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Da Tremonti patacche ai Comuni e favori alle banche


radisol
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Il ministero del Tesoro ha bocciato il contratto trasparente sui derivati. Cosa vuol dire? Che adesso i municipi rischiano di comprare (di nuovo) quei titoli tossici che poi li riempiono di debiti. Un favore alle banche, uno schiaffo al bene comune

(12 maggio 2011)

Se Rocco Palese, nel 2003 assessore al Bilancio della Regione Puglia, avesse parlato un minimo d’inglese, magari il dubbio se firmare quel contratto gli sarebbe venuto. A questa espressione, usata in ambito finanziario, il dizionario attribuisce la traduzione di “fondo di ammortamento”. Nel mondo comune, però, il verbo “to sink” vuol dire “affondare”.

E niente sembrava più adatto, per aprire una falla nei conti della Regione, di quel contratto, sottoscritto nel 2003 dalla giunta pidiellina di Raffaele Fitto, grazie al quale la Puglia ottenne dalla Merrill Lynch la bellezza di 870 milioni di euro, da restituire nel 2023 attraverso l’accumulo – in un “sinking fund”, gestito a suo piacere dalla banca d’affari – di versamenti da decine di milioni che la Regione deve fare ogni sei mesi.

Francesco Bretone, il pubblico ministero di Bari che nel 2010 ha avviato il sequestro delle rate semestrali, ha calcolato che se quei quattrini fossero stati investiti in semplici Btp la Puglia avrebbe guadagnato circa 250 milioni. Sottoscrivendo l’operazione Merrill Lynch, al contrario, si è sottoposta a rischi dei quali si sospetta non fosse cosciente: “Palese non ha capito cosa ha firmato, non conosce l’inglese, non ha mai fatto studi giuridici né di economia”, ha scritto il giudice per le indagini preliminari nel decreto di sequestro. L’indagine per truffa sembra avere favorito una trattativa per chiudere con una transazione. Il negoziato però, a distanza di mesi, non è concluso e presenta aspetti critici. Se non andasse in porto ci sarebbe il rischio – almeno teorico – che la Puglia si ritrovi a fronteggiare di colpo la restituzione degli 870 milioni: soldi che non ha. A loro volta, i funzionari Merrill Lynch potrebbero aggravare le loro posizioni nell’inchiesta penale, ormai conclusa.

Per evitare situazioni simili, gli organi di vigilanza come Consob e Banca d’Italia avevano lavorato negli ultimi anni a un modello contrattuale a prova di stupido per i derivati degli enti locali. La descrizione dei rischi doveva essere riassunta in una breve tabella, molto efficace per descrivere in termini probabilistici la bontà dei prodotti, così come racconta nell’articolo a fianco Riccardo Cesari, un professore di matematica finanziaria a Bologna che viene considerato fra i massimi esperti di questi temi. Nonostante il favore bipartisan espresso nella Commissione Finanze del Senato, tuttavia, a fine aprile il modello trasparente di contratto è stato abbandonato dal ministero dell’Economia. Un dietrofront, quello del ministro Giulio Tremonti, che ha riportato in auge il contratto-tipo sostenuto dalle banche, giudicato oscuro dagli addetti ai lavori.

Il ministero ha cercato di far passare l’idea che il nuovo regolamento si tradurrà lo stesso in una stretta sui derivati, grazie a sistemi di controllo che non sono stati anticipati. Una linea che non convince. Pochi dissuasori avrebbero infatti potuto funzionare meglio dell’avvertenza che, con il metodo Consob-Banca d’Italia, è comparsa di recente nel prospetto di collocamento di un prestito convertendo della Popolare di Milano: “Le probabilità che il rendimento sia negativo sono pari al 68,5 per cento”. Un buon motivo per non acquistarlo. E un marchio di idiozia per un amministratore pubblico che, alle prese con un simile derivato, l’avesse comprato.

Si badi bene: il modello voluto da Consob -Banca d’Italia non è frutto delle fantasie di un difensore dei consumatori ma riflette il modo con il quale le banche costruiscono i derivati. “Quelli probabilistici non sono modelli previsionali, come a volte si crede, ma danno le informazioni che permettono di comprendere come il prodotto è stato ingegnerizzato e come gestisce il rischio: chi fa il nostro lavoro li utilizza di continuo”, dice Nicola Benini di Assofinance, associazione dei consulenti finanziari indipendenti.

Che quello del ministero sia stato un vero voltafaccia, lo dicono alcuni retroscena della vicenda. Se l’approccio Consob-Banca d’Italia sembrava ormai accettato, era dovuto al fatto che la consultazione pubblica durava da anni, sotto gli occhi di tutti. All’improvviso, dal ministero è arrivata una nuova bozza di regolamento che ribaltava la frittata, sposando l’approccio chiesto dall’Abi, la lobby delle banche. La mossa pare abbia messo sulle spine personaggi come Mario Draghi e Giuseppe Vegas. Il governatore della Banca d’Italia non ha fatto marcia indietro. E il neo-presidente della Consob, scelto da Tremonti, si è ritrovato in una posizione critica: nella riunione della commissione, tenuta mercoledì 4 maggio, è sembrato sensibile all’input governativo. Ma alla fine, secondo quanto risulta a “l’Espresso”, non si è spinto a ribaltare decisioni già prese.

Luca Piana

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/da-tremonti-patacche-ai-comuni/2151291/10

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Derivati, truffa ai comuni sequestrati 17 milioni alla Bnl

Operazione del Gico della Guardia di Finanza. Il provvedimento è stato emesso dal Gip del capoluogo dello Stretto, Maria Vermiglio. L’istituto di credito si difende: “Chiariremo tutto”

MESSINA – Nessuna informazione sui rischi ne su costi e commissioni. Silenzio sulle conseguenze delle oscillazioni dei tassi e sulla lievitazione degli interessi. Così, grazie all’assoluta incompetenza dei funzionari comunali, un fiume di denaro pubblico sarebbe finito nelle casse della banca. E’ questo il nodo della vicenda che ha portato il gip del Tribunale di Messina, Maria Vermiglio, a disporre un sequestro preventivo per 17 milioni di euro nei confronti della Banca Nazionale del Lavoro.

Lo hanno eseguito gli uomini del Gico della Guardia di Finanza che dal 2009 lavorano sull’inchiesta condotta in prima persona dal Procuratore capo Guido Lo Forte e dal sostituto della Dda Vito Di Giorgio. L’ipotesi di reato per l’istituto di credito è di truffa aggravata. Il sequestro di oggi non è altro che l’ulteriore passaggio, certamente quello più eclatante, dell’indagine avviata nel 2009 dallo stesso Di Giorgio. Un voluminoso fascicolo nel quale risultavano già indagate la stessa Bnl, due dirigenti dell’istituto di credito, il responsabile della Direzione generale di Roma del settore Pubblica amministrazione, Giuseppe Pignataro, 53 anni, e il dirigente della Divisione Corporate, Roberto Antolini, 48 anni, e sei funzionari della filiale: Vincenzo Di Benedetto, 52 anni, di Malvagna; Fabio Cacia, 41 anni, di Catania; Angelo Squadrito, 53 anni, di Messina; Fabio Gallo, 43 anni, di Pescara; Carmelo Spina, 61 anni, di Sant’Alfio ed Edoardo Catalano, 51 anni, di Napoli. Per tutti loro l’ipotesi di reato è di truffa aggravata.

La Procura aveva iniziato a lavorare sulla cosiddetta “finanza derivata” tre anni fa, ponendo sotto i riflettori i contratti stilati dal 2002 al 2007 dai comuni di Messina e Taormina con la Bnl. I due enti pubblici si ritrovarono in una grave crisi finanziaria. Quello di Messina aveva un indebitamento con la Cassa Depositi e Prestiti di 205 milioni di euro, quello di Taormina di 7 milioni. I due Comuni per rimodulare i debiti si rivolsero alla Bnl che era anche consulente dei due enti pubblici.

L’istituto propose la stipula di contratti di finanza derivata che avrebbero dovuto ridurre il costo finale dei mutui accesi a tasso fisso e l’esposizione ai rischi del mercato. In realtà si sarebbe trattato di contratti a tasso variabile che avrebbero risentito molto dei flussi di mercato e con rischi altissimi
per i Comuni. Ma tutto questo sarebbe stato taciuto ai funzionari comunali che, con il trascorrere dei mesi, videro lievitare i debiti. La vicenda avrebbe procurato un danno economico di 14 milioni di euro al comune di Messina e di 230.000 euro a quello di Taormina.

