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USA e Cuba, il bastone e la carota (I parte)


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Fabian Escalante Font ex responsabile del G2 (servizio d'intelligence cubano)

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Secondo il detto popolare, conoscere il passato è comprendere il presente e prevedere il futuro, quindi, tenendo conto delle prospettive che si avvicinano con una nuova amministrazione USA, è necessario rivedere i rapporti con il "vicino del nord" negli ultimi 60 anni al di là delle passioni esistenti, calibrare le azioni e proiezioni intraprese dalle diverse amministrazioni USA, in particolare quelle del governo Kennedy, che negli ultimi anni provò l'alternativa di una soluzione politica con Cuba. Sapere come furono i suoi passi, che perseguivano, quali erano i suoi obiettivi a medio e lungo termine può essere di interesse.

Probabilmente, nella sua amministrazione, più che in nessun'altra, si produssero drammatici cambi nelle sue posizioni verso Cuba, specialmente dopo la ben nota ed istruttiva "crisi dei missili" periodo in cui le sue proiezioni passarono da un' aggressività superlativa ad una politica duale che si proponeva, senza abiurare le sue pretese, accedere per canali non ufficiali ed ufficiali al governo dell'isola per, con mezzi politici, ottenere i suoi obiettivi strategici. E' interessante notare come in quel periodo il presidente USA passò da un discorso e azione aggressiva estreme, a posizione serene e riflessive in relazione alla pace mondiale ed alla coesistenza tra le due superpotenze. Nel 'caso' cubano, la sua politica a volte può dare l'impressione di essere "sequestrata" e soggetta ad altri disegni, il che spiegherebbe le sue contraddizioni e contromarce.

Nel 1961, John Fitzgerald Kennedy aveva raggiunto la presidenza USA con un ristretto margine di voti contro il candidato repubblicano, Richard Nixon. Un uomo giovane e preparato dall'establishment USA, portava nuove idee circa il ruolo degli USA nel mondo e le sue relazioni con il suo principale rivale, l'URSS. Gerarchizzare lo scontro ideologico sopra il tuono dei fucili fu uno dei suoi scopi, naturalmente, senza abbandonare le posizioni raggiunte.

Un nuovo rapporto con l'America Latina, attraverso l'ammodernamento delle sue strutture -in molti casi feudale- che assicurasse il capitale USA, ed internamente l'eliminazione della segregazione razziale, il controllo monopolistico dell'acciaio, la lotta alla criminalità organizzata e all'estrema destra, l'adattamento ai nuovi tempi della dottrina militare e la modernizzazione del ruolo egemonico USA, a livello mondiale, furono i suoi obiettivi.

Si trattava di rinnovare l'Impero, adattarlo ai cambi che lo sviluppo scientifico e tecnico avevano raggiunto, insomma, porre gli USA in una prospettiva preponderante di fronte al XXI secolo.

Nello scenario della guerra fredda, gli USA avevano privilegiato i paesi del cosiddetto "terzo mondo" e la strategia dell'Amministrazione consisteva nell'organizzare, a fianco dei tradizionali alleati, un consenso per affrontare questa realtà.

"Le guerre convenzionali e le guerre limitate o la lotta guerrigliera sono dal 1945, la più attiva e costante minaccia al il mondo libero (...). La sicurezza del mondo libero non solo può essere messa a repentaglio da un attacco nucleare, ma anche essere morsa lentamente nella sua periferia, non importa il nostro potere strategico, per le forze sovversive, infiltrazione, intimidazione, aggressione indiretta o segreta, rivoluzioni interne, ricatto diplomatico, guerra di guerriglia o una serie di guerre limitate. In quell'area delle guerre locali, dobbiamo contare, inevitabilmente, sul sostegno di altri popoli e nazioni che condividono la nostra preoccupazione"[1]

Kennedy aveva ereditato dall'amministrazione Eisenhower il progetto della "Baia dei Porci" e con alcune reticenze gli diede il via libera, che come si sa divenne la prima sconfitta imperiale, non solo in America, ma anche nel mondo.

Così, pochi giorni dopo la debacle della Baia dei Porci, Kennedy spiegava durante una manifestazione pubblica:

"Qualsiasi intervento unilaterale USA, in assenza di un attacco esterno contro di noi o di un alleato, sarebbe contrario alle nostre tradizioni ed ai nostri obblighi internazionali. Ma che sia chiaro che la nostra moderazione, non è inesauribile. Potrebbe sembrare che la dottrina inter-americana di non intervento semplicemente permetta o scusi una politica attiva, se le nazioni di questo emisfero falliscono nel soddisfare i loro accordi contro la penetrazione esterna del comunismo, allora voglio affermare con chiarezza che questo governo non esiterà ad assumere il suo obbligo fondamentale , che è la sicurezza della nostra nazione"[2]

In un altro riferimento allo stesso tema, tornò a puntualizzare le sue idee a questo proposito: "E' facile respingere come d'ispirazione comunista qualsiasi manifestazione antigovernativa o anti-americana, qualsiasi rovesciamento di un regime corrotto, o qualsiasi protesta di massa contro la miseria e la disuguaglianza. Queste non sono tutte ispirate dai comunisti. Il comunismo si muove per sfruttarle, per infiltrarsi nella loro leadership, cavalcarle verso la vittoria. Ma il comunismo non creò le condizioni che le causarono [3]

L'Alleanza per il Progresso, un progetto politico, economico e sociale per l'America Latina, che prevedeva un investimento di $ 20 miliardi di $ nei successivi dieci anni, fu posto in marcia. Prevedeva importanti riforme politiche, economiche e sociali nel subcontinente e quindi neutralizzare gli effetti liberatori della Rivoluzione cubana.

