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la battaglia per l'art.18 è persa!


pietroancona
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La battaglia per l'art.18 è stata persa!

La storia della CGIL è strettamente intrecciata a quella del PCI ora PD . La CGIL non può stare molto lontano da dove sta il PD anche se a volte ne sembra distante. La CGIL conta milioni di iscritti ma la sua ossatura, il suo scheletro portante è costituito da migliaia di "funzionari" sindacalisti che lavorano a tempo pieno nel sindacato e che ne hanno il pieno controllo. Quando esisteva il PSI i sindacalisti venivano attinti anche da questa area politica e quando nacque rifondazione comunista anche questa ebbe la sua quota di "funzionari" della CGIL: Io stesso sono approdato alla CGIL dove ho trascorso gran parte della mia vita dal PSI. Il Partito ritenne che io potessi ben rappresentarlo nel sindacato e, con una lettera del segretario della mia federazione, fui inviato alla Camera del Lavoro di Agrigento ed inserito nella segreteria provinciale. Più o meno la selezione del corpo dei dirigenti della CGIL si è fatta così. Oltre ai funzionari a tempo pieno la CGIL ha fruito dei "distaccati" dirigenti che si sono distinti nelle loro categorie e che erano stati eletti negli organismi di base ed anche federali. Essendo del Sindacato il potere di chiedere il distacco per un dirigente anche questo era soggetto ad una valutazione politica sulla appartenenza. L'equilibrio interno deve essere sempre rispettato e non ci deve mai essere alterazione dei rapporti di forza. Alcuni dirigenti nazionali sono giunti alla CGIL e sono stati inseriti subito nei suoi organismi nazionali. Uno di questi è stato Guglielmo Epifani che il Partito fece assumere dalla CGIL nazionale dalla quale ebbe subito l'incarico di dirigente l'importante categoria dei lavoratori della informazione.
Con tutto ciò la CGIL è stata l'organizzazione più democratica esistente in Italia. Impiantata solidamente su una forte cultura radicata nella storia del movimento operaio italiano e con un potente ethos interno costituito dai valori di giustizia libertà e democrazia. La CGIL è stata una grande scuola di libertà e di democrazia ed il fine di migliorare la condizione umana e sociale del lavoratore assieme a quella dell'Italia ne ha impregnato le organizzazioni per decenni.
Tutte le volte che la democrazia in Italia è stata in pericolo la CGIL si è mobilitata per la sua salvezza. Quando si senti il tintinnare delle sciabole e delle manette come raccontò Pietro Nenni la CGIL si preparò in tutte le sue sedi a difendere la Costituzione. Ci fu un periodo durante la presidenza Segni in cui i dirigenti della CGIL a volte dormivano fuori casa perchè ci si aspettava da un momento all'altro il "colpo di Stato". Racconto questo per spiegare come l'equilibrio del gruppo dirigente attuale della CGIL come di quelli che ci sono stati in passato è strettamente legato all'equilibrio del gruppo dirigente del PD.La corrente socialista si è sciolta da tempo e moltissimi suoi dirigenti si sono iscritti al PD. Quindi alla dialettica che prima era assicurata dal rapporto tra la corrente comunista e quella socialista ora è subentrata una dialettica che si origina in cordate personali . Il gruppo dirigente nazionale della CGIL è più o meno riconducibile al gruppo dirigente nazionale del PD. Le diversità si intrecciano e si sovrappongono. Se