Salve Oriundo, più che un link preferenziale ritengo che il problema sia proprio il culto della personalità presente anche nella controinformazione, sono d'accordo sul fatto che vada individuato e superato; personalmente però l'ho rilevato quasi esclusivamente nei gruppi di fans che si radunavano (e radunano tuttora) intorno a vari personaggi del web, lo evinco dai commenti che leggo sui loro video youtube o sulle loro piattaforme, molto meno qui su CDC dove tutti mi sembrano pronti a sparare ad alzo zero anche contro autori o commentatori solitamente apprezzati, nel caso vengano ravvisati gli estremi per la critica (compreso Mincuo, sul forum ho letto dibattiti feroci con altri utenti). Un buon indice di capacità di giudizio, per quanto ho potuto verificare, almeno a livello generale
Poi c'è il discorso della "rarefazione" dei commentatori, o comunque la perdita di molti utenti storici: non so se lì entrino in gioco differenti vedute, magari semplice stanchezza, disillusione e minor voglia di affrontare certe tematiche, già una volta se ne parlò (un articolo del 2020) e mi sarebbe piaciuto approfondire la questione, una sorta di terapia di gruppo per capire a che punto siamo. L'autocensura dei propri pensieri cui accennavi mi ha fatto riflettere, più che per il mondo del web nella vita quotidiana (in rete c'è il rischio dei cyber-spioni ma penso che molti vi siano indifferenti, forse anche per l'illusione di anonimato data dalla comunicazione on line): già, il quotidiano, dove capita che si rinunci ad esprimere liberamente determinate opinioni per quieto vivere, o perché alla lunga diventa spossante - e dannoso - dialogare con persone refrattarie per mille motivi alla discussione aperta, ancor di più in periodi così tetri (quando sono sul punto d'ebollizione prendo la mia mountain bike e scompaio tra monti e campagne per qualche ora, il giorno che mi chiederanno un pass anche per questo finirà male). In teoria spazi come CDC dovrebbero esser immuni a questa criticità, tu frequenti attivamente il sito da molto più tempo di me (lo leggo da 15 anni, ma la partecipazione diretta - solo 2 anni - è una cosa diversa) e forse hai notato particolari che a me sono sfuggiti; da quel che posso vedere le prese di posizione "scomode" non mancano, tu dici che il livello generale si sia un po' infiacchito?
Indubbiamente sono emerse criticità che prima non c'erano, effetto della situazione nuova e difficilissima in cui siamo. Nulla da dire: oggi abbiamo un macigno che opprime la stessa democrazia, ovvero la 'gabbia' del vivere civile in cui siamo, le stesse abitudini minime di tutti i giorni, che prima non c'era, non era dispiegato con tutta la sua maligna potenza...e questo come si può capire produce una distorsione terribile nella stessa psiche dei 'condannati a viverla', anche se entro certi limiti costituisce l' unica maniera per tantissimi di poterne essere consapevoli. Ed è la coscienza che muove tutto...principiando l'azione liberatoria.
Il sito è poi l' unico o quasi in un panorama assai deprimente, almeno qui in Italia: vizi vecchi e nuovi rendono l' informazione di qui poverissima e infettata da una piaggeria terribile verso il Potere, le sue istituzioni palesi od occulte, inibendo sul nascere la stessa capacità che abbiamo di poterci nutrire con idee e notizie 'vergini' per poi elaborarle.
Questa constatazione ( vecchio leit-motif degli anni '70 ) non cessa di essere primaria nei miei pensieri...ed è qui ovviamente che nasce il desiderio, anzi la necessità del 'mito' di certi 'personaggi' ( quali che siano poi, se capaci o semplici mestatori ), tutti peraltro astuti nel gigioneggiare su argomenti tanto complicati quanto spinti ad esserlo proprio dalla 'nube della non-conoscenza' che avvolge il tutto che viviamo, dall'economia al diritto alla scienza, 'nube' che abbisogna di pensieri complicati e discorsi astrusi quando invece la realtà che viviamo è così semplice: ci stanno fottendo e non noi lo vogliamo per niente. La nostra volontà è ininfluente...per ora, solo per ora.
