentali. Sentiamo le cose, vediamo le cose, tocchiamo le cose che non ci piacciono. Per noi, l'Unione europea ci ricorda il Comecon [l'organizzazione di Mosca per il controllo economico del blocco sovietico]." Egli ha inteso dire che la somiglianza con il Comecon non è ideologicamente fondata, ma è nella sua struttura, "Le decisioni non vengono prese nel proprio paese. Per noi che abbiamo vissuto l'epoca comunista, questo è un problema."[3]

La Costituzione è stata scritta in gran parte da Valéry Giscard d'Estaing, ex presidente della Repubblica francese nel 1974-1981. A Giscard d'Estaing capita anche di essere un membro del gruppo Bilderberg, della Commissione Trilaterale, ed è anche un caro amico di Henry Kissinger, essendo stato co-autore di diversi lavori con lui. Nel 2005, gli elettori francesi e olandesi hanno risposto al referendum nei loro paesi, e hanno respinto la Costituzione europea, che richiedeva l'unanimità totale, al fine di passare.

Nel 2007 è stato intrapreso un altro passo per introdurre quello è stato chiamato il Trattato di Lisbona, che deve essere approvato da tutti gli stati membri. Giscard d'Estaing scrisse un articolo per l'Independent, in cui affermava che "La differenza tra l'originale Costituzione e il presente Trattato di Lisbona è di approccio, piuttosto che di contenuti." Egli ha descritto il processo di creazione del trattato di Lisbona: "Sono stati gli esperti giuridici del Consiglio europeo, che sono stati incaricati di redigere il nuovo testo. Essi non hanno fatto alcun nuovo suggerimento. Hanno preso il progetto di costituzione originaria, lo hanno schiuso in elementi separati, e poi hanno attaccato loro, uno per uno, dei trattati esistenti. Il trattato di Lisbona è dunque un catalogo di emendamenti. Esso è impenetrabile per il pubblico." La differenza principale è che la parola "costituzione " è stata rimossa e bandita dal testo [4].

Il Telegraph ha riferito che se nel Trattato cade la parola "costituzione", è rimasto lo stesso concetto di "dotare l'Unione europea di simboli di una potenza globale ed il taglio della sovranità nazionale." Esso conteneva i piani per creare un presidente dell'Unione europea, che "servirà per due anni e mezzo, ma a differenza di capi di stato democratici lui o lei sarà scelto dai leader europei e non da parte degli elettori" e "si farà carico dei principali negoziati internazionali con capi di governo nazionali." Nella Costituzione il "ministro degli Esteri "diventa "l'Alto Rappresentante," colui che "svolgerà un servizio diplomatico potente dell'UE e sarà ancora più importante dei ministri degli Esteri nazionali sia sulla scena mondiale che su quella europea." Essa si propone di creare un "Ministero dell'Interno", che "centralizzerà i dati delle impronte digitali e del DNA" e "farà la legislazione comunitaria su nuovi poteri di polizia e di vigilanza." La possibilità per le nazioni dell'UE di utilizzare veti finirà, e il trattato "comprende una clausola per collegare permanentemente una "personalità giuridica" e un ascendente UE sui tribunali nazionali."[5]

Un paese in Europa ha scritto nella sua Costituzione che richiede un referendum sui trattati, e questo paese è l'Irlanda. Nel giugno del 2008, gli irlandesi sono andati a votare sul trattato di Lisbona, dopo che per settimane e mesi erano stati assillati da parte di politici e burocrati dell'UE che spiegavano che gli irlandesi "dovevano" dare all'Europa un "sì" a causa dei benefici che l'Unione europea aveva elargito all'Irlanda. La storia mostrerà, tuttavia, che gli irlandesi non vedono di buon occhio il fatto di essere maltrattati e perseguitati, così quando si sono recati alle urne, il "No" è stato sulle loro labbra e sulle loro schede elettorali. Gli irlandesi hanno così respinto il Trattato di Lisbona."
..
"Nel dicembre del 2008, il Financial Times ha pubblicato un articolo intitolato: "And Now for A World Government", in cui l'autore, ex partecipante B
ilderberg, Gideon Rachman, ha scritto che, "per la prima volta nella mia vita, credo che la formazione di una sorta di governo mondiale sia plausibile", e che, "Un 'governo mondiale' comporterebbe molto di più che la cooperazione tra le nazioni. Ci dovrebbe essere un soggetto con caratteristiche simili allo stato, sostenuto da un corpo di leggi. L'Unione europea ha già istituito un governo continentale per 27 paesi, il quale potrebbe essere un modello. L'UE dispone di una corte suprema, una moneta, migliaia di pagine di diritto, un servizio civile di grandi dimensioni e la capacità di dispiegare la forza militare".

Egli ha affermato che "è sempre più chiaro che le questioni più difficili di fronte ai governi nazionali sono di natura internazionale: vi è il riscaldamento globale, una crisi finanziaria globale e una 'guerra globale al terrore'." Ha scritto che il modello europeo potrebbe "diventare globale" e che un governo mondiale "si potrebbe fare", e "La crisi finanziaria e il cambiamento climatico stanno spingendo i governi nazionali verso soluzioni globali, anche in paesi come la Cina e gli Stati Uniti che sono fieri guardiani della sovranità nazionale". Citò un consigliere del presidente francese Nicolas Sarkozy che disse, "la global governance è solo un eufemismo per il governo mondiale", e che il "nucleo della crisi finanziaria internazionale è che abbiamo dei mercati finanziari mondiali e nessuna norma di diritto a livello mondiale." Tuttavia, Rachman afferma che ogni spinta verso un governo mondiale "sarà un doloroso, lento processo." Egli afferma poi che il problema principale in questa spinta può essere spiegato con un esempio da parte dell'Unione europea, che "ha subito una serie di sconfitte umilianti nei referendum, quando i piani di 'unione sempre più stretta' sono stati sottoposti agli elettori. In generale, l'Unione ha progredito più velocemente quando un'ampia gamma di accordi è stata concordata da tecnocrati e politici - e poi spinta senza il riferimento diretto agli elettori. La Governance internazionale tende ad essere efficace, solo quando è anti-democratica. [Corsivo aggiunto] "[66]"


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indyp
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http://www.italia.attac.org/spip/spip.php?article3447
La crisi economica, sviluppatasi dopo decenni di politiche neoliberiste che volevano creare un capitalismo che sempre più fosse simile al proprio concetto, porta come risposta da parte delle classi dominanti l’esasperazione di tali politiche

In questo solco si pongono alcune proposte avanzate negli ultimi giorni.

Il governo tedesco ha avanzato una proposta di uno stretto controllo dell’UE sui budget e sulle manovre finanziarie dei paesi, arrivando alla sospensione del diritto di voto per i paesi che sforano i parametri.

La Commissione Europea propone l’obiettivo di abbattimento annuale di almeno un ventesimo del debito eccedente i parametri del patto di stabilità e crescita ( 60% del P.I.L. ), nell’obbligo in questi casi di tenere la spesa pubblica ad una percentuale nettamente inferiore all’aumento del PIL, la creazione di un deposito cautelativo pari allo 0,2% del PIL che una volta sforato il 3% verrà trattenuta. Gli interessi di questo deposito andranno agli stati “virtuosi”, che rientrano nei parametri, determinando un ulteriore trasferimento di risorse dagli stati più poveri a quelli più ricchi.

Acclamando la necessità di sistemare i conti pubblici, si mettono in atto misure di feroce taglio allo stato sociale, di attacco al salario ed ai diritti dei lavoratori pubblici e di privatizzazione e di attacco alle pensioni.

Ciò si cui non si tiene conto è che nel deterioramento dei conti pubblici le politiche di soccorso al capitale finanziario sono state tutt’altro che irrilevanti e, ancor prima i tagli alle tasse di ricchi e imprese, lo spostamento di risorse a sostegno dei profitti come nel caso dell’aumento delle spese militari a favore dell’industria degli armamenti,la costruzione di eventi “vetrina” per il business dei propri paesi. E’ singolare che tali preoccupazioni per il rigore dei conti non emergessero quando, e si tratta di poco tempo fa, si inondavano le banche e le altre istituzioni finanziarie di soldi pubblici.

I casi delle misure economiche Greche e spagnole, dei provvedimenti di Sarkozy sulle pensioni e dei tagli a sanità e istruzione pubbliche, delle proposte di Tremonti , del libro Bianco di Sacconi, del sostegno del governo italiano alla linea di Marchionne, delle proposte di tagli al welfare del nuovo governo Britannico, per fare qualche esempio, non sono che casi particolari di una strategia più generale. Il contenimento del debito pubblico è la giustificazione per politiche di trasferimento ulteriore di ricchezza dai lavoratori, dai disoccupati, dai pensionati ai detentori di capitale.

Non è quindi in caso che le misure di contenimento del debito pubblico si accompagnino a misure di attacco ai diritti dei lavoratori e di allargamento della libertà di licenziamento da parte delle imprese, misure che col controllo dei deficit pubblici hanno poco a che fare, e che anzi potrebbero aggravarli per l’aumento dei sussidi ai disoccupati.

Queste politiche sono coordinate e giustificate dalle politiche di “rigore” richieste dall’UE, conseguenti alla sua identità profonda.

· L’UE è disegnata per portare avanti politiche neoliberiste:

· L’obiettivo dell’Euro come moneta forte, che aspira a divenire valuta di riserva mondiale;

· Una Banca Centrale indipendente dal controllo democratico e avente come unico obiettivo la lotta all’inflazione;

· La centralità dei vincoli del patto di stabilità e crescita che con i suoi obiettivi di contenimento del deficit e del debito entro ristretti parametri;

Per raggiungere tali obiettivi gli stati sono costretti a politiche economiche restrittive ( privatizzazioni, tagli all’occupazione ed allo stato sociale) per ottenere gli avanzi di cassa necessari ( è il patto stesso che indica la necessità di avere bilanci prossimi al pareggio o positivi) e politiche di restrizione delle rivendicazioni salariali.

Tale linea è funzionale alle esigenze del capitale finanziario: lotta all’inflazione che avvantaggia i detentori di capitale, evitando che si svalorizzino; politica riduzione tasse che rende necessario agli stati chiedere risorse economiche a prestito dai detentori di capitali, privatizzazioni che aprono al capitale finanziario nuovi campi di investimento.

tali misure non creano però una reazione antagonista da parte del capitale industriale.

Questo per due motivi principali:

In primo luogo la compenetrazione tra finanza e industria, le multinazionali sono attori sempre maggiori del mercato finanziario e le attività finanziarie sono ormai voce non secondaria nei bilanci di queste imprese, le catene e le “scatole” finanziarie sono strumenti in cui si esplica la proprietà ed il controllo sulle imprese da parte dei detentori di capitale.

In secondo luogo perché gli aspetti finanziari non sono separati, o secondo alcuni contrapposti, al resto dell’economia, ma ne sono una delle parti costitutive. L’esplosione della finanza nasce dai meccanismi centrali del nostro sistema, dalla ricerca della massimizzazione di profitti.

Per rispondere alla caduta del saggio di profitto negli impieghi tradizionali i capitalisti riversano capitali in cerca di valorizzazione nella sfera finanziaria, determinando la creazione di capitale fittizio, di titoli che danno diritto a partecipare alla spartizione di profitti, non essendo supportata da valore reale creato, ha determinato lo svilupparsi e l’esplodere delle bolle.

L’obiettivo di ogni detentore di capitali è quello di ottenere, nel più breve tempo possibile più denaro di quanto ne avesse prima: la fase produttiva è per lui solo un termine medio inevitabile, un male necessario.

In aggiunta in una fase di crisi l’assenza di prospettive di un’onda lunga espansiva che rilanci i profitti favorisce una generale attestazione sugli obiettivi di profitto a breve.

Vi è da aggiungere che queste misure hanno conseguenze utili anche per il capitale industriale:

· politiche di attacco ai lavoratori, disoccupazione e contenimento salariale, che favoriscono il disciplinamento della forza lavoro;

· pressione sul capitale produttivo a abbassare i propri costi migliorandone competitività internazionale;

· riduzione dell’incertezza sui tassi di cambio e sui diversi ambienti finanziari;

· l’Euro come moneta forte supporta le operazioni di fusioni e acquisizioni del capitale europeo in altre parti del mondo

E’ necessario quindi pensare ad un’altra Europa.

Un unico mercato che non contempla però la possibilità di decidere democraticamente politiche economiche, fiscali e sociali comuni lascia strada aperta al dumping tra i diversi stati su queste materie, lasciando la libertà alle imprese di collocarsi negli stati con situazioni a loro più favorevoli, mettendoli in concorrenza tra loro per attrarre investimenti, e costringe gli stati ad una costante rincorsa ad offrire ad esse sempre maggiori prebende.

Le enormi differenze economico sociali tra gli stati, in un processo di unificazione che tende a mantenere queste differenze, rafforza questa tendenza. Il processo di allargamento così gestito riconfigura l’UE in consonanza al processo di “globalizzazione neoliberista” avvenuto a livello mondiale. Le imprese si trovano così a disposizione all’interno del mercato unico una amplia gamma di situazioni in cui collocare in modo ottimale i segmenti dei loro processi produttivi in modo da massimizzare i profitti.

Occorre pensare ad un’Europa democratica, sociale, ecologista e pacifista che sia radicalmente contrapposta all’Europa di Maastricht

E’ necessario che quest’altra Europa abbia le gambe sociali per camminare e questo non può avvenire se non con la costruzione di reti, movimenti
, vertenze e campagne europee contro la le politiche che vogliono far pagare la crisi a studentesse/studenti, lavoratrici/tori, disoccupate/ti , pensionate/ti , contro la disoccupazione, la precarietà, le privatizzazioni, il neoliberismo e la guerra, per i diritti sociali e dei migranti, per la difesa dell’ambiente e per la democrazia europea.

Non possiamo d’altronde aspettarci risposte positive automatiche. Le proposte di uscita dalla crisi tramite politiche di aumento dei consumi interni, ottenuto anche attraverso aumenti di salario, si scontrano con alcuni ostacoli non indifferenti.

L’assenza di adeguati spazi d’accumulazione che possano rilanciare la produzione;

la non coincidenza tra spazio politico e spazio economico, che fa si che un aumento della domanda non si traduca necessariamente in un proporzionale aumento della produzione nel territorio in cui avviene;

gli effetti che la crescita ha sull’ambiente;

Emerge inoltre una contraddizione più di fondo.

E’ evidente a tutti che il contenimento del salario ( nelle sue diverse forme) è un elemento centrale delle politiche europee, sia attraverso i parametri del PSC, sia attraverso l’incoraggiamento della flessibilità portato avanti dall’Unione europea, sia attraverso l’incoraggiamento al dumping salariale che troviamo sia nella Bolkenstein che in alcune sentenze della corte di giustizia europea, sia anche nella concreta attività della BCE che mira di fatto la regolazione dei tassi d’interesse più che sull’inflazione in generale, sulle dinamiche legate agli aumenti salariali.

Non a caso il paese con dati economici positivi in questa fase è la Germania che non si è basato tanto sull’entità della crescita quanto sul contenimento salariale, in concomitanza con una tenuta del debito pubblico favorita dal fatto che i parametri del PSC erano più disegnati su questo paese.

La crescita dei salari è vero che da una parte aumenta la domanda, permettendo la realizzazione dei profitti, ma dall’altro l’aumento dei salari riduce i profitti stessi .

Il riequilibrio tra salari e profitti non è quindi detto che sia una misura che và a vantaggio di tutti e dovrà scontrarsi con l’avversione delle classi dominanti. Non è quindi detto che un aumento dei salari determini una nuova fase di crescita in questa società. Esso andrebbe perseguito come obiettivo in sé, nell’ottica di porre nuove priorità nelle decisioni collettive che vadano oltre la logica del profitto. Il capitalismo risponde sempre meno ai bisogni sociali e sempre più attenta all’equilibrio ambientale del pianeta.

E’ necessario quindi pensare a politiche radicalmente alternative allo stato di cose esistente .

In questo percorso Attac Italia, con gli altri Attac europei, lavora per la democratizzazione dell’Unione Europea, una sua maggiore trasparenza, lo sviluppo della partecipazione e della democrazia diretta, un rafforzamento dei diritti fondamentali, la tutela ed il miglioramento delle conquiste democratiche,un ordine economico alternativo, Un’Europa di pace e solidale che miri ad un equiparazione verso l’alto in materia fiscale e sociale. Con la Banca Centrale Europea sottoposta controllo democratico e le cui priorità di politica monetaria devono essere la giustizia economica, il pieno impiego e la sicurezza sociale per tutti i cittadini europei. Un’Europa in cui i principi fondamentali siano: la dignità umana, lo stato di diritto, la democrazia rappresentativa e partecipativa; la giustizia economica e sociale, la sicurezza sociale e politiche di inclusione delle persone, la solidarietà, l’uguaglianza e la parità tra uomini e donne, la difesa dell’ambiente e l’ impegno per la pace ed in cui la cittadinanza europea sia concessa a tutti i residenti in Europa


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indyp
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DI PAOLO BARNARD
paolobarnard.info

E così, mentre tutti guardano da quella parte, da quell’altra accade il nostro destino, ma non c’è nessuno a osservare. Accade per esempio il Trattato di Lisbona, il quale, come tutte le cose che ridisegnano la Storia, che decidono della nostra esistenza, che consegnano a poteri immensi immense fette del nostro futuro, non è al centro di nulla, passa nel silenzio, non trova prime pagine o clamori di alcun tipo, nel Sistema come nell’Antisistema.

