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Spagna, tutti sotto le finestre dei politici.....


Arcadia
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Spagna, tutti sotto le finestre dei politici sale la protesta di chi ha perso la casa per ipoteca

Scritto da Andrea De Lotto Sabato 06 Aprile 2013

Vanno sotto le case dei parlamentari a chiedere la fine degli sgomberi e investimenti sulle case popolari, oggi solo l’1 per cento del patrimonio immobiliare spagnolo. Nonostante le reprimende della destra che li ritengono addirittura contigui all’Eta basca, raccolgono gli applausi di passanti e automobilisti. La campagna pacifica si chiama ‘Si, se puede”, Sì, si può, ed è condotta gli attivisti della Plataforma de Afectados por la Hipoteca (PAH), formata da quelli che una casa ce l’avevano, ma è stata ipotecata dalla crisi.

La PAH nasce il 22 Febbraio 2009 e in 4 anni è diventato uno dei movimenti più forti ed importanti dello stato spagnolo. Le sue origini pescano in un movimento precedente nato nel 2006, “V de Vivienda” (C come casa). Coinvolse in breve tempo decine di migliaia di giovani che non potevano permettersi una casa e lo slogan efficace si diffuse a macchia d’olio: “No tendras una casa en tu puta vida” (non avrai una casa nella tua cazzo di vita). Il movimento, per lo più giovanile, durò almeno due anni, forte, provocatorio, denunciava una situazione in cui i prezzi delle case crescevano a dismisura.

Sì, perché qualcuno nel frattempo in quegli anni ascoltava i tanti politici ed esperti che dicevano: “Non sprecare i soldi con l’affitto, compra una casa, una casa non si svaluta mai, accendi un mutuo, una ipoteca, conviene!” In tanti, tantissimi lo fecero, anche perché le banche davano soldi in quantità, ne davano anche oltre il necessario, così compravi anche i mobili.

I dettagli erano dettagli: bastava accettare alcune clausole, tanti fogli, lettere piccole… Parecchie firme, strette di mani e sorrisi.

E così in molti, fiduciosi nella loro situazione lavorativa o impegnando anche la casa dei genitori o dei fratelli o sorelle, si imbarcavano in questi acquisti. Anche molti immigrati.

Un castello di carte. Infatti quando esplose la bolla immobiliare e cominciarono a restare a casa i tanti lavoratori del settore edilizio, fu chiaro che la bomba ad orologeria era quella delle case. In 4 anni dal 2007 al 2011 circa 400.000 famiglie hanno perso la casa. Con la complicazione della legislazione spagnola, per la quale in caso di insolvenza non è sufficiente restituire la casa per chiudere il debito, ma si rimane indebitati. E con gli interessi che corrono, il debito rischia, con ogni probabilità, di essere “a vita”. Un incubo. Una pazzia. Una nuova schiavitù.
Così la PAH da Barcellona, si riproduce velocemente in tutto il paese. Oggi esistono più di 100 assemblee sparse sul territorio. Le prime azioni sono quelle di organizzarsi: la maggior parte di coloro che rischiano lo sgombero vivono nella solitudine, nell’angoscia, nel senso di colpa. Le banche sono potenti, le famiglie sono tante, ma sono sparse, confuse, in difficoltà. La PAH fa formazione, ma soprattutto autoformazione, formidabile.

Le assemblee settimanali si trasformano in “sportelli” comunitari, dove chi viene espone a fatica il suo caso, ma a poco a poco sono le altre famiglie che hanno vissuto le stesse vicende a dare i consigli su come reagire, a sostenere, a far coraggio. Sono quasi quotidiane le azioni della Piattaforma per darsi reciprocamente solidarietà, perchè chi sta per essere sgomberato rimanga dentro. Decine e decine di persone di tutte le età che con le loro magliette verdi, un megafono, qualche cartello e molta determinazione fermano giorno per giorno una parte degli sgomberi. A volte sono camionette e camionette della polizia che arrivano, le scene sono agghiaccianti.

