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Il nucleare italiano ad un passo dalla fine


Tao
 Tao
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Il nucleare italiano ad un passo dalla fine: la Corte Costituzionale boccia la legge sull'energia

Era stato il fiore all'occhiello del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e dell'ex ministro per lo Sviluppo Economico Claudio Scajola. Il percorso intrapreso non sembrava ammettere sbandate, deviazioni o rallentamenti: il ritorno dell'energia nucleare in Italia era un obiettivo primario ed imprescindibile dell'agenda di governo, anche a fronte della scarsissima popolarità (e dei numerosi timori) che questa "tecnica energetica" riscuote ancora oggi in Italia.

Tre giorni fa la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della sentenza numero 215 del 9 giugno 2010 ( http://www.cortecostituzionale.it/giurisprudenza/pronunce/scheda_ultimo_deposito.asp?sez=ultimodep&Comando=LET&NoDec=215&AnnoDec=2010&TrmD=&TrmM= ) , con la quale la Corte Costituzionale ha decretato un vero e proprio stop alla corsa all'atomo del governo italiano.

La legge incriminata è la numero 102, del 3 agosto 2009 <http> , conversione del decreto-legge numero 78.

Con essa, all'articolo 4, il governo apriva alle procedure d'urgenza per la costruzione di nuove infrastrutture per la produzione di energia elettrica, da leggersi più comunemente come "nuove centrali nucleari".
Il governo aveva piena potestà esclusiva in materia di trasmissione e distribuzione e competenza congiunta con le regioni per quanto concerne la produzione e, quindi, la collocazione dei nuovi impianti.

Le nuove centrali rientravano in un piano di urgenza "in riferimento allo sviluppo socio-economico" (non a caso la legge in questione è il famoso "pacchetto anti-crisi") e si stabiliva la loro edificazione per mezzo di capitali "prevalentemente o interamente privati".
Ai fini di attuazione, il governo istituiva la figura di uno o più Commissari straordinari del governo, con poteri esclusivi e totali in tema di nuovi impianti energetici, al punto tale da poter scavalcare tutti gli enti coinvolti (a partire dai comuni e dalle regioni) per la scelta delle nuove sedi nucleari nazionali.

Sono stati proprio il mix tra "ragione d'urgenza" ed "utilizzo di capitali privati" e la privazione dei poteri decisionali delle regioni in materia ad aver condotto la Corte Costituzionale a cassare l'intero articolo, nei commi che vanno dall'1 al 4.

Secondo quanto stabilito dalla suprema corte di giustizia italiana, "trattandosi di iniziative di rilievo strategico, ogni motivo d’urgenza dovrebbe comportare l’assunzione diretta, da parte dello Stato. Invece la disposizione impugnata stabilisce che gli interventi da essa previsti debbano essere realizzati con capitale interamente o prevalentemente privato, che per sua natura è aleatorio, sia quanto all’an che al quantum".

Inoltre, per quanto concerne la depotenziazione delle regioni in materia, la Corte Costituzionale afferma che "se le presunte ragioni dell’urgenza non sono tali da rendere certo che sia lo stesso Stato, per esigenze di esercizio unitario, a doversi occupare dell’esecuzione immediata delle opere, non c’è motivo di sottrarre alle Regioni la competenza nella realizzazione degli interventi".

E conclude deliberando che "i canoni di pertinenza e proporzionalità richiesti dalla giurisprudenza costituzionale al fine di riconoscere la legittimità di previsioni legislative che attraggano in capo allo Stato funzioni di competenza delle Regioni non sono stati, quindi, rispettati".

Quanto stabilito dalla Consulta, ancora una volta nel silenzio quasi tombale della stampa nazionale, apre ad una vera e propria svolta in termini energetici e ostruisce, di fatto e sin da adesso, un percorso accelerato verso la creazione di nuove centrali nucleari.

Le procedure d'urgenza, che consentirebbero nell'ordine di 10-15 anni, di avere energia nucleare operativa in Italia, confliggono con la necessità imprescindibile del governo di attribuire i costi di produzione degli impianti ai singoli privati. E l'automatico decadimento delle ragioni d'urgenza, ipso facto, determinano il ripristino automatico della facoltà degli enti locali, ed in particolar modo delle regioni, di appoggiare o rigettare integralmente le scelte operative e territoriali dell'esecutivo nazionale.

Per un governo ancora privo di ministri deputati alla gestione delle questioni energetiche (dalle dimissioni di Claudio Scajola l'interim delle Attività Produttive è ancora nelle mani del premier Berlusconi), non si prospettano tempi facili.
Il nucleare italiano è ad un passo dalla morte prima ancora della sua nascita. La battaglia dei governatori Vendola, Errani e Lorenzetti contro il nucleare italiano sembra aver portato ad una prima, gigantesca e, forse per gli stessi ricorrenti, insperata vittoria.