La replica della banca. “Bnl ritiene il provvedimento infondato e basato su una serie di fraintendimenti normativi e concettuali che saranno chiariti nelle sedi giudiziarie competenti”. Così in una nota replica l’istituto di credito. “La banca, nel confermare la correttezza dell’operato dei propri dipendenti – aggiunge il comunicato – impugnerà il provvedimento con richiesta di riesame al tribunale di Messina. Bnl, che fin dall’avvio delle indagini ha collaborato con la massima trasparenza con gli inquirenti e fornito copiosa documentazione e consulenze tecniche, atte a dimostrare l’assoluta correttezza della propria operatività – conclude la nota – confida nell’esito positivo dell’intera vicenda processuale”.

Rosario Pasciuto

(12 maggio 2011)

http://www.repubblica.it/cronaca/2011/05/12/news/truffa_bnl-16118952/?ref=HREC2-8


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radisol
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COMUNICATO STAMPA

DERIVATI AVARIATI: ANCHE LA BNL CADE FINALMENTE NELLA RETE DELLA PROCURA PER AVER TRUFFATO I COMUNI. ADUSBEF SI COSTITUIRA’ PARTE CIVILE.

Lo scandalo degli swap di copertura dei debiti, circa 80 miliardi di euro di esposizioni appioppati a piene mani ad enti locali,comuni e regioni da parte di banche che con la vendita di derivati avariati svolgono fiorenti attività economiche criminose e da banchieri senza scrupoli a danno delle comunità, segna ogni giorno nuovi sviluppi da parte della magistratura che seppur in ritardo,sta svolgendo il proprio dovere a tutela dei cittadini,sui quali ricade la ben congegnata truffa dei signori del credito adusi a fare il gioco delle tre carte.

E’ buona notizia il sequestro di 17 milioni di euro alla BNL,eseguito dalla Guardia di Finanza per la vendita di derivati avariati ai comuni di Messina e Taormina,su provvedimento emesso dal Gip Maria Vermiglio, su richiesta del procuratore Guido Lo Forte e del sostituto Vito Di Giorgio,da parte della Procura di Messina, che aveva già indagato otto funzionari dell’istituto di credito per truffa aggravata.

Sia la Bnl come soggetto giuridico, che due dirigenti dell’istituto di credito, il responsabile della Direzione generale di Roma del settore Pubblica amministrazione, Giuseppe Pignataro, 53 anni, e il dirigente della Divisione Corporate, Roberto Antolini, 48 anni, e sei funzionari della filiale: Vincenzo Di Benedetto, 52 anni, di Malvagna (Messina); Fabio Cacia, 41 anni, di Catania; Angelo Squadrito, 53 anni, di Messina; Fabio Gallo, 43 anni, di Pescara; Carmelo Spina, 61 anni, di Sant’Alfio (Catania) ed Edoardo Catalano, 51 anni, di Napoli,sono accusati del reato di truffa per aver procurato una danno di 23 milioni di euro al Comune di Messina,dal pagamento di alte commissioni e di tassi elevati.

Nei contratti stipulati dal 2002 al 2007, erano inserite, sostengono i magistrati, "clausole occulte che non erano state spiegate ai funzionari comunali". L’amministrazione di Giardini Naxos avrebbe poi risolto con una transazione mentre gli altri due comuni hanno denunciato la truffa. Secondo gli investigatori, gli enti pubblici avrebbero firmato i contratti convinti di ottenere benefici economici per le loro finanze invece, le operazioni che dovevano essere di copertura rischio, risultavano vere e proprie speculazioni estranee alle finalità dell’ente.

Adusbef,che da oltre un decennio ha denunciato i derivati avariati appioppati dalle banche con la mera finalità di frodare le casse degli enti pubblici per pagare i bonus e le prebende dei signori banchieri, si costituirà parte civile al processo penale a carico della banca con l’avv. Antonio Tanza, per aiutare la magistratura ad inchiodare alle loro gravissime responsabilità i Pignataro, gli Antolini,ed altri autori della gravissima frode, ritinendo scandalosa la difesa della BNL, che invece di prendere atto dei comportamenti fraudolenti dei suoi alti dirigenti, ne difende l’operato ed attacca i magistrati, rei di non chiudere gli occhi,di fronte ad evidenti comportamenti di criminogeni che non possono essere confusi con fraintendimenti normativi e concettuali.

Decine di Procure della Repubblica, stanno chiudendo le indagini sui derivati avariati emessi da BNL ed altre primarie banche, che stavolta devono cominciare a pagare il conto per i comportamenti truffaldini a danno di Enti locali, frodati e raggirati dai signori banchieri.

12/05/2011

Adusbef

http://www.adusbef.it/consultazione.asp?Id=8252&T=P


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