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Kenya, il primato della vergogna


darkcloud
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Kenya - 21.12.2006
Kenya, il primato della vergogna
Gli Italiani sono i più numerosi turisti sessuali stranieri del Paese

Turismo sessuale in Kenya? Roba da italiani, secondo un rapporto dell’Unicef pubblicato ieri a Nairobi. Assieme a tedeschi e svizzeri, siamo ai primi tre posti per il favoreggiamento della prostituzione minorile nelle regioni costiere del Kenya. Un problema difficile da sradicare, perché alimenta una fiorente industria che frutta al Paese decine di milioni di dollari all’anno.


Una prostituta in un locale notturno di Mombasa

I dati. I numeri del rapporto dell’Unicef sono impressionanti: nei quattro distretti costieri del Kenya (Mombasa, Kilifi, Malindi e Kwale), 15 mila ragazze tra i 12 e i 18 anni, ossia il 30 percento del totale in questa fascia d’età, si sono prostituite occasionalmente, mentre sarebbero 3 mila quelle che lo fanno in maniera continuata. A foraggiare l’industria del sesso, oltre ai già citati italiani (18 percento), tedeschi (14 percento) e svizzeri (12 percento) ci sarebbe un nutrito numero di locali (38 percento) che hanno fatto scattare l’allarme tra le autorità. L’industria del sesso non è solo roba da turisti, nonostante il loro arrivo abbia dato una decisiva spinta alle attività che girano attorno allo sfruttamento della prostituzione minorile. Attività che contribuiscono ad accrescere i tanti milioni di dollari (648 nel 2005, con un incremento del 15 percento rispetto all’anno precedente) che il Kenya guadagna ogni anno dal turismo.

Gli ostacoli. Arginare un fenomeno del genere non è semplice: il miraggio di facili guadagni spinge infatti sulla costa torme di ragazzine provenienti dalle regioni interne del Paese, che in alta stagione riescono a guadagnare fino a 80 dollari a notte. Una somma notevole, con cui riescono a mantenere parte della famiglia. Per questo spesso le ragazze sono spinte dagli stessi genitori a intraprendere l’attività, poi, una volta arrivate a destinazione, vengono “reclutate” da agenti specializzati che le indirizzano nei locali notturni e favoriscono l’approccio tra le ragazze e i clienti stranieri. Le autorità hanno passato negli ultimi anni una serie di leggi che definiscono i diritti dei minori e puniscono il loro sfruttamento sessuale. Provvedimenti che, per essere efficaci, dovrebbero coinvolgere nel monitoraggio dei turisti sessuali (anche keniani) i locali notturni e gli alberghi, che sono tra i soggetti che più si avvantaggiano dall’industria del sesso. Le storie di ragazzine mandate nelle camere degli hotel come gentile “regalo” ai turisti appena arrivati sono piuttosto frequenti.


La spiaggia di Malindi
Collaborazione. Comprensibile che, in un quadro del genere, le attività di recupero delle ragazze portate avanti da associazioni e Ong locali si rivelino una goccia nel mare. A livello repressivo la situazione non è migliore, visto che i pochi turisti che finiscono nelle maglie della giustizia riescono a cavarsela con sostanziose mazzette elargite a giudici e poliziotti. Il governo di Mwai Kibaki, travolto da scandali finanziari a ripetizione, non si è finora interessato granché alla questione del turismo sessuale, che ha oltretutto favorito lo spaccio di droga e la diffusione dell’Aids nelle regioni costiere. Alla presa di coscienza delle autorità seguirà una collaborazione con i governi europei da cui proviene la gran parte dei turisti? Roma, Berlino e Berna sono avvisate.
Matteo Fagotto

Da www.peacereporter.net


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