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Ispra: il mistero dell'Area 41


vic
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http://www.liberatv.ch/it/article/35142/ispra-il-mistero-dell-area-41-la-commissione-europea-ha-costruito-a-pochi-chilometri-dal-ticino-il-secondo-pi-grande-deposito-di-scorie-nucleari-del-continente-le-autorit-locali-sono-preoccupate-e-chiedono-chiarezza-e-garanzie-all-ue-e-noi

Post Nucleare
Ispra, il mistero dell'Area 41. La Commissione Europea ha costruito a pochi chilometri dal Ticino il secondo più grande deposito di scorie nucleari del continente. Le autorità locali sono preoccupate e chiedono chiarezza e garanzie all'UE. E noi?
Il timore è che a Ispra, dove ha sede l’Euratom, l’agenzia atomica europea, arrivino in futuro arrivino anche sostanze di vario genere da altri paesi dell’Ue

red - 15 giugno 2017

ISPRA – Ispra è una cittadina sulla sponda piemontese del lago Maggiore, in provincia di Varese, a circa cinquanta chilometri in linea d’aria da Locarno. È nota per essere da molti anni sede dell’Euratom, l’agenzia atomica europea, e in questi giorni è al centro di polemiche e preoccupazioni per il nuovo centro di stoccaggio di scorie nucleari, il secondo più grande d’Europa, a quando pare.

Un centro realizzato dalla Commissione dell’Unione Europea, senza chiedere nulla a nessuno, perché Ispra è una sorta di enclave dell’UE in territorio italiano, che gode di extraterritorialità. L’impianto, chiamato Area 41, in sigla Isf, Interim Storage Facility, è pronto ad accogliere i residui radioattivi nel centro di ricerca. Le autorità e i politici locali stanno chiedendo informazioni e garanzie, e forse sarebbe il caso che lo stesso facesse il Ticino, visto che il centro sorge a pochi chilometri dal confine e sulle sponde di un lago italo-svizzero.

Per entrare nel centro servono autorizzazioni e occorre varcare due diverse barriere di controllo con cancelli e vetri blindati. Area41 è un capannone con pareti spesse così che neanche a cannonate, dicono gli esperti. Rifiuti atomici a Ispra si producono da sessant’anni, da quando nel 1957 i fisici italiani del Centro nazionale di ricerca nucleare costruirono il primo reattore atomico europeo, il Fermi Ispra 1. Poi il centro ricerche fu ceduto all’Euratom e l’Europa vi costruì un secondo reattore nucleare, il grande Essor. Con la nascita dell’Unione europea il centro Euratom di Ispra, dove lavorano 1'500 scienziati, è stato rilevato direttamente dalla Commissione di Bruxelles, che dispone del centro ricerche italiano per tutti gli studi su sicurezza nucleare, sicurezza degli alimenti, ricerche ambientali, controlli chimici eccetera.

Il nuovo impianto è costato una decina di milioni di euro e può accogliere 12mila-13mila metri cubi di residui radioattivi. Ma è ancora in completamento l’iter formale.

Nel frattempo, scrive la stampa italiana, Maria Betti, direttrice dell’area di ricerca nucleare della Commissione Europea, e Paolo Peerani, capo dell’unità di disattivazione nucleare, vogliono già usare l’impianto prima di cominciare a ospitare i rifiuti atomici condizionati e preparati. Mentre l’Area41 in autunno ospiterà una mostra d’arte promossa dal ‘Joint research centre’ (JRC) della Commissione Ue, che ha invitato un gruppo di artisti a lavorare sui fusti d’acciaio in cui si chiudono le scorie.

Quando si parla di scorie nucleari è facile allarmarsi, ma la Lega Nord vuole vederci chiaro e ha annunciato un’interrogazione in cui chiede quali materiali saranno stoccati a Ispra.

“Siamo perfettamente consapevoli che a Ispra si producano rifiuti atomici dalla fine degli anni 60 – ha detto il consigliere regionale di Varese Emanuele Monti -, ma la costruzione del nuovo deposito, a quanto si dice il secondo più grande di tutta l’Europa, non può che sollevare parecchi interrogativi su cosa effettivamente circoli sul nostro territorio”.

Il timore è che a Ispra arrivino in futuro anche sostanze di vario genere da altri paesi dell’Ue. Anche i sindaci della regione hanno chiesto rassicurazioni.

“Dopo l’uscita di articoli in merito alle scorie nucleari, mi sono attivata chiedendo delucidazioni ai responsabili del JRC di Ispra sul deposito temporaneo costruito nel 2013 – ha fatto sapere il sindaco di Ispra, Melissa De Santis -. I responsabili del sito hanno ribadito quanto sempre dichiarato, ovvero che questo deposito accoglierà esclusivamente i rifiuti radioattivi del sito di Ispra, sia provenienti dalla attività di ricerca del passato e ora collocati in un altro punto di stoccaggio interno, sia derivanti dalle attività di disattivazione e smantellamento delle strutture locali. Ho comunque colto l’occasione per chiedere ulteriori formali chiarimenti anche alla Commissione europea, al Ministero dell’Ambiente e all’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ribadendo la nostra contrarietà a qualunque iniziativa che possa prevedere in futuro il trasferimento a Ispra di scorie provenienti dall’esterno. Abbiamo inoltre chiesto al Jrc di organizzare al più presto una serata pubblica per illustrare la situazione a tutti i cittadini”.


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BIGIGO
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Siamo una colonia della colonia... possiamo continuare a lamentarci di ogni singolo aspetto e conseguenza di questo fatto.Ma L'unica battaglia è per l'indipendenza, ma non mi pare siamo pronti.


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vic
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Precisazione

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http://www.liberatv.ch/it/article/35144/deposito-di-scorie-nucleari-a-due-passi-dal-ticino-la-direzione-del-centro-tranquillizza-e-spiega-destinato-ad-ospitare-temporaneamente-solo-i-rifiuti-radioattivi-prodotti-dal-sito-di-ispra-non-previsto-l-arrivo-di-alcun-rifiuto-radioattivo-da-altri-siti

Deposito di scorie nucleari a due passi dal Ticino, la direzione del Centro tranquillizza e spiega: "È destinato ad ospitare temporaneamente solo i rifiuti radioattivi prodotti dal sito di Ispra. Non è previsto l'arrivo di alcun rifiuto radioattivo da altri siti"
La direzione del Joint Research Centre di Ispra ci invia alcune precisazioni in relazione all'articolo sul nuovo centro di raccolta di scorie nucleari presentato nei giorni scorsi: "Siamo il secondo centro gestito dalla Commissione europea ma non il secondo più grande d'Europa"

15 giugno 2015

ISPRA - La direzione del Joint Research Centre di Ispra ci invia alcune precisazioni in relazione al nostro articolo sul nuovo centro di raccolta di scorie nucleari presentato nei giorni scorsi (leggi qui). Articolo che abbiamo realizzato basandoci sulle informazioni pubblicate dai media italiani, in particolare Corriere della Sera e Sole 24Ore. Pubblichiamo volentieri la presa di posizione del JRC.

Area 40

Il deposito ISF (Interim Storage Facilty) è classificato come edificio 41m nel complesso chiamato Area 40, che raccoglie tutti gli impianti di gestione rifiuti radioattivi del sito di Ispra.

Il nuovo deposito

ISF è destinato ad ospitare temporaneamente (Interim) tutti e soli i rifiuti radioattivi prodotti dal sito di Ispra: sia i rifiuti già esistenti generati in 60 anni di ricerca (oggi ospitati da un vecchio deposito ormai saturo), sia quelli che saranno prodotti durante il programma di smantellamento degli impianti nucleari. Non è previsto l'arrivo di alcun rifiuto radioattivo da altri siti.
I rifiuti stoccati in ISF verranno poi conferiti al deposito nazionale italiana, attualmente in fase di pianificazione, che sarà il deposito finale di tutti i rifiuti radioattivi attualmente dislocati in svariati siti sul territorio nazionale. La localizzazione del deposito nazionale non è ancora stata definita dal Governo Italiano.

Già espresso in precedenza, ribadiamo ulteriormente: ISF ospiterà esclusivamente i rifiuti del sito di Ispra, sia provenienti dalla attività di ricerca del passato e ora collocati in un altro punto di stoccaggio interno, sia derivanti dalle attività di disattivazione e smantellamento delle strutture locali e non riceverà alcun rifiuto di provenienza diversa.

