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Il vicolo cieco: monetarismo al capolinea


Tao
 Tao
Illustrious Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 33516
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Il monetarismo è al capolinea? E’ ancora presto per dirlo ma, certamente, le istituzioni finanziarie internazionali, partecipate da assicurazioni, fondazioni e banche private, sono di fronte a una crisi che potrebbe determinare una vera svolta epocale. Le mosse per fronteggiare la crisi innescata dalla vorace intenzione di fare profitti - i mutui ad alto rischio ne sono una prova evidente - sono infatti a un vicolo cieco.

L’Executive Intelligence Review riporta che ad oggi, le decisioni prese dalla Banca d’Inghilterra, dalla Banca centrale europea e dalla Federal Reserve Usa per fronteggiare le crisi dei mutui subprime (ad alto rischio) confermano che la politica delle banche centrali ormai ha scelto la strada dell’aumento dell’inflazione. Di fronte all’esplosione del debito insolvibile, soprattutto nel mondo degli hedge funds e private equity funds, notoriamente al di fuori di ogni controllo, le banche centrali emettono ogni giorno miliardi di dollari di liquidità per mantenere una parvenza di solvibilità. In realtà, la politica di tappare le falle con la liquidità non funziona e comporta soltanto un aggravamento della crisi in corso sotto ogni punto di vista, compreso il rischio di un tracollo del dollaro che già perde vistosamente terreno rispetto alle altre monete principali.

Il 18 settembre la Federal Reserve ha aperto i rubinetti riducendo il tasso di sconto di mezzo punto percentuale. La decisione della Federal Reserve ha innescato un’immediata flessione del dollaro, che per la prima volta ha superato la soglia di 1,40 rispetto all’euro. Il dollaro ha perso terreno anche rispetto allo yen, per cui per i detentori di yen è diventato rischioso tenere titoli in dollari nel proprio portafoglio: il Giappone detiene le maggiori riserve in dollari al di fuori degli Usa, dopo la Cina.
Il britannico Telegraph ha reso noto che il 20 settembre anche un altro gran detentore di dollari, l’Arabia Saudita, potrebbe sganciare la propria moneta dal biglietto verde, con conseguenze decisamente preoccupanti per il dollaro. L’ultima ad aderire alla politica inflazionistica è stata la Banca d’Inghilterra, il cui governatore Mervin King fino a un mese e mezzo fa seguiva la “linea dura” di non intervento in forte contrasto con i sostenitori della linea del “salvataggio”. King ha reso noto il 19 settembre che si apprestava a elargire 10 miliardi di dollari alle banche commerciali, accettando come collaterale titoli dei mercati ipotecari. Si tratta di prestiti a tre mesi e, ha fatto sapere King, l’operazione si sarebbe ripetuta nelle due settimane successive, per un non precisato l’ammontare di liquidità.

La decisione del 19 settembre s’inserisce sulla scia di quelle che King aveva già preso nelle settimane precedenti per fornire una linea di credito illimitata alla Northern Rock, l’esposizione eccessiva della quale in crediti ipotecari l’ha portata sull’orlo del fallimento, e poi a iniettare 7,25 miliardi di sterline nel circuito interbancario il 17 settembre. Contemporaneamente la Banca del Giappone ha annunciato che i suoi tassi resteranno stabili allo 0,5% a seguito delle pressioni in tal senso ricevute dalle banche centrali europea e statunitense, in modo che vi sia una pompa in più a immettere liquidità. Allo stesso scopo la Banca centrale europea ha cominciato ad accettare titoli spazzatura ai suoi sportelli, ribaltando la decisione presa due anni fa di accettare come collaterale solo titoli di categoria superiore a AA-.

In realtà non c’è modo per cui il sistema bancario internazionale riesca ad emettere tutto il credito che occorre per soddisfare i debiti accumulati negli ultimi anni. Tassi d’interesse alti conducono al fallimento i detentori di titoli ipotecari e di conseguenza al crollo del debito creato con emissioni su tali titoli. Tassi d’interesse bassi conducono all’iperinflazione e alla fuga dal dollaro, in una situazione in cui la solvibilità degli Stati Uniti dipende disperatamente dall’afflusso di nuovi capitali.

Di fatto è la crisi delle politiche monetariste. E’ tempo ormai che i governi riprendano l’economia sotto il proprio controllo, garantendo il funzionamento della produzione reale e il regolare svolgimento delle attività economiche, stampando carta moneta senza dover pagare i tassi d’interesse alle banche centrali private.

Barbara Spirito
Fonte: www.rinascita.info
Link: http://www.rinascita.info/cc/RQ_Economia/EEAEVpkFZAaaBVcAjm.shtml


Citazione
remox
Reputable Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 393
 

Stampando carta moneta si, ma in modo intelligente altrimenti non cambia nulla....sarebbe dunque necessario un principio costituzionale di carattere generale ed un controllo pubblico di massima trasparenza sull'emissione monetaria.
In seguito servirebbe la riforma del sistema bancario e della riserva obbligatoria che è la vera valvova inflativa della moneta.


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