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le ultime parole famose - il fragile Obama


paolodegregorio
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- il fragile Obama -
a cura di Paolo De Gregorio, 3 novembre 2008

Vorrei gettare qualche simbolico secchio di acqua sugli entusiasmi per l’elezione di Obama:
-il nuovo presidente è un po’ abbronzato ma la sua educazione è stata opera di bianchi, madre e nonna, praticamente senza alcuna influenza del padre keniota. Anche le università frequentate sono a stragrande maggioranza bianche.
-vorrei ricordare anche l’adagio americano che annuncia la buona novella che hanno perso i repubblicani e contemporaneamente si dice che quella cattiva è che hanno vinto i democratici
-dal dopoguerra ad oggi, la politica estera americana non è mai cambiata, si è sempre basata sulla forza militare, sulle minacce, sui diktat, sulla rapina delle materie prime, sul primato del dollaro, sulle guerre
-Obama arriva in un momento delicato e forse epocale, in cui per la prima volta si tocca con mano la crisi del capitalismo, si vede già un mondo multipolare, c’è l’Euro a contrastare il dollaro, le guerre non si vincono più e costano troppo (3.000 miliardi di dollari solo quella in Iraq)
-la famosa globalizzazione che doveva risolvere ogni problema è in crisi finanziaria e strategica, è legata alla crisi energetica, produce sconquassi nell’ecosistema, e la prossima crisi ambientale sarà figlia di questo modello di sviluppo assurdo e distruttivo
-Obama non ha conquistato un solo voto repubblicano. I poteri forti, i falchi pronti a tutto sono nei gangli decisivi del Pentagono, dei servizi segreti, delle industrie legate alle forniture militari, sono nelle televisioni, tutte private. La sola novità è che la candidatura di Obama ha portato alle urne i neri che tradizionalmente non andavano mai a votare, e questa partecipazione ha deciso la vittoria.
D’altronde bisogna ricordare che negli Usa, recentemente, i neri più i latinos sono diventati più numerosi dei bianchi.
-se ci sarà una svolta (cosa che non credo), che chiuda con gli interventi militari e le relative enormi spese, una svolta in campo energetico per diventare indipendenti dal petrolio con le rinnovabili, un forte ridimensionamento della globalizzazione con la ripresa produttiva dell’industria americana per i bisogni interni, è molto probabile che una pallottola vagante e la capoccia di Obama si incontrino, democraticamente s’intende.
Naturalmente in cuor mio spero che Obama faccia delle cose veramente nuove, ma la speranza è astratta, mentre tutta la storia recente dimostra concretamente che l’America è rimasta sempre uguale a se stessa.
Paolo De Gregorio


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paolodegregorio
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- le ultime parole famose -

-Bush: l’America è comunque nella Storia (anche Hitler)
-Bush ha difeso la dignità umana e ha dimostrato compassione per la gente che soffre (tesi sostenute dai torturatori di Abu Graib e dagli alluvionati di New Orleans
-Mc Cain eroe di guerra (per gli americani chi viene abbattuto mentre vigliaccamente bombarda contadini, è fatto prigioniero, e perde la guerra, è un eroe)
Obama: qui niente è impossibile (infatti dobbiamo ancora capire come si faccia a definire democratica una nazione che basa la sua politica estera sulla forza militare con 900 basi fuori dai confini nazionali, flotte di portaerei e sottomarini armati di bombe nucleari
-dal discorso di Obama a Chicago dopo la vittoria: “mentre ci troviamo qui riuniti sappiamo che ci sono americani coraggiosi che si svegliano nei deserti dell’Iraq e tra le montagne dell’Afghanistan per rischiare la vita per noi” (sembrano le parole di un repubblicano di destra), dovrebbe parlare di mercenari ignoranti, tali sono i soldati americani, che sono lì a fare guerre preventive basate su presupposti falsi fabbricati dalla CIA, non sono coraggiosi perché se ne stanno rintanati blindati con copertura aerea, che si risolve sempre con massacri di civili e rituali smentite. Prima o dopo saranno sconfitti.
-sempre dal discorso dopo la vittoria, Obama si rivolge al mondo: “il nostro destino è comune e da oggi inizia un nuovo giorno della leadership americana”.
Non si può affermare che si cambierà l’America se non si cambia l’idea fondamentale che il mondo non vuole più leadership, non più protettorati, non più alleanze militari, e non vi è nessun destino comune, ogni nazione deve raccogliere quello che ha seminato.

Gli Usa sono il 5% della popolazione mondiale e consumano il 40% di tutte le risorse alimentari ed energetiche. Se avessimo un destino comune al loro il pianeta sarebbe già desertificato.
L’America è un paese che vuole vivere al di sopra delle sue possibilità, è a questo che deve rinunciare. Ha il debito pubblico più alto del mondo, spende per armamenti più di tutti gli altri paesi del mondo messi insieme, ma lascia 40 milioni di americani (tra cui 10 milioni di bambini) senza assistenza sanitaria.
Non è un esempio, né può essere guida per nessuno. Quando gli Usa parlano di “sicurezza” sono dei mentitori di professione, poiché se volessero essere sicuri all’interno del proprio territorio non avrebbero alcun problema perché oggi nel mondo nessun paese è in grado di attaccare l’America e se la smettessero di ingerirsi nei fatti degli altri e chiudessero Nato e le loro basi, non ci sarebbe nessuno sano di mente si sognerebbe di attaccare gli Usa.

Caro Obama, l’unico cambiamento che serve al mondo è la rinuncia all’uso della forza per affermare quella famosa leadership, l’America non ha alcuna missione di diffondere democrazia e giustizia, perché non è in grado di praticarle nemmeno a casa sua.
Paolo De Gregorio 6.11.2008

Apprendo che Obama ha "scelto" per la prima nomina ufficiale Rahm Emanuel (ebreo,ex consigliere di Clinton) come Capo dello staff della Casa Bianca. Non mi sembra un cambiamento.


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