Alessandro Tauro
Fonte: http://alessandrotauro.blogspot.com/
Link: http://alessandrotauro.blogspot.com/2010/06/il-nucleare-italiano-ad-un-passo-dalla.html
20.06.2010


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helios
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Esultiamo....
lassù qualcuno ci ama! 😆 😆 😆


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paolodegregorio
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non capisco perchè questa notizia bellissima, che ho appreso qualche giorno fa dal sito notizie Italia, non è stata immediatamente ripresa dai vari grillo, travaglio dipietro, antinuclearisti in genere. Ovviamente non faccio caso ai media, giornali e tv, che hanno l'ordine padronale di non parlarne. Proprio non capisco il silenzio degli altri o perlomeno il ritardo nel parlarne.
Questo silenzio mi aveva fatto dubitare che si trattasse di una bufala.
Invece la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale toglie ogni dubbio e anche l'incubo nucleare si allontana.
Se si tratta solo di ritardo, mi pare anch'esso criticabile.
In ogni caso, grazie a tauro per il post.


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kitiaram
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Post: 128
 

http://www.cortecostituzionale.it/giurisprudenza/pronunce/scheda_ultimo_deposito.asp?comando=let&sez=ultimodep&nodec=215&annodec=2010&trmd&trmm
SENTENZA N. 215

ANNO 2010

REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
LA CORTE COSTITUZIONALE

composta dai signori: Presidente: Francesco AMIRANTE; Giudici : Ugo DE SIERVO, Paolo MADDALENA, Alfio FINOCCHIARO, Alfonso QUARANTA, Franco GALLO, Luigi MAZZELLA, Gaetano SILVESTRI, Sabino CASSESE, Maria Rita SAULLE, Giuseppe TESAURO, Paolo Maria NAPOLITANO, Giuseppe FRIGO, Alessandro CRISCUOLO, Paolo GROSSI,
ha pronunciato la seguente
SENTENZA
[...]
Per Questi Motivi
LA CORTE COSTITUZIONALE

riuniti i giudizi e riservata a separate pronunce la decisione delle altre questioni di legittimità costituzionale promosse dalla Provincia autonoma di Trento e dalla Regione Toscana,
dichiara l’illegittimità costituzionale dell’art. 4, commi 1, 2, 3 e 4, del decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78 (Provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini), convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, nel testo risultante dalle modifiche introdotte dall’art. 1, comma 1, lettera a), del decreto-legge 3 agosto 2009, n. 103 (Disposizioni correttive del decreto-legge anticrisi n. 78 del 2009), convertito, con modificazioni, dalla legge 3 ottobre 2009, n. 141.
Così deciso in Roma, nella sede della Corte costituzionale, Palazzo della Consulta, il 9 giugno 2010.


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paolodegregorio
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i tg di questa sera riportano l'esito dell'udienza pubblica della corte costituzionale che ha respinto i ricorsi di tutte le regioni.
Penso che il silenzio che non si capiva era prudenza in attesa del pronunciamento di oggi.
Aspettiamo e vediamo a quali aspetti si riferiscono i due pronunciamenti della consulta.
In ogni caso andiamo avanti con il referendum.


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Mari
 Mari
Famed Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 3691
 


Nucleare, Consulta respinge ricorsi regioni
Dichiarati in parte infondati e inammissibili
23 giugno, 18:26

l'articolo continua:
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2010/06/23/visualizza_new.html_1845627495.html


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sacrabolt
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Post: 821
 

Scusate: mi sono perso...

Il 9 giugno 2010 la Corte Costituzionale con la sentenza 215 su ricorso di Regione Umbria, Provincia autonoma di Trento e Regioni Toscana ed Emilia-Romagna dichiara illeggittimo un articolo poi diventato parte della legge 3 ottobre 2009, n. 141.

Il 23 giugno 2010 la stessa Corte Costituzionale dichiara l'intento di rigettare i ricorsi di Toscana, Umbria, Liguria, Puglia, Basilicata, Lazio, Calabria, Marche, Emilia Romagna e Molise contro la legge n. 99 del 2009 che ha conferito al governo la delega per la riapertura degli impianti nucleari in Italia.

Questa prossima sentenza (sul ricorso che l'ha originata Sajola aveva già anticipato mesi fa l'inammissibilità) non può annullare la 215 del 9 giugno, perchè si basa su motivazioni diverse.

Credo che la sentenza 215 sia frutto di considerazioni più intelligenti da parte degli organi promotori: mentre la gestione di produzione, distribuzione, trasmissione energetica sono (nero su bianco) delegati allo Stato dalla Costituzione Italiana - art. 117, l'accrocchio berlusconiano della legge del 2009 ha diversi punti deboli, evidente frutto di raffazzonati tentativi di spartire con il privato l'immane torta dell'affare nucleare... commissariamenti, urgenze, deroghe e le solite dinamiche clientelari, rivelate dalla pronta intrusione di Terna S.p.A. E qui fortunatamente la Corte ha individuato il vulnus.

... o no?


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