Tuttavia, i governi locali, molti dei quali imposti con la forza dagli stessi USA, non seppero comprendere l'importanza delle misure che si prospettavano ed in un certo senso, qualificarono le stesse come un segno di debolezza contro la già potente influenza di Cuba nella regione. L'oligarchia nativa si spaventò e guardò tutto ciò che si diceva con con profonda sfiducia, mentre le multinazionali USA divennero i loro rappresentanti al Congresso, dove agirono per frenare le idee ed i progetti del nuovo governo USA.

La dottrina Kennedy era essenzialmente monroista, solo adattata ai nuovi tempi. Si trattava di liberalizzare il sistema esistente, dotarlo di una parvenza democratica per rafforzare il ruolo egemonico USA attraverso nuovi strumenti come i trattati economici e politici bilaterali, modernizzare le forze armate locali e indirizzarle verso questioni di polizia e repressivi, mentre gli eserciti USA di stanza nella regione sarebbero i garanti della sicurezza ed integrità latinoamericana.

"Dobbiamo respingere teorie semplicistiche della vita internazionale -affermava all'Università di Berkeley, California- la teoria che il potere americano è illimitato o che la missione USA è di rifare il mondo a propria immagine e somiglianza. Dobbiamo avere la visione di un mondo libero e diverso e progettare le nostre politiche per accelerare il progresso verso un ordine sociale più flessibile "[4]

Alcuni democratici continentali confusero il discorso e pensarono che la lezione della Baia dei Porci fosse stata assimilata. Nulla più lontano dalla realtà. Pochi mesi dopo, il 30 novembre 1961, Kennedy approvava un nuovo aggressivo programma contro Cuba, chiamato "Operazione Mangusta", che secondo la stessa documentazione declassificata, in un giro di sei mesi – da marzo a ottobre 1962- pretendeva rovesciare il governo rivoluzionario. Trentatré compiti contemplavano l'operazione, che includeva dal blocco economico alla guerra batteriologica, attraverso il terrorismo, guerra psicologica, i complotti omicidi e l'allestimento del teatro di operazioni militari, per al momento, assestare il colpo finale. Solo nei primi otto mesi di quell'anno si realizzarono a Cuba 5870 atti di sabotaggio, assassinii e terrore generalizzato, mentre venti volte si tentò assassinare Fidel Castro, con tutti i mezzi, anche mediante l'utilizzo dei più sofisticati prodotti della scienza e della tecnologia provenienti dai laboratori della CIA.

Mongosta aveva tre scopi fondamentali: A.- sollevare i cubani e facilitare un intervento militare per rovesciare il loro governo. B.- localizzare il conflitto nel contesto della guerra fredda. C.- allineare i paesi del subcontinente a lato degli USA.

Tranne il primo, gli altri due furono ottenuti. La crisi dei missili nell'ottobre 1962, rese possibile agli USA dimostrare il pericolo comunista in America Latina, anche se dal punto di vista operativo, furono sconfitti nella loro pretesa di deporre il governo cubano.

L'infrastruttura creata per il progetto divenne la più grande unità sovversiva creata, in tempo di pace, all'interno del territorio USA, qualcosa che di certo contravveniva alla legge di fondazione della CIA che le proibisce, esplicitamente, agire dal territorio nazionale. La denominata JM/Wave contava su una forza di 400 ufficiali in materia e 4000 agenti di origine cubana addestrati in sovversione e terrorismo; una rete di 55 imprese di copertura, tra cui: immobiliari, trasporto, navali, cantieristiche, magazzini, aziende di trasporti aerei e marittimi, officine di riparazione, noleggio auto, banche, responsabili per i pagamenti ed altre operazioni finanziarie, inoltre, una potente armata aerea e navale, uffici di reclutamento nella maggior parte degli stati, ecc in cui avevano investito quasi 1 miliardo di dollari, in breve, un esercito terrorista che d'ora in avanti dovrebbe scatenare la guerra "sporca" a Cuba.

Anche così, armati fino ai denti, le centinaia o forse migliaia di operazioni eseguite quell'anno, che ebbero un elevato costo in vite umane e danni alle infrastrutture socio-economico, fallirono, ed alla fine della cosiddetta "crisi di ottobre" Mangusta fu disattivata per la sua inutilità.

