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Fini e i cacciatori


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Secondo il leader di AN Gianfranco Fini, in Italia bisogna incentivare il massacro della caccia

Parola d’ordine, «rendere giustizia».
A chi? Ai cacciatori d’Italia, che non possono essere «considerati cittadini di serie B».
(Corriere della sera)

Ad essere convinto della discriminazione in atto nel nostro paese, è il presidente di An, Gianfranco Fini, che ha rilasciato, a tal proposito, un’intervista a «Il cacciatore italiano», organo della Federazione italiana della caccia.
Una decina di domande per chiarire che Gianfranco Fini
un passato da cacciatore, recita l’incipit dell’intervista - sente «la responsabilità di un approccio serio e rapido al problema» e vuole «rispondere alle esigenze del mondo della caccia e del lavoro». Perchè «il cacciatore non può essere considerato un cittadino di serie B, chiamato alle urne con richiami propagandistici e - ammonisce il leader di An - subito dopo le elezioni, penalizzato dal ministro di turno».

Quindi se cambiasse il governo- si legge nell’intervista - i cacciatori avrebbero delle speranze? «Credo che il governo cambierà presto», dice sicuro Fini. «Sono convinto che occorra una nuova legge che, pur tenendo nella dovuta considerazione la tutela dell’ambiente, non prevarichi le prerogative dell’uomo, anche se cacciatore».

Fini punta poi su un’altra questione: il carniere delle doppiette d’Italia. «Occorre dire che l’Italia ha una stagione venatoria più corta e leggi più restrittive rispetto agli altri Paesi europei; ad esempio - si lamenta il leader di An - si possono catturare meno di una cinquantina di esemplari delle quasi quattrocento specie che popolano la Penisola». Per Fini, a questo punto, «è necessario dare certezze al cittadino-cacciatore attraverso una legge che restituisca alla caccia la dignità di cui è stata privata».

Fini ripercorre le ultime vicende della partita caccia. «In realtà - ricorda, riferendosi alla scorsa legislatura - una riforma della legge n.157/92, voluta da Alleanza Nazionale, è arrivata fino alle soglie del Consiglio dei ministri. An, assieme ad altre forze politiche della Cdl, voleva una legge seria, condivisa da tutto il mondo venatorio e che potesse essere approvata in tempi brevi. I nostri parlamentari hanno lavorato seriamente in tal senso». Ma non si è raggiunto lo scopo. «Abbiamo cercato a lungo una mediazione, ma senza esiti positivi.

La caccia coinvolge numerose componenti della società civile, ha una sua storia, una sua tradizione e rappresenta uno spaccato di vita per centinaia di migliaia di persone. Purtroppo non è stato facile trovare una soluzione che accontentasse tutti. Noi ci abbiamo provato, ma l’ostruzionismo dell’opposizione, che a parole si dichiarava favorevole a una legge che regolasse la materia mentre, nei fatti, vi si opponeva, le pressioni delle associazioni animaliste e la mancanza di unanime condivisione delle associazioni venatorie non hanno permesso di raggiungere lo scopo». In compenso, tiene a precisare il leader di An, «oggi che siamo all’opposizione, non abbiamo consentito di approvare una legge ancor più restrittiva per i cacciatori che l’attuale maggioranza, piegata ai diktat del ministro Pecoraro Scanio, voleva imporre a colpi di decreti».

Commento - di Alan Adler
( http://www.animalstation.org/public/wordpress/ )

Molto interessante questa intervista all’ex-cacciatore Gianfranco Fini, che ora si diletta uccidendo sotto le acque (è un appassionato di quella pratica barbara che viene chiamata comunemente “pesca subacquea”).

Il nostro Gianfranco vorrebbe quindi che in Italia quegli individui che praticano ancora la caccia (individui che riconoscono loro stessi, con grande orgoglio, essere tale pratica una caratteristica dell’uomo delle caverne) possano massacrare un numero maggiore di terrestri (terrestre: chi abita la terra - NdR) di specie diverse. Non avendo specificato Gianfranco a quali specie si riferiva, sarebbe opportuno domandargli urgentemente se tra le specie di cui parlava intendeva includere anche la specie umana.