Pensate: stiamo tutti per diventare cittadini di un enorme Paese che non è l’Italia, governati da gente non direttamente eletta da noi, sotto leggi pensate da misteriosi burocrati a noi sconosciuti, secondo principi sociali, politici ed economici che non abbiamo scelto, e veniamo privati nella sostanza di tutto ciò che conoscevamo come patria, parlamento, nazionalità, autodeterminazione, e molto altro ancora.E’ il Trattato di Lisbona, vi sta accadendo sotto al naso, qualcuno vi ha detto nulla? Ribadisco: fra poco Montecitorio potrebbe essere un palazzo dove qualche centinaio di burocrati dimenticati si aggirano fingendo di contare ancora qualcosina; fra poco la Costituzione italiana potrebbe essere un poemetto che viene ricordato agli alunni delle scuole come un pezzo di una vecchia storia; fra poco una maggioranza politica che non sa neppure cosa significa la parola calzino potrebbe trovarsi a decidere come noi italiani ci curiamo, se avremo le pensioni, cosa insegneremo a scuola, come invecchieremo, o se dobbiamo entrare in guerra, e così per tutto il resto della nostra vita. Altro che Cavaliere, altro che Brunetta o Emilio Fede.
Bene, vado per gradi. Nel primo, vi fornisco un breve riassunto delle puntate precedenti; nel secondo vi spiego il Trattato di Lisbona in sintesi; nel terzo l’approfondimento per chi lo desidera.
LE PUNTATE PRECEDENTI
L’Italia è parte dell’Unione Europea (UE), che è la versione moderna di un vecchio accordo fra Stati europei iniziato nel 1957 col Trattato di Roma, il quale partorì la Comunità Economica Europea (CEE), divenuta nel 1967 la Comunità Europea (CE). Si trattava di una unione prettamente commerciale, non politica, ma presto lo divenne: nel 1979 eleggemmo infatti il primo Parlamento Europeo, e fu lì che prese piede l’idea che questa vecchia Europa poteva dopo tutto diventare qualcosa di simile agli Stati Uniti (sempre per fini soprattutto economici). Nel 1993 nacque l’Unione Europea col Trattato di Maastricht, che sancì una serie di riforme eclatanti, fra cui dal 1 gennaio 2002 quella dell’Euro come moneta comune ai suoi membri. Nel 1957 erano sei le nazioni disposte a legarsi fra loro, oggi siamo in 27 membri nella UE, tutti Stati sovrani che sempre più agiscono secondo regole e principi comuni. Infatti, l’Unione Europea si è dotata già da anni di una sorta di proprio governo sovranazionale (che sta sopra ai governi dei singoli Stati dell’unione), chiamato Commissione Europea e Consiglio dei Ministri, di un Parlamento come si è già detto, e di un organo giudiziario che risponde al nome di Corte di Giustizia Europea. La UE ha persino una presidenza, che viene assegnata a rotazione agli Stati membri, e che si chiama Consiglio Europeo. Quindi: questo agglomerato di nazioni che da secoli forma l’Europa, si è lentamente trasformato in una unione che ha già un suo presidente, un suo governo, un suo parlamento e un suo sistema giudiziario. Cioè, quasi uno Stato in tutta regola. Fin qui tutto fila, poiché comunque ogni singolo Paese come l’Italia o la Germania o l’Olanda ecc. ha finora mantenuto la piena sovranità, e i suoi cittadini sono rimasti italiani, tedeschi, olandesi, gente cioè del tutto propria ma che ha accettato sempre più una serie di regole comuni nel nome dell’essere europei uniti e moderni.
Ma a qualcuno non bastava. Nelle elite politiche del Vecchio Continente sobbolliva sempre quell’idea secondo cui questa Europa degli Stati sovrani poteva, anzi, doveva diventare gli Stati Uniti d’Europa, ovvero un blocco cementato di popoli sotto un’unica bandiera, leggi comuni, governo comune e soprattutto un’economia comune. Una potenza mondiale. Ma la litigiosità che ci ha sempre caratterizzato come singoli Paesi, l’individualismo nazionalista, e l’attaccamento ciascuno alle proprie regole e tradizioni, erano l’ostacolo fra gli ostacoli. Infatti l’evidenza dell’andamento dell’Unione suggeriva che pur essendoci adeguati a una ridda di leggi europee, regolamenti e sentenze, ancora ciascuna nazione era ben salda negli interessi di casa propria, e in quel modo gli Stati Uniti d’Europa erano impossibili da realizzare. Occorreva qualcosa di unificante, di potente, più potente degli Stati e dei loro capricci. Cosa? Una Costituzione europea in piena regola, con tutto il potere proprio di una Costituzione.
Ed ecco che quei signori importanti che fanno politica fra Strasburgo, Bruxelles e il Lussemburgo si riunirono nel 2001 nell’anonima cittadina belga di Laeken, e decisero: scriveremo una Costituzione per tutte le genti d’Europa. Fu fatto, sotto la supervisione dell’ex presidente francese Valéry Giscard D’Estaing e con la figura in evidenza del nostro Giuliano Amato. Ma quei burocrati in doppiopetto fecero un ‘errore’: furono aperti e democratici, cioè permisero alle genti d’Europa di conoscere i contenuti della nuova Carta. Nel 2005, mentre noi italiani attivi giustamente perdevamo il sonno per le Tv del Cavaliere, i francesi e gli olandesi bocciarono la Costituzione in due referendum, accusando i burocrati europei di aver redatto un testo scandalosamente ignorante dei temi sociali e altrettanto parziale a favore dei grandi interessi economici. In altre parole: con quella Costituzione, gli Stati Uniti d’Europa sarebbero diventati il parco giochi dei falchi miliardari e terra dolente per le persone comuni, per me e per voi e per i vostri figli.
Fu uno shock per i doppiopetti blu, e soprattutto per i loro sponsor nelle corporate rooms d’Europa. Ricacciati nelle loro Mercedes blindate a suon di voti franco-olandesi, essi decisero la momentanea ritirata, ma non la resa. Infatti, la mattina del 13 dicembre 2007, mentre noi italiani attivi giustamente perdevamo il sonno per la scelta fra PD o Beppe Grillo, ventisette capi di governo europei si riunirono a Lisbona e decisero: ci si riprova, ma stavolta col cavolo che permetteremo ai cittadini di esprimere un parere. Nacque così il Trattato di Lisbona, scritto in segreto, firmato in segreto, segreto nei contenuti che sono praticamente impossibili da leggere, e segretamente persino peggiore della defunta Costituzione. Nel Trattato è sancito il nostro futuro con mutamenti così sconvolgenti da lasciare a bocca spalancata. La mia e la vostra vita, quella dei vostri figli, viene destinata lungo corsie d’acciaio che se definitivamente ratificate saranno quasi impossibili da mutare. Ma quelle corsie dove portano? Al nostro interesse di persone? Al nostro benessere? Alla nostra pacifica convivenza? Ce l’hanno chiesto? Abbiamo voce in capitolo? No, nessuno ce lo ha chiesto e voi non ne sapete nulla.
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IL TRATTATO DI LISBONA IN SINTESI
E’ un impianto di regole europee raccolte in un Trattato che non è così come ce lo immagineremmo (un unico testo), ma è formato da migliaia di emendamenti a centinaia di regole già in essere per un totale di 2800 pagine. E’ stato fatto in quel modo con intento truffaldino e anti democratico, come spiego fra poco. Se ratificato da tutti gli Stati, esso diventerà di fatto una Costituzione che formerà la struttura per la nascita di un super Stato d’Europa, come gli Stati Uniti d’America, con una Presidenza, con un governo centrale, un Parlamento, un sistema giudiziario. Questo super Stato diventerà più forte e vincolante di qualsiasi odierna nazione europea. Tutti noi europei diverremo cittadini di quello Stato e soggetti più alle sue leggi che a quelle dei Parlamenti nazionali, pur mantenendo la cittadinanza presente (
italiana, tedesca ecc.). Infatti le leggi fatte da questo super Stato d’Europa saranno vincolanti sulle nostre leggi nazionali, e saranno persino più forti della nostra Costituzione. Ma al contrario degli Stati Uniti, tali leggi verranno scritte da burocrati che noi non eleggiamo (es. Commissione Europea), mentre l’attuale Parlamento Europeo, dove risiedono i nostri veri rappresentanti da noi votati, non potrà proporre le leggi, né adottarle o bocciarle da solo. Potrà solo contestarle ma con procedure talmente complesse da renderlo di fatto secondario. Il Trattato di Lisbona infatti offrirà poteri enormi a istituzioni che nessun cittadino elegge direttamente (Consiglio Europeo che sarà la presidenza - Commissione Europea e Consiglio dei Ministri che sarà l’esecutivo - Corte di Giustizia Europea, che sarà il sistema giudiziario), le quali avranno persino la facoltà di far entrare in guerra l’Europa senza il voto dell’ONU. I poteri di cui si parla avranno principi ispiratori pericolosamente sbilanciati a favore del business, con poca attenzione per i bisogni sociali dei cittadini. Tutto il cosiddetto Capitolo Sociale del Trattato di Lisbona (lavoro, salute, scioperi, tutele, leggi sociali, impiego…) è miserrimo, con gravi limitazioni e omissioni, mentre sono sanciti con forza i principi del Libero Mercato pro mondo degli affari. Dovete ricordare mentre leggete queste righe, che stiamo parlando di un Trattato che potrebbe molto presto ribaltare la vostra vita come nulla da 60 anni a questa parte: nuovo Stato, nuova cittadinanza, nuove leggi, nuovi indirizzi di vita nella quotidianità anche più banale, sicuramente meno democrazia, e nessuno che ci abbia interpellati. Come sarà questa nuova esistenza? Migliore, o un salto indietro nella qualità di vita? Saremo più liberi o più schiavi degli interessi delle elite di potere? Anche nel Capitolo Giustizia il Trattato pone seri problemi. Ci sarà un organo superpotente, la Corte di Giustizia Europea, che emetterà sentenze vincolanti sui nostri diritti fondamentali e sulle leggi che ci regolano; la Corte sarà superiore in potere alla nostra Cassazione, al nostro Ministero di Giustizia, ma di nuovo sarà condotta da giudici nominati da burocrati che nessuno di noi ha scelto. Come interpreteranno i nostri diritti di uomini e di donne? Ci hanno interpellati?
Ed è qui il punto. Un Trattato col potere di ribaltare tutta la nostra vita di comunità di cittadini, viene scritto in modo da essere illeggibile ed è stato già ratificato (manca solo la firma dell’Irlanda, che terrà un referendum il 2 ottobre) dai nostri governi completamente di nascosto da noi, e volutamente di nascosto. Questo poiché una versione simile di questo Trattato (la Costituzione Europea) e con simili scopi fu bocciato da Francia e Olanda nel 2005, proprio perché scandalosamente sbilanciato a favore delle lobby di potere europee e negligente verso i cittadini. Scottati da quell’umiliante esperienza, i pochi politici europei che contano (il 90% non ne sa nulla e firma senza capirci nulla) hanno architettato una riedizione di quelle Costituzione bocciata chiamandola Trattato di Lisbona, e la stanno facendo passare in segreto dietro le nostre spalle.
