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dana74
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Pulizie, a rischio 24mila posti di lavoro nella scuola per la latitanza del ministero

Nonostante gli impegni assunti dal Ministro di Istruzione, Università e Ricerca l’8 luglio, nella scuola sono a rischio i 24mila posti di lavoro dei lavoratori degli appalti. E con i posti di lavoro è a rischio anche la funzionalità delle scuole, almeno per la parte che riguarda la pulizia alcune attività di assistenza. Il Miur (Ministero Università e Ricerca) non ha infatti dato ancora “chiarimenti riguardo la gara d’appalto di pulizia nelle scuole, né ha proposto soluzioni per garantire la continuità occupazionale e la tenuta del loro reddito”, precisa Elisa Camellini, segretaria nazionale di Filcams Cigil, sindacato che ha proclamato lo stato di agitazione assieme a Fisascat Cisl e Ulitrasporti Uil. Questo vuol dire che si va avanti in regime di vacatio, con budget ridotti e gravi ripercussioni sulla basta paga degli addetti. Per capire la portata delle retribuzioni medie basti pensare che un ex Lsu, che lavora nella zona di Napoli ed è impiegato circa 36 ore, e guadagna fino a un massimo di 800 euro al mese, mentre chi rientra negli appalti storici della pulizia delle scuole per 18-20 ore guadagna tra i 400 e i 500 euro al mese". Cifre molto basse, quindi.
Al momento, questi 24.000 lavoratori lavorano con una proroga alla vecchia gara d’appalto di un mese (fino al 30 ottobre). In relazione ai lotti, per adesso ne sono stati assegnati 9 su 13 e “mancano i 4 della Campania, Sicilia e Calabria”, precisa la segretaria Filcams. “Questo è probabilmente dovuto al fatto che sono regioni dove ci sono più offerte e ci sono più lavoratori. Ma assegnarne alcuni e non tutti, non ci avvantaggia sia perché rompe l’equilibrio di questi lavoratori che perché non aiuta a pattuire delle condizioni uguali per tutti”.
Per la cronaca, queste lavoratrici e lavoratori compaiono da anni sotto la “sigla” ex LSU e appalti storici. Quasi sempre, quindi, sinonimo di sfruttamento. Inquadrati per lo più in coop sono stati costretti a subire forti tagli della busta paga, attraverso varie forme, e continui peggioramenti delle condizioni di lavoro. La riduzione senza soluzione di continuità del budget statale riservato ai servizi di pulizia ha costretto questo settore a una regressione continua.
http://www.controlacrisi.org/notizia/Lavoro/2013/10/6/37195-pulizie-a-rischio-24mila-posti-di-lavoro-nella-scuola-per/

Il cda Mps esamina il piano di salvataggio.
Aumento da 2,5 miliardi, 8mila esuberi al 2017
In consiglio le linee guida del riassetto, tutte confermate a partire dalla ricapitalizzazione 2014 e dal giro di vite da 440 milioni sui costi. L'ad Viola: "Piano solido, non partiamo da zero: saremo una grande banca commerciale". Tetto a 500mila euro per gli stipendi di vertice. Il titolo balza in attesa dell'ok di Bruxelles
di ANDREA GRECO
http://www.repubblica.it/economia/finanza/2013/10/07/news/mps_in_luce_a_piazza_affari_oggi_il_cda_sul_piano_di_ristrutturazione-68067440/


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dana74
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dalle pulizie ai bancari......tutti lavori che l'italiano non vuole più fare?

Rifiuti, “con la Tares le tasse salgono del 67 per cento dal 2000 al 2013
La Cgia di Mestre lancia l'allarme: "Se tredici anni fa ogni famiglia pagava mediamente 270 euro, con la nuova imposta l’esborso medio sarà di circa 451 euro". Il segretario Giuseppe Bortolussi sottolinea che il rincaro è grave perché con la crisi è calata la produzione dei rifiuti

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 5 ottobre 2013
Tra il 2000 e il 2013 l’aumento delle tasse sui rifiuti è stato del 67%: se tredici anni fa ogni famiglia pagava mediamente 270 euro, con il debutto della Tares l’esborso medio per ciascun nucleo famigliare dovrebbe attestarsi sui 451 euro. “Come è possibile che nel 2013 le famiglie paghino un importo così pesante – sottolinea il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi – quando negli ultimi cinque anni di crisi economica la produzione dei rifiuti urbani è diminuita del 5% e l’incidenza della raccolta differenziata, che ha consentito una forte riduzione dei costi di smaltimento, è aumentata di oltre il 30 per cento?”.

