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Il chierichetto Socci ha sbroccato


Anonymous
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SULLA VIA PER FATIMA, A CACCIA DI BERTONE, SOCCI FERMATO DA GUARDIE SVIZZERE
E POCO CI È MANCATO CHE LO TRASCINASSERO FUORI DAL VATICANO CON LA FORZA.
SOCCI: “CHI COMANDA IN VATICANO? IL PAPA È FORSE STATO ESAUTORATO DI FATTO?”

1 - SULLA VIA PER FATIMA, IL CRISTIANO SOCCI È FERMATO DALLE GUARDIE SVIZZERE…
Paolo Rodari per il Riformista

Alla fine lo Straniero (Antonio Socci) è entrato ieri sera in territorio "nemico" (in Vaticano) e ha gentilmente chiesto, prima che iniziasse l'incontro di presentazione dell'ultimo libro del segretario di Stato, Tarcisio Bertone, dedicato alle apparizioni di Fatima, di poter porgere una sola domanda al porporato alla quale egli avrebbe potuto rispondere anche soltanto con un sì o con un no.
La domanda doveva essere la seguente: «Eminenza, lei è pronto a giurare sul Vangelo che alla famosa frase della Madonna contenuta nel terzo segreto di Fatima reso noto dal Vaticano nel 2000 ("In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede etc", disse la Madonna) non segua nient'altro?».

Se Bertone avesse risposto di no, Socci avrebbe vinto la sua partita tesa a dimostrare che in realtà esiste un prosieguo al terzo segreto così come che tutti lo conoscono. Se avesse detto di sì, lo Straniero avrebbe giocato un'altra carta e cioè avrebbe fatto ascoltare la registrazione autentica che monsignor Capovilla, ex segretario di Giovanni XXIII, rilasciò a uno studioso di Fatima, Solideo Paolini, nella quale egli dichiarava che sì, «oltre alla quattro paginette, c'era anche qualcos'altro, un allegato, sì». In sostanza la prosecuzione del terzo segreto nella quale si profetizzava l'apostasia della Chiesa.

Ieri sera Capovilla è intervenuto, lui sì, alla presentazione del libro con un'intervista registrata e, oltre a difendere la tesi di Bertone, ha anche ammesso - ed è questa una cosa singolare e mai uscita prima - che papa Giovanni lesse il messaggio due volte, una prima nel '63, una seconda nel '65. Un'ammissione che suona come un autogol per lo stesso Vaticano secondo il quale, invece, il segreto sarebbe stato letto dal papa soltanto nel '65. Una contraddizione inspiegabile e che dimostra che in realtà nel '63 e nel '65 il papa lesse due testi differenti, perché il primo per ammissione dello stesso Capovilla era custodito nella sua stessa stanza, il secondo nell'ex Sant'Uffizio.

E dunque, il terzo segreto, non sarebbe stato scritto su un foglio solo. Insomma un bel casino che, non per colpa di Socci, ieri sera ha vissuto un ulteriore e inatteso episodio. Ecco come sono andate le cose: lo Straniero, visto che non poteva rivolgere a Bertone le sue domande durante la conferenza, ha aspettato l'arrivo del cardinale fuori dalla porta della sala. Bertone, però, è stato fatto entrare da un ingresso secondario e così Socci non lo ha potuto incontrare. Preso atto che «la Chiesa del dialogo - sono parole di Socci - è divenuta Chiesa del monologo», lo Straniero si è fermato fuori alla sala per dire civilmente la sua ai pochi giornalisti presenti. Avvicinato dalla gendarmeria vaticana, però, gli è stato chiesto, senza motivo, di allontanarsi.
Lui ha reagito male e poco ci è mancato che lo trascinassero fuori dal Vaticano con la forza. Un brutto episodio per l'ultimo - ieri anche Vittorio Messori ha detto che non può aderire al delirio dei visionari perché non crede che i vertici della Chiesa arrivino a manipolare i fatti -, solitario difensore della tesi di un segreto sempre più misterioso.

2 - MA CHI COMANDA IN VATICANO?...
Antonio Socci per “Libero”

Ma chi comanda in Vaticano? Benedetto XVI è forse stato esautorato di fatto? O è clamorosamente boicottato? Più di un sospetto viene davanti all’ultimo “giallo” (ce ne sono altri precedenti) che ha segnalato – trionfalisticamente – sul Corriere della sera di ieri Alberto Melloni, capofila dei cattoprogressisti martiniani.
Parlando del Motu proprio del Papa che restituisce libertà di celebrare la Messa col rito tradizionale, provvedimento a cui il Papa tiene tantissimo, al punto da averne fatto un pilastro del suo pontificato, Melloni rivela che, sebbene sia entrato formalmente in vigore il 14 settembre scorso, qualcuno ha preso la “saggia decisione di tenere ancora a bagno maria” il decreto, non facendolo pubblicare negli “Acta Apostolicae Sedis” ovvero “l’organo che dà vigore ai provvedimenti papali”.
E’ una rivelazione clamorosa: c’è qualcuno in Vaticano che conta più del Papa e provvede a sabotare nella sostanza ciò che il Papa decide e firma? In quale altro modo si può spiegare il caso? Incidenti simili erano già capitati nei mesi scorsi, anche per l’enciclica di Benedetto XVI che infatti uscì con cospicuo ritardo sui tempi annunciati. Ma questo è il più clamoroso ed ha un grave valore simbolico. Anche se adesso faranno un qualche rattoppo. Cosa sta accadendo Oltretevere?
Il professor Giuseppe De Rita, che conosce bene gli ambienti di Curia, in un’intervista recente al Corriere della sera, dichiarò che il Papa “scrive libri e dà l’idea di aver deciso di non comandare”, mentre altri hanno “la tentazione di farlo”. Ora, è vero che il papa teologo mostra qualche difficoltà nel governare la Chiesa e, per esempio, ha fatto nomine pessime. Ma è impossibile che abbia rinunciato a fare il Papa.
Il fatto è che Benedetto XVI è praticamente solo nel Palazzo apostolico e la barca di Pietro è sballottata qua e là dalle burocrazie clericali (sì, c’è una casta anche nella Chiesa). Che nelle logge vaticane questa sia la logica lo dimostrano anche le recenti nomine episcopali, quasi tutte di “martiniani”, quando proprio il cardinal Martini, oggi più apertamente che mai, contesta il magistero del Papa. L’ultimo episodio riguarda lo stesso Motu proprio che l’ex arcivescovo di Milano ha clamorosamente bocciato (dando la linea a molti vescovi italiani che si sono apertamente ribellati al Papa).
Mentre le condizioni della Chiesa, anche in Italia, sono tragiche – come mostrano quotidianamente le cronache dei giornali – sembra che in Curia siano affaccendati solo in lotte di potere. Il Papa invece ha una percezione drammatica delle condizioni della Chiesa. Lo dimostra il grido che lanciò nella storica Via Crucis del 25 marzo 2005: “Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia!”.
Ma quando, dove e come si è fatta pulizia dopo una così clamorosa denuncia? Il Papa da solo non può, ma anche lui prima o poi dovrà fare scelte coraggiose. Per non continuare come si è fatto per lungo tempo, quando si sono perseguitati i santi – come si è perseguitato Padre Pio, come si è perseguitato don Giussani – e si sono coperte le sporcizie che non si dovevano coprire. Ricordo il drammatico grido di don Giussani nella sua ultima intervista: “La Chiesa si è vergognata di Cristo”. Intendeva dire: gli uomini di Chiesa, che però non si sono vergognati della tremenda “sporcizia” denunciata da Ratzinger.
Non c’è solo la sporcizia morale, ma anche il mancato rispetto della dignità umana. Basti vedere in che condizioni è il Vaticano, unico stato europeo dove la dignità e i diritti della persona, che la Chiesa giustamente difende dovunque, sono carta straccia.
La Curia può pure sprofondare, ma la Chiesa no e, grazie al Cielo, non sarà distrutta. Pio XII una volta disse a un personaggio, noto anticlericale, che se non erano riusciti i preti a distruggere la Chiesa, non ci sarebbero riusciti neanche loro. San Vincenzo de’ Paoli fu ancora più duro: “La Chiesa non ha nemici peggiori dei preti”. La storia in effetti fa riflettere. Basti considerare cosa hanno dovuto subire molti santi. Pio XII, parlando una volta di Padre Pio, disse: “Non dimenticate quante persone sono state proclamate sante, nonostante che il Santo Offizio le avesse colpi
