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«Veggie Pride» e l'etica del cibo


Tao
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Era il 2001 quando si svolse per la prima volta la «marcia dell'orgoglio vegetariano» a Parigi. Nel paese d'Oltralpe tuttora chi si nutre senza prodotti animali non di rado è preso in giro. In Italia il movimento vegetariano e vegan - da molto tempo diffusissimo nei paesi anglosassoni, e da millenni una caratteristica dell'India - è ormai «sdoganato»; non succede più, come nei decenni scorsi, di suscitare ilarità o condanna. Rimane però un certa incomprensione sulla ragione di fondo della scelta: il rispetto della vita degli animali. Così molti vegetariani e vegan preferiscono nascondere la motivazione empatica ed elencare quelle ormai diventate abbastanza consensuali, almeno in teoria: le emergenze ecologiche, la fame nel mondo, la salute, o il disgusto personale.

Ma il movimento «veg» vuole sottolineare proprio il diritto-dovere alla compassione di fronte alle torture quotidiane:

«Uccelli infilzati arrostiscono nelle vetrine, corpi smembrati guarniscono gli scaffali. Sui ponti delle barche mucchi di pesci muoiono silenziosamente e lentamente di asfissia. Vitelli, polli, maiali, mucche da latte, galline ovaiole, vivono in un inferno permanente. Negli allevamenti si consumano povere vite. Si tagliano al vivo e senza anestesia becchi, denti, testicoli. Ovunque circolano camion pieni di condannati a morte». Nel 2006, solo in Italia, sono stati abbattuti più di 480 milioni di animali»; potendo contare i pesci - che invece sono calcolati solo a tonnellate, sarebbero molti miliardi.
Così domani, a Roma per la prima volta come a Parigi da anni, si svolgerà il Veggie Pride, i cui partecipanti rivendicheranno la fierezza e il piacere del non mangiar carne, pesce e altri prodotti animali - che sono parte dello stesso circuito di sfruttamento e morte. «Il vegetarismo mette in discussione la legittimità dello sfruttamento degli animali» si legge sul sito www.veggieprige.org; «rivendichiamo i nostri diritti: diritto allo stesso spazio che hanno gli onnivori per esprimersi sui mass-media, diritto a pranzi senza animali nelle mense, diritto di rifiutare ogni partecipazione allo sfruttamento animale con le nostre tasse. I nostri diritti sono gli unici che questi animali oggi, indirettamente, posseggano».

I partecipanti alla marcia italiana (partenza dalla metro Colosseo alle 14) denunceranno il macello globale, guerra intrecciata a tutte le altre guerre e distruzioni. Che l'inferno animale - in aumento con la progressione nel consumo di carne a livello planetario - non aiuti gli umani e anzi abbia gravi responsabilità nell' affamare i poveri (vista la scarsa resa energeticoproteica degli allevamenti), a riscaldare il clima (vedi il rapporto Fao del 2006), a distruggere le foreste è ormai ufficialmente riconosciuto (poi non se ne fa quasi nulla). Il Veggie Pride vuole affermare il suo rifiuto etico anche se la zootecnia non avesse questi giganteschi effetti collaterali.

Antico, il rifiuto. Plutarco: «Io mi domando con stupore in quale circostanza e con quale disposizione spirituale l'uomo toccò per la prima volta con la bocca il sangue e sfiorò con le labbra la carne di un animale morto (...) Come mai quella lordura non stornò il senso del gusto che veniva a contatto con le piaghe di altre creature e che sorbiva gli umori e i sieri essudati da ferite mortali? (...) Furono sollecitati dalla fame. Ma se tornassero in vita e riacquistassero la voce, direbbero: beati voi, quanta ricchezza potete mietere dai campi, quanti prodotti gustosi potete cogliere dagli alberi».
Rispetto ai tanti cambiamenti negli stili di vita e dunque nei modelli di produzione che l'emergenza socioecologica planetaria impone, la rivoluzione alimentare è la più immediata e facilmente realizzabile anche da parte dei singoli cittadini - basta volere, informarsi, decidere- senza bisogno di strutture, tecnologie nuove, svolte politiche, incentivi pubblici. Le proteine etiche sono alla portata di tutti.

