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Intervista (immaginaria) a Ana Belen Montes


cubainforma
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Dato l'interesse dimostrato dai nostri lettori per la seconda intervista con Ana Belen Montes, ci siamo dati il compito di individuare la prima di questa particolare serie di Conte Nieves*, chiarendo che si tratta solo del risultato della fantasia dell'autore , dal momento che questa combattente a favore di Cuba continua in totale isolamento nella prigione del Centro Medico Federale (FMC) Carswell a Fort Worth, USA, impossibilitata a ricevere pacchi, visite di amici- soltanto di suo padre e di suo fratello-, parlare al telefono, accettare giornali, riviste né guardare la TV e tanto meno il contatto con la stampa.

Nella congiuntura dello stabilimento delle relazioni tra Cuba e gli USA, mi autorizzo a non perdere questo evento storico per, immaginariamente, dare la possibilità ad Ana Belen Montes di esprimere i suoi pensieri e sentimenti. E'impossibile che nella sua condizione di isolamento possa essere intervistata, e addirittura magari non sappia nemmeno tutto quello che sta accadendo tra i due paesi, mentre lei ha combattuto per raggiungere questo momento.

Vediamo i risultati dell’intervista.

CN: Cosa pensa dello stabilimento delle relazioni diplomatiche, il 20 luglio 2015, tra Cuba e gli USA?

ABM: Nella mia dichiarazione ho spiegato che ero contro la politica del mio governo contro l'isola, e questo mi ha spinto ad esprimere la mia solidarietà con il popolo cubano. Era un sogno quasi impossibile il raggiungere un cambiamento della politica USA verso Cuba e ora si è arrivato ad ottenere. Sono le complesse reti della politica internazionale. Ci sarà un cambiamento della politica del governo USA verso Cuba e questo è ciò che volevo. Ma, desidero di più. Voglio che si cambi, non solo verso l'isola, ma con il resto del mondo. È un'utopia che, anch’ essa, un giorno si otterrà. Sono contenta che questo sia successo.

CN: Sei a conoscenza dei modi di comportarsi dei governi USA. Cosa ne pensi delle loro intenzioni con Cuba?

ABM: Il pensiero dei politici nordamericani è pragmatico e vogliono riuscire a cambiare il carattere della Rivoluzione Cubana a lungo termine. C'è ipocrisia e cinismo, ma corrono il rischio che tutto ciò diventi un boomerang, perché il silenzio su Cuba finirà e i cittadini USA che vengano a vedere l'isola vedranno la generosità dei cubani e vivranno personalmente ciò che lì succede. La politica dei media distorsivi e silenziatori del tema Cuba, rimarrà, in un certo senso, indietro. Non sarà assolutamente.

Un altro rischio c’è ed è l'impatto della presenza USA sull'isola. Dico ai cubani qualcosa che ho sempre pensato e detto a coloro con i quali ho condiviso la mia solidarietà con Cuba. A me quello che interessa è che la Rivoluzione Cubana esista. Gli affari interni dei cubani è una questione loro. Addirittura non mi importa chi ci sarà nel futuro; non è una questione di nomi. Ciò che è necessario è che la Rivoluzione Cubana ci sia sempre, a partire della capacità che abbia di risolvere i problemi. Devono prendersi cura della Rivoluzione. Io ho provato a farlo.

CN: La solidarietà con Cuba ti ha portato a essere in carcere in condizioni di isolamento. Sei pentita di quello che hai fatto?

ABM: Se mi pento mi nego a me stessa e mi sentirei insoddisfatta. Non è nella mia logica. Ho sempre saputo delle possibili conseguenze di quello che facevo. Era un rischio che dovevo correre. Essere rinchiusa in carcere è qualcosa che ho imparato gradualmente a sopportare, ma nel mio essere interiore sono tranquilla. Ho fatto quello che dovevo fare. ¿Pentimento? In questi anni non mi sono mai pentita.

CN: Dove rimane la tua vita personale?

ABM: Non ho figli né marito. Credo che sia stato questo il prezzo, che da un certo momento, ho capito che dovevo pagare. Ero interessata ad avere un compagno e creare una famiglia; ma non è stato possibile perché nella marcia tutto divenne complesso. Il mio rifugio personale è sapere che ho fatto qualcosa di utile e che non solo ho difeso Cuba; ho difeso anche il popolo nordamericano. Oggi mi concentro sul resistere ai tentativi di spezzare la mia volontà.

CN: Quale messaggio vuoi trasmettere al popolo cubano e nordamericano?

ABM: Prima di tutto voglio dire che sono totalmente isolata. Vivo in condizioni di pressione psicologica estrema. Mi tengono, salvando le distanze, come una suora in un convento di clausura. Non ho il minimo contatto con il mondo, tranne quello che idealmente immagino. Io resisterò fino alla fine, anche se sarà difficile.

Ai cubani, ribadirli che non perdano il sonno dell'utopia rivoluzionaria che hanno fatto diventare realtà. Che si guardino dal governo USA e siano in grado di leggere, dove sono le buone elle cattive intenzioni. Non tutto è male. Non tutto è buono. Continuare a vincere e resistere con saggezza e intelligenza. Questa è stata la carta vincente.

Ai nordamericani, che imparino a conoscere e capire il popolo cubano. Penso che nella misura in cui il processo di comprensione tra i due paesi avanzi, qui si inizierà a vedere l’isola in modo diverso, il suo popolo ed i suoi leader. La società nordamericana deve spingere affinché, col tempo, il pensiero dei politici USA cambi ed il Congresso abbia un'altra composizione che promuova il contatto sincero con gli altri paesi. Deve passare tempo.

Abbiamo salutato Ana Belen Montes pieno di soddisfazione e ammirazione per la sua persona. Non l’abbiamo vista spezzata, per le sue condizioni di vita. C'è una donna snella e bella, con una forza d'animo straordinaria. Siamo rimasti nel tentare di interscambiare, in futuro, su altre questioni.


Citazione
mincuo
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
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Cioè è un'intervista immaginaria inventata dall'autore, se ho capito bene.
Ana Belen Montes faceva l'analista (senior analyst) alla DIA (Defense Intelligence Agency) ed è stata condannata nel 2002 per spionaggio, che durava da 16 anni, mi pare.


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cubainforma
Noble Member
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Giustissimo: così facendo difendeva un debole a difendersi dall'aggressione di una superpotenza... aiutava Davide invece che Golia.


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