Ciao
"astuti nel gigioneggiare su argomenti tanto complicati quanto spinti ad esserlo proprio dalla 'nube della non-conoscenza' che avvolge il tutto che viviamo, dall'economia al diritto alla scienza, 'nube' che abbisogna di pensieri complicati e discorsi astrusi quando invece la realtà che viviamo è così semplice"
Credo di capire. E credo che questa faccenda del covid, che quantomeno nell'applicazione e nelle tempistiche di realizzazione ha sorpreso tutti, a cominciare dagli esperti, ci dovrà portare necessariamente verso una lenta, graduale riscoperta dell'essenzialità. Lo si percepisce nell'aria, sempre meno persone si fidano dell'immensa e disumana impostura, le chiacchiere dei politici stanno a zero, i complicati ragionamenti su finanza, geopolitica ed economia, in cui siamo in perenne e affannoso inseguimento (essendo armi a completa disposizione del potere), ci hanno aiutato nel tempo a individuare la natura di certi meccanismi, una volta compreso l'inganno arriva però il momento di passare ad un livello superiore*. Ho letto e continuo a leggere articoli e commenti sulle discipline menzionate ma più per curiosità che altro, sono alla ricerca di alcuni tasselli ma forse, al punto in cui siamo, non sarebbero poi così fondamentali. Dopo anni di studi e letture penso che i tempi ci dicano chiaramente che è ora di riavvicinarci all'essenziale, se pretenderemo ulteriori risposte da tecnici, monetaristi, giuristi, politologi la deriva non potrà che proseguire. E' quello che vogliamo? Perché per uomini come noi, cresciuti con un insopprimibile bisogno di libertà, non so se ci sarà posto nel mondo del futuro, quantomeno quello che si prospetta nell'immediato, né vorrò farne parte a certe condizioni.
A presto Oriundo
*ed infatti l'auspicio che gli utenti di cui abbiamo parlato riprendano a partecipare alle discussioni è dovuto non tanto alle pur notevoli conoscenze tecniche, quanto alla loro capacità di pensare in maniera non allineata, priva di condizionamenti e sovrastrutture. Le menti libere oggi sono preziose come poche volte nella storia, al di là della preparazione culturale.
Personalmente credo (ma è una mia personalissima convinzione) che sia fisiologico a prescindere dal contesto che vi sia un certo avvicendamento. Avviene persino nei gruppi amicali più affiatati, non vedo quindi perché dove vigono legami meno vincolanti come un blog non debba essere almeno altrettanto.
Sui motivi poi possiamo anche speculare quanto vogliamo, ma non dobbiamo mai mettere in secondo ordine quelli personali che non sono necessariamente "ambientali", solo rimangono meno visibili.
Non sto dicendo che questo è il caso in esame, fate attenzione! Ci possono stare tutte le analisi fatte. Quello che indico è come sempre ciò che manca, non ciò che appare.
Ad esempio, è normale che un legame stabilito di qualche tipo, soprattutto se considerato positivo e di valore "umanamente" ci dispiace "perderlo". Non dobbiamo mai però perdere d'occhio come lavora il sistema timico, cioé a pre-carica e post-ragionevolezza. In altre parole, prima "carichiamo" l'azione, come una molla, di energie, poi al verificarsi di denterminate condizioni "scatta" la molla e nel mentre non si ragiona, siccome tutto questo è fuori dal controllo volontario diretto, ovviamente è "obbligatorio" darsi una ragione che però diventa successiva all'agito. Quindi "ci dispiace" perdere qualcuno di importante (scatto della molla) e siccome ci dispiace cerchiamo ragioni ragionevoli per stemperare questo dispiacere.
Ve la metto in altra meniera per chiarire meglio e usando esempi più facili. Mettiamo che si perda un legame con un partner e che questo ci dispiaccia. Inziamo a fare l'analisi di tutto quello che abbiamo sbagliato, evitando accuratamente l'idea che semplicemente l'altro non ci voglia più, per nessun motivo in particolare se non per come funziona l'emozione che se non si trasforma in sentimento, semplicemente si esaurisce da sola. Quindi in sinstesi ci diamo la colpa per non essere riusciti a farlo diventare un sentimento duraturo, quando magari l'altro non era nemmeno intenzionato di suo a fare tale passo ed è proprio per questo che il rapporto si è poi esaurito.
