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I rifiuti possono dare 2,5 milioni di posti di lavoro


Mari
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I rifiuti possono dare 2,5 milioni di posti di lavoro
Giovanni Del Re

Mentre Napoli si affanna a inviare fuori regione e anche fuori Italia la propria immondizia all’insegna dell’eterna emergenza, la Commissione Europea indica uno dei settori in crescita e fonte di occupazione e denaro: guarda un po’, proprio la gestione e il riciclaggio dei rifiuti. Che secondo Bruxelles può creare due milioni di posti di lavoro in tutta Europa e un fatturato annuo di quasi 150 miliardi. Intanto l’Italia rischia sanzioni europee per l’emergenza rifiuti in Campania. Il ministro dell’Ambiente Clini ha dichiarato che se non si risolve il problema c’è «il rischio di una multa da 500mila euro al giorno». Lunedì verrà presentato il piano all’Unione e il 25 ci sarà un incontro con il commissario Ue.


Raccolta differenziata (Afp)

14 gennaio 2012 - 19:00

BRUXELLES - Due milioni di posti di lavoro in tutta Europa, un fatturato annuo di quasi 150 miliardi. Mentre Napoli si affanna a inviare fuori regione e anche fuori Italia la propria immondizia all’insegna dell’eterna emergenza, la Commissione Europea indica uno dei settori in crescita e fonte di occupazione e danaro: guarda un po’, proprio la gestione e il riciclaggio dei rifiuti. In molti parti d’Europa il business è già a pieno ritmo, solo in Italia si stenta a comprenderlo. Non solo nella travagliata provincia di Napoli, basti pensare all’allarme a Roma per la discarica di Malagrotta, ormai stracolma, del resto nella capitale la raccolta differenziata (dato Istati 2010) si ferma al 22%, per una media nazionale del 31,7%. Milano è al 35,9%, Torino al 43,3%, Genova al 27%, Napoli al 16%. Fanalino di coda, tra le grandi città, Palermo (7,7%), Catania (6,8%) e Messina (5,3%). Quanto a riciclaggio di rifiuti solidi urbani l’Italia è al penultimo posto tra gli stati dell’Europa occidentale, davanti al solo Portogallo.

La Commissione, in uno studio pubblicato ieri, lo dice chiaro e tondo: basta discariche, la soluzione passa per un’altra strada. Una strada che non solo è ecologicamente molto più sana, ma porta occupazione e tanti soldi. «È necessario considerare i rifiuti una risorsa – ha detto il commissario all’Ambiente Janez Potocnik – interrare le risorse in discarica è una politica estremamente deleteria». Nel 2008, dice la Commissione, la gestione e il riciclaggio dei rifiuti in Europa davano lavoro a 2 milioni di persone, per un fatturato di 145 miliardi di euro, pari all’1% del Pil Ue. C’è ancora spazio per crescere, per Bruxelles nel 2020 si può arrivare a un fatturato annuo di 187 miliardi di euro a 2,4 milioni di posti di lavoro, solo applicando a pieno le varie direttive Ue che obbligano gli stati ad approvare a livello di raccolta, gestione e riciclaggio. L’Italia è sotto procedura d’infrazione proprio per violazione delle normative, in relazione alla vicenda napoletana. E nel 2005 ha comunicato un record assoluto di rifiuti in discarica, 10,8 milioni di tonnellate.

Lo studio della Commissione ha messo a confronto varie realtà concrete, e noi ne prendiamo due opposte: quella negativa, di Napoli, e quella virtuosa del Brandeburgo, un land dell’ex Germania Est. La vicenda della “monnezza” napoletana è ben nota, interessanti sono le stime dei costi economici per l’area: nel 2007 il crollo del turismo a Napoli è costato 64 milioni di euro, nel 2008 la scoperta di contaminazione da diossina nel latte di bufala ha portato al dimezzamento delle vendite delle mozzarelle – un settore che dà lavoro a 20.000 persone. Non basta: il costo dell’invio dell’immondizia in Germania è costato 400.000 euro al giorno – per anni. Complessivamente, per Napoli il costo è stimato a 24,7 miliardi di euro. Una follia.

Spostiamoci 2.000 chilometri a Nord, in Brandeburgo, nell’Est povero della ricca Germania. Con un aiuto pubblico iniziale di 138 milioni di euro, questo land che circonda Berlino, ha provveduto a chiudere, tra il 1990 e il 2002, 1.375 siti, le discariche principali sono passate da 100 nel 1990 ad appena 5 nel 2009. Contemporaneamente, sono stati creati 15 impianti di trattamento e riciclaggio. Risultato: nel 2006 delle 730.000 tonnellate annue di rifiuti prodotte dal Brandeburgo solo il 29% è finito in discarica. Secondo la Commissione, grazie alla sola costruzione dei 15 impianti di riciclaggio sono stati investiti 300 milioni di euro, complessivamente sono stati creati 1.800 posti di lavoro. Il fatturato annuo complessivo del riciclaggio e della gestione è di 100 milioni l’anno. Il business, però, può andare ben oltre, basti pensare all’esempio svedese che punta a trasformare i rifiuti in energia: il solo impianto di Malmö trasforma annualmente 650.000 tonnellate di rifiuti in 1,4 terawatt di calore e 0,3 terawatt di energia elettrica. Esempi analoghi si trovano anche in Olanda e in Germania - non a caso gli altri due paesi “destinatari” dei rifiuti napoletani, oltretutto non “comprati” ma accettati dietro pagamento. Un doppio business, insomma.

