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Quel tifo dall'estero per Monti


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Il Corriere sembra molto interessato a che anche nella prossima legislatura vi sia un governo non eletto.

SETTEGIORNI / LO SCENARIO DI UN ALTRO INCARICO E I MESSAGGI USA ALLA MAGGIORANZA

Quel tifo dall'estero per Monti

Obama apprezza l'azione del premier e quasi ogni settimana i due si sentono. E Putin spera nella «stabilità politica»

Come cambiano le cose e in poco tempo. Se fino a qualche mese
fa Stati Uniti e Russia avevano opinioni divergenti sulla situazione politica italiana, ora Obama e Putin convergono nelle loro posizioni, e auspicano che l'esperienza Monti non si esaurisca con la fine della legislatura. Certo, non è una novità che le relazioni tra la Casa Bianca e Palazzo Chigi attraversino una fase molto positiva.
La crisi economica ha imposto a Washington di spostare l'attenzione dall'area del Pacifico verso l'Europa, riaprendo la rotta atlantica che per anni era stata quasi del tutto abbandonata, e che veniva solcata soprattutto per questioni militari. Il punto è che - a causa dell'emergenza - il ritrovato interesse per il Vecchio Continente ha prodotto anche importanti modifiche nei rapporti con le cancellerie dell'Unione.
Per Obama oggi Monti è un interlocutore importante, tanto da aver spinto l'amministrazione statunitense a rivoluzionare il tradizionale modello di relazioni bilaterali, introducendo un sistema inedito per i due Paesi. È tramite il premier italiano che il presidente americano cerca di capire lo stato dell'arte nell'area dell'euro, esortando il suo interlocutore a proseguire nell'azione politica che sta producendo al tavolo dell'Unione, apprezzandone la linea, compiacendosi anche per la cura che il suo governo pone - per esempio - rispetto a una maggiore integrazione del commercio transatlantico. Non è questione di reciproca simpatia, ovviamente, c'è sempre un interesse alla base di questi rapporti. Ma è evidente la novità segnata dall'inusuale frequenza dei contatti tra i due, che di norma si sentono al telefono con cadenza quasi settimanale. E nei momenti critici, che di questi tempi sono frequenti, la linea viene usata anche più spesso. Sarà perché fin dall'inizio Obama ha salutato la nomina di Monti alla guida del governo con toni entusiastici, sarà perché lo considera un «protagonista attivo» dell'Unione, fatto sta che l'inquilino della Casa Bianca fa il «tifo» per il professore.

È vero che il vocabolario diplomatico non contempla la parola «tifo», però è questo il messaggio che i vertici dei partiti della «strana maggioranza» hanno recepito dopo una serie di incontri riservati con emissari dell'amministrazione americana. Il linguaggio adottato dagli ambasciatori sarà stato consono al tipo di colloqui, attento a non calpestare le regole delle relazioni internazionali, a non dare l'idea di ingerirsi negli affari italiani, però il sostegno a Monti e l'auspicio che il premier non traslochi da palazzo Chigi nel 2013 è parso a tutti inequivocabile.
Di sicuro non sarà stata una sorpresa per i dirigenti politici italiani ascoltare quei ragionamenti. Più sorprendente, per lo stesso Monti, sarà stato ascoltare le parole di incoraggiamento che gli sono giunte da Putin nel corso del loro recente incontro a Sochi. Il presidente russo, a più riprese, ha sottolineato come la «stabilità politica» sia importante per favorire la stabilità economica internazionale e anche le relazioni commerciali, spingendosi fin dove si era spinto in passato solo per l'«amico Silvio». Così sono cambiate le cose e in pochi mesi: nelle valutazioni sull'Italia - un tempo divergenti - Stati Uniti e Russia finiscono ora per trovare un punto di sintonia.
È molto pericoloso monetizzare la democrazia, trasformarla in merce di scambio sui mercati finanziari, darle un valore come fosse una valuta. E mettere le mutande alle elezioni, determinare l'esito del risultato prima della sfida, sarebbe come tentare di imbrigliare la storia. Infatti il premier non fa che ripetere di esser pronto a lasciare l'incarico appena terminerà il suo mandato. «Ci tiene a far sapere che non si impegnerà», ha spiegato Casini l'altro giorno a un dirigente dell'Udc. Stesso messaggio è stato destinato alle altre forze che appoggiano il governo.

Ma ci sarà un motivo se i partiti della «strana maggioranza» discutono e si dividono sul «Monti dopo Monti», se il tema terrà banco anche la settimana prossima che il premier trascorrerà tra Madrid, Parigi ed Helsinki, se la questione si riproporrà con più vigore con l'approssimarsi delle urne, se si preparano appelli perché questa esperienza prosegua anche dopo le elezioni.
È evidente che il professore rimarrà un passo indietro rispetto al dibattito pubblico in atto, ossequioso della politica a cui spetta l'ultima parola. E se il suo lavoro verrà riconosciuto positivamente, starà ai partiti chiamarlo nel caso per rinnovargli la fiducia, dopo la sfida elettorale. Intanto dagli spalti, dentro e fuori i confini nazionali, c'è chi tifa per lui.

Francesco Verderami
28 luglio 2012 | 9:09

http://www.corriere.it/politica/12_luglio_28/tifo-estero-per-monti_bbd81084-d875-11e1-8473-092e303a3cd5.shtml


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