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Il Cavaliere e il Padrino


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Era nascosto nel doppiofondo di una valigia, quella di sua figlia Maria Grazia: la Guardia di Finanza lo scopre e lo sequestra all'aeroporto di Fiumicino dove la donna era appena atterrata un giorno di luglio del 1982: è il documento numero 1, il Programma di Licio Gelli, quello che il capo della loggia Propaganda 2, P2 per gli amici, ha intitolato senza battere ciglio "Piano di rinascita democratica". Quello appunto reso noto e pubblicato negli atti della Commissione parlamentare d'inchiesta che indagò sulla loggia piduista e riferì al Parlamento dopo due anni e mezzo di lavori.
Capitolo per capitolo. Il testo è lungo diverse cartelle e suddiviso in varie parti, data di nascita 1979, trent'anni fa. Rileggiamolo punto per punto.

Premessa «Va rilevato che i programmi a medio e lungo termine prevedono ritocchi alla Costituzione successivi al restauro delle istituzioni fondamentali». E precisamente. Giustizia . Modifica della Costituzione per quanto riguarda: 1) «Responsabilità del Guardasigilli verso il Parlamento sull'operato del Pm»; 2) «Riforma del Consiglio superiore della magistratura che deve essere responsabile verso il Parlamento». Governo . Modifica della Costituzione: 1) «Per stabilire che il presidente del Consiglio è eletto dalla Camera all'inizio di ogni legislatura e può essere rovesciato soltanto attraverso l'elezione del successore; 2) «per stabilire che i ministri perdono la qualità di deputati». Parlamento . Modifica della Costituzione «per dare alla Camera preminenza politica (nomina del Primo Ministro) ed al Senato preponderanza economica (esame del bilancio)». E «per effettuare in uno stesso giorno ogni 4 anni le elezioni nazionali, regionali e comunali». Presidente della Repubblica . Modifica della Costituzione per «ridurre a 5 anni il mandato, sancire l'ineleggibilità ed eliminare il semestre bianco». Regioni . Modifica della Costituzione «per ridurne il numero e determinarne i confini secondo criteri geoeconomici più che storici». Sindacato . «Regolare la vita dei sindacati limitando il diritto di sciopero nel senso di: 1) introdurre l'obbligo di preavviso; 2) escludere i servizi pubblici essenziali (trasporti, pubbliche amministrazioni in genere); 3) limitare il diritto di sciopero alle causali economiche ed assicurare comunque la libertà di lavoro». Scuola . «Selezione meritocratica». Stampa . «Abolire tutte le provvidenze agevolative con onere del pubblico erario, e abolire il monopolio Rai-Tv».

Il Piano prevede anche, nell'ambito del capitolo "Programmi", la riduzione del numero dei parlamentari, l'abolizione delle provincie; l'abolizione della validità legale dei titoli di studio; la responsabilità civile (per colpa) dei magistrati; la normativa per l'accesso in carriera (esami psico-attitudinali preliminari). E, nota bene, la «concessione di sgravi fiscali ai capitali stranieri per agevolare il ritorno dai capitali dall'estero».

Questa la cornice, il "contenitore" ben delineato e a prova di forza (esecutivo in botte di ferro). Ma poi occorrono i "Procedimenti" - cosa e come fare a breve, medio e lungo termine -: anch'essi indicati nel Piano in modo dettagliato. E', in sostanza, il "mondo politico" tenuto in pugno. Ed ecco come. «Selezionare gli uomini e affidare ai prescelti gli strumenti finanziari sufficienti a permettere loro di acquisire il predominio nei rispettivi partiti» (con tanto di nomi e cognomi, e precisamente: «Mancini, Mariani e Craxi per il Psi; Visentini e Bandiera per il Pri; Orlandi e Amidei per il Psdi; Andreotti, Piccoli, Forlani, Gullotti e Bisaglia per la Dc; Cottone e Quilleri per il Pli; Covelli ("eventualmente", sic) per la Destra Nazionale»).

Se però questi politici, pur abbondantemente foraggiati, non rispondono allo scopo, allora bisogna aggiornare la tattica. E precisamente: «Usare gli strumenti finanziari stessi per l'immediata nascita di due movimenti, l'uno sulla sinistra (a cavallo fra Psi-Psdi-Pri-liberali di sinistra) e l'altro sulla destra (a cavallo tra Dc e Destra nazionale)». L'abbiamo visto, l'abbiamo visto...

Un occhio attentissimo, poi, bisogna dare «alla stampa (e ai giornalisti): occorrerà «redigere un elenco di almeno 2 o 3 elementi per ciascun quotidiano o periodico... Ai giornalisti acquisiti dovrà essere affidato il compito di "simpatizzare" per gli esponenti politici di cui sopra». E quali e quanti giornali? Il Piano è anche qui molto preciso; questi, uno dietro l'altro, i giornali, quotidiani e periodici, da "influenzare": «Corriere della Sera, Giorno, Giornale, Stampa, Resto del Carlino, Messaggero. Tempo, Roma, Mattino, Gazzetta del Mezzogiorno, Giornale di Sicilia, Europeo, Espresso, Panorama, Epoca, Oggi, Gente, Famiglia cristiana». Un orizzonte a 360 gradi. Mica scemo.