La Commissione sottolinea che per l’Italia la speranza c’è, non a caso cita esempio virtuosi, tra cui alcuni proprio in Campania: ad esempio la provincia di Salerno – un tiro di schioppo da Napoli – dove la differenziata arriva al 71% ad Avellino al 67%. Si tratta di farne la regola, non l’eccezione. In gioco sono tanti soldi, e soprattutto tanti posti di lavoro. Ce n’è bisogno, di questi tempi.

http://www.linkiesta.it/i-rifiuti-possono-dare-25-milioni-di-posti-di-lavoro


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dana74
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Da urbani a speciali. I rifiuti senza controlli

Inviato da Andrea Canfora il Mar, 20/12/2011 - 16:06

Vincenzo Mulè

IL CASO. Derubricati dal Consiglio di Stato, gli scarti provenienti dagli Stir di Napoli viaggiano per tutta Italia. Gestiti da accordi privati, rischiano di cadere in mano alla criminalità organizzata.

Ventimila tonnellate a Ferrara, altrettante tra Trieste e Padova, circa 6mila a Brescia. Per un totale, approssimato per difetto, di 46mila tonnellate di rifiuti speciali. Sono quelli partiti dagli Stir (Stabilimenti di tritovagliatura ed imballaggio rifiuti, ex impianti Cdr)campani e finiti nelle discariche del nord Italia. Scarti classificati con codice 19.05.01 e 19.12.12, la metà dei quali finiti a Jolanda di Savoia, in provincia di Ferrara. Quantitativi significativi sono finiti in Lombardia a Montichiari, presso la discarica Gedit e in Veneto, negli impianti di Padova e Trieste dell’Acegas. Nonostante la bagarre politica orchestrata dalla Lega sul decreto, che di fatto ha impedito gli accordi regionali per il trasferimento dei rifiuti urbani dalla Campania, questi rifiuti stanno circolando in tutta Italia, dal Sud al Nord.

Un ostruzionismo, quello della Lega, che ha portato a una sorta di vacatio legis che consente a questi rifiuti, “derubricati” da urbani a speciali, di essere trasferiti liberamente fuori regione, senza la necessità del ‘nulla osta’ del luogo di destinazione ma con semplici accordi tra aziende. In Puglia e Sicilia vi sono indagini in corso relativamente al trasporto e smaltimento. Una situazione sulla quale sta indagando la Commissione ecomafie, che ha anche allertato prefetture e procure competenti sul potenziale pericolo. Il timore è che dietro alcune aziende si possa nascondere la mano della criminalità organizzata. Un sospetto neanche troppo lontano dalla realtà vista l’operazione che nelle scorse settimane ha portato all’arresto dell’imprenditore Vincenzo D’Angelo, coinvolto nell’operazione Golden Plastic che ha svelato un traffico illecito di rifiuti speciali dall’Italia verso l’Asia.

A D’Angelo viene contestato di aver esportato rifiuti in Corea del Sud. Un’operazione di portata nazionale, che ha visto la Guardia di Finanza eseguire in 13 regioni italiane 54 ordinanze di custodia cautelare in carcere «nei confronti di soggetti, anche di etnia cinese, appartenenti ad un pericoloso sodalizio criminale “transnazionale”, dedito all’illecito traffico transfrontaliero di ingenti quantitativi di rifiuti speciali, costituiti da materie plastiche, gomma e pneumatici fuori uso». D’Angelo, 50 anni, è l’imprenditore nel trapanese tra i più quotati nel settore della gestione del ciclo dei rifiuti. Talmente importante il suo giro di affari che D’Angelo riuscì poco tempo fa a trovare anche un accordo con la SapNa, la società pubblica che gestisce il ciclo dei rifiuti a Napoli, per importare da Napoli ad Alcamo tonnellate di rifiuti.

Un affare da circa 6 milioni di euro. Ieri, il Mattino di Napoli rivelava il contenuto di una relazione, ancora coperta dal segreto istruttorio, dell’ingegner Luigi Boeri autore di una perizia sulle gare di appalto per portare la frazione umida fuori dal territorio regionale. Secondo il documento, sarebbero almeno 18 i milioni di euro persi dalla Sapna grazie alla scelta di affidare i trasferimenti della spazzatura nelle regioni italiane senza ricorrere al bando di gara. La cosiddetta Fut è stata portata in Emilia, Liguria Toscana, ma soprattutto in Puglia e in Sicilia. Una situazione, quella del trasporto dei rifiuti speciali, riemersa dopo la sentenza del Consiglio di Stato che nel luglio scorso aveva sospeso la decisione del Tar del Lazio, con la quale venivano bloccati i trasferimenti fuori dai confini della Campania dei rifiuti tritovagliati provenienti dagli Stir della Regione.

http://www.terranews.it/news/2011/12/da-urbani-speciali-i-rifiuti-senza-controlli

bel giro d'affari quello dei conferimenti fuori regione..


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Mari
 Mari
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Si e' sempre detto che dietro la monnezza c'e' l'ORO 😀


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dana74
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e quelli sì che son tecnici, sia che conferiscono fuori che dentro la Campania sanno come far fruttare e "crescere" il cc bancario...


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