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Presidenziali Francia,primarie Psf:ballottaggio tra Hamon(35%),per reddito cittadinanza,e Valls(31%)


marcopa
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Ansa
Primarie sinistra in Francia, a sorpresa vince Hamon
Candidato del reddito di cittadinanza. Ballottaggio con Valls

C'è ancora confusione sui dati dell'affluenza alle urne per il primo turno delle primarie della sinistra francese, che ha visto ieri sera l'affermazione di Benoit Hamon e Manuel Valls, che si affronteranno domenica prossima al ballottaggio. Ieri sera le istanze del Partito socialista che presiedono allo svolgimento delle primarie avevano parlato di una cifra che si sarebbe attestata "fra 1,7 e 1,9 milioni", non lontana da quei 2 milioni che - pur sotto la metà della partecipazione alle primarie della destra - avrebbe mostrato l'interesse del popolo della gauche. Questa mattina, Christophe Borgel, presidente del comitato che organizza le primarie, ha parlato di "oltre 1,4 milioni" su circa "l'87% dei seggi", pronosticando un dato finale "fra 1,6 e 1,7 milioni". "Vedo che c'è polemica stamattina attorno alla partecipazione - ha dichiarato il vincitore del confronto, Hamon, ai microfoni di France Inter - chiedo che questa incertezza venga risolta".

Vince Benoit Hamon, il candidato del reddito di cittadinanza, il socialista utopista che ha capeggiato la fronda contro la sua maggioranza di governo. Domenica prossima, al ballottaggio, se la vedrà con l'uomo che ha incarnato il governo che Hamon contestava, l'ex primo ministro Manuel Valls. Non c'è stato il temuto tracollo della sinistra, una partecipazione calcolata fra 1,7 milioni e 1,9 ha garantito legittimità a questa consultazione, pur con un'affluenza inferiore di oltre il 50% rispetto a quanto totalizzato dalla destra a fine novembre. In molti, nella gauche, si interrogano sul ruolo di Francois Hollande, il presidente che ha guidato per 5 anni la Francia e che è finito ad un minimo di popolarità storico. Poi ha costretto la sinistra ad attendere gennaio per celebrare le primarie - annunciando il proprio ritiro soltanto a inizio dicembre - e alla fine ha fatto di tutto per esibire la propria assenza da questo appuntamento. Oggi è in visita in Cile e non ha neppure votato, giovedì scorso, per il dibattito finale, se n'è andato a teatro. Tutto questo, secondo gli analisti, vorrebbe significare che il suo appoggio andrà a Emmanuel Macron, il suo ex ministro dell'Economia che si è candidato senza passare dalle primarie.

Come accadde nei 10 giorni delle primarie della destra, quando a sorpresa fu Francois Fillon a scoprirsi vincente, per la gauche è stato Benoit Hamon, frondista che ha contestato giorno dopo giorno il governo da sinistra, a superare tutti. Ha regolato in volata Manuel Valls, che nei dibattiti di questa settimana è stato costretto nello scomodissimo ruolo di difensore del bilancio di governo; e ha battuto l'altra sinistra del PS, quella "operaista" di Arnaud Montebourg, l'uomo del "made in France", della difesa a oltranza dell'occupazione, anche sforando le regole sui deficit o alzando barriere protezionistiche. Hamon, 50 anni, cresciuto nel PS al fianco di Martine Aubry, creatore proprio con Montebourg del Nuovo Partito Socialista, è invece il candidato che più di ogni altro ha fatto del reddito di cittadinanza la sua bandiera. Un provvedimento, come ha spiegato pochi giorni fa a Le Monde, che "non può essere realizzato dall'oggi al domani", ma che resta "un obiettivo" a termine. Contro la crisi, la disoccupazione, il malessere della società, Hamon propone da un lato di "ridurre l'orario di lavoro fino a 35 ore settimanali", dall'altro di introdurre "un reddito universale di esistenza, il mezzo cioè per i lavoratori di poter ridurre essi stessi il proprio orario di lavoro per potersi dedicare a cose diverse da un lavoro talvolta penoso".

