Notifiche
Cancella tutti

Cinquanta pallini nel muso, la terribile agonia di un micio


Tao
 Tao
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 33516
Topic starter  

Randagio, non si faceva prendere. Gli ha sparato un cacciatore

La caccia ha lo scopo di uccidere. Solitamente le vittime dei cacciatori sono gli animali selvatici (o finti selvatici, visto che vengono allevati con lo scopo di essere eliminati poche settimane più tardi), braccati e rincorsi nelle campagne e in montagna. Questa storia è la storia di una vittima insolita, un gatto che, in teoria, non avrebbe mai dovuto avere a che fare con piombo, pallini e spari. Il gattino (6-7 mesi al massimo) viveva randagio in una cascina semi-abbandonata di un paese della Valcamonica. Una persona, nella completa indifferenza degli altri abitanti del paese, usava andare a portare un po' di cibo alla colonia felina di cui questo gatto faceva parte. Alcune settimane fa, il gattino in questione è stato trovato urlante di dolore e sanguinante dal muso. Impossibile prenderlo, impossibile curarlo. Terrorizzato, è sopravvissuto nascosto e senza cibo per 12 giorni. Dopo ore interminabili di appostamento, viene finalmente catturato con una gabbia-trappola. Il veterinario che gli presta le prime cure sostiene di non aver mai visto un animale ridotto così: 50-60 pallini conficcati nel muso, orecchie, bocca, occhi. Pallini sparati a bruciapelo, volutamente, per uccidere.

Il gattino ora è cieco, l'ultima cosa che ha visto nella sua breve vita è stato il viso di un uomo che godeva nell'uccidere e nel distribuire dolore. Forse non è completamente cieco, forse intravede ancora delle ombre perché quando qualcuno gli si avvicina soffia e arriccia il pelo pronto ad attaccare. Il gatto non avrebbe dovuto essere una vittima della caccia. Il male che gli è stato procurato ha fatto indignare molti perché il gatto è un animale domestico, ci è caro, accompagna la nostra giornata e la nostra vita. Ma una lepre non soffre di meno. Una fagianella non muore di meno.

Così come il gatto della nostra storia, migliaia di altri animali selvatici in questo preciso momento, se non sono già stati uccisi e cucinati, sono feriti, sofferenti e agonizzanti nei cespugli, nelle tane, sugli alberi. Spesso, passeggiando nelle campagne, si incontrano cadaveri di animali selvatici. Cornacchie, piccioni, lepri, fagiani… Animali che probabilmente non sono stati colpiti a morte ma solo gravemente feriti. Animali che ci avranno messo qualche ora o qualche giorno prima di riuscire a morire. Scambiando qualche parola con i cacciatori si rimane sempre sorpresi dalla ostentazione di ritenersi amanti della natura. La domanda che spesso sorge è: perché il fucile invece della macchina fotografica? Nessun cacciatore ammette mai di essere un bracconiere o di sparare a cornacchie e piccioni quando frustrato non trova altri animali da uccidere. Chi abita in città non vede la caccia, non sente gli spari, non incontra gli sfortunati cani che i cacciatori utilizzano fino all'esaurimento.

La lobby dei cacciatori è potente e trasversale. Questo presunto sport viene tollerato come un'attività normale o uno svago innocuo. Evidentemente la voglia di uccidere di 700.000 italiani (l'% della popolazione) supera di gran lunga la voglia di vivere degli animali (100% delle loro popolazioni) oltre che la volontà dei 45 milioni di cittadini (75%) che sono totalmente contrari a questa pratica crudele.

Alessandra Galbiati
Fonte: www.liberazione.it
27.11.2009


Citazione
JackSparrow
New Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 1
 

mi ricollego a questo scritto per introdurre un altro argomento,relativo alla crudelta' sugli animali:l'allevamento,e specifictamente quello effettuato in stalle cosiddette stalle modello,dove i bovini vengono sistemati in lunghe linee,davanti ad una mangiatoia,sotto una tettoia esposta al sole,con pochissimo spazio per qualsivoglia naturale movimernto,obbligati ad "osservare" dalla nascita alla morte,una lussureggiante campagna circostante,frutto di lucro per chi la possiede,senza il diritto di accedervi,di muovere quattro passi e pascolare,
perche' i dannati allevatori provvedono costantemente a riempire la mangiatoia Grandi lavoratori che ci garantiscono una carne,ancora viva e pulsante,di ottima qualita' perche' accudita con tanto zelo.
Eppure questa povera carne ha un volto,un'espressione gia' alienata e di indicibile tristezza.E noi la consumiamo,pochi giorni dopo,soddisfatti di aver ingurgitato una buona bistecca "naturale"
Una di queste stalle di trova sulla strada che da Corno di Rosazzo conduce a Cividale,siamo in Friuli.
L'unica volta che ho visto una mucca sullo spiazzo erboso antistante alla stalla e' stato quando ha partorito e lei ed il vitellino venivano esibiti,ai distratti utenti della strada.
"Mammaaa,guarda il vitellino con la mucca..mammaaa,che carinooo"
A quanti extracomunitari potremmo dare il gradevole lavoro di far pascolare questi animali? Quanti di noi,poveri italiani disoccupati potrebbero farlo,e zitti,ringraziando Iddio.
E' il sistema sanitario-veterinario che non lo prevede o permette o la semplice avidita' dell'imprenditoria privata?
Nell'uno e nell'altro caso,e' certo che finiremo come quelle mucche,(o gia' lo siamo) perche' la natura ha una legge ben precisa,e ve lo dico in inglese
"what goes around comes around"...buona fortuna


RispondiCitazione
Condividi: