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Su Hiroshima il governo mentì


Tao
 Tao
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"Su Hiroshima il governo mentì oggi trovi il coraggio della verità"

Parlano i superstiti della Bomba:  Fukushima ucciderà per anni. "Le conseguenze del disastro si vedranno con il tempo, come è successo a noi". "Le radiazioni sono invisibili come allora ma anche le bugie che ci dicono sono le stesse"

Le città del vecchio e del nuovo olocausto sono geograficamente ai due versanti opposti, l'una a sudovest, l'altra a nord est. Da una parte della faglia tellurica che divide in due l'Isola del Sol Levante c'è Hiroshima, sorta su un grande delta formato da miriadi di piccoli fiumi. È il simbolo storico della distruzione nucleare provocata grazie a anni di ricerca occidentale per mettere in ginocchio il Giappone in guerra. Dall'altra parte - a centinaia di chilometri di distanza - si erge sul mare l'emblema di un moderno disastro fatto in casa, i reattori atomici in panne di Fukushima.

Suzuko Numata San, 87 anni, ha perso una gamba tra le macerie della bomba H sganciata sopra la sua testa e segue alla tv le riprese dalle centrali esplose a Nord Est dalla linda stanzetta della clinica di Hiroshima dove è costretta a restare sdraiata per le conseguenze di quel 6 agosto del 1945. "Le radiazioni sono invisibili come allora - sospira - ma anche le bugie del governo sono le stesse", ci dice senza tentennamenti e con una energia imprevedibile. "Come fecero allora - spiega - i politici giapponesi cercano di minimizzare il problema delle radiazioni già uscite e quelle che usciranno ancora a Fukushima. Anche se non si vedono, però, non è che non facciano effetto. Noi che ci viviamo da anni lo sappiamo bene, sono ferite che bruciano come lance in tutto il corpo e nella mente. Lo abbiamo detto ai quattro venti, ma non ci sono mai stati a sentire, e hanno costruito lo stesso le centrali.

Adesso non vogliono ammettere che il disastro è di enormi proporzioni, e che le conseguenze di quello che succede attorno ai reattori si vedranno col tempo, com'è successo a noi".

Numata San aveva un lavoro, e il suo fidanzato stava tornando dalla guerra per sposarla quando il mondo si è capovolto e lei ha perso una gamba, un marito, e parecchi membri della sua famiglia, compresi quelli uccisi uno dietro l'altro dai tumori. Oggi è famosa per aver viaggiato finché ha potuto in Giappone e intorno al mondo (è stata anche in Italia) con la sua gamba artificiale a piantare il seme di un alberello cresciuto a Ground Zero, l'aoghiri, simbolo della fragilità della natura.

Da lei ci accompagna un altro sopravvissuto, Mito Kose, che assorbì le radiazioni parzialmente protetto nel grembo della madre e oggi fa la guida tutti i giorni dalla mattina alle 9 di fianco al Genbaku Dome, l'ex Prefettura industriale distrutta e lasciata com'era dai tempi della bomba. "Ho passato l'infanzia un mese l'anno in ospedale", racconta Mito, "ma ora e finché avrò energia verrò qui a spiegare non solo quello che è successo 66 anni fa, ma anche quello che succede oggi. I nostri giovani devono sapere i rischi del nucleare, perché nel nostro Paese li hanno educati a credere a tutto quello che gli dicono, e non si rendono conto dei rischi ai quali sono esposti. Ma di fronte all'evidenza sarebbe il momento di smetterla con le menzogne e dire come stanno le cose".

Kose ci accompagna nei locali del Museo della Pace portando con sé la documentazione che ha raccolto negli anni sugli effetti delle radiazioni nel tempo, con informazioni scientifiche completamente assenti o "ammorbidite" nei pannelli, nei video e dalle guide audio che accompagnano i turisti attraverso l'orrore di quel 6 agosto alle 8,15. Ci mostra una foto pubblicata all'estero dei brandelli di corpi raccolti a Hiroshima e portati nei laboratori degli Stati Uniti per essere studiati e rispediti indietro senza che venissero diffusi i risultati. Poi illustra i passaggi delle didascalie del museo dove scompaiono i riferimenti agli effetti delle "radiazioni residue" e delle "lesioni interne" che si manifestano col tempo. "Nessun accenno nemmeno - dice - agli stadi successivi che portano a modifiche del Dna e ai tumori multipli. Perfino il diametro dell'area colpita dalle "piogge nere" radioattive è stato ridimensionato di parecchi chilometri, e nella spiegazione degli effetti si parla solo di casi di diarrea durati tre mesi. Ridicolo. Se lo ammettessero, dovrebbero dare a molta più gente il tesserino dell'assistenza sanitaria gratuita che già spetta a 227565 sopravvissuti, e prendersi cura di altre decine di migliaia di persone. Il dramma è che a forza di ignorare la gravità del fenomeno, come continuano a fare, stanno condannando a rischi incalcolabili le vittime di Fukushima, e si ostinano a evacuare solo una fascia di pochi chilometri, mentre dovrebbero mandare via tutti almeno nel raggio di 80 km".

Nel largo piazzale del museo della bomba, Daichi, Tomoya, Shoijin, Nao Hiro fanno una pausa dopo aver visto per ore dispositive e video. Sono amici diciottenni venuti da Kyoto a Hiroshima - spiegano - perché vogliono capire meglio come mai il Giappone non ha imparato dalla storia a temere il potere nucleare. "Ero stato qui in gita alle elementari, ma non capivo niente - dice Tomoya - E non ho capito niente fino a pochi giorni fa, perché io e i miei amici, come tanti giovani giapponesi credevamo ciecamente a quello che ci diceva il governo, che le centrali sono utili e fonte di energia pulita e sicura. Invece non era vero. Capite? Come potremmo fidarci di quello che ci dicono adesso?". 

Raimondo Bultrini
Fonte: www.repubblica.it/
Link: http://www.repubblica.it/esteri/2011/03/19/news/superstiti_atomica-13803199/?ref=HRER3-1
19.03.2011


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