I calcoli sono stati effettuati dall’ufficio studi della Cgia che ha analizzato i bilanci di 11 Comuni capoluogo di Regione: Ancona, Aosta, Bari, Bologna, Cagliari, Campobasso, Catanzaro, Milano, Palermo, Torino e Trieste. Fino all’anno scorso, in tutte queste realtà amministrative il pagamento dell’asporto rifiuti avveniva attraverso l’applicazione della Tarsu, da quest’anno, invece, tutti gli 8.100 Comuni d’Italia dovranno adottare la Tares che, sulla base delle prime indicazioni emerse dalle analisi effettuate, sembra essere molto più onerosa.

“In primo luogo – spiega la Cgia – la Tares dovrà assicurare un gettito in grado di coprire interamente il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, vincolo non previsto con l’applicazione della Tarsu. In secondo luogo, si prevede una maggiorazione su tutti gli immobili pari a 0,3 euro al metro quadrato con la quale si andranno a finanziare i servizi indivisibili dei Comuni. Dall’analisi dei bilanci dei Comuni italiani (anno 2010) è emerso che lo scostamento tra quanto incassato con la Tarsu/Tia e il costo del servizio di raccolta e smaltimento ammonta a circa 0,9 miliardi di euro”.

Secondo la Cgia si tratta comunque di una stima sottodimensionata: “Nell’analisi, oltre all’assenza dei dati relativi alla Valle d’Aosta, non si è potuto tener conto del fatto che molte amministrazioni comunali esternalizzano il servizio di smaltimento dei rifiuti a società collegate“.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/10/05/rifiuti-cgia-di-mestre-tasse-aumentate-del-67-dal-2000/733865/


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dana74
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L’Italia non rimborsa nemmeno l’Iva e fa fallire le aziende
L’Italia non rimborsa nemmeno l’Iva e fa fallire le aziendeMentre prosegue il confronto politico sull’aumento di un punto dell’Iva, l’Italia finisce nel mirino della Commissione Ue per la lentezza dei rimborsi dell’imposta alle aziende che ne hanno diritto. Un fenomeno che contribuisce anche a determinare il fallimento di imprese che devono già fare i conti con la crisi e i ritardi nei pagamenti dei crediti vantati nei confronti della pubblica amministrazione. A decidere di incalzare l’Italia su questa delicata materia è stato il commissario Ue responsabile per la fiscalità, Algirdas Semetas. Il quale, dopo mesi e mesi di scambi di lettere e informazioni tra Bruxelles e Roma, ha deciso di rompere gli indugi e proporre l’apertura di una procedura d’infrazione che, secondo quanto appreso dall’Ansa, il collegio dei commissari approverà mercoledì prossimo e renderà pubblica giovedì.

«Anche quando le imprese vantano un diritto incontestabile ad ottenere il rimborso dell’Iva già pagata – hanno spiegato fonti della Commissione – l’operazione avviene generalmente, nella migliore delle ipotesi, solo due anni dopo la presentazione della relativa domanda. E spesso il pagamento slitta ulteriormente a causa della mancanza di fondi in tesoreria». Ed anche il termine massimo di quattro anni fissato dall’amministrazione italiana per effettuare i rimborsi appare, come ha già avuto modo di stabilire la giurisprudenza della Corte di giustizia Ue, «irragionevolmente eccessivo».

Da qui l’iniziativa assunta dalla Commissione, che contesta all’Italia la presunta violazione di alcune delle disposizioni della direttiva 112 del 2006 in materia fiscale. Ma anche l’aver messo in campo norme che – consentendo l’accesso a una corsia preferenziale per i rimborsi in casi ‘eccezionalì solo alle aziende già attive da almeno cinque anni – discrimina e certamente non incentiva la nascita di nuove iniziative. Nel complesso, si osserva poi a Bruxelles, si è in presenza di un sistema che contribuisce a fare dell’Italia il Paese con la più alta quota di Iva dovuta e non incassata. Mercoledì quindi Bruxelles, salvo colpi di scena, procederà a dare l’ok all’invio all’Italia di una lettera di messa in mora, primo passo di una nuova procedura d’infrazione che potrebbe concludersi – ma i tempi sono lunghi – con il deferimento alla Corte di giustizia Ue.

da L’indipendenza
http://www.dionidream.com/litalia-non-rimborsa-nemmeno-liva-e-fa-fallire-le-aziende/


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dana74
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Troppi debiti con le banche imprenditore agricolo si impicca
L'uomo di 54 anni di Ostuni è stato trovato nella sua azienda: nel brindisino è il terzo suicidio legato alla crisi in meno di un mese

Di SONIA GIOIA
Non ha retto alla morsa dei debiti con le banche e le difficoltà nelle quali versava la sua azienda agricola e si è tolto la vita. Non ha lasciato nemmeno un messaggio d’addio l’imprenditore agricolo ostunese di 54 anni trovato impiccato al cancello scorrevole dell’impresa in contrada Melillo, sulla provinciale che collega Ostuni a Francavilla Fontana. I poliziotti del commissariato di Ostuni al comando del vice questore Francesco Angiuli sono intervenuti sul posto e hanno interrogato i famigliari dell’uomo, a partire dalla moglie e l’unico figlio, che hanno confermato lo stato di prostrazione in cui l’uomo si trovava a causa delle difficoltà economiche, sicuramente alla base della scelta di farla finita.

Si tratta del terzo suicidio scaturito dalla crisi in poco meno di un mese. Verso la fine di settembre, il gestore di un bar nel centro di Martina originario di Cisternino, si è ucciso impiccandosi alla grata di una finestra della propria abitazione. E lo scorso 15 settembre, un operaio 62enne al quale l’azienda aveva appena ridotto le ore lavorative, si è tolto la vita impiccandosi all’interno di un appartamento preso in affitto a Torre Canne.

(07 ottobre 2013)
http://bari.repubblica.it/cronaca/2013/10/07/news/troppi_debiti_con_le_banche_imprenditore_agricolo_si_impicca-68092499/


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dana74
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Iva, in otto mesi gettito calato di 3,7 miliardi
Pubblicato da ImolaOggiECONOMIA, NEWSott 7, 2013
crolo7 ott – Nei primi otto mesi del 2013 il gettito Iva risulta in flessione del 5,2% (-3.724 milioni di euro). Riflette, spiega il Mef, la riduzione del gettito derivante dalla componente relativa agli scambi interni (-2,0%) e del prelievo sulle importazioni (-22,1%) che risentono fortemente dell’andamento del ciclo economico sfavorevole.
Entrate tributarie: il gettito delle entrate tributarie dei primi otto mesi del 2013, pur in presenza di una congiuntura economica negativa, risulta sostanzialmente invariato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nel complesso, comunica il Mef, le entrate tributarie erariali registrate nel periodo gennaio-agosto 2013, accertate in base al criterio della competenza giuridica, ammontano a 267.964 milioni di euro (-722 milioni di euro, pari a -0,3% rispetto allo stesso periodo del 2012).
Le imposte dirette registrano un aumento complessivo del 2,4% (+3.467 milioni di euro) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il gettito Irpef si riduce dello 0,7% (-753 milioni di euro) per effetto dell’andamento negativo dei versamenti in autoliquidazione (-14,2%), delle ritenute sui redditi di lavoro dipendente del settore privato (-0,9%) e della ritenute sui redditi di lavoro autonomo (-5,8%). Risultano in crescita, invece, le ritenute sui redditi dei dipendenti del settore pubblico (+3,2%). L’Ires presenta una crescita del 7,5% (+1.317 milioni di euro).
Tra le altre imposte dirette si registra un incremento dell’imposta sostitutiva su ritenute, interessi e altri redditi di capitale pari a +17,9% (+1.087 milioni di euro), dell’imposta sostitutiva sui redditi di capitale e sulle plusvalenze (+879 milioni di euro), dell’imposta sostitutiva sul valore dell’attivo dei fondi pensione (+441 milioni di euro) e dell’imposta sostitutiva sulle riserve matematiche dei rami vita (+843 milioni di euro).
Il gettito dell’imposta sostitutiva sul riallineamento dei valori di bilancio relativi ad attivita’ immateriali e’ inoltre aumentato di 1.864 milioni di euro rispetto al corrispondente periodo del 2012.
Registrano invece una diminuzione del 3,4% (-4.189 milioni di euro) le imposte dirette. Tra quelle diverse dall’Iva, si segnala la flessione registrata dal gettito dell’imposta di fabbricazione sugli oli minerali (-3,2% pari a -489 milioni di euro) per effetto del calo dei consumi, e la riduzione del gettito dell’imposta di consumo sul gas metano (-1,5%, pari a -37 milioni di euro).
In flessione del 6,1% (-455 milioni di euro) le entrate dell’imposta sul consumo dei tabacchi legata, in parte, al calo dei consumi determinato dalla diffusione delle sigarette elettroniche. In crescita l’imposta di bollo che risulta in aumento del 26,9% (+1.336 milioni di euro), per effetto delle modifiche normative introdotte dall’art.19, commi 1-5, del decreto legge n.201 del 2011.
http://www.imolaoggi.it/2013/10/07/iva-in-otto-mesi-gettito-calato-di-37-miliardi/


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