Il movimento guadagna forza e credibilità. Sono le stesse persone che arrivando “distrutte” all’assemblea, nel giro di alcune settimane si trasformano in protagonisti della lotta collettiva che, individualmente, non può che essere perduta.
Un anno fa hanno lanciato la raccolta firme per una iniziativa di legge popolare che chiede tre cose: che la restituzione della casa sia sufficiente a chiudere il debito, che si fermino gli sgomberi, che si trasformino i tanti appartamenti ipotecati in affitti a prezzi sociali. L’evidente giustizia delle proposte fa sì che moltissime organizzazioni, dalle assemblee del 15M fino ai grandi sindacati, partecipino alla raccolta delle firme. Così sono state raccolte 1.402.854 firme, quando ne bastavano 500mila, un successo.
L’attacco è ai partiti, socialista e popolare, che hanno governato in questi anni e che hanno permesso che tutto ciò avvenisse e ancora non corrono ai ripari, continuando a sostenere le banche e a tappare i loro buchi. Ora la proposta di legge è in parlamento, ma gli emendamenti del partito popolare al governo, rischiano di svuotarla e comunque i deputati del partito popolare e di altri partiti di destra hanno già annunciato che non voteranno la proposta di legge. Così PAH cerca invece di mobilitare l’opinione pubblica anche con dei video.

E la portavoce Ada Colau, ha lanciato una nuova sfida: gli escrache, visite sotto le case dei parlamentari. Il concetto è un po’ questo: visto che questi deputati si ostinano a non ascoltarci, a non ascoltare le tante voci di coloro che soffrono una palese ingiustizia, visto che sono stati invitati alle nostre assemblee e non sono mai venuti, andremo noi a cercarli, uno per uno, per far sentire la nostra voce.

Il termine escrache, è recuperato dalla pratica argentina di andare a segnalare sotto casa e denunciare coloro che erano stati i protagonisti della repressione durante la dittatura. Andare quindi sotto le case dei parlamentari che devono votare e ricordare loro che devono premere sul bottone verde, e far passare questa legge. Perché: SI SE PUEDE.

Da tre settimane continuano queste azioni, pacifiche, ma determinate, cariche certo di rabbia, di disperazione, di emozioni, di fatica, ma di senso di giustizia e di appartenenza. Quasi tutte hanno come sfondo i quartieri alti di Barcellona, Madrid o Valencia. Gli sfrattati per debiti gridano le loro ragioni, tappezzano di biglietti tondi verdi con su ”Si se puede!” la porta di casa o le banche nei paraggi. Spiegano agli abitanti del quartiere. Nella maggior parte dei casi riscuotono applausi, sostegno dalle auto o dagli autobus che passano.

Ma banche-destra-media non mollano e infatti è partita anche una campagna denigratoria contr queste azioni definite “violente! Ledono la vita privata! Minacciose!”. Una delegata del governo del partito Popolare, Cristina Cifuentes, ha persino accusato Ada Colau e la PAH di essere collegati ai gruppi vicini a Eta nei paesi baschi. La strategia del PP è la solita: “Fino ad ora avevate anche ragione ed eravate simpatici e la gente vi sosteneva… Adesso avete rovinato tutto, avete passato il segno, la linea che vi separa dalla violenza è sottile e vicina!” Come era successo col 15M.

La realtà è che si tratta di una lotta durissima, dove chi ha potere e privilegi non vuole cedere un passo, mentre la pentola a pressione dello stato spagnolo è bene che trovi presto vie d’uscita per una situazione sempre più insostenibile. Sono più di 5 milioni gli appartamenti vuoti, sono già sette i casi di suicidio di fronte ad uno sgombero. Solo l’1% delle abitazioni è di edilizia popolare.

Per maggiori informazioni clicca qui o video sottotitolato in italiano.

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=FwRvRbOr6P4

http://www.megachip.info/tematiche/beni-comuni/10082-spagna-tutti-sotto-le-finestre-dei-politici-sale-la-protesta-di-chi-ha-perso-la-casa-per-ipoteca.html


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