Le crepe politiche causate dalla decisione sovietica di negoziare la soluzione della crisi separatamente con gli USA, lasciando fuori Cuba divennero pubbliche. Da allora, l'amministrazione si sentiva recuperata dal fiasco di Giron e anche se non poté raggiungere il suo obiettivo fondamentale mediante "Mangusta" attraverso la negoziazione politica con l'URSS aveva raggiunto un importante e significativa vittoria. Per queste ragioni, nel 1963 l'amministrazione sciolse le strutture aggressive formate e progettò un nuovo gruppo di lavoro nel Consiglio di Sicurezza Nazionale (NSC) per la "questione cubana", sotto il comando del procuratore generale Robert Kennedy.

Mac George Bundy, consigliere per la sicurezza nazionale, propose e fu approvato dal CSN, un nuovo progetto per "risolvere" il problema cubano, che fu chiamato "doppio binario" poiché, flessibilizzando le loro strategie, pretendeva utilizzare non solo i meccanismi esistenti: blocco, isolamento, il terrorismo, guerra psicologica, ecc, ma anche misure politiche destinate a dividere il movimento rivoluzionario a Cuba e approfondire le differenze tra questa e l'URSS, cercando di costruire una nuova dissidenza da posizioni "rivoluzionarie" che potesse erodere la Rivoluzione dall'interno e che prevedeva anche, sotto le sue condizioni chiaramente, iniziare negoziati con l'isola, che non solo approfondisse le contraddizioni interne, ma anche "offrisse la possibilità di venire a qualche accordo con Castro". [5]

Tale era lo stato d'animo nell'amministrazione, a seguito della vittoria ottenuta nella soluzione della crisi dei missili che in un discorso, di allora, il presidente Kennedy dichiarò: "I futuri storici, guardando indietro, al 1962, potrebbe benissimo segnalare quest'anno come il momento in cui la corrente della politica internazionale cominciò, infine, a fluire verso il mondo della diversità e della libertà. Dopo il lancio dello Sputnik, nel 1957, l'Unione Sovietica ha cominciato ad intensificare le sue pressioni contro il mondo non comunista … I popoli di molti paesi hanno iniziato ad accettare la nozione che il comunismo era l'inevitabile destino dell'essere umano ... 1962 frenò questo processo .... E nulla fu più importante, per sgonfiare la nozione dell'invincibilità del comunismo, che la risposta americana alle provocazioni sovietiche a Cuba". [6]

All'unisono, mentre si parlava, pubblicamente, di pace, flessibilizzazione, accordi, diversità, ecc, il 7 aprile 1963 - in base alle informazioni declassificate - il Consiglio di Sicurezza Nazionale analizzò e concordò il seguente piano di azione riguardo a Cuba:

- accumulazione di intelligence,
- aumentare le azioni di guerra psicologica
- rafforzamento del blocco economico e politico
- individuare e stabilire contatti con gli elementi potenziali dissidenti a Cuba.
- stimolare il sabotaggio economico indiretto interno,
- potenziare le operazioni dei gruppi di missioni speciali della CIA missioni speciali nella distruzione del potenziale industriale ed energetico del paese.
- incrementare le operazioni autonome.

Giorni dopo il 3 giugno, Il Gruppo Speciale convenne che sarebbe stato uno sforzo utile esplorare "le varie possibilità per stabilire canali di comunicazione con Castro" in due parole Bundy espresse: "Kennedy stava considerando la possibilità d'inclinarsi ad aprire una breccia con Cuba, togliere Castro dall'abbraccio sovietico e forse dimenticarsi della Baia dei Porci e far ritornare tutto alla normalità" [7]

Sette giorni dopo, Kennedy, presso l'American University pronunciò un importante discorso sulla pace e la guerra su scala mondiale, ponendo in evidenza tra altri argomenti i seguenti:

"In poche parole, sia gli USA come i suoi alleati, come l'Unione Sovietica ed i suoi alleati, hanno un interesse profondo e mutuo a che esista una pace giusta e vera e nel fermare la corsa agli armamenti. Gli accordi in tal senso risultano nell'interesse dell'Unione Sovietica come nel nostro. Possiamo essere sicuri che anche le nazioni più ostili accetteranno e rispetteranno tali obbligazioni dei trattati, e solo quelle obbligazioni dei trattati, che risultano nel loro stesso interesse.

"Così quindi, non siamo ciechi davanti alle nostre differenze, ma dirigiamo anche l'attenzione ai nostri interessi comuni ed ai mezzi che ci possono permettere di risolvere tali differenze. E benché non possiamo porre fine, ora, alle nostre differenze, almeno potremo contribuire a che il mondo sia sicuro per la diversità. Poiché l'ultima analisi è la seguente: il nostro legame comune più fondamentale è che tutti noi abitiamo questo piccolo pianeta. Respiriamo la stessa aria. Tutti apprezziamo il futuro dei nostri figli. E siamo tutti mortali..."

Probabilmente quelle dichiarazioni divennero la sua sentenza di morte, sia per l'establishment sia per il complesso militare industriale finanziario e congressuale quei concetti e nuove strategie erano inaccettabili per i loro interessi guerrafondai finanziari ed egemonici.


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