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Notiziario del mondo - 24/12/2005


marzian
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Il risultato delle elezioni irachene: una nazione divisa

L’Iraq si sta disintegrando. I primi risultati delle elezioni della scorsa settimana mostrano un paese diviso fra sciiti, sunniti e curdi. I fondamentalisti religiosi hanno il coltello dalla parte del manico. I candidati laici o nazionalisti appoggiati da USA e GB sono stati sconfitti in modo umiliante. La coalizione degli sciiti ha trionfato a Baghdad e nell’Iraq del sud. I partiti dei sunniti che apertamente o di nascosto supportano la guerriglia contro gli USA hanno una larga maggioranza nelle province Sunnite. I curdi hanno ottenuto una quasi indipendenza e il loro voto riflette questo risultato. Le elezioni segnano la fine delle speranze americane e britanniche di stabilire una democrazia laica e filo occidentale in Iraq. Le elezioni indicate da Bush come segno di successo della politica americana in Iraq significano in realtà il trionfo dei nemici dentro e fuori questo paese. L’Iran si rallegra del trionfo dei partiti sciiti, che appoggia. Ironicamente, Bush in Iraq è sempre più dipendente dalla cooperazione con il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, che ha ripetutamente invocato la distruzione di Israele. Sono gli alleati della teocrazia iraniana che accrescono la loro influenza di giorno in giorno e hanno trionfato alle elezioni. Gli USA temono che questi sviluppi accrescano le ambizioni nucleari dell’Iran. La frantumazione dell’Iraq è esplosa con le elezioni. La gran parte degli elettori ha votato come sciita, curdo o sunnita, non come iracheno. Le forze che premono per la disintegrazione sono più pressanti di quelle che spingono per l’unità del paese. Le elezioni, presentate da Bush e Blair come la nascita di un nuovo Iraq potrebbero diventare il funerale del paese.
http://news.independent.co.uk/world/middle_east/article334476.ece

Hamas alle urne

Il pasticcio della democrazia è che la gente vota i candidati che vuole: un elemento che sembra sfuggire in Israele tanto che ieri sono state rinnovate le minacce di impedire la partecipazione al voto dei palestinesi di Gerusalemme est se Hamas presenterà proprie liste. Israele è preoccupata da una forte affermazione di Hamas. Questo è comprensibile, ma la democrazia non funziona in questo modo. Israele consentì ai palestinesi di Gerusalemme est di votare già nel 1996 e anche all’inizio di quest’anno, per eleggere Abu Mazen alla presidenza. Israele non può decidere di bloccare tutto solo perché non gradisce chi vincerà la prossima volta. La scelta qui è fra due diavoli, dei quali il peggiore sarebbe tenere fuori dalla competzione Hamas. Più Israele e gli USA saranno percepiti dai palestinesi come influenti sul voto, più i palestinesi lanceranno la sfida. Se Hamas è obbligata a restare fuori dalle elezioni, o il voto è cancellato, Hamas acquisirà ancora più influenza fra i palestinesi. Possiamo solo sperare che se Hamas salirà al potere, i palestinesi si comportino come fecero con l’Olp. L’amministrazione Bush deve continuare a premere su Israele perché non continui a minacciare i palestinesi di Gerusalemme est di blocco del voto. Questo potrebbe indurre abu Mazen a sospendere il voto. Se l’amministrazione e Israele credono che un Medio Oriente democratico è sulla strada della pace, devono dargli una chance.
http://www.nytimes.com/2005/12/22/opinion/22thur3.html

Sondaggi: il 40pct dei Palestinesi voterà per Hamas

Un sondaggio rivela che oltre il 40% dei palestinesi voteranno per Hamas alle prossime elezioni per il consiglio legislativo, secondo quanto riportato da radio Israele. Un istituto di ricerca palestinese ha realizzato il sondaggio su 2500 palestinesi della Cisgiordania e il risultato è che solo il 20% degli intervistati ha detto che voterà per il partito di Abu Mazen, al Fatah. Molti degli intervistati hanno risposto che voteranno Hamas anche per i recenti sviluppi all’interno di Fatah, con l’uscita dal partito dell’ala giovane guidata da Marwan Barghouti.
http://www.haaretz.com/hasen/spages/661238.html

Saddam: gli Americani mi hanno torturato

"Sono stato picchiato e torturato dagli americani, ne porto ancora i segni sul corpo", ha dichiarato Saddam in tribunale. Il pm ha detto che se le forze anglo americane hanno abusato dell’ex presidente iracheno, egli sarà trasferito sotto custodia irachena. Jaafar al-Mousawi, che conduce la pubblica accusa, ha detto che investigherà sull’accaduto. A Washington, il portavoce dello State Department Sean McCormack ha definito “molto ironiche” le proteste di Saddam e prive di fondamento. Saddam e sette dei suoi uomini, incluso il fratellastro Barzan, un tempo a capo della polizia segreta, sono accusati di aver ucciso 148 civili sciiti a Dujail, a nord di Baghdad. Testimoni hanno descritto una sessione di tortura: "Barzan mangiava uva mentre io urlavo", ha detto una persona arrestata dopo il tentativo di assassinio di Saddam. Il testimone ha raccontato di torture prolungate per 17 giorni in un centro dell’intelligence a Dujail, dove ha identificato i corpi di due suoi figli che la polizia ritenne coinvolti nel complotto. Il testimone e la sua famiglia vennero trasferiti nella prigione di Baghdad, Abu Ghraib, dove rimasero 14 mesi prima di essere esiliati in un’area desertica. Durante la detenzione a Abu Ghraib, le guardie carcerarie ripetutamente abusarono dei prigionieri.
http://english.aljazeera.net/NR/exeres/4E9F538E-7C04-44A4-9D1B-D0C161533601.htm

Riprendono i negoziati Iran-Ue sul nucleare

Sono ripresi a Vienna dopo quattro mesi di sospensione i negoziati tra Iran e Unione europea sul programma nucleare iraniano. Teheran ha fatto sapere ai rappresentanti di Francia, Germania e Gran Bretagna che non rinuncerà all'arricchimento dell'uranio. I colloqui riprenderanno a gennaio.
http://www.gulf-news.com/

Fine ignomignosa di una carriera controversa

Antonio Fazio non è il primo governatore di Bankitalia a dover abbandonare il suo posto. Ma mentre Paolo Baffi lasciò nel 1979 per rispondere ad accuse non circostanziate che caddero rapidamente nel vuoto (in realtà il governatore, lo ricordiamo, uscì prosciolto da ogni accusa solo due anni dopo, nel 1981, ndr.), Fazio deve rispondere di serie accuse mai indirizzate prima nei confronti di un governatore di una grande, moderna banca centrale di un paese occidentale. La posizione di Fazio è diventata ancora più indifendibile la scorsa settimana dopo l’arresto di Fiorani e dei suoi uomini e la rivelazione che il governatore era indagato per insider trading. E’ una fine ingloriosa della carriera di 45 anni di Fazio in Bankitalia. Come governatore dal 1993, Fazio ha abilmente guidato la lira nell’unione monetaria italiana e ha esercitato pressioni su più governi per la riduzione del deficit italiano. L’inizio del suo incarico coincise con la fine di una serie di privatizzazioni nel panorama bancario italiano. Le sue dimissioni lasciano il sistema bancario italiano molto bisognoso di modernizzazione e maggior competizione.
http://news.ft.com/cms/s/53d21c10-70ca-11da-89d3-0000779e2340,dwp_uuid=41699274-2c4b-11da-89bf-00000e2511c8.html

Il governatore a vita vittima della sua deriva autocratica

La sua immagine austera di fervente cattolico non gli ha impedito di finire sui giornali per aver utilizzato il jet privato del presidente di Capitalia, Cesare Geronzi, per un pellegrinaggio Saint-Jacques-de-Compostelle. Religioso ma pragmatico, il governatore non ha mai negato l’importanza delle amicizie e delle radici locali nella gestione dell’economia. "Sono amico di tutti i banchieri", aveva detto nel gennaio 2004 alla commssione parlamentare d’inchiesta sullo scandalo Parmalat. Ma alcuni erano più amici di altri, come hanno rivelato le intercettazioni telefoniche, dove il governatore consigliava al suo ‘protetto’ Gianpiero Fiorani, di entrare, come sempre, dalla p
orta sul retro, anticipandogli le sue decisioni a mezzanotte passata. Secondo l’economista americano George Stigler, è una tendenza natutrale del controllore lasciarsi sedurre dal settore che deve contraollare. Ma privilegiando le sue convinzioni e le sue relazioni personali sulla credibilità delle istituzioni, Fazio ha gravemente compromesso la sua immagine di integrità alla base della sua nomina, 12 anni fa. Le rivelazioni di regali personali (Dom Pérignon, libri rari e gioielli per le figlie...), da parte del banchiere Gianpiero Fiorani dal 1990 è stata la goccia d’acqua che ha fatto traboccare il vaso.
http://www.lesechos.fr/journal20051220/lec2_finance/4359151.htm

Troppo lontano

Il paese sta diventando ‘molle’ di fronte alla minaccia terroristica? Viene da pensarlo a leggere le accuse al presidente Bush di abuso di poteri e i nuovi contrasti con il Congresso. Quando gli attacchi dell’11 settembre erano freschi nelle menti della nazione, secondo questa lettura, la gente perdonava qualunque cosa necessaria alla sicurezza del paese. Ora che gli attacchi sembrano meno plausibili, gli americani vogliono essere rassicurati sulle loro libertà civili. Ma Bush non può far finta di niente. E' naturale che nei giorni caotici che seguirono l’11 settembre l’amministrazione abbia fatto ricorso ad ogni strumento a sua disposizione. Cosa è più difficile da capire è che l’amministrazione insista negli eccessi anche quando avrebbe tempo per riprendere fiato. Gli americani vogliono che Bush li mantenga al sicuro come ha detto ieri, e possono essere lenti nell’accorgersi delle infrazioni alle loro libertà. Ma capiscono che questo processo può essere interrotto solo molto prima che i danni siano irreparabili. Il risveglio al quale assistiamo in Congresso è conseguenza del fatto che molti americani realizzano ora che l’amministrazione si è spinta troppo lontano.
http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2005/12/19/AR2005121901040.html

Stati Uniti, il congresso proroga il Patriot act

Il congresso statunitense ha prorogato di cinque settimane, fino al 3 febbraio, alcune disposizioni chiave del Patriot act, la legge antiterrorismo approvata dall'amministrazione Bush dopo l'11 settembre 2001. Il senato ha preso la decisione dopo che la camera dei rappresentanti ha rifiutato di approvare un'estensione di sei mesi. I democratici e alcuni repubblicani considerano il Patriot act lesivo dei diritti dei cittadini.
http://www.nytimes.com/aponline/national/AP-Patriot-Act.html?oref=login

L'ira dei sindacati mentre i direttori di Rentokil si esonerano dai tagli alle pensioni

I vertici di Rentokil Initial sono stati apostrofati come ‘parassiti’ dai sindacati quando è emerso che sono esenti dalla loro stessa decisione di tagliare le percentuali del rapporto fra ultimo salario e pensioni. Doug Flynn, chief executive, continuerà a ricevere £176,000 (260mila euro) all’anno in base allo schema delle pensioni private non toccato dalle modifiche, oltre allo stipendio di £800,000 (1 milione e 200mila euro). Ted Brown, executive director, per il suo lungo servizio ha maturato diritti per una pensione pari a due terzi del suo ultimo salario, senza modifiche. Ma la rabbia dei sindacati della Rentokil è cresciuta dopo l’annunico, lunedì, del piano dell’azienda, la prima delle compagnie quotate nel listino FTSE 100 alla borsa di Londra, a tagliare nel rapporto ultimo salario/pensione per i suoi dipendenti. Circa 3mila lavoratori — addetti alle pulizie negli ospedali, guardie giurate e ispettori — non potranno godere dei benefit fin qui previsti. La compagnia ha confermato a The Times che nessun ‘executive director’ sarà colpito dalla riforma, studiata per diminuire il deficit da £325 milioni (480 milioni di euro) legato alle pensioni private.
http://business.timesonline.co.uk/article/0,,9073-1948463,00.html

Blair affronta la ribellione organizzata sulla questione nucleare

Un gruppo di parlamentari del Labour sta organizzandosi per prevenire il pressing di Tony Blair per una nuova generazione di centrali nucleari, denunciando gli alti investimenti necessari all’industria del nucleare. E’ il primo segnale della opposizione parlamentare al programma nucleare annunciato da Blair in autunno, e in un manifesto di 9mila pagine i parlamentari chiedono di investire invece in fonti rinnovabili, piuttosto di pensare alla rischiosa scommessa del nucleare. Il documento sarà pubblicato a febbraio, con molti parlamentari che temono che Blair voglia favorire investimenti nell’energia nucleare come mezzo sicuro per contrastare i cambiamenti del clima, perché il surriscaldamento del pianeta avanza rapidamente e i programmi nazionali per tagliare le emissioni nocive di carbone sono falliti. I ministri credono che la convenienza del nucleare aumenti con l’aumento dei prezzi del gas e del petrolio. In un discorso di questa settimana, il ministro dell’Economia Malcolm Wicks ha detto che lo status quo sul mercato dell’energia non è un’opzione valida: "Dal 2020 importeremo più dell’ 80% del nostro fabbisogno annuale di gas – l’anno scorso la quota è stata del 10%. Dobbiamo chiederci se questo scenario ci va bene quando decisioni di investimento per differenziare l’approvigionamento energetico nei priossimi 20-30 anni devono essere prese nei prossimi 10 anni”.
http://politics.guardian.co.uk/green/story/0,9061,1672438,00.html

AUGURI A TUTTI

CaLmBiG


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