Marinella Correggia
Fonte: www.ilmanifesto.it
16.05.08


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Tao
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Per riflettere e sorridere un po' vi proponiamo alcune delle domande più frequenti, basate su luoghi comuni che chi ha deciso di non mangiare animali si sente fare spesso. Infatti nessuno domanda mai a un carnivoro perché mangi carne. In compenso, non si ha ancora finito di pronunciare la frase «sono vegetariano» e immediata parte la domanda fatifica: «come mai?». «Ma è da molto tempo?». «Lo fai per religione?». «E non ti senti debole?». Quindi, «cosa mangi al posto della carne?». «Non rimpiangi mai una bella bistecca?»
Le domande che seguono sono standard. Sono veri e propri must. Tutti, ma proprio tutti, coloro che sono diventati vegetariani se le sono sentite fare.

«Beh, anch'io mangio poca carne»

Nove volte su dieci, dopo aver detto che siete vegetariani, vi sentirete rispondere così. Forse perché la gente si sente in colpa, davanti ai vegetariani, o semplicemente poiché l'impressione di fare qualcosa di non proprio "civile" in fondo è condivisa. Se avrete voglia di indagare scoprirete però che quel "poco" significa come minimo una volta al giorno. Se non è un panino al prosciutto a pranzo, è una bistecca a cena.

«Anche i vegetali soffrono?»

E' curioso, ma spesso, chi si nutre di agnelli, vitelli conigli e simili si preoccupa di spiegare ai vegetariani che la loro scelta sarebbe comunque ipocrita perché la sofferenza riguarderebbe anche le carote, i cavolfiori, carciofi e simili. Inutile dire che i vegetali non hanno sistema nervoso centrale nè terminali nervosi, quindi è piuttosto difficile sostenere che soffrano. In ogni caso, è bene sapere (e ricordare all'amico onnivoro) che anche il vitello o il capretto mangiano parecchi vegetali. Per aumentare di un chilogrammo un vitello ha bisogno di 13 chili di foraggio. Quindi se si è tanto sensibili al tragico destino dei vegetali sarebbe bene cominciare a smettere di mangiare animali.

Il leone mangia la gazzella. «E' la natura delle cose»

Curioso no? Mentre la specie umana cerca sempre di sottolineare la propria specificità nell'ambito del regno animale e non perde occasione per affermare la propria superiorità intellettiva e morale, quando si tratta di gustare una lepre in salmì si ricorda improvvisamente di essere un animale come gli altri e giustifica la propria golosità col fatto che la sua natura animale lo porta a nutrirsi di cadaveri. Sarà, ma le pantere non fanno allevamento intensivi. E' difficile sostenere che sia nella "natura delle cose" allevare animali in condizioni artificiali, relegati in box nei quali a fatica riescono a muoversi, inseminati artificialmente, nutriti con farine animali e scarti di lavorazione industriale.

«Ma da dove prendi le proteine? E il ferro?»

Provate a rilanciare la stessa domanda a chi ve l'ha posta, vi accorgerete che, tranne lodevoli eccezioni, quasi nessuno sa da quali alimenti si traggono ferro, sali minerali, proteine, zinco, ecc. Viviamo tutti di luoghi comuni: la carne fornisce ferro è uno di questi. Un modo per sbalordire l'interlocutore salace, se avete l'età per farlo, potrebbe essere quello di sventolare il tesserino dei donatori di sangue. Ecco; il ferro lo troviamo, eccome. Anche per altri che ne hanno bisogno. Non mangiare animali uccisi è semplicemente una scelta utile e generosa, nel rispetto di animali, umani e non umani, un gesto di amore per il pianeta in cui viviano.

«Pensi agli animali, ma a chi muore di fame nel mondo non ci pensi?»

