L’Austria ha deciso di abbattere la casa di Braunau dove nacque Hitler
Che fare della casa natale di Hitler? Che fare di questa palla al piede per il Comune di Braunau, cittadina dell’Alta Austria dove il futuro Führer del “Reich millenario” vide la luce il 20 aprile 1889 e che ora rischia di diventare meta di pellegrinaggio di nostalgici del nazismo? Per anni se n’è discusso, senza che mai si potesse giungere a una conclusione, anche perché l’edificio non è pubblico, ma appartiene a una famiglia del luogo, che non vuole privarsene.
Ma ieri finalmente il dado è stato tratto: l’immobile sarà raso al suolo. Punto.
L’annuncio è stato dato dal ministro degli Interni, Wolfgang Sobotka, lo stesso che in questi mesi è alle prese con il problema dei profughi e con le elezioni senza fine del presidente della Repubblica, ma che ha trovato il tempo di occuparsi anche della vecchia casa di Braunau. “L’immobile sarà interamente demolito – ha dichiarato Sobotka – tranne il piano cantina, che potrà essere conservato. Ma sopra sarà costruito un edificio ex novo. La casa sarà poi destinata a scopi caritativi o affidata al Comune perché ne faccia un uso pubblico”.
La decisione del ministro fa seguito alle raccomandazioni di una commissione di esperti, che era stata nominata in luglio. Sembrava semplicemente una mossa dilatoria, tanto per non far nulla, mentre invece gli “esperti” hanno preso l’incarico molto sul serio, giungendo alla conclusione che la soluzione migliore era abbattere definitivamente la costruzione che vide i natali del dittatore nazista. Sobotka non se l’è fatta ripetere e ha immediatamente fatta propria la raccomandazione dei commissari.
Per passare ai fatti serve però una legge ad hoc. In primo luogo per l’esproprio dell’immobile, che peraltro era stato già deciso in un consiglio dei ministri di metà luglio. In secondo luogo, perché l’edificio, pur non possedendo alcun pregio artistico o architettonico, è sottoposto a tutela, costituendo un documento dell’edilizia abitativa risalente addirittura al ‘700. La legge dovrà trovare motivazioni giuridiche che giustifichino l’esproprio e giustifichino soprattutto una deroga alle norme sulla tutela dei beni culturali. L’obiettivo principale, come ha spiegato il ministro, è quello di evitare che la casa si trasformi in “luogo della memoria e di pellegrinaggio per i neonazisti”.
Nel 1938, dopo l’”Anschluss” dell’Austria alla Germania nazista, l’immobile era stato acquistato da Martin Bormann, gerarca vicino al Führer, che lo aveva fatto restaurare, per trasformarlo in un “Kulturzentrum” del nazismo. Quando la guerra mondiale era agli sgoccioli, i nazisti cercarono di far saltare in aria l’edificio, ma erano arrivate prima le truppe americane, che ne avevano impedito la distruzione. Nel 1952 la casa era ritornata in proprietà alla famiglia originaria (quella che nel 1938 l’aveva venduta a Bormann) ed era stata data in affitto.
Inizialmente fu usata come biblioteca. Poi ospitò una scuola e una banca e poi ancora un istituto tecnico, finché divenne sede di un istituto per handicappati. Questa funzione durò fino al 2011, quando l’istituto fu costretto a traslocare, poiché i proprietari non erano disposti ad eseguire i necessari interventi di risanamento dell’immobile, ormai in cattivo stato.
Per questa ragione dall’anno successivo l’edificio è rimasto vuoto e da allora non è stato mai più utilizzato. E ciononostante i proprietari incassano mensilmente un canone di 4.700 euro dallo Stato e dal Comune di Braunau, che non hanno voluto rescindere il contratto, per timore che ad essi potessero subentrare nuovi locatari appartenenti all’area dell’estrema destra austriaca o tedesca. Ogni tentativo da parte dello Stato di acquistare l’edificio era fallito di fronte al rifiuto dei proprietari a vendere un edificio che, senza battere un chiodo, fruttava loro una rendita così generosa.
Da ciò, ora, la soluzione drastica dell’esproprio e della demolizione, suggerita dalla commissione di esperti. Ne fanno parte il presidente della Comunità israelitica Oskar Deutsch, gli storici Oliver Rathkolb e Stefan Karner, l’ex presidente della Corte dei conti Clemens Jabloner, il segretario generale del “ZukunftsFonds” (istituzione che gestisce progetti rivolti alle vittime del nazismo) Herwig Hosele, rappresentanti dell’Archivio per la documentazione della Resistenza austriaca, del Ministero degli Interni, della Polizia dell’Alta Austria, dell’Ufficio federale per la tutela della Costituzione. Della commissione fa parte anche il sindaco di Braunau, Johannes Waidbacher.
NELLA FOTO, la casa di Braunau, al numero 15 della Salzburger Vorstadt, periferia meridionale della cittadina.
L’obiettivo principale, come ha spiegato il ministro, è quello di evitare che la casa si trasformi in “luogo della memoria e di pellegrinaggio per i neonazisti”.
Scuse patetiche e sciocchezze altrettanto penose. Dopo piu' di 70 anni, la casa dovrebbe essere meta di pellegrinaggio speciale, piu' di quanto e' stata finora? Cosa si aspettano, i raduni oceanici sotto la casa del Führer? Anche in Austria sembrano arrivati abbastanza vicino ai limiti ultimi della decenza o della dignita'. Sistemata la facenda della casa natale, continueranno ancora per qualche secolo a demolire via via persino i marciapiedi che possano essere stati calpestati dal piede caprino del Führer. D'altronde, quando a tirare i fili ultimi sono quei signori che risaltano nella lista dei suddetti "esperti" sopra riportata, non ci si puo' meravigliare che si esigano atti di contrizione continua e permanente. Per quanto le colpe, diventino via via sempre piu' lontane, riguardino nonni o bisnonni o trisnonni, rimangono tuttavia inestinguibili (la dea Memoria... che va bene, a meno che non sia a senso unico). Esse sono le sole colpe veramente indistinguibili sulla terra, perche' ai danni del Popolo Sacro.
Si tratta ormai di atti di fatto liturgici della "sola religione pubblica rimasta" (per dirla alla Blondet). La casa deve essere abbattuta, perche' lo richiede l'atto di Contrizione Perpetua, e oggi tocca appunto alla casa. Potevano pensarci le truppe americane, anziche' impedirne la distruzione. Invece no: tutto a suo tempo.
Succede la stessa cosa quando portano nelle aule dei tribunale moribondi ormai in barella e con la flebo al braccio. Sono convinto che non li scoprano all'ultimo minuto. Devono avere delle liste approntate per tempo centellinandosi poi con cura i disgraziati piu' longevi.
Ecco spiegato perché la colla che doveva chiudere le buste del referendum era difettosa, gli austriaci erano troppo presi sul modo di abbattere la casa del furer.
A dire la verità non gli avevo mai considerati particolarmente acuti, alla stregua degli italiani, infatti si sono combattuti lasciando nei relativi campi milioni di morti.
E pensare che aspettando solo pochi anni sarebbero stati ospitati gratuitamente dal bel paese, evitando tutte le carneficine che hanno tinto di rosso sangue le acque cristalline che sgorgano a sud delle Alpi., :# :s