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Sì della Duma, Putin cancella le Ong


Tao
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Mosca: approvata la legge che regola le attività delle Organizzazioni non governative, viste come strumenti in mano agli stranieri
Il Cremlino teme l’effetto-rivoluzione come in Georgia e Ucraina

Non sarà rigida come nel progetto originario, ma la legge che regolerà da ora in avanti l'attività delle Organizzazioni non governative (Ong) in Russia renderà la vita molto difficile a tantissime associazioni umanitarie. Occuparsi di malati cronici, bambini, profughi di guerra vorrà dire essere sottoposto a continui controlli statali, spesso ottusi e burocratici. Ancora più incerto il futuro delle organizzazioni che mirano a rafforzare gli strumenti della democrazia in Russia. Ma, d'altra parte, queste erano fin dall'inizio l'obiettivo del Cremlino che ha voluto questa legge.
Dopo il voto di un mese fa, ieri la Duma (camera bassa del parlamento) ha approvato in seconda lettura ed a larghissima maggioranza il testo con le 62 modifiche suggerite dal presidente Vladimir Putin. Oggi ci dovrebbe essere il terzo e definitivo voto.

La preoccupazione principale del Cremlino è stata fin dall'inizio quella di non consentire il ripetersi in Russia delle esperienze verificatesi in Ucraina e in Georgia. La rivoluzione arancione di Kiev e quella delle rose di Tbilisi sono state certamente facilitate dall'attività di organizzazioni di volontari create per favorire il diffondersi della democrazia. Secondo il Cremlino queste organizzazioni sono state largamente finanziate dall'Occidente e soprattutto dagli Stati Uniti. Per Mosca, non si tratta di organismi votati a difendere la società civile e a promuovere principi democratici, ma di organizzazioni internazionali volte a far cadere governi amici per aumentare l'influenza di Washington.

Il testo fatto approvare un mese fa dal Cremlino era stato duramente criticato, sia in Russia che sulla scena internazionale. Il presidente americano George W.Bush si era lamentato con Putin durante un incontro in Corea. Così ecco le modifiche, che riguardano soprattutto le organizzazioni internazionali. Molte di queste avrebbero dovuto cessare del tutto la loro attività in Russia o trasformarsi in organizzazioni locali. Ora potranno continuare ad operare, ma sotto stretto controllo, politico e amministrativo. Tutte le restrizioni previste originariamente e gli obblighi di registrazione permangono invece per le organizzazioni russe.
Certamente in questo modo il Cremlino conta di bloccare eventuali ingerenze politiche in vista delle elezioni politiche del 2007 e di quelle presidenziali del 2008.

Tra l'altro, il ruolo delle Ong di tipo «politico» è fortemente dibattuto, proprio per l'influenza che questi gruppi riescono ad avere.
Alvin ed Heidi Toffler che 20 anni fa, sotto gli auspici di Mikhail Gorbaciov, contribuirono a creare le prime Ong in Russia, affermano che «stiamo assistendo all'inizio di un conflitto di importanza storica, una sfida delle Ong al ruolo, ai diritti e al potere delle nazioni e degli stati». I due autori ritengono preoccupanti le implicazioni di tutto ciò e sollevano il problema della legittimità di queste organizzazioni: «un governo che basa il suo potere sulle elezioni, può essere considerato meno legittimo di una organizzazione che ha un numero di affiliati relativamente piccolo e nella quale solo una esigua minoranza esprime il suo voto». In generale, però, va ricordato che queste organizzazioni si guadagnano la legittimazione sul campo, con attività che durano da anni e che hanno ottenuto riconoscimenti unanimi. Basti pensare a Greenpeace, al WWF, a Human Rights Watch o a Medecins sans frontieres.

La Camera Pubblica, un consiglio di personaggi di rilievo creato da Putin, aveva chiesto un rinvio del voto, per poter dibattere più approfonditamente le conseguenze della legge. Ma la Duma ha voluto procedere prima di Natale.
La nuova legge colpisce tutti i gruppi, anche quelli che non svolgono alcuna attività politica ma che si dedicano unicamente ad attività umanitarie. E i responsabili di questi organismi sono in forte agitazione. Yekaterina Bermant, responsabile dell'organizzazione «Children's Hearts» che si occupa di bambini ammalati, è molto preoccupata. «Se a causa delle decisioni affrettate dei deputati noi non riusciremo a raccogliere in tempo fondi dall'estero, allora diverse vite saranno a rischio. Una legge non vale la perdita della vita di un bambino».

Fabrizio Dragosei
Fonte: www.corriere.it
23.12.05


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