Il Trattato di Lisbona contiene anche clausole di valore, che come ogni altra sua regola sarebbero vincolanti su tutti gli Stati, dunque anche su questa arretrata e cialtrona Italia, e limitatamente a ciò per noi non sarebbe un male. Tuttavia, la mole dei cambiamenti cruciali che porterebbe è tale e di tale potenza per la nostra vita di tutti i giorni e per i nostri diritti vitali, da obbligare chi vi scrive a lanciare un allarme: il Trattato di Lisbona va divulgato alle persone d’Europa e da queste giudicato con i referendum. Pena la possibilità di un futuro molto, ma molto più gramo di quello che qualsiasi Cavaliere potrà mai regalarci.
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L’APPROFONDIMENTO
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Cosa è.
Il Trattato di Lisbona (di seguito chiamato il Trattato) non è una Costituzione europea, ma ne mantiene esattamente tutti i poteri. Esso non è neppure un trattato in sé, visto che nella realtà si tratta di una colossale mole di modifiche apportate ai due trattati fondamentali della UE, che sono: il Trattato dell’Unione Europea (TEU) e il Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFEU). Ad essi viene aggiunto il Trattato di Nizza del 2003. Ogni singolo articolo del Trattato, inclusi gli annessi e i protocolli, assume una forza enorme, spessissimo sovranazionale, cioè più potente di qualsiasi legge nazionale degli Stati membri della UE.
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L’astuzia e l’inganno.
L’intera opera è stata architettata in modo da essere incomprensibile e letteralmente illeggibile dagli esseri umani ordinari, inclusi i nostri politici. In totale si sta parlando di 329 pagine di diversi e disconnessi emendamenti apportati a 17 concordati e che vanno inseriti nel posto giusto all’interno di 2800 pagine di leggi europee. Questo labirinto non è accidentale. Come spiega il parlamentare europeo danese Jens-Peter Bonde “i primi ministri erano pienamente consapevoli che il Trattato non sarebbe mai stato approvato se fosse stato letto, capito e sottoposto a referendum. La loro intenzione era di farlo approvare senza sporcarsi le mani con i loro elettori”. Il nostro Giuliano Amato ribadì il concetto appieno, in una dichiarazione rilasciata durante un discorso al Centro per la Riforma Europea a Londra il 12 luglio del 2007: “Fu deciso che il documento fosse illeggibile, poiché così non sarebbe stato costituzionale (evitando in tal modo i referendum, nda)… Fosse invece stato comprensibile, vi sarebbero state ragioni per sottoporlo a referendum, perché avrebbe significato che c’era qualcosa di nuovo (rispetto alla Costituzione bocciata nel 2005, nda)”. (fonte: EuObserver.com). Il sigillo a questo tradimento dei principi democratici fu messo dallo stesso Valéry Giscard D’Estaing in una dichiarazione del 27 ottobre 2007, raccolta dalla stampa europea: “Il Trattato è uguale alla Costituzione bocciata. Solo il formato è differente, per evitare i referendum”. I capi di Stato erano concordi questa volta: no al parere degli elettori, no ai referendum.
In Italia, il Parlamento ha ratificato il Trattato l’8 agosto del 2008 (già la data la dice lunga), senza alcun pubblico dibattito, senza prime serate televisive, e senza che fosse letto dai parlamentari votanti. Nel resto d’Europa le cose non sono andate meglio, data la natura semi clandestina del Trattato e la specificata intenzione di nasconderlo agli elettori. Ma in Irlanda è successo qualcosa di particolare. Lo scomparso politico Raymond Crotty denunciò la procedura presso la Corte Suprema del Paese, ed ottenne modifiche tali da imporre all’odierno premier Brian Cowen un referendum popolare finale sul Trattato (uno già ci fu nel 2008), che si terrà il 2 ottobre di quest’anno. Si tenga presente che un no irlandese affonderebbe anche questa impresa.
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Preciso, ma poi continuo.
Una precisazione è di dovere a questo punto. Ciò che è sotto accusa non è il processo di armonizzazione dei popoli europei, né la possibilità di fonderci in un grande Paese federale europeo alla stregua degli Stati Uniti, né il fatto di avere una Costituzione e leggi comuni in sé. Anzi, per una nazione di cittadini cialtroni e incivilizzabili come l’Italia, il ‘bastone e la carota’ dell’Unione potrebbero essere l’unica speranza di rimanere all’interno del circolo dei Paesi evoluti, e di non sprofondare del tutto nei Bantustan del mondo cui oggi apparteniamo (non per colpa di Berlusconi, ma nostra). Ciò che invece è gravissimo, è rappresentato dal fatto che un cambiamento di portata storica come sarebbe la nascita degli Stati Uniti d’Europa e la perdita del 90% della nostra autodeterminazione come popoli singoli, sta avvenendo secondo principi politici, economici e sociali che nessuno di noi conosce, che nessuno di noi ha discusso o votato. E un’analisi attenta del Trattato ci dice che quei principi sono pericolosamente contrari
ai nostri interessi di persone comuni. Ci stanno riscrivendo la vita, nientemeno, e ci potremmo svegliare fra pochi mesi in un mondo che non abbiamo scelto e che ci potrebbe costare lacrime e sangue. Senza ritorno. Altro che “regime dello psiconano”.
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Il potere al super Stato, e gli Stati odierni esautorati.
Il Trattato crea le basi legali per la nascita di un grande Stato unico europeo con poteri sovranazionali a tutto campo, cioè con leggi che saranno superiori a qualsiasi legge degli Stati membri (dichiarazioni 17 & 27). Questi poteri del nuovo super Stato d’Europa saranno estesi a 68 nuovi settori dove oggi gli Stati singoli hanno la possibilità di veto, che sarà perduta. Il Trattato sottolinea il ruolo subordinato dei Parlamenti nazionali nella nuova Europa, dove essi dovranno fare gli interessi dell’Unione prima che i propri (Art. 8c, TEU). Nel Consiglio Europeo, che sarà la sede della presidenza del nuovo super Stato, i partecipanti di ciascuna nazione dovranno rappresentare l’Unione presso gli Stati membri, piuttosto che rappresentare gli Stati membri presso l’Unione come accade ora. Essi poi, dovranno “interpretare e applicare le loro leggi nazionali in conformità con quelle dell’Unione”. La Commissione Europea assieme al Consiglio dei Ministri sarà l’esecutivo del super Stato d’Europa. Vi sarà come oggi un Parlamento e la Corte di Giustizia Europea sarà il sistema giudiziario.
Nel capitolo immigrazione le cose staranno così: la nuova Unione avrà frontiere esterne comuni, e deciderà a maggioranza chi potrà entrare e risiedere nei nostri territori, mentre i singoli governi perderanno il potere di decidere su ciò. Di nuovo, nessuno di noi cittadini potrà influenzare i criteri di quelle politiche, che potranno essere troppo permissive oppure disumane.
Si comprende già da questi primi aspetti del Trattato in quale misura drastica i poteri che oggi appartengono ai governi e ai Parlamenti che eleggiamo saranno trasferiti al nuovo super Stato europeo. Non è eccessivo dichiarare che siamo sulla strada per rendere Montecitorio e Palazzo Madama delle marginali rappresentanze di facciata. Le uniche aree dove ancora i Paesi europei manterrebbero autonomia decisionale sono la politica estera comune e la sicurezza. L’europarlamentare danese Jens-Peter Bonde ha dichiarato: “Non ricordo un singolo esempio di legge nazionale che non potrà essere influenzato dal Trattato di Lisbona”.
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Dunque, super leggi vincolanti. Ma chi le farà?
Sarebbe naturale pensare che nei nuovi Stati Uniti d’Europa, verso i quali il Trattato ci spinge, saranno i rappresentanti eletti dal popolo a fare le leggi, come ovvio. Invece no. Il potere legislativo del nuovo super Stato, come accade già oggi nella meno vincolante UE, sarà ad esclusivo appannaggio di 1) La Commissione Europea che proporrà le leggi, ma che non è direttamente eletta da noi, 2) Il Consiglio dei Ministri che voterà le leggi, neppure esso direttamente eletto dai cittadini. Tenete presente che il ruolo del Consiglio è quasi un proforma, poiché funge praticamente da timbro alle leggi proposte dalla Commissione, visto che solo il 15% di esse viene discusso dai Ministri, e questo non cambierà col Trattato. Insomma, la Commissione Europea non direttamente eletta diverrà potentissima. Tutto ciò è grave. Il Trattato, inoltre, darà alla Commissione un elevato potere di legiferare per decreto, e le sue decisioni saranno persino vincolanti sulle Costituzioni dei Paesi membri. E così le leggi che potrebbero condizionale tutta la nostra vita futura saranno pensate da circa 3000 gruppi di lavoro della Commissione composti da oscuri burocrati che, ribadisco, nessuno ha eletto. Inoltre, questa istituzione non avrà più un Commissario per ogni Stato membro, ma solo due terzi dei Paesi saranno rappresentati a ogni mandato, per cui potrà accadere che una legge sovranazionale e vincolante cancellerà di fatto una legge italiana senza che neppure un italiano l’abbia discussa o pensata.
E allora il Parlamento Europeo? Il Parlamento Europeo non ha e non avrà alcun potere di proporre le leggi né di adottarle o di bocciarle da solo, non potrà votare sul PIL dell’Unione né sulle tasse, e sarà escluso del tutto dal deliberare su 21 settori essenziali su un totale di 90, anche se la sua sfera di competenza è stata estesa ad un numero maggiore di aree. Ciò che ho appena affermato sembra una contraddizione, ma non lo è. Infatti, il Trattato da una parte taglia le gambe al Parlamento (i 21 settori da cui viene escluso), e dall’altra gli dà un contentino (ampliamento aree di competenza), che contentino è visto che nel secondo caso i parlamentari potranno solo decidere ‘assieme’ al Consiglio dei Ministri, dunque non da soli come accade in tutte le democrazie del mondo. Oltre tutto, se anche i nostri eletti rappresentanti in Europa si impuntassero per contestare le leggi della Commissione, avrebbero una vita durissima. Il Trattato stabilisce in quel caso che: se i parlamentari vogliono contestare una legge proposta dalla Commissione dovranno ottenere una maggioranza qualificata nel Consiglio dei Ministri (cioè il 55% degli Stati) o una maggioranza assoluta di tutti i deputati europei. Si avrebbe così il paradosso di politici regolarmente eletti che devono sgobbare per contestare le decisioni di un ‘governo’ che nessuno ha eletto. Già oggi la Commissione si può permettere di snobbare persino i parlamenti nazionali degli Stati membri, come dimostra il fatto che fra il settembre 2006 e il settembre 2007 questi ultimi avevano spedito a Bruxelles ben 152 bocciature di leggi proposte dalla Commissione, col risultato di essere ignorati nel 100% di casi.
Un’ultima stortura insita nell’impianto legislativo europeo si chiama Principio di Sussidiarietà. Stabilisce che nel caso di non chiarezza su chi deve fare che cosa fra l’UE e gli Stati membri, il diritto di agire ricade su chi garantisce la maggiore efficienza. Ma che significa? E chi stabilisce che cosa sia efficiente per noi persone? Ve l’hanno mai chiesto? Ce lo chiederanno?
