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Delitto bianco alla Marcegaglia


Tao
 Tao
Illustrious Member
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In Italia la sicurezza sul lavoro non è garantita nemmeno nella fabbrica del presidente di Confindustria. Non lo era quando c'era Luca di Montezemolo, presidente Fiat. E non lo è nemmeno ora, malgrado la novità di una donna per la prima volta alla guida degli industriali. Mario Di Girolamo, sposato e padre di due bambini, aveva 32 anni. La sua vita si è spezzata ieri alla Marcegaglia di Casalmaggiore (Cremona). Succede tutto in un attimo: un pacco di tubi d'acciaio cade da un supporto, l'operaio viene travolto e schiacciato.

«Una tragedia accidentale ma comunque terribilmente triste», commenterà poche ore dopo il presidente designato di Confindustria, Emma Marcegaglia. Chi però conosce quella fabbrica sa che le cose non stanno affatto così.
A parte il fatto che non è la prima volta che i lavoratori della Marcegaglia si ritrovano coinvolti in situazioni di pericolo «perché negli anni passati nel gruppo - denuncia la Fim Cisl della Lombardia - vi sono stati degli altri infortuni». Inoltre, basterebbe porsi qualche domanda: perché i tubi d'acciaio sono caduti? Il supporto non era adatto? Oppure i tubi erano stati messi male? Qualcuno doveva controllare? E se sì, perché non lo ha fatto?
Altro che "tragedia accidentale". Il sindacato sa benissimo cosa c'è dietro questi fatti gravissimi: «I carichi di lavoro, la fatica del lavoro, la fretta del lavoro e l'organizzazione del lavoro devono essere a misura d'uomo, non contro l'uomo», si legge ancora nella nota della Fim Cisl lombarda. Per protesta i lavoratori di Casalmaggiore si sono immediatamente fermati, mentre il coordinamento sindacale nazionale ha proclamato un'ora di sciopero. Oggi si terrà l'assemblea di tutti i dipendenti dello stabilimento.
La tragedia alla Marcegaglia di Cremona ancora una volta mette a nudo l'ipocrisia dei padroni, a parole impegnatissimi nel difendere la salute dei propri dipendenti, nei fatti interessati unicamente alla difesa dei propri interessi.

La neopresidente invoca, come prova della buona volontà di Confindustria sul tema della sicurezza sul lavoro, la decisione di nominare, nell'ambito della squadra con la quale guiderà viale dell'Astronomia per i prossimi quattro anni, un vicepresidente "ad hoc". «Il mio impegno come presidente sarà fortissimo e ancora più forte nei prossimi mesi per quel che riguarda la formazione e la sensibilizzazione alla sicurezza», assicura Marcegaglia.
Quello che Confindustria non riesce proprio ad ammettere - contro ogni evidenza - è che in Italia ci siano degli imprenditori che considerano il rispetto delle regole poste a tutela della salute di chi lavora come un fastidioso adempimento burocratico o, addirittura, come un ostacolo alla libertà di impresa. Da qui la decisione di inasprire le sanzioni con il Testo unico sulla sicurezza sul lavoro, varato poche settimane fa dal governo Prodi. Testo, tuttavia, bollato come "troppo rigido" da Marcegaglia già poche ore dopo il suo insediamento alla testa di Confindustria.
I sindacati però fanno quadrato: «L'incidente mortale avvenuto a Casalmaggiore indica che nella legge 123 non c'è nulla da modificare», dichiarano all'unisono il segretario generale della Fiom Gianni Rinaldini e Giorgio Cremaschi, segretario nazionale Fiom. Una legge giusta ed equilibrata di cui la Cgil, per bocca della segretaria confederale Paola Agnello Modica, chiede invece la piena applicazione.

Anche Alfio Nicotra, segretario regionale lombardo di Rifondazione Comunista, stigmatizza la «crociata» di Confindustria contro il Testo Unico e chiede sugli incidenti sul lavoro «meno parole di circostanza, piena assunzione di responsabilità da parte delle imprese e da parte del governo, anche il governo locale».

Roberto Farneti
Fonte: www.liberazione.it
21.05.08


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