Ovviamente qui non parliamo di partner ma di scrivere in un blog e di trovarci poi dei riscontri che per forza di cose e per come ognuno di noi (se non è un bot) è fatto, tendono ad essere desiderabili riscontri positivi. Certo, ci sono anche quelli che cercano il conflitto e ne godono, come (sono abbastanza certo) ci sono bot che "istigano" apposta, ma per fortuna proliferano in altre sedi. Comunque il meccanismo rimane lo stesso.
Bisogna poi tenere conto che il web non è una sede di incontro umano. Qui vige la regola fredda della matematica e del distanziamento che sfortuntamente non è distacco. Ciò implica che noi ci attacchiamo ugualmente al mediatore e il mediatore ci tiene "staccati" dal Mondo, come se attaccassimo il PC a una presa senza corrente, funzionando come fosse un vampiro. Ci svuota di energie interiori, dandoci l'illusione di fare il contrario.
Poi c'è il discorso della "rarefazione" dei commentatori, o comunque la perdita di molti utenti storici: non so se lì entrino in gioco differenti vedute, magari semplice stanchezza, disillusione e minor voglia di affrontare certe tematiche, già una volta se ne parlò (un articolo del 2020) e mi sarebbe piaciuto approfondire la questione, una sorta di terapia di gruppo per capire a che punto siamo
Penso che GioCo nel suo ultimo commento ha almeno in parte risposto. Il mondo si sta sempre più virtualizzando e di conseguenza gli utenti, oberati dall'apatia telematica, sprofondano.
Personalmente negli ultimi 10 anni ho sentito una graduale perdita di stimoli anche nelle discussioni come ad avvertire che la realtà attorno a noi pare tendere sempre e comunque verso l'indifferenziato. Si è venuta a consolidare una dimensione di non-luoghi che hanno decontestualizzato il nostro esserci: anche i pensieri più saggi e profondi senza un atmosfera (poiché il cyberspazio è ad atmosfera zero) in cui possano vibrare e pulsare di vita tenderanno a produrre scarso dinamismo. Quello che noto in generale è un senso d'impotenza largamente diffuso; come le danaidi negli inferi molti di noi esistenzialmente sembrano condannati a riempire una botte dal fondo bucato. Ogni cosa in cui ci cimentiamo può facilmente apparire vana e fine a se stessa nel quadro di una società sorretta da non-valori e priva di orizzonti. Bisognerebbe tracciare un nuovo solco sacro all'interno del quale il nostro agire possa condensarsi e le nostre energie cessare di finire in buona parte disperse come accade attualmente. Se è fattibile allo stadio attuale delle cose non so ma non trovo altra soluzione: ogni qualità umana ha valore inserita nel giusto contesto e il digitale ha decontestualizzato il vivere, di qui lo scoramento e lo svilimento di molti utenti.
Molto probabile che le tue ipotesi (e quelle di Gioco) spieghino gran parte degli abbandoni. Non siamo stati in grado di reggere l'impatto della rivoluzione che si è abbattuta sulla società negli ultimi 20 anni, com'era ampiamente prevedibile. La tecnologia si sta sviluppando in progressione geometrica e ciò rende impossibile qualsiasi tentativo di gestirne il potenziale esplosivo (per ora)
Nel web i contenuti "alti" e quelli "bassi" si mischiano, creando l'indifferenziato di cui parlavi, ricordo varie discussioni in merito con Tonguessy (a proposito di utenti che non ho più letto). Quando pensieri profondi, articoli di grande spessore, commenti da incorniciare si confondono in un marasma generale assieme a video spazzatura, trollaggi e mediocrità distribuita su scala industriale ecco che tutto sembra perder di significato, il famoso post-moderno che vari autori (D.F.Wallace) avevano preconizzato decenni fa.
