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Siria: Iran scende in campo


vic
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http://www.gdp.ch/mondo/siria-anche-liran-scende-campo-id92912.html

Mondo - Guerra all'ISIS
Siria, anche l'Iran scende in campo
Truppe di Teheran e Hezbollah libanesi pronti a sostenere Assad sul terreno, protetti dai raid aerei di Mosca. Ieri i caccia russi hanno colpito 12 obiettivi legati al Califfato.

di ma.simi - 2 ottobre 2015

Ieri e' stato il secondo giorno dei bombardamenti aerei russi sulle postazioni islamiste in Siria. Secondo quanto riferito, i raid hanno colpito alcune aree nei pressi della citta' strategica di Jisr al-Shughour, e zone di Hama e della Provincia di Idlib. Questa Provincia e' nelle mani del Fronte al-Nusra, affiliato di al Qaeda in Siria, e Ahrar al-Sham, oltre a vari gruppi islamisti.

Le operazioni russe andranno avanti fino a quando non saranno eliminati tutti i gruppi estremisti che fanno parte della lista nera stilata da Mosca in collaborazione con il Governo siriano. Una lista "che non comprende i ribelli siriani, che vogliamo veder sedere al tavolo delle trattative", ha detto il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov. E sarebbero almeno 12 gli obiettivi dell'ISIS distrutti. Secondo Staffan De Mistura, inviato speciale dell'ONU, per la Siria l'intervento armato della Russia spezza, "sia pure in modo doloroso e alquanto rischioso, lo stallo nella guerra civile nel Paese".

Di certo Mosca e Washington sono state obbligate a collaborare. Il frutto di una maratona di bilaterali tra i capi delle rispettive diplomazie, Serghei Lavrov e John Kerry, a margine dell'assemblea generale dell'ONU, e' stato l'annuncio di un accordo da realizzare al piu' presto una serie di colloqui tra comandi militari sui bombardamenti che le due potenze stanno effettuando nella Repubblica araba. L'accordo, come ha spiegato Lavrov, ha l'obiettivo di "evitare incidenti insensati".

Mosca lavora comunque gia' in coordinamento con Iraq, Siria e Iran, dal nuovo centro di informazioni aperto di recente a Baghdad e a cui ha chiamato ad unirsi tutti i Paesi interessati alla lotta all'ISIS. Ma la vera novita' e' un'altra. Proprio ieri centinaia di soldati iraniani e miliziani libanesi di Hezbollah sarebbero arrivati in Siria, intenzionati ad affiancare le truppe regolari governative. Si prevede quindi una vasta offensiva di terra dell'esercito di al-Assad, accompagnato dall'alto dai caccia russi. Unita' dei pasdaran iraniani e i miliziani sciiti libanesi sono dal 2012 presenti nella regione. Ma l'Iran solo ieri ha ufficialmente affermato di sostenere i raid russi "contro i gruppi terroristici".

Putin ora deve pero' giustificare anche in casa propria questa nuova azione di forza. "Gli interessi nazionali" che il Cremlino sfodera per spiegare ai russi il motivo dell'intervento in Siria sono legati al rischio che gli oltre 2.400 connazionali gia' arruolati dall'ISIS ritornino prima o poi in patria. "Dobbiamo combatterli prima che arrivino da noi", ha avvertito Putin. La Russia ha vissuto una serie di attentati contro i civili ad opera del terrorismo islamico del Caucaso, dove sono state combattute gia' due guerre.

Il Daghestan, repubblica a maggioranza islamica nel sud, e' epicentro di una forte instabilita' ed e' di fatto in costante regime anti-terrorismo. Bisogna poi rassicurare la vasta comunita' musulmana (20 milioni di fedeli) che non si tratta di una guerra che la Russia cristiana sferra all'Islam. Tutti i governatori delle repubbliche e regioni a maggioranza musulmana, in diversi telegiornali, hanno espresso il loro appoggio alla decisione del presidente. In soccorso del Cremlino sono arrivate le cosiddette religioni tradizionali, riconosciute nella legge sul culto religioso: ortodossia, ebraismo, buddismo e islam, che ieri in un comunicato del Consiglio inter-religioso hanno auspicato che i caccia russi "allontanino il terrorismo e accelerino il ritorno della pace". Anche i mufti' di Russia, hanno subito appoggiato l'interventismo di Putin.

Il primate ortodosso Kirill ha parlato di "decisione responsabile, per difendere la popolazione della Siria dal male causato dall'arbitrarieta' dei terroristi". "Crediamo che questa decisione avvicinera' la pace e la giustizia a questa antica terra", ha aggiunto. Poco prima, il responsabile del Patriarcato per le relazioni tra Chiesa e societa' aveva parlato di "guerra santa" contro i terroristi.


Citazione
oriundo2006
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Sono sempre stato dubbioso e poi contrario ad interventi armati sul suolo altrui, e spesso i fatti hanno confermato le ragioni di questa prudenza. Portare la guerra per conto proprio od altrui, come in questo caso in Siria, espone a conseguenze imprevedibili a casa propria: con lo scopo di evitare il confronto nel Caucaso, la Russia lo sta facilitando, estremizzando il richiamo dell’ideologia religiosa e con cio’ facilitandone l’adesione ai milioni di musulmani che vivono sperando nella vittoria della Sharia’ nelle loro terre…Dunque, lo scontro di civiltà è iniziato e nel modo peggiore, come se i valori ‘occidentali’ non dipendessero anch’essi da un sostrato religioso violento ed intollerante verso l’altrui credo: e la violenza utilizzata ne riafferma il carattere unilaterale, appena attenuato dal fatto che il paese ‘ospite’, la Siria ne ha richiesto l’intervento e che i Mufti’ delle varie repubbliche russe lo hanno ratificato. Potevano forse fare diversamente ? E quale potrebbe essere la risposta dell’Islam combattente se non fare altrettanto da subito in Daghestan o in Cecenia ? La guerra da asimmetrica e regionale si presta a diventare rapidamente un incendio globale, prescindendo dal fatto che i nemici di entrambi, gli Usa, vengono a precostituirsi una posizione invidiabile, quella di chi ha dato fuoco al covone ma ha buttato via il cerino, mostrando le mani pulite. Senza parlare dei sionisti, acerrimi nemici di tutto quello che anche solo potenzialmente potrebbe opporsi alla loro egemonia globale, anch’essi maestri nel scagliare la pietra e nascondere la mano, protetti dallo schermo del vittimismo perfetto. La Russia ha qualche chance se e solo se l’intervento è rapido, anzi rapidissimo: piu’ dura e piu’ facilmente la sua posizione diverrebbe insostenibile, sia in patria che nel mondo: nella guerra dell’informazione globale si puo’ perdere per una sola fotografia, per un solo morto.


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