Questo è il «primo tempo». Il Piano Gelli passa poi al «secondo tempo». E cioè. «Acquisire alcuni settimanali di battaglia; coordinare tutta la stampa provinciale e locale attraverso una agenzia centralizzata; coordinare molte tv via cavo con l'agenzia della stampa locale; dissolvere la Rai-Tv in nome della libertà di antenna».
Quanto ai sindacati - materia importantissima nel programma piduista - «la scelta prioritaria è la sollecitazione alla rottura, seguendo cioè le linee già esistenti in certi settori della Cisl e della Uil, per poi agevolare la fusione con gli autonomi, acquisire con strumenti finanziari i più disponibili fra i confederati allo scopo di rovesciare i rapporti di forza all'interno dell'attuale Trimurti», sic.

Dulcis in fundo, nota bene: «Detti programmi possono essere esecutivi, occorrendo, con normativa d'urgenza, cioè con decreti legge», sic sic.
Un bel giro d'orizzonte, che ci è purtroppo familiare, oggidì. A suo tempo, il presidente della Commissione parlamentare sulla P2, l'on. Tina Anselmi (Dc), sottolineò senza giri di parole «l'ampiezza e la gravità di tale piano, che coinvolge, ad ogni livello di responsabilità, gli aspetti più qualificati della vita nazionale». Tanto che, «a questa vasta e complessa operazione può essere riconosciuto un disegno generale di innegabile valore politico»; il quale - sempre secondo la Anselmi - si traduce essenzialmente in uno «strumento di intervento per operazioni di controllo e di condizionamento» (buono anche ai giorni nostri?).
Licio Gelli oggi ha quasi novant'anni. Sia pure agli arresti domiciliari, vive da gran signore nella sua villa di Castel Fibocchi (al momento dell'arresto, a Cannes, dove si era rifugiato dopo la fuga, la polizia gli pizzicò 2 milioni di dollari in lingotti d'oro); e se la spassa un sacco, atteggiandosi pur sempre a maestro e propinando articoli, interviste e comparsate tv, mediante i quali guarda e giudica dall'alto le cose e gli uomini della politica italiana, qui e ora. Giustamente soddisfatto. Anzi gratificato. Ne ha di che. I suoi uomini infatti ancora sono lì dentro, lì dove c'è il potere. A cominciare dal number one, il presidente oltranzista Berlusconi. Nel famoso elenco, 962 nomi, lui aveva bensì la tessera numero 625 («fu Roberto Gervaso, mio amico, a presentarmi Gelli, non ho mai pagato la quota, ero un semplice libero muratore apprendista»...); ma ha scalato la vetta con una velocità da lasciare a bocca aperta (o forse no...) ed è lui ora il primo. Anzi, Il Primo e Il Migliore, parola di Gelli, «Berlusconi è un uomo fuori dal comune. Un uomo del fare. Di questo c'è bisogno in Italia: non di parole, di azioni».

Ma non solo lui. All'elenco piduista, in queste ore, gli abbiamo ridato un'occhiata, tanto per rinfrescare la memoria (quell'elenco «fu un memorabilissimo casino - scrive Stefano Di Michele nel suo "I magnifici anni del riflusso", Marsilio - Si trovò, si fa per dire, ogni ben di Dio, generali e manager, giornalisti e politici»). E, tra quei quasi mille, è pur vero che alcuni ancora risultano ben piazzati là dove si decide, fuori e dentro il governo del Cavaliere. Ma è lo spettacolo d'insieme a impressionare. Lo dice con disarman
te arroganza lo stesso Licio Gelli, in una intervista a Repubblica , settembre 2003. «Guardo il Paese, leggo i giornali e penso: ecco qua che tutto si realizza poco a poco, pezzo per pezzo. Forse sì, dovrei avere i diritti d'autore. La giustizia, la tv, l'ordine pubblico. Ho scritto tutto trent'anni fa».

Maria R. Calderoni
Fonte: www.liberazione.it
14.02.2009


Citazione
Saysana
Honorable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 530
 

Io credo che ad una buona parte della popolazione italiana tutto quanto scritto sopra non tange, come si dice... o Franza o Spagna basta che se magna.

Vivo in un paese del quarto mondo dove la democrazia non sanno neanche cos'e'... e vedo cosi' tante similitudini tra i nostri politici e quelli locali che mi vergogno di essere italiano.

Ormai l'unica soluzione e' un profondo RESET, ma e' piu' facile a dirsi che a farsi.

😥


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