Chi, come noi, è cresciuto in una società "classica" dove il virtuale era ancora fantascienza o quasi, non può concepire che questo sostituisca la realtà, il rapporto umano concreto, perciò ecco il comprensibile scoramento progressivo di tanti lettori "vecchia scuola"...
chi sta disegnando il Nuovo Mondo punta alle nuove generazioni, che infatti stanno crescendo armate di smartphone sin dall'infanzia, ma non è detto che determinati strumenti rimarranno perennemente sotto il controllo di entità negative, malevole. Riusciranno, le next gen, ad equilibrare realtà e virtuale (che non spaventerà i nativi digitali quanto spaventa noi, per ovvi motivi) o finiranno per confezionare esistenze sempre più sbilanciate verso il secondo, con esiti ancor più impronosticabili del solito?
Possiamo buttar lì qualche suggerimento nella quotidianità o nel pozzo senza fondo di internet, difficilmente verrà colto nell'immediato da molti under 20/25 (hai notato che sui siti della controinformazione l'età media degli utenti è over 40? Un segnale indicativo) ma col tempo certi contenuti potrebbero riaffiorare, diventar testimonianze rilevanti.
Siamo ancora in gioco, forse il mondo del futuro, che vada verso lidi distopici o meno, sarà per noi incomprensibile - come in fondo anche i tanto decantati anni '60-'70 del 20°secolo sarebbero stati insopportabili per molti uomini vissuti nel 19° e così via - ma il presente ci vede coinvolti e dobbiamo dire la nostra con ogni mezzo a disposizione, quantomeno seminando dubbi sui pericoli di un società ipertecnologica non equilibrata da adeguato lavoro su sé stessi. Non dobbiamo sentirci inutili o impotenti, invito a ragionare in prospettiva tenendo a mente legami tra passato, attualità e possibili scenari futuri, ricordandoci di esser solo una piccola parte di un lungo cammino (e gli orizzonti possono mutare di generazione in generazione). Qualcuno forse rifletterà, anche tra i giovani che a noi appaiono persi e senza valori; le generazioni digitali sono un'incognita, potrebbero stupire.
Poi c'è il discorso della "rarefazione" dei commentatori, o comunque la perdita di molti utenti storici: non so se lì entrino in gioco differenti vedute, magari semplice stanchezza, disillusione e minor voglia di affrontare certe tematiche, già una volta se ne parlò (un articolo del 2020) e mi sarebbe piaciuto approfondire la questione, una sorta di terapia di gruppo per capire a che punto siamo
Penso che GioCo nel suo ultimo commento ha almeno in parte risposto. Il mondo si sta sempre più virtualizzando e di conseguenza gli utenti, oberati dall'apatia telematica, sprofondano.
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Non sono del tutto d'accordo con questa "visione" relativamente ottimistica perché verosimile ma discordande dagli sviluppi suggeriti dal metodo applicato.
Dovremmo arrivare a un certo stadio (ma dipende da fasi che sono abbastanza elastiche se distese nel lungo periodo) che si configura come "punto di rottura" tra l'apparente accettazione passiva del mezzo (che in verità è solo l'effetto di un altro processo emotivo che instaura abitudine e dipende dal gradi di comodità e quindi dalla semplificazione percepita nel compiere azioni ragionevolemente complesse) e l'effetto placebo che anestetizza la perdita sensibile.
Scusate i "tecnicismi", usati per abbreviare, lo dico in modo becero così ci capiamo. Se il giovinetto si trastulla col coso per stare con gli amici ma poi per stare con gli amici si trastulla col coso, questo configura un uso compulsivo e implicitamente ansiogeno che destruttura la relazione stessa e il senso dell'incontro (basato su milioni di anni di selezione e proprio della specie) perché riorienta l'attenzione verso il mezzo, l'unico luogo dove si riesce a trovare risposta ed equilibrio allo stimolo emotivo, in quanto riconoscibile (=rassicurante) nella misura esatta dell'interazione che ha avuto nei primi stadi di vita (avete presente i bimbi in passeggino che giocano con lo smartphone della madre?). Questo processo lo chiamo in sintesi "autismo appreso". Ciò condiziona le generazioni a stare in casa e a muoversi sempre di meno, oltre a rendere più lento l'impulso a condividere con il prossimo "in presenza" e quindi a capire e capirsi, cioè governare significato. Apparentemente tutto ciò viene praticato apaticamente, ma in realtà questa apatia estetica corrisponde specularmente a una emotività ciclotimica incontrollabile fuoriscala ma non esternata e (udite udite) dipendente da analfabetismo emotivo. Cioé non sai spiegarti e spiegare cosa ti succede, come e perché. Risultato? Nel migliore dei casi ipertensione e cardiopatie. Nel peggiore suicidio.
Vi dice niente? La tendenza moderna dell'età giovane e guardacaso l'effetto spike. Ora, data questa premessa qual'è l'evoluzione più probabile? Che gli impulsi si "sfoghino" in cazzate nel digitale. Infatti il rapporto che non citate nei social tra cose serie e ca%%ate non è per niente a favore delle cose serie e la ragione è semplice: pochi o nessuno dei miliardi di utenti coltiva in sé controllo emotivo a causa del mediatore stesso. Mancano i presupposti per riuscire. Questo stato di cose corrisponde a una barra di metallo sottoposta a tensione. Reagisce opponendosi finché non potendo più opporre resistenza si spezza per raggiungere un nuovo equilibrio stabile rispetto la tensione applicata.
Secondo però le evidenze, il punto di rottura (si chiama proprio così tecnicamente) è un momento preciso che configura una caratteristica specifica dei materiali. Possiamo quindi immaginare che ci sia un punto di rottura anche per la tensione timica applicata alla popolazione che inevitabilmente cresce. Cosa succederà alla rottura? Suicidi di massa, incapacità di fare le cose più elementari con o senza il mediatore, di vivere per i motivi più semplici, etc.
In altre parole ottieni dei morti viventi che camminano da cui la società non può più rinnovarsi e dovrà fare i conti con la realtà. Perché? Banale Watson, perché l'emotività è energia e mi si insegna che qualsiasi sistema privato della sua fonte di energia prima o poi (cioè una volta esaurito le scorte) si spegne. O no? Quindi con il punto di rottura arriveremo alla banalità che senza emozioni i feti non crescono e non stanno in Vita, nemmeno a prenderli a calci, riproduzione supertecnologica futuribile strafica in vitro o meno. Perché senza affetto non c'è Vita e quella che si configura è una società senza affetto, punto e a capo. Per quanto riguarda poi la vita in ambiente elettronico, il cosiddetto "trasferimento della coscienza" si svelerà quello che è: una porcata cosmica che tutto può fare tranne che sostituire la Vita o anche solo i mero piacere di esistere ed essere in Vita (tipo quello del plutocrate di turno?) che si sviluppa nel collettivo non nel singolo. Perché? Di nuovo, elementare Watson, perché il piacere è un emozione che si nutre di condivisione e se ti manca, ti manca il senso stesso di fare e agire. Cioé stare fermo e aspettare in eterno o spararti seghe diventa una questione meccanica, dal momento che il significato di tali azioni è eminetemente emotivo. Ma come ho detto, ci vorranno secoli per arrivare a ste 2 stron%ate perché chi ci guida non è intelligente, crede solo di esserlo, senza però possedere nemmeno il minimo sindacale di buon senso. Quindi ci traghetterà a forza nella sua distopia mongola (cioè governata da drammatiche deficienze cognitive) da cui obbligatoriamente saremo costretti a uscire invertendo la rotta e asfaltando "i motivi" decerebrati.
Quanto dovremo "soffrire" tale merda cosmica? A questo domanda, rispondo con un altra: quanto vogliamo che sia profonda la tana del bianconiglio? Non lo so, tanto sprofonderemo, tanto la troveremo profonda, perchè come ho detto la faccenda è elastica, una specie di bungee jumping nell'orrido e la corda non si romperà semplicemente fino a quando l'ostinazione, che poi è (ripeto) una forma di abitudine nell'uso dei media, riscirà a prevalere sul buon senso minimo.
Comunque, quando accadrà non voglio esserci. Di sicuro c'è solo che non sarà un bello spettacolo.
Di contro c'è la speranza di portare avanti esperienze sottotono parallele (di "serie B") che mettano avanti a tutto la conservazione delle emozioni e di conseguenza anche dei rapporti sociali e dell'alfabetismo emotivo. Da difendere con le unghie e coi denti. Putroppo non siamo a buon punto su sto fronte. Anzi, direi che la questione è abbastanza sconfortante. Non c'è la consapevolezza minima del problema nel suo insieme. Lo vedo con tale chiarezza che non mi lascia tanto spazio ai dubbi.