Tipica, soprattutto nella sinistra. Di solito chi vi lancia questa accusa non si è mai interessato ai bambini che muoiono di fame e tanto meno se ne occupa concretamente. Vuole solo farvi sentire una persona superficiale che pensa agli animali quando nel mondo esistono drammi veri. Lo spreco di energie e risorse che comporta l'alimentazione carnea è già una risposta esaudiente. Un libro istruttivo come Ecocidio di Jeremy Rifkin potrebbe fare il resto.

«Sei vegetariano e bevi il vino?»

Perché l'uva è un animale? In punto è che bere vino è sintomo di gusto per i piaceri della tavola e in genere vegetariani o vegani vengono percepiti al pari di una setta di zeloti che amano autoflagellarsi e privarsi dei piaceri del vivere. Come se tutti i vegetariani dovessero essere anche salutisti, astemi, non fumatori o assolutamente coerenti con tutte le contraddizioni della vita.

«L'uomo ha sempre mangiato gli animali!»

Si, e ha sempre fatto le guerre, ucciso per denaro o semplicemente per uccidere. Gli uomini prevaricano con violenza le donne da millenni e da secoli ci sono gli schiavi, la religione fino a pochi secoli fa stabiliva cosa era lecito o no, quali i confini della libertà individuale. Dovremmo dedurne che ciò che si è sempre fatto è per se stesso giusto?

Ma non rimpiangi mai una "bella bistecca"?

Chissà poi perché la bistecca è sempre "bella" nelle parole dei non-vegetariani. Vero è che de gustibus non est disputandum, ma sinceramente a noi sembra più estetica una mucca che pascola serena in un alpeggio di quanto non lo sia una fettina di carne grigia tristemente adagiata su un piatto. E poi, come si può rimpiangere di aver risparmiato la vita a un essere vivente? E come sopportare, invece, di essere la causa della sua morte? Più che di rimpianti... parliamo di rimorsi allora!

A Cura di Rossana Vallino (da "Vegetariani… e allora?" di Viviana Ribezzo e Gabriella Crema, ed. Cosmopolis)

Fonte: www.liberazione.it
17.05.08


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Tao
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«Cielo, lei è un vegetariano!» Le leggende e i luoghi comuni

Oggi scendono in piazza a Roma vegetariani e vegani in difesa degli animali. L'occasione è la prima edizione italiana del Veggie Pride, che si svolgerà in contemporanea con l'omologa manifestazione internazionale di Parigi. Sono attesi attivisti da ogni parte d'Italia. L'appuntamento è alle ore 14 in Via dei Fori Imperiali, di fronte all'uscita Colosseo della metropolitana. Lo scopo principale della manifestazione, organizzata da un gruppo di militanti di base, è denunciare la violenza quotidiana che caratterizza qualunque «Paese in tempo di pace». Una realtà fatta di milioni di «animali che vengono destinati al macello, per essere sgozzati, sventrati e ridotti in pezzi», come recita il manifesto del corteo. Marco Reggio, attivista milanese, tra gli animatori del Veggie Pride, racconta al telefono come è nata la locandina della manifestazione, una rivisitazione in chiave animalista de «Il quarto stato» di Pellizza da Volpedo. Reggio sottolinea come non si tratti di una provocazione "blasfema", bensì «della manifestazione di una volontà: quella di allargare le rivendicazioni ugualitarie, rappresentate da quell'opera, anche agli animali». Certo, quell'opera evoca un movimento operaio che si è caratterizzato anche per un forte antropocentrismo, ma in fondo erano i tempi. «Credo fosse inevitabile, cento anni fa, che il movimento operaio limitasse la propria attenzione agli oppressi appartenenti alla specie umana», concorda Reggio. «Abbiamo tuttavia voluto esprimere l'idea della necessità di ampliare, oggi, l'orizzonte cui hanno guardato storicamente i movimenti di emancipazione».

Le finalità della manifestazione di oggi?