Vediamo ora di capire le preoccupazioni del nostro Gianfranco per la situazione restrittiva dello sterminio venatorio italiano. Un sito che ci può dare utili indicazioni in tal senso è Caccia il Cacciatore, certo di parte, ma altamente attendibile. Riporto di seguito alcuni punti particolarmente interessanti, chi invece vuole approfondire può leggere l’articolo completo (con dossier annessi)qui.

In Italia vengono uccisi almeno 100 milioni di animali l’anno, per la maggior parte uccelli di varie specie, ma anche lepri, cinghiali, cervi, caprioli, daini. Cento milioni di animali uccisi per divertimento.
La caccia è strettamente legata al bracconaggio (è lecito supporre senza troppa fantasia che gli assassini siano sempre gli stessi individui, che non soddisfatti di uccidere secondo quanto già permette ampiamente la legge, si dedicano al bracconaggio). Il bracconaggio in Italia è molto diffuso, vietato ma tollerato in quanto “tradizione popolare”. Sono usate diverse tecniche per uccidere: reti verticali in cui gli uccelli rimangono impigliati e muoiono d’inedia dopo giorni di agonia, “archetti” e trappole a scatto dove gli uccelli rimangono intrappolati per le zampe, spesso amputandosele e morendo dissanguati, e trappole a cappio dove gli uccelli rimangono impiccati.

In soli 2 anni la LAC (Lega Abolizione Caccia) ha raccolto e distrutto complessivamente oltre 30.000 archetti, 450 reti e liberato centinaia di uccelli (pettirossi, passere scopaiole, tordi, merli, cince eccetera). Non è possibile calcolare quanti siano gli archetti che ogni autunno all’arrivo dei piccoli uccelli migratori i bracconieri sistemano nei boschi e nelle radure di vaste zone d’Italia: probabilmente milioni.

L’uccellagione è invece una pratica ammessa, purché non si catturino animali appartenenti a specie non cacciabili. Nella sola Lombardia, su 30.000 cacciatori vi sono 10.000 capanni fissi, dove i cacciatori giocano al tiro al bersaglio contro gli uccelli di ogni specie, usando spesso altri uccelli tenuti prigionieri come richiami vivi. Questi uccellini-richiamo vengono catturati e tenuti sempre prigionieri in gabbie piccolissime, vengono spiumati (pratica dolorosissima) in modo da provocare la muta delle penne fuori stagione: quando le piume ricrescono, l’uccello, tenuto sempre in una cantina buia per tutta l’estate, crede che sia primavera, ed emette richiami verso i suoi compagni, che ingannati, si avvicinano e vengono assassinati.

Gianfranco ha accennato anche alla “tutela dell’ambiente”. I cacciatori italiani, ogni anno, riversano sul territorio diverse tonnellate di velenosissimo piombo, altamente deleterio per il terreno. Nelle zone umide, l’accumulo di notevoli quantità di pallini di piombo sul fondo dei laghi, stagni e acquitrini, provoca negli animali il saturnismo, una grave intossicazione, pericolosa per gli animali e per chi se ne ciba.

Il nostro Gianfranco evidentemente conosce bene i problemi del nostro paese, e senza dubbio incentivare il massacro venatorio è una questione di primaria importanza nelle direttive di un partito politico. Anche lo zio Adolf a suo tempo era preoccupato ad incentivare il massacro. D’altronte, in Italia, la caccia da sempre ha trovato nei leader politici più illuminati dei sostenitori nonchè dei praticanti. Già nel 1932 ricordiamo ben 15.000 cacciatori invadere Piazza Venezia per acclamare Mussolini (il Duce per gli amici, noto appassionato di caccia) come la loro nuova guida spirituale. Oggi invece i cacciatori si devono accontentare di Gianfranco e di qualche milione di animali da massacrare. Tempi magri per i nostri simpatici cacciatori italiani…

Fonte: www.promiseland.it
Link: http://www.promiseland.it/view.php?id=2291
28.12.07


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