Non è assolutamente il secondo più grande in Europa. Questo non è mai stato detto in conferenza stampa. Si tratta di un'interpretazione sbagliata del titolo dell'articolo apparso sul Sole 24 ore, dove veniva citato come il secondo deposito della UE. Ma non in termini di grandezza, bensì temporali. Essendo il primo deposito quello che ospita attualmente i rifiuti sul sito, ISF è semplicemente il secondo gestito dalla Commissione Europea. Tra l'altro è più grande del precedente. Non si è mai parlato di "secondo più grande".

ISF non è in competizione né in conflitto con il programma nazionale italiano; anzi ne è totalmente allineato. Accade lo stesso in altri siti nucleari italiani, i rifiuti attualmente presenti sono stoccati in depositi temporanei in attesa della disponibilità del deposito nazionale destinato ad essere la soluzione finale di tutti i rifiuti radioattivi italiani. Anche per il sito di Ispra, ISF è concepito per essere un deposito provvisorio per ospitare per un certo periodo (al massimo qualche decennio) tutti i rifiuti radioattivi prodotti dal sito. Quando il deposito nazionale sarà pronto, i rifiuti verranno ivi conferiti da ISF e sul territorio di Ispra non rimarrà alcuna traccia di radioattività connessa con le attività del JRC.

Rapporti col territorio

Il JRC di Ispra ha eccellenti relazioni con le autorità locali italiane, inclusa la Prefettura di Varese e I sindaci dei paesi limitrofi. Partecipano reciprocamente agli eventi organizzati, e si svolgono incontri regolari sulle varie tematiche che riguardano il Centro e di rilevanza per le aree limitrofe e non. In particolare ci preme sottolineare la tavola Rotonda EMAS, una iniziativa del JRC considerata una best-practice di comunicazione aperta e trasparente con le controparti sulle tematiche ambientali, per le quali il JRC è certificato con i maggiori standard. A questa tavola rotonda, con cadenza annuale, contribuiscono autorità locali e nazionali. Ai regolari Open Days del JRC vengono invitati sul sito giornalisti, autorità e scuole locali, per informarle sulle attività svolte al JRC. Un altro esempio della proficua collaborazione del JRC con le autorità, nonché del suo contributo alla comunità locale, è rappresentato dalla recente costruzione ad opera e sul suolo del JRC, della nuova caserma dei Vigili del Fuoco di Ispra.

Background

Il sito di Ispra, nato come centro di ricerca nucleare nazionale (del CNRN, oggi rinominato ENEA) alla fine degli anni '50 e poi ceduto all'Euratom, ha ospitato ricerche in campo nucleare da oltre 60 anni, anche se oggi si è molto diversificato e il nucleare è solo una parte del programma di ricerca del JRC. Il sito di Ispra ospita due reattori di ricerca, oramai spenti da oltre 30 anni, e altre installazioni di ricerca. Attualmente è in corso un programma di disattivazione degli impianti nucleari obsoleti che porterà alla demolizione di tali impianti ed al rilascio del sito senza alcun vincolo né radioattività residua. Il completamento del programma è previsto per la seconda metà degli anni 2030.


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esca
 esca
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Non ci resta che ringraziare i gentili esponenti del JRC per le delucidazioni rassicuranti (tra cui le granitiche certezze con cui dichiarano che dopo la rimozione futura di scorie radioattive dai siti, non residuera' radioattivita' alcuna!). Graziosa anche l'iniziativa artistica di pitturare i bidoni di stoccaggio dei rifiuti, il che ne rendera' esteticamente piu' accattivante il contenuto tossico ma si sa che
occhio non vede, cuore non duole e se poi l'occhio vede qualcosa di artistico i problemi si smaterializzano.
Il problema del radioattivo non sta solo nella quantita' ma pure nella gestione e quindi in questo caso, come in altri, proprio non saprei quanto potersi sentire rassicurati.
Gia' da tempo si trema per l'individuazione finale del gran sito di stoccaggio nazionale.
Comunque e' ovvio che le parole distensive e certificanti di rassicurazione hanno sempre il loro effetto.
Non ci libereremo mai da sto nucleare radioattivo.


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