Varoufakis: «Non starò con Syriza, lavoro a una sinistra europea anti-Memorandum»
Grecia. 25 deputati con Unità popolare di Lafazanis: pronti anche a uscire dall’euro. Sono la terza forza in Parlamento
Angelo Mastrandrea
EDIZIONE DEL
22.08.2015
PUBBLICATO
21.8.2015, 23:59
AGGIORNATO
22.8.2015, 11:48
Nel giorno in cui da una costola di Syriza nasce la terza forza parlamentare della Grecia, Yanis Varoufakis se ne va a tessere la sua tela politica in Francia, alla tradizionale festa estiva del Partito socialista a Frangy-en-Bresse. A invitarlo è la sinistra anti-austerità capeggiata dall’ex ministro dell’Economia Arnauld Montebourg, che vuole fare la guerra all’ala liberal del premier Manuel Valls. Una dichiarazione d’intenti, forse, che parla a Valls perché Tsipras intenda, ma forse pure alla neonata Unione popolare di Panagiotis Lafazanis, più apertamente antieuropeista.
La domanda del giorno è infatti con chi staranno Varoufakis e un’altra protagonista dei mesi di governo Syriza: la presidente del Parlamento Zoe Konstantopoulou. Nella lista dei 25 deputati finiti nel nuovo gruppo messo in piedi dalla Piattaforma di sinistra spiccano infatti le loro assenze. Vuol dire che rimarranno dentro Syriza, pur su posizioni contrarie ad Alexis Tsipras? Non proprio. Konstantopoulou è bloccata dal suo ruolo istituzionale, ma difficilmente rimarrà al seguito del premier, con il quale è entrata più volte in rotta di collisione.
Diverso il discorso per Varoufakis: l’ex ministro delle Finanze non è mai stato vicino alle posizioni degli anti-europeisti e non ha fatto mistero di voler lavorare alla costruzione di una sinistra europea anti-austerità (e non nazionale), come dimostra la partecipazione al meeting francese. Anche se alla fine le posizioni potrebbero anche convergere, visto quanto Varoufakis ha detto ieri in un’intervista pubblicata ieri dal Nouvel Observateur (ma probabilmente rilasciata quando il governo Tsipras era ancora in sella). «Abbiamo tradito la grande maggioranza del popolo greco. Non potrei far parte di un governo e di un partito che chiedono un mandato popolare per applicare l’accordo del 13 luglio», ha detto con la consueta chiarezza. Per quel che riguarda il suo impegno politico, invece, l’economista greco ha spiegato: «Rimarrò attivo politicamente perché le questioni del debito e dell’austerità devono essere pensate al livello europeo. Se non c’è un movimento europeo per democratizzare la zona euro, nessun popolo europeo vedrà giorni migliori. Ci rimane da combattere una battaglia fondamentale».
Una prospettiva diversa da quella enunciata da Lafazanis. L’ex ministro dell’Energia, annunciando ieri la scissione da Syriza e la nascita di Unità popolare, ha annunciato esplicitamente che «per sbarazzarci del Memorandum siamo pronti anche ad uscire dall’euro in maniera controllata» e che per loro «non c’è l’inferno fuori dall’Eurozona». Poi ha fatto appello al popolo del no («non sarà orfano in queste elezioni») e alle altre forze politiche anti-Memorandum, dai comunisti del Kke alla piccola formazione della sinistra antagonista Antarsya, per entrare a far parte del fronte anti-Memorandum in costruzione. Un appello già respinto al mittente dai primi e che con ogni probabilità sarà raccolto dai secondi.
Ma il vero fatto negativo per le rinascenti sinistre europee è l’esplosione di Syriza. Oltre ai 25 deputati finiti in Unità popolare e ai dubbi su Konstantopoulou e Varoufakis, altri quattro parlamentari ieri si sono dichiarati indipendenti (tra questi l’ex viceministro Nadia Valavani), mentre l’emorragia si diffonde ora agli organi dirigenti del partito e inevitabilmente si allargherà alla base: già ieri si sono dimessi tre esponenti del Comitato centrale in quota Piattaforma di sinistra. I mal di pancia, anche in quella che era la maggioranza di Syriza, sono molti: si imputa a Tsipras il fatto di non aver voluto incontrare gli organi dirigenti di Syriza dopo l’accordo di luglio e di aver deciso in autonomia, con un ristretto staff, la strada da seguire. E la decisione di andare alle urne azzera pure il previsto congresso, che però difficilmente sarebbe riuscito a portare indietro le lancette degli orologi.
Del resto, era stato lo stesso premier alla fine di luglio a dichiarare esaurito il progetto della Coalizione della sinistra radicale, «pluralista e polifonico», in un’intervista a radio Kokkino, nella quale aveva sostenuto che «Syriza non è fatta per governare» e anticipando così la sua evoluzione in forza di governo. Comunque vada a finire, il risultato che ci consegna questo showdown agostano è la probabile fine del “modello Syriza” come l’abbiamo conosciuto finora, un esempio vincente di ricostruzione di una sinistra dal basso (le lotte sociali, le esperienze di mutuo soccorso, il radicamento territoriale) e che riesce a farsi forza delle diversità. Un esperimento costruito negli anni della crisi e guardato con interesse nel resto d’Europa, ma che si è sciolto come neve al sole in pochi mesi di governo. Debutta un’altra stagione, e siamo solo agli inizi.
Peggio il tacon del buso.
Questo Varoufakis si dimostra ogni giorno di più un ritardato mentale.
Non è un ritardato mentale è semplicemente come i nostri parlamentari che dicono una cosa e ne fanno un'altra.
Ma non capisco come mai questo suo ‘programma’ debbe a forza essere ‘di sinistra’. Cosa mai vuol dire oggi, la sinistra, cioè Syriza allineata completamente alla finanza internazionale ( ed ai desideri dei soliti noti ) ? Niente. A me pare invece un programma nazional-popolare che si ‘traveste’ da sinistra perchè non si puo’ piu’ dire ‘socialista’ ( e tantomeno in unione a nazionale ).
Varoufakis: «Non starò con Syriza, lavoro a una sinistra europea anti-Memorandum»
Grecia. 25 deputati con Unità popolare di Lafazanis: pronti anche a uscire dall’euro. Sono la terza forza in Parlamento
SONO SENZA VERGOGNA
p.s.
marcopa, sei lo stesso marcopa che raccoglieva le firme di avaaz per tenere la Grecia nell'euro???
La sinistra è ormai tarata. Geneticamente.
Non ha proprio la capacità di PENSARE un confronto col potere che non sia "dialogante".
Il "progetto" delle sinistre è sempre la stessa, fallimentare, idea paleo-massmediatica: guido le masse, queste allagano le piazze, il potere si spaventa e accetterà le mie condizioni, io divento la nuova leadership acclamata dal popolo.
Come se fossimo ancora a prima del 1970. Come se Internet e la TV non esistessero e la politica si facesse ancora coi giornali cartacei e i volantini ciclostilati.
Ovviamente il punto è che, finché "si dialoga", c'è l'illusione di conquistare il potere.
La struttura sociale non viene messa dolorosamente in discussione, cambia solo il timoniere, che sarà benevolo e umanitario. Ma niente scossoni, per carità!
La sinistra ha la tara genetica che una configurazione sociale alternativa ha provato a farla (l'URSS) e non le è piaciuta per niente. Adesso ha paura anche di PENSARE un modello sociale alternativo, per cui si tiene stretto lo status quo, ma riformandolo in senso buonista.
Poveri scemi...