Valls, che domenica affronterà in un duello per lui molto difficile l'avversario situato alla sua sinistra, ha rilanciato con un "reddito di decenza", cioè un'entrata minima garantita per tutti quelli che sono sotto un livello minimo di risorse e non - come nel modello Hamon - a tutti indistintamente. Per il resto, Valls vuole reintrodurre un provvedimento adottato sotto la presidenza di Nicolas Sarkozy e poi abolito da Francois Hollande, la defiscalizzazione delle ore di straordinario, per rilanciare la produzione e la redditività del lavoro. Due visioni apparentemente inconciliabili, quelle di Hamon e Valls, che si scontreranno in condizioni diverse: il primo potrà contare su un numero nettamente superiore di sostegni degli altri candidati, a cominciare dal terzo classificato, Arnaud Montebourg: con il suo 18%, Hamon avrebbe già la maggioranza assoluta. Molto in salita la strada per Valls, che nel dibattito di questa settimana si troverà sempre confinato nel difficile ruolo di difensore degli ultimi difficili anni di governo, per attirare alleanze, a parte Vincent Peillon, che ha però soltanto il 6,48%. L'appoggio che Valls avrebbe atteso, quello di Hollande, continuerà con ogni probabilità a non arrivare.

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marcopa
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La Repubblica è una promessa, sociale e ambientale insieme

Chi ha seguito le primarie del partito socialista francese, destinato secondo tutti gli osservatori a una sconfitta dolorosa tanto quanto sicura alle elezioni presidenziali, non può non essere stato colpito dalla scelta degli argomenti di chi ha vinto il primo turno, Benoît Hamon.

Non solo e non tanto per avere posto con nettezza la necessità di superare il Jobs Act francese, né per la questione che ha cambiato l’esito delle primarie, quella del reddito universale di cittadinanza (con la conseguente riduzione della settimana lavorativa a 32 ore e l’introduzione della tassazione dei robot: trovate qui una rassegna).

Mi riferisco alla scala delle priorità, in cui l’ambiente è citato fin dai titoli del suo manifesto politico, che inizia con gli impegni per «un progresso sociale e ecologico», che per Hamon non sono due questioni giustapposte, sono proprio la stessa cosa.
Il linguaggio del suo sito-campagna è diretto, conciso e preciso.

Citerò tre impegni semplici, in vista dell’obiettivo che Hamon indica nel 50% di rinnovabili entro il 2025:

Creerò un sostegno per permettere ai cittadini di dotarsi di strumenti per la produzione di energia rinnovabile domestica.
Farò uscire la Francia dal diesel entro il 2025 per combattere l’inquinamento dell’aria.
Farò installare stazioni di ricarica elettrica in tutto il territorio nazionale e finanzierò la ricerca per l’autonomia delle batterie delle auto elettriche.

Sorprende che in Italia gli omologhi del partito socialista non ne parlino praticamente mai, non si prendano impegni (ritenuti impopolari) e non si prodighino per questa trasformazione, preferendo soluzioni tradizionali e quindi perdenti, come si è visto con lo Sblocca Italia e nella costellazione di provvedimenti a essi associati (per la rassegna delle responsabilità, si veda questo pezzo di Francesco Ferrante).

Sorprende che nessuno voglia mettere la strategia politica ambientale, la diffusione della produzione di energia domestica e diffusa in vista di una vera sovranità energetica, la promozione di prodotti e comportamenti sostenibili (vedi alla voce Carbon Tax) nei progetti politici ed elettorali nel paese più bello del mondo e più povero di materie prime.
Sorprende che una penisola adagiata nel mar Mediterraneo non si preoccupi dei cambiamenti climatici e non immagini scialuppe di salvataggio.

Hamon scrive, con scelta felice dei termini, che la Repubblica è una promessa. Sempre che una Repubblica ci sia ancora. E ci sia un Paese in grado di immaginarsi anche tra qualche anno, quando saranno grandi i nostri figli. Non manca molto. E prepararsi non è una questioncina, è un problema fondamentale. Esattamente come il problema sociale, perché le due cose stanno insieme, come non è mai successo nella storia dell’uomo.


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