Il Veggie Pride non ha lo scopo di sollevare rivendicazioni precise. Si focalizza, piuttosto, sul denunciare due problemi fondamentali: in tutto il mondo vengono allevati miliardi di soggetti animali al solo scopo di ucciderli e poi mangiarne le carni; di fronte a questa realtà, milioni di individui di ogni nazionalità hanno già scelto di non mangiare più animali, ma per questa scelta vengono discriminati e derisi. Il Veggie Pride rappresenta un'occasione per unire le forze di vegetariani e vegani, allo scopo di manifestare orgoglio per questa scelta etica e puntare il dito sull'orrore della condizione degli animali massacrati per il consumo umano.

E' oggi possibile parlare di un movimento animalista?

Ciò che chiamiamo «movimento animalista» è una realtà estremamente variegata e frammentata. Un aspetto unificante, che vede tutti gli animalisti concordi, è l'idea che gli animali non umani, così come gli animali umani, non debbano essere espropriati del loro corpo attraverso lo sfruttamento, né della loro vita attraverso l'uccisione; questo principio si traduce in comportamenti individuali consapevoli praticati da milioni di persone, in Italia così come in tutto il mondo, tra cui il primo e fondamentale è non mangiare prodotti animali. Questi individui faticano però ad esprimere questa attitudine in modo collettivo e politico.

In questi anni, è sorto un universo di movimenti che tentano di reagire ai dissesti umani e ambientali imposti dalla globalizzazione del modello economico-culturale dominante. Quali rapporti ha la galassia animalista con questi soggetti sociali?

Chi è attivo sul terreno delle lotte animaliste, data la necessità pratica di portare all'attenzione della società la «questione animale», sceglie di focalizzare il proprio impegno sull'informazione e sulla denuncia delle diverse forme di oppressione di cui gli animali non umani sono vittime. Tuttavia, in molti militanti è profonda la consapevolezza del legame tra la questione animale e le tante istanze di emancipazione umana. Anche iniziative come il Veggie Pride possono costituire un'occasione di dialogo con gli altri movimenti di critica sociale. In alcuni casi, questi hanno storicamente raggiunto un grado di maturazione politica assai maggiore rispetto al nostro su temi che sono inevitabilmente legati alla lotta contro pratiche di dominio e prevaricazione. Si pensi ai movimenti femministi, che si sono imposti sulla base di ideali egualitari, del tutto assimilabili a quelli che hanno ispirato la nascita e lo sviluppo del pensiero animalista. Tengo comunque a precisare che, nonostante sia importante sottolineare lo stretto legame ideale tra le varie lotte, noi muoviamo dall'idea che la liberazione degli animali sia uno scopo di lotta valido ed autosufficiente in sé e per sé.

Qual è invece il rapporto che intercorre attualmente tra animalisti e politica e per quale ragione l'animalismo stenta tanto a farsi Politica (non intendendola necessariamente in senso partitico-istituzionale)?

Uno dei motivi del perdurante distacco dell'animalismo dalla politica è anzitutto lo scarsissimo interesse che riveste il tema delle condizioni di esistenza degli altri animali nel dibattito politico. Più in generale, credo poi che il periodo antipolitico che stiamo vivendo in Italia coinvolga anche il mondo animalista. Ammesso, inoltre, che le posizioni del nostro movimento si inscrivano più naturalmente nell'alveo della sinistra, il paradigma antropocentrico che storicamente ha caratterizzato anche la sinistra è, tuttavia, talmente radicato da rendere difficoltosa la comprensione delle nostre proposte da parte di chi la rappresenta. Da libertario, aggiungo che comunque non giudico necessariamente in modo negativo il fatto che tra gli animalisti prevalga un'attitudine all'attivismo di base.

Chi legge qeste parole non diventerà necessariamente vegetariano o vegano. Certo è che la politica, specialmente a sinistra, bene farebbe a prestare maggiore attenzione a chi ha deciso di operare questa scelta di vita, che appare sempre più urgente per garantire un'esistenza degna di essere vissuta ad animali di ogni specie. Umani compresi

Gualtiero Crovesio
Fonte: www.liberazione.it
17.05.08


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GioCo
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Ma possibile che in questo mondo debba esistere esclusivamente l'incitamento allo squilibrio !?
Possibile che ovunque debba vigere il dictat "o pro o contro"? Che si debba alimentare solo il senso di appartenenza, le distinzioni ad ogni costo tra il bene e il male ? Che debbano essere alimentate le guerre di tutti i tipi, prima d'ogni altra quella interiore con se stessi e che debba essere sempre e continuamente attaccato colui che decide di astenersi in nome e in ragione del "buon senso"?
Non esiste il discorso del povero animale, è una bufala stupida e castrante che può avere credito solo in mondo di sciocchi che hanno perso contatto con la realtà: ditemi, o "pacifisti" e "amanti delle bestie", dov'è che in natura si può trovare un esempio di "predazione etica"?
Gli sciocchi pappagallano come loro insegnato che "proprio questo eleva lo spirito umano, considerare anche la dignità animale" senza rendersi conto che stanno rinnegando l'intera realtà naturale, così come si presenta se liberata da questa ipocrita farneticazione umana.
La verità e che chi sceglie d'essere vegetariano ha semplicemente paura della morte e della sofferenza e sta cercando la scappatoia "etica" per esorcizzare quelle paure.
Tuttavia riconoscono anche che esiste un probema equivalente e opposto che giustamente il vegetariano denuncia: l'abuso.
Se non esiste in natura la "predazione etica" non esiste nemmeno il "diritto all'opulenza": una bestia ha lo stesso rispetto verso il suo cibo che ha un credente del suo Dio, non gli passa nemmeno per la testa di "esagerare" e così era anche per l'uomo quando viveva con più armonia ed equilibrio con l'ambiente.
Il primo e vero problema umano è l'ossesione nel voler controllare il suo ambiente, i suoi simili e qualunque altra cosa lo abiti, perchè ciò che non dipende dalla volontà fa paura.
Se tutti smettessimo di "voler combattere" qualcosa per cominciare a desiderare di "voler crescere", e di vedere crescere spiritualmente anche chi persiste nelle logiche distruttive e autoreferenziali di potere, questo posto non ci metterebbe molto a ridiventare un luogo accettabile dove vivere.
Ciò che viene compreso, per assioma, sparisce. Allora si cominci con l'accettare le risposte anche sgradevoli, come il fatto che non esiste compiacenza in questa realtà, a parte ciò che in un modo o in altro hai schiacciato sotto il tacco delle tue superbie.
- GioCo alias LameFarmer -


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pierrot
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A parte che anzichè essere totalitaristi in un senso o nell'altro, mentre si potrebbe semplicemente mangiare pochissima carne, come si faceva una volta, in un sistema culturale equilibrato con la natura, si può dire che chi è vegetariano ha tutto il diritto di essere "orgoglioso", "contro" chi non lo è, mentre ancora non si è trovato alcun motivo per cui ci sia motivo nell'essere "orgoglioso" dell'omosessualità.


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Anonymous
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[quote=Tao]«Cielo, lei è un vegetariano!» Le leggende e i luoghi comuni
"Ammesso, inoltre, che le posizioni del nostro movimento si inscrivano più naturalmente nell'alveo della sinistra, il paradigma antropocentrico che storicamente ha caratterizzato anche la sinistra è, tuttavia, talmente radicato da rendere difficoltosa la comprensione delle nostre proposte da parte di chi la rappresenta."
Non appartengo a nessuna formazione politica, perciò ritengo, da vegetariano, che lei con l'affermazione sopra citata lo sia solamente di maniera, vegetariano, perchè se ne conoscesse le motivazioni prische, aborrirebbe con tutto se stesso tutto quello che, anche lontanamente, odora di sinistra!


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Drachen
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il problema non è mangiare carne. il problema è che siamo in troppi a mangiarla e ne mangiamo individualmente troppa.

ah cmq si: anche la guerra fa parte della natura dell'uomo. mettetevi il cuore in pace.


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