Bersani fa un accordo con Monti sulla riforma del mercato del lavoro è difficilissimo che questo accordo non venga fatto proprio dalla dirigenza della CGIL che ne è stata frequentemente coinvolta durante la sua gestazione. Il gruppo dirigente della CGIL non riesce neppure ad immaginare di vivere "isolato" ed esterno dal suo partito. Pertanto lo sciopero indetto a fine maggio sarà uno sciopero che non metterà in discussione la legge che sarà approvata dal Parlamento. Si farà finta di credere che il reintegro è stato salvato quando tutti sappiamo che l'operazione di spacchettamento dell'art.18 in una triplice tipologia di licenziamento ha dato un colpo mortale al diritto al reintegro.
La resistenza del civile gruppo dirigente della Fiom all'adesione della CGIL agli accordi sulla inaccettabile riforma del mercato del lavoro sarà metabolizzata nel grande movimento della CGIL e non darà luogo proprio a niente. La Fiom vive dentro la CGIL ed i suoi quadri dirigenti non possono sottrarsi alle regole generali. Sindacalisti a tempo pieno non possono portare alle estreme conseguenze la loro opposizione. Verrebbero emarginati e licenziati. Cosa può fare una persona di quaranta o cinquanta anni che è stata alle dipendenze della CGIL per tutta la vita se decidesse di dimettersi? Non può fare quasi niente e questo Camusso ed i suoi collaboratori lo sanno bene.
In quanto ai lavoratori il loro peso come corpo sociale e politico è diminuito e continua a diminuire. Non costituiscono più la base democratica del sindacato capace di condizionarne le scelte ma iscritti che debbono stare bene attenti a non metterselo contro. Il sindacato cambia natura e diventa terzo tra i datori di lavoro ed i lavoratori.Una entità alla quale recentemente sono stati trasferiti diritti che prima erano propri ed inalienabili dei lavoratori. L'arbitrato, l'art.8, i nuovi contratti prevedono un sindacato sempre più integrato agli interessi della azienda con la quale ha già tanti organismi il più antico dei quali è la cassa edile dai quali dipendono migliaia di persone assunte in quota.
E per tutte queste cose che non abbiamo scampo. L'Italia ha un governo-commissario imposto dai poteri euro-atlantici. Questo governo di strettissima osservanza liberista è condiviso da tre maggiori partiti che occupano il Parlamento. Il quarto partito presente in Parlamento che si opponeva ha avuto una bella randellata in testa con lo scandalo della famiglia Bossi. Mi ero illuso che la CGIL potesse mettersi di traverso a difesa dell'art.18. Nonostante tutto avevo davvero creduto alle prime mosse della Camusso. Ora anche la CGIL fa come Cisl ed Uil. Non si oppone alle scelte fatte. Insomma c'è una sterminata quantità di forze politiche e sindacali che sono d'accordo sulle scelte che si stanno facendo. La cosa terribile è che questa enorme unità ha come scenario la più grande sofferenza sociale umana e politica che l'Italia abbia mai conosciuto e contribuisce ad accrescerla. Nel 29 gli industriali ed i banchieri rovinati si buttavano dalle finestre dei grattacieli di New York. Oggi diecine di lavoratori pensionati artigiani e piccoli imprenditori schiacciati dalla crisi si suicidano nell'indifferenza generale mentre il Presidente del Consiglio parla con lingua biforcuta e menzognera al popolo. Oggi ha detto (lo riporta Repubblica in prima pagina) che la riforma (del lavoro) è fatta per i giovani!
Pietro Ancona


