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Obama e Jintao sono solo affari


dana74
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Barack Obama e Hu Jintao: sono solo affari

di Pietro Fiocchi

Le tensioni valutarie dollaro-yuan, diritti umani e Tibet, le restrizioni all’esportazione di terre rare e la vendita di armi Made in Usa a Taiwan. Questi i principali punti di attrito tra Washington e Pechino passati ieri in rassegna da Barack Obama e Hu Jintao.
Non è poco. Comunque la Casa Bianca punta a trovare un’intesa con la Cina “ovunque sia possibile”, ha assicurato ieri il segretario di Stato Hillary Clinton in una intervista alla Nbc poco prima dell’inizio del vertice. Per il capo della diplomazia statunitense le relazioni tra Washington e Pechino “determineranno, la pace, la stabilità e la prosperità del 21esimo secolo”.
Un punto d’incontro pare sia già stato trovato. Nel corso della visita di Hu Jintato è stata conclusa un’intesa sulla sicurezza nucleare. Stati Uniti e Repubblica popolare finanzieranno un centro in Cina per addestrare personale tecnico in grado di controllare e garantire la sicurezza dei siti atomici e di tracciare il percorso del materiale nucleare.
Non male anche gli affari. Con Obama e Hu Jintao nel pomeriggio di ieri c’erano alcuni dei principali capitani d’industria di entrambi i fronti: l’amministratore delegato di Microsoft Steve Ballmer, ma anche il numero uno di Goldman Sachs Lloyd Blankfein. Gli amministratori delegati di Boeing Jim McNerney, di General Electric Jeff Immelt, di Motorola Greg Brown. Per la Cina c’erano Lio Chuanzhi di Lenovo, Lou Jiwei di China Investment Corporation, Lu Guanqiu di Wanxiang Group e Zhang Ruimin di Haier. Obama ha insistito sull’importanza di aumentare le esportazioni verso la Cina e di un aumento degli investimenti negli Stati Uniti. All’incontro c’era anche il segretario al Tesoro Timothy Geithner.
Certo, le note a margine della stampa locale non hanno risparmiato quei commenti che potrebbero far dubitare di un reale rilancio dei rapporti strategici, così come pubblicizzato dagli ambienti ufficiali. Hu Jintao a Washington avrebbe trovato un Barack Obama che ha adottato una linea più dura e meno disponibile di quella mostrata all’inizio del suo mandato nelle relazioni con la Cina: dalle tensioni economiche per quanto riguarda l’apprezzamento dello yuan, alla maggiore severità in questi ultimi mesi nella gestione della questione nordcoreana. È quanto scrive il Washington Post nel giorno in cui, dopo il primo incontro avuto martedì durante una cena per pochi alla Casa Bianca, si è svolto il vertice vero e proprio tra i due leader seguito dalla cena di gala.
Il quotidiano nordamericano ha ricordato come Obama “all’inizio del mandato abbia espresso la convinzione che insieme Stati Uniti e Cina potessero risolvere insieme molti dei problemi globali”, ricorrendo dunque “ai toni gentili” nei confronti di Pechino, “un’eccezione tra i presidenti precedenti fino a Richard Nixon”, il primo presidente statunitense che è andato in visita in Cina.
Eppure Obama più di tanto non potrà tirare la corda. La Repubblica popolare non solo dà ai nordamericani prodotti a buon mercato, ma può creare nel Paese migliaia di posti di lavoro. Proprio su questo ha messo l’accento il presidente Hu Jintao che, nella fase finale della sua visita negli Stati Uniti, ha tenuto a Chicago un discorso incentrato sugli investimenti cinesi negli Usa.
Così Hu Jintao ha risposto ai continui rimproveri che gli arrivano da parte nordamericana circa l’eccessiva chiusura da parte del mercato cinese ai prodotti Made in Usa, alla sottovalutazione dello yuan e al mancato rispetto da parte di Pechino dei diritti d’autore statunitensi. “Se Cina e Stati Uniti dovranno ribilanciare le proprie economie, la Cina dovrà portare più posti di lavoro in America”, ha commentato il Washington Post prevedendo che Hu Jintao avrebbe messo l’accento sull’esperienza di compagnie cinesi come la Wanxiang International, gigante della componentistica d’auto, che negli ultimi 10 anni ha acquistato in tutto o in parte una ventina di ditte americane, dando oggi lavoro a 5mila persone.
Sarebbe però ancora troppo poco secondo il Washington Post, che paragona i 5 miliardi di dollari investiti nel 2008 da compagnie cinesi negli Stati Uniti, con i 50 miliardi investiti da quelle nordamericane con decine di migliaia di posti di lavoro cinesi. Ma dal 2009 qualcosa sta cambiando, e gli investimenti cinesi sono più che raddoppiati arrivando a 12 miliardi, secondo le stime.
Cina: nel 2010 crescita del 10,3 per cento
L’economia cinese nel 2010 ha registrato una crescita del 10,3 per cento, mentre l’inflazione è aumentata del 3,3 per cento rispetto al 2009. I dati sono stati annunciati dalla rete televisiva di Hong Kong Phoenix, citando il rapporto annuale statistico di Pechino. Il tasso di inflazione a dicembre era sceso al 4,6 per cento rispetto a novembre quando aveva raggiunto il 5,1 per cento, il livello più alto in oltre due anni. I prezzi alla produzione sono cresciuti del 5,9 per cento nel 2010.

http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=5971


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