Il quadro che emerge dal progetto del Trattato vede in primo piano il macroscopico e sproporzionato potere della Commissione Europea, che, bisogna ricordarlo ancora, nessuno di noi elegge. Pensate che occorrerà un terzo dei Parlamenti nazionali europei per, non dico bloccare le proposte della Commissione, ma per ottenere che essa le riconsideri, senza alcun obbligo di altro. Nel frattempo, i Parlamenti nazionali perderanno ben 68 poteri di veto in Europa. Una esautorazione immensa, che, a prescindere dai meriti, nessuno di noi cittadini ha votato e approvato.
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Cittadini… di che?
Siamo italiani, tedeschi, olandesi o spagnoli, ma col Trattato diventeremo “in aggiunta” cittadini del super Stato d’Europa (Art. 17b.1 TEC/TFU). Attenzione qui: finora, le regole della UE stabilivano che noi eravamo cittadini europei “come corredo” alla nostra cittadinanza nazionale. Il termine “aggiunta” è usato nel Trattato per esprimere una doppia nazionalità a tutti gli effetti, con però un gigantesco ma: dovete sapere che i diritti e i doveri di questa nostra nuova nazionalità saranno superiori a quelli stabiliti dalle nostre leggi nazionali in ogni caso dove vi sia un conflitto fra di essi, e questo per la sancita superiorità delle leggi dell’Unione rispetto a quelle nazionali e persino rispetto alle nostre Costituzioni. Al di là del merito, è inquietante sapere che potremmo essere obbligati a fare cose non previste dalle nostre leggi, senza aver avuto alcuna voce in capitolo, come al solito.
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In campo internazionale.
Il Trattato creerà uno Stato superiore agli Stati membri esattamente come gli Stati Uniti sono superiori ai singoli Stati americani. Esso avrà il potere di firmare accordi internazionali con altri Paesi del mondo, e questi accordi saranno vincolanti su ogni Paese membro anche se i suoi parlamentari sono contrari, e avranno precedenza sulle sue leggi. Avrà il potere di entrare in guerra come
Europa e senza l’autorizzazione dell’ONU, lasciando ai singoli Stati il solo potere di “astenersi costruttivamente” (che significa poi collaborazionismo), e imporrà inoltre agli Stati membri un aumento delle spese militari. Il Presidente della nuova Unione non sarà eletto dal popolo come negli USA, ma potrà rappresentarci nei rapporti con Paesi cruciali come l’America, la Russia o la Cina, che non dialogheranno più con i nostri attuali governi su una serie di importanti affari internazionali.
I padroni del vapore.
Uno dei motivi per cui i francesi e gli olandesi bocciarono la Costituzione europea nel 2005, fu che essa magnificava i diritti del business lasciando le briciole ai diritti dei cittadini. Quella Carta fu infatti definita “socialmente frigida”. Il Trattato di Lisbona non altera in alcun modo questo stato di cose, ed è grave. Il problema, gridarono allora i detrattori della Costituzione, era che essa sanciva con forza il principio economico della “libera concorrenza senza distorsioni”, un principi che all’orecchio del profano può anche suonare giusto, ma che nel gergo delle stanza dei bottoni di tutto il mondo significa: privatizzazioni piratesche (ovvero svendite a poche lire ai privati) di tutto ciò che fu edificato con le nostre tasse, speculazioni selvagge nel commercio, precarizzazione galoppante del lavoro e dei diritti di chi lavora, tagli elefantiaci alle nostre tutele sociali e poi… ipocrisia sfacciata, con la notoria regola del ‘capitalismo per i poveri e socialismo per i ricchi’. Cioè: meno salvagenti sociali alla popolazione, ma poi ampi salvataggi di Stato quando è il business a finire nei guai. Infine, la ‘libera concorrenza senza distorsioni’ applicata al commercio europeo significa nessuna tutela di Stato nei Paesi svantaggiati ma sovvenzioni statali miliardarie per le economie opulente dei Paesi ricchi.
Quindi, la ‘libera concorrenza senza distorsioni’ sarà di nuovo sancita nero su bianco dal Trattato, nonostante fosse stata bocciata nella Costituzione. La si trova infatti in una dichiarazione vincolante del Protocollo 6. Come dire: ciò che fu cacciato dalla porta di casa, rientra dalla finestra. Ma c’è molto altro.
Il Trattato, per esempio, dà priorità all’aumento della produzione agricola europea che già oggi è sovvenzionata dall’Unione a suon di 1 miliardo di euro al giorno, ma non spende una parola sulle condizioni di lavoro dei braccianti né sull’impatto ambientale dell’espansione di quel settore, che è fra i più inquinanti del mondo (idrocarburi, pesticidi, consumo acqua…). Ancor più grave è il capitolo del Trattato sul diritto di sciopero, dove si prevede un assoluto divieto se esso ostacola “il libero movimento dei servizi”, una clausola che sarà aperta a interpretazioni selvagge; scioperare sarà altrettanto vietato quando colpirà un’azienda straniera che paga salari da miseria in Paesi europei dove il salario medio per lo stesso lavoro è del doppio; si immagini a quali sfruttamenti si andrebbe incontro, col corredo di gravi instabilità e tensioni sociali. Infine, diventa illegale pretendere nei pubblici appalti il rispetto di alcune contrattazioni salariali già acquisite, altra voragine. In tema di salute, il Trattato ha in serbo un pericolo non minore: il capitolo sui diritti del paziente è inserito fra le regole del Mercato Interno, e non in quelle dedicate alla sanità. Innanzi tutto questo significa che per decidere sui diritti di noi ammalati (perché lo saremo tutti nella vita) sarà necessaria solo la maggioranza qualificata dei voti e non l’unanimità, ma soprattutto spaventa trovarsi da ammalati nell’ambito del Mercato, che con la salute non ha proprio nulla a che vedere, come già sappiamo drammaticamente dalla nostra vita quotidiana.
Verremo privati anche del diritto di favorire certi settori della nostra economia anche se chiaramente svantaggiati. Se uno Stato membro deciderà di offrire un trattamento di favore ai propri cittadini in certi aspetti del vivere comune, potrà essere sanzionato. Se deciderà di aumentare l’occupazione pubblica a spese dello Stato per superare una crisi occupazionale (alla New Deal di Roosevelt) sarà sanzionato. La Banca Centrale Europea (BCE) ha il potere di imporre a tutti la stabilità dei prezzi a scapito della piena occupazione. E la BCE sarà arbitro assoluto e incontrastabile delle politiche monetarie, che non di rado significano per noi cittadini indebitati lacrime e sangue (mutui, tassi ecc.). Il Trattato non prevede alcun meccanismo per ridistribuire la ricchezza fra i cittadini ricchi e quelli in difficoltà all’interno dell’Unione; non prevede una politica comune in tema fiscale, salariale e sociale. Non prevede infatti alcun metodo per finanziare il già misero Capitolo Sociale del nuovo super Stato europeo, poiché fra le migliaia di articoli pensati con oculatezza, guarda caso manca proprio quello che armonizzi le politiche fiscali/monetarie/economiche con quelle sociali. Guarda caso.
Scorrendo queste righe, risulta chiarissimo il perché i bravi francesi e olandesi hanno bocciato queste stesse regole quando furono presentate nella Costituzione europea. Qui di sociale c’è poco più del nome. E il sociale è la rete di sicurezza nella mia e nella tua vita di tutti i giorni.
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La Giustizia. I Diritti.
In questo settore, il Trattato adotta appieno la Carta dei Diritti Fondamentali, che diventa vincolante per tutti i cittadini del nuovo super Stato d’Europa (Art.6 TEU). Chi deciderà interpretando di volta in volta questi diritti con potere unico sarà la Corte di Giustizia Europea con sede nel Lussemburgo. Infatti, secondo le regole già spiegate in precedenza, anche qui le decisioni della Corte avranno potere sovranazionale e dunque saranno più forti di qualsiasi legge degli Stati membri. Esse poi avranno potere di condizionare ogni singola legge esistente nella UE. Ma chi impedirà alla Corte di interpretare un diritto odierno di un singolo Stato membro in senso più restrittivo? Vi do un esempio: in Svezia, una legge permette ai burocrati di Stato di fare ‘soffiate’ ai giornalisti, per cui il governo non può pretendere che il reporter sveli poi le fonti di uno scandalo pubblicato. Se la Corte decidesse che ciò è illegale, addio avanzatissima legge svedese. E vi ricordo che quando il collega tedesco Hans-Martin Tillack fu arrestato per aver denunciato lo scandalo Eurostat (fondi neri dell’agenzia di statistica della UE), la Corte di Giustizia Europea approvò l’arresto.
Ma chi nomina quei giudici? Nessuno dei cittadini europei, è la risposta. Li eleggono i governi, e questo li rende di fatto a loro soggetti. In altre parole, le sentenze sui nostri diritti fondamentali e sulle leggi che ci governano saranno nelle mani di magistrati del tutto fuori dal nostro controllo e secondo leggi, non lo si dimentichi, fatte da burocrati non eletti. Questo prevede il Trattato di Lisbona, all’apice di almeno duemila anni di giurisprudenza ‘moderna’. Inoltre, ciò che viene deliberato in seno alla Corte di Giustizia Europea avrà precedenza su quanto deliberato dalle nostre Corti Supreme, Cassazione, e da altre Alte Corti europee. Essa ha il potere persino di influenzare la tassazione indiretta (IVA, catasto, bolli ecc.).
Tutto questo è improprio, irrispettoso del diritto dei cittadini di decidere del proprio vivere, visto che siamo e ancora rimaniamo in teoria gli arbitri finali delle democrazie. Qui siamo completamente messi da parte, ingannati e manipolati, con rischi futuri colossali a dir poco. Ma il realismo di cittadino italiano mi impone di aggiungere un altro distinguo. In un Paese come il nostro dove la nostra inciviltà ha portato in Parlamento dei bifolchi subculturati e violenti come i seguaci di Bossi e altri, il fatto che in futuro gli articoli della Carta dei Diritti Fondamentali e del Trattato di Nizza (diritti di prima, seconda, terza e quarta generazione; dignità umana; minoranze; diritti umani; no pena di morte; diritti processuali ecc.) saranno vincolanti in It
alia potrebbe essere la salvezza, nonostante i pericoli che ho delineato. E queste considerazioni mi portano a dire che la critica al Trattato di Lisbona fatta dalla prospettiva italiana è un affare ambiguo, poiché se è vero che quel Trattato potrà da una parte travolgere in negativo le nostre vite e drammaticamente il futuro dei nostri figli, è anche vero che certa barbarie e mediocrità a tutto campo degli italiani rendono impossibile capire dove sia la padella e dove la brace, ovvero se ci farà più male entrare nell’Europa di Lisbona o rimanere l’Italia sovrana di oggi. La risposta sarebbe né l’una né l’altra, certo, ma il rischio per noi italiani di combattere e vincere la battaglia contro l’inganno del Trattato, è poi di ritrovarci qui a soffocare nella melma italica senza neppure l’Europa a mitigarla. Questo va detto per onestà.