Ma non demordiamo, dai, magari a furia di insistere, qualche anima pia inizierà a capire e a muoversi nella direzione corretta...
"Cioé non sai spiegarti e spiegare cosa ti succede, come e perché. Risultato? Nel migliore dei casi ipertensione e cardiopatie. Nel peggiore suicidio."
Mi chiedo se questo sia l'unico esito possibile o se non riguardi piuttosto solo individui che hanno la tendenza a somatizzare, mentre altri potrebbero sviluppare comportamenti asociali, come la persecuzione del diverso (il non-vaccinato?). L'emotività non può forse trovare gli sbocchi tipici della caccia alle streghe? E non è per caso quello che i dominanti cercano di innescare con lo slogan della "pandemia dei non-vaccinati"? Le emozioni in un modo o nell'altro si manifestano e, se non lo fanno, vengono "legate" nei sintomi.
"perché chi ci guida non è intelligente, crede solo di esserlo, senza però possedere nemmeno il minimo sindacale di buon senso."
A parte il fatto che il "buon senso" non fa parte del loro modo di pensare,, non li sottovaluterei, perchè loro hanno la possibilità di avvalersi di un nutrito stuolo di esperti. Ho ascoltato una volta una psicologa sociale austriaca che asseriva di poter leggere gli avvenimenti pandemici come in un "un libro aperto". Qui sono all'opera degli esperti abilissimi che applicano i risultati di studi scientifici di psicologia sociale. Il nostro compito è trovare l'antidoto e la prima cosa che mi viene in mente è diffondere un'atmosfera festosa, sorridere... il contrario della depressione insomma.
"Cioé non sai spiegarti e spiegare cosa ti succede, come e perché. Risultato? Nel migliore dei casi ipertensione e cardiopatie. Nel peggiore suicidio."
Mi chiedo se questo sia l'unico esito possibile o se non riguardi piuttosto solo individui che hanno la tendenza a somatizzare, mentre altri potrebbero sviluppare comportamenti asociali, come la persecuzione del diverso (il non-vaccinato?). L'emotività non può forse trovare gli sbocchi tipici della caccia alle streghe? E non è per caso quello che i dominanti cercano di innescare con lo slogan della "pandemia dei non-vaccinati"? Le emozioni in un modo o nell'altro si manifestano e, se non lo fanno, vengono "legate" nei sintomi.
Ovviamente no. Non c'è mai un unico esito di un evento, c'è al massimo l'unica visione dello stesso che è il monopolio emotivo che si vive a livello individuale e collettivo insieme. Ciò non significa molto, dal punto di vista razionale la conclusione logica che ci pare di vedere è che non c'è scelta. Ma questo dipende solo dal meccanismo emotivo, che intendo sviscerare un po' meglio in un altro post e siccome il tempo per me oggi è contato e vorrei finirlo, non vado avanti oltre qui.
"perché chi ci guida non è intelligente, crede solo di esserlo, senza però possedere nemmeno il minimo sindacale di buon senso."
A parte il fatto che il "buon senso" non fa parte del loro modo di pensare,, non li sottovaluterei, perchè loro hanno la possibilità di avvalersi di un nutrito stuolo di esperti. Ho ascoltato una volta una psicologa sociale austriaca che asseriva di poter leggere gli avvenimenti pandemici come in un "un libro aperto". Qui sono all'opera degli esperti abilissimi che applicano i risultati di studi scientifici di psicologia sociale. Il nostro compito è trovare l'antidoto e la prima cosa che mi viene in mente è diffondere un'atmosfera festosa, sorridere... il contrario della depressione insomma.
Non li sottovaluto affatto e ti dirò di più: le forze che sottendono queste Menti non sono visibili ai mortali. Ma questa è una frase che può falsamente rimandare a roba un po' troppo esotica. In pratica invece è tutto molto concreto e semplice, terribilmente concreto e orribilmente semplice. Riguarda quello che instancabilmente ripeto e ripeto senza che sia colto il succo: il problema sta nel significato.
Ma come sopra rimando l'approfondimento a un altro post che spero oggi di finire.