te e condannate”.
Facile acclamare queste persone innocenti poi quando la Chiesa le canonizza. Era dovere difenderle prima, quando gli uomini di Chiesa li perseguitavano. Ma purtroppo nel mondo cattolico domina l’opportunismo, il servilismo e il clericalismo. Gli intellettuali, perlopiù, o sono succubi di ideologie nemiche o sono interessati solo a baciare la pantofola al prelato potente del momento.
L’unico uomo libero nei palazzi curiali, seppure solo, resta Joseph Ratzinger. L’unico non clericale. L’ho conosciuto circa venti anni fa, la prima volta che lo invitai a Siena per una conferenza. E lui – essendo già prefetto della Congregazione per la dottrina della fede – sorprese tutti tenendo una lezione sulla memorabile frase di Newman: “brindo al Papa, ma prima alla coscienza”.
Ben pochi infatti, fra i cattolici, conoscono l’autentica dottrina cattolica che, peraltro, è sottolineata anche nel Catechismo dove si cita una frase simile di Newman: “la coscienza è il primo dei vicari di Cristo”. Questo significa che i cattolici hanno il dovere di dire la verità, di riconoscerla anche quando fa male e di affermarla anche contrapponendosi a uomini di Chiesa. Quanto avrebbe da guadagnare la Chiesa dall’esistenza nel mondo cattolico di uomini liberi come erano nel Medioevo santa Caterina, Dante o Antonio da Padova, veri figli di Dio i quali sanno che non si serve Dio con la menzogna, con l’omertà e col servile vassallaggio di un certo clericalismo. Quanti fatti orrendi sarebbero stati evitati, risparmiando alla Chiesa la vergogna e l’onta.
Sentite quest’altra memorabile pagina. Vi sorprenderà perché è di Joseph Ratzinger: “Al di sopra del papa, come espressione della pretesa vincolante dell’autorità ecclesiastica, resta comunque la coscienza di ciascuno, che deve essere obbedita prima di ogni altra cosa, se necessario anche contro le richieste dell’autorità ecclesiastica. L’enfasi sull’individuo, a cui la coscienza si fa innanzi come supremo e ultimo tribunale, e che in ultima istanza è al di là di ogni pretesa da parte di gruppi sociali, compresa la Chiesa ufficiale, stabilisce inoltre un principio che si oppone al crescente totalitarismo”.
E’ straordinario che sia diventato Papa il teologo che ha scritto questa pagina. Ed è ovvio che in Curia il partito clericale tenti in ogni modo di isolare e sabotare questo straordinario “anticlericale”, nel senso in cui era anticlericale Gesù quando fulminava gli apostoli intenti a spartirsi i posti di potere. Gesù li zittì dicendo: “Voi sapete che i capi delle nazioni spadroneggiano e i grandi esercitano il potere sopra di esse. Ma non così dovrà essere tra voi; anzi chi tra voi vorrà essere il primo si faccia vostro schiavo; appunto come il Figlio dell'uomo il quale non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita per la redenzione di molti” Matt. 20, 25 28
Infatti la speranza e la forza della Chiesa non sono quelli che hanno trasformato la Chiesa in un luogo di potere, ma quelli che seguono Gesù sulla croce. E’ ancora Joseph Ratzinger a sottolinearlo: “Le vie di Dio sono diverse: il suo successo è la croce…non è la Chiesa di chi ha avuto successo ad impressionarci, la Chiesa dei papi o dei signori del mondo, ma è la Chiesa dei sofferenti che ci porta e credere, è rimasta durevole, ci dà speranza. Essa è ancora oggi segno del fatto che Dio esiste e che l’uomo non è solo un fallimento, ma può essere salvato”.


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Anonymous
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Questi giornalai sono proprio delle scarpe, ignoranti e incapaci poi dal riformista arrivano i pistollotti.
Questa massa di servi scemi sono incapaci anche di fabbricare bene una bufala

"...papa Giovanni lesse il messaggio due volte, una prima nel '63, una seconda nel '65. Un'ammissione che suona come un autogol per lo stesso Vaticano secondo il quale, invece, il segreto sarebbe stato letto dal papa soltanto nel '65.
Una contraddizione inspiegabile e che dimostra che in realtà nel '63 e nel '65 il papa lesse due testi differenti..."
Papa Giovanni XXIII morì il 3 giugno 1963, e che quindi non potè leggere il messaggio nel 1965?

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