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AlbertoConti
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QUE SE VAYAN TODOS !


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Tetris1917
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un plauso, Pietro.


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Giovina
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Ecco il ddl lavoro, 'torna' il reintegro nell'Art.18
ultimo aggiornamento: 05 aprile, ore 15:28
Roma - (Adnkronos) - "Possibile in caso di insussistenza del motivo economico".

Roma, 5 apr. - (Adnkronos) - Arriva l'ultima versione del testo di riforma del lavoro, nel ddl che verrà portato in Senato: la novità più importante è legata all'Art.18, con la possibilità che il giudice possa decidere il reintegro del lavoratore.

ART.18 - Nel caso in cui il giudice "accerti la manifesta insussistenza del fatto posto a base del licenziamento per giustificato motivo oggettivo" condanna il datore di lavoro alla reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro. Condannerà invece il datore di lavoro al pagamento "di una indennità risarcitoria omnicomprensiva" tra un minimo di 12 ed un massimo di 24 mensilità nelle altre ipotesi in cui accerta che non ricorrono gli estremi del giustificato motivo economico. E' quanto conferma il testo definitivo del Ddl del governo sulla riforma del mercato del lavoro. Confermata anche "la nullità del licenziamento" per motivi discriminatori, con l'obbligo per l'azienda del reintegro del lavoratore. Reintegro possibile anche in caso di illegittimo licenziamento disciplinare "per insussitenza dei fatti contestati"; risarcimento invece dai 12 alle 24 mensilità nelle altre ipotesi. Si velocizzano invece i tempi entro cui il lavoratore deve depositare il ricorso dal giudice o della richiesta alla controparte di una possibile conciliazione della vertenza; passato da 270 giorni a 180.

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Economia/Ecco-il-ddl-lavoro-torna-il-reintegro-nellArt18_313171937500.html

Monti: "''Le imprese sono insoddisfatte - ha aggiunto - perché avrebbero voluto la sparizione complessiva della parola reintegro: credo che con il tempo e con giudizio più meditato capiranno che la permanenza di questa parola è riferita a fattispecie molto estreme e improbabili''.

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/Monti-Reintegro-solo-in-casi-estremi-Marcegaglia-Si-prenda-responsabilita_313171456107.html

Manifesta insussistenza

Probabilmente lo vedremo bene negli anni che cosa significa concretamente il concetto di ‘manifesta insussistenza’ dei motivi economici che – secondo l’ultima riformulazione – consentirà al lavoratore licenziato di provare a ottenere il reintegro. Vedremo cioè se ha ragione Bersani quando esulta o Monti quando riduce l’eventualità a un’ipotesi accademica.

A occhio però mi pare che abbia ragione il secondo. Chiunque abbia un filo di esperienza in un’azienda sa benissimo che non c’è nulla di più facile per la medesima che dimostrare la sopravvenuta inutilità di un lavoratore e delle sue funzioni: basta affidargli una mansione non strategica, o inaridire gradualmente il senso della stessa nelle dinamiche di produzione, o esternalizzarla, o affidarla ad altri colleghi, o barbatruccare quanto basta i numeri con un paio di di partire di giro (specialità quest’ultima nella quale gli imprenditori italiani sono maestri riconosciuti worldwide).

Resta quindi abbastanza evidente il senso profondo di questa riforma del lavoro: spostare ancora un po’ più in là i rapporti di forza a favore di chi già li dominava, creare un clima se non di aperta paura almeno di maggiore sottomissione, insomma tutto fuori che il celebre ‘modello tedesco’, cioè un virtuoso patto sociale tra i diversi soggetti della produzione per uscire insieme dalla crisi.

Il tutto, senza affrontare il nodo più importante della questione, per quanto riguarda gli (ex) ‘garantiti’, cioè la riacquisizione degli skill professionali per essere decentemente al passo con un mondo del lavoro in cui i know how professionali cambiano del tutto ogni tre o quattro anni, quindi dove chiunque diventa obsoleto (e pertanto licenziabile, ma soprattutto non più riassumibile) se non cambia e rinnova le proprie vendibili capacità.

Tralasciando il resto, cioè la mitica facilitazione dell’ingresso nel mondo del lavoro, con il promesso e disatteso riordino del gran caos attuale e la bottarella finale ai precari per dare il contentino ai sindacati.

Questo è il piatto che ci hanno ammannito, alla fin fine.

I due obiettivi principali comunque sono stati raggiunti: salvare la faccia a Monti di fronte alla Bce e salvare la faccia a Bersani di fronte ai suoi potenziali elettori.

Ah, dite che che forse ci dovevano essere anche altri obiettivi?

Mi sa che non ci avevano pensato.

http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/04/06/manifesