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Polizia USA uccide altro afroamericano.

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makkia
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Post: 755
 

makkia,
Una cosa è la percezione, una cosa è il dato però.

Attenzione che io ho detto che è irresponsabile ignorarla, la percezione. Con tentativi di minimizzazione o di diversione, che rappresentano un non dare risposte a questa percezione.

Il discorso sarebbe lungo, ma il più in breve possibile:
Se "mi puzza" qualcosa e tu mi dici che ho le traveggole, non per quello la mia percezione di qualcosa che puzza diminuisce. A seconda di quanto sono coivolto, il tuo comportamento potrebbe anche peggiorare di molto (e confermare indirettamente) la mia percezione.

Per superare il mio istinto a consideare valida una percezione, ci vuole un discorso scientifico di formidabile coerenza e (oh, quanto raro) di specchiata onestà intellettuale.

Pensa a quanto ci sembra oggi normale ignorare la nostra nettissima, invincibile, percezione che sia il sole a girare intorno alla terra. E pensa alla mole di pensiero scientifico, di tempo e di divulgazione che ci è voluta affinché questa controintuitiva conoscenza prevalesse sulla percezione, e a livello di massa, poi.
La difficoltà principale è che la maggioranza delle percezioni tendono ad essere del tutto affidabili

Bisogna rispondere alle percezioni, che non significa necessariamente accettarle né contrastarle. Ma principalmente accompagnarle con la razionalità e scientificità, per trasformarle in conoscenze.

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E così veniamo al "dato". Che non ha niente di scientifico in sé.
Scientifica è (quando lo è) la raccolta dei dati.
Lo è (se fatto in buona fede e secondo metodo) il tattamento dei dati raccolti.
E' scientifica (e qua già è difficilino) la formulazione di teorie di funzionamento, a partire dalle due fasi precedenti.
Scientifico è il riscontro della teoria con la realtà dei fenomeni osservati e il confronto con altri pensanti rigorosi che non hanno alcun obbligo di prendere per buona la teoria (anzi che avrebberoil dovere di metterla alla prova il più duramente possibile).
E infine è scientifica l'applicazione della teoria (validata) a tentare di usare le conoscenze risultanti a beneficio dell'umanità (passami l'eccesso di ottimismo).

In altre parole: la schiavitù, il feticismo per il dato, la fiducia in esso, è un errore di meccanicismo.
Errore comunissimo in questa nostra deriva moderna, in cui il positivismo e il materialismo sono in esaurimento, ma il "pendolo della storia" non sembra ancora aver invertito direzione verso spiritualità e idealismo. Lasciandoci preda della parte più arida (e meno faticosa, intellettualmente) del positivismo.
Ci troviamo (ed è questa la decadenza di cui parlo) ad avere una fiducia quasi superstiziosa nell'elemento meno significativo del discorso scientifico o razionale: il dato. Quando sarebbe il metodo scientifico, quello che ci illumina la strada per la conoscenza.

E gli scienziati non sono esenti da questa deriva.
Spaventati dall'enorme mole di conoscenze accumulate (in pochissimo tempo rispetto al passato), si accorgono di non essere in grado di maneggiare la vastità dello scibile moderno.
Una volta tutti gli scienziati erano multidisciplinari, oggi sono iper-specializzati, e (forse) non potrebbe essere altrimenti.
Ma questo significa che sono piccoli e insignificanti, rispetto al gigante che è la scienza odierna nel suo complesso.

E reagiscono scompostamente a questa sfida (quella di controllare, usare e dirigere il gigante). Fingono una sicurezza che non hanno, non vogliono che si questioni la loro abilità a padroneggiare il metodo scientifico in una realtà così complessa come la scienza moderna e inventano quella figura ambigua e certificata a priori (invece che dai risultati concreti): L'esperto.

Ma così stanno minando l'autorevolezza del pensiero scientifico: il giochetto lo possono fare tutti.
Se non è il rigore scientifico e la padronanza delle discipline a creare l'autorità, ma la capacità di maneggiare i dati, allora qualsiasi imbonitore da fiera si può presentare come esperto e sciorinare dati.
E, anzi, l'imbroglione saprà manipolare i dati e proporre "soluzioni" assai meglio dello scienziato: perché non ha scrupoli a mentire e affascinare la sua audience è per lui un mestiere (e non una faticosa abilità collaterale, come per uno scienziato).

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Non entro nel dettaglio di merito dei due link che hai proposto, ci vorrebbe una vita.
In breve: due imbroglioni, appunto.

Non il tizio di Harvard, ma il giornale che ha pubblicato la ricerca. Una ricerca preliminare spacciata come "sorprendenti nuove prove".
Prove!? Ma di che parliamo? Di ricerche preliminari che si dimostrano del tutto infondate ce ne sono dieci al giorno.
Non contesto niente al prof di Harvard, non avendo prove di malafede. E comunque lui lo dice che si tratta di indizi di un trend che sembrerebbe contraddire la vulgata dominante.
Il WPost, però, fa il giochetto più sporco possibile: la vulgata è proprio quella che "non sta succedendo niente". Cioé esattamente la direzione della ricerca del Prof, nessuna "sorprendente nuova prova".
E dunque:
Capito, cari niggas? Avete le traveggole, e se ve lo dice "uno di voi"... (v. sopra sul potere di calmare le acque che ha il dare del cretino a chi ha una percezione netta).

E l'altro è il classico gigione che non ha nessuna remora a mentire spudoratamente: il 75% di diminuzione degli omicidi polizieschi a danno dei neri mentre quelli dei bianchi rimangono stabili?
SETTANTACINQUE!?!?!?
Ma hai mai visto le proiezioni annuali di variazioni della criminalità? Quando c'è un 2% in meno urlano al miracolo, e se in più si tratta di tendenze preoccupanti... e questo spara una variazione del 75%!
Roba da matti. Tanto non si può controllare, allora spariamo alto, checcifrega!
E il resto è una collezione di falsi sillogismi a partire dall'aneddotica (l'aneddotica ha sostanza scientifica minima).


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