Conclusione.
Se ripercorrete i capitoli principali che vi ho esposto, non potrete non rendervi conto che come sempre i grandi giochi che regoleranno ogni futuro atto della vostra vita di cittadini si decidono altrove e in segreto, mentre nessuno nell’Italia che protesta contro il secondario berlusconismo vi aiuta a capire cosa e chi veramente aggredisce la democrazia, e chi veramente tira le fila della vostra esistenza. E’ scandaloso che si sia pensato agli Stati Uniti d’Europa come a un colosso di potere in mano a oscuri burocrati non eletti e massicciamente sbilanciati verso il business, con le briciole lasciate a quel fastidioso ‘intralcio’ che si chiama popolo. E il tutto di nascosto. Questa macchina va fermata e la parola va restituita a noi, i cittadini, attraverso i referendum, come accade in Irlanda. Il Trattato di Lisbona pone 500 milioni di esseri umani in bilico fra due possibilità: un dubbio progresso, o la probabile caduta in un abisso di dominio degli interessi di pochi privilegiati su un oceano di cittadini con sempre meno diritti essenziali. Sto parlando di te, di me, di noi persone.
Ma noi italiani attivi siamo giustamente impegnati a discutere di Tarantini, di Papi, di “farabutti” e di "psiconani". Giustamente.
Paolo BarnardFonte:www.paolobarnard.info


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ah mi raccomando prova a curare taluni delirii che ti prendono di qunado in qunado...quello che hai messo qui sopra insomma vuol dire che la BCE ha la titolarità della politica monetaria...da non confondere assolutamente con la sovranità dello Stato di cui può esserne parte e già qui fin dall'inizio sei stato IMPRECISO e qundi disinformante poiche se tu parli dell'inesistenza di governi sovrani qualche allocco potrebbe credere che siamo governati dall'Europa come diceva quel tuo conoscente probabilmente massone ed oligarca bancario di nome Rotschild ( che da quel che si capisce ha rappresentato sempre e solo i suoi interessi o quelli della sua oligarchia...),

hai confuso la sovranita delgi Stati con la sovranità monetaria tout court...e se cominci così chissà come potresti terminare i tuoi raginamenti...portare notize oggettive vuol dire sforzarsi di portare notizie di cui si conosce la fonte...poi incetrare un papocchio voluminoso sull'attività di un movimento che si e no rappresenterà nel migliore dei casi l'1 % dei cittadini europei (l'MFE...) per dimostrare chissà cosa non mi sembra il massimo...ci sono degli accenni a volotà USA di controllo del modo...ti sei mica accorto che attulamente l'Italia è lultima colonia di periferia degli USA e lo è sempre stata prima di formare la CE e la UE ?? La CE invece è proprio un modo per affrancarci dalla schiavitù USA...non per nulla gli USA con le loro """autorevolissime""" agenzie di rating cercano di sabotare l'economia e la moneta europee

Ma il tuo amico Rotschild mica era un oligarca banchiere e magari massone ?

La bocca della verità insomma...che sarebbe una fonte di notizie certamente oggettiva...


Sembra che tu sia rimasto senza risposte e perciò hai allegato questa litania illegibile ben guardandoti dal rispondere alla mia contestazione sulla confusione che fai tu tra sovranità monetaria e sovranità nazionale che coincidono solo parzialmente e non sono perciò la stessa cosa senza predere in cosiderazione la citazione del pseudo intellettual economico e sociale che sarebbe Barnard..il quale magari di medio roiente se ne intende ma di economia e democrazia ne capisce molto poco...e magari si permette di criticare Marco Travaglio che ne suo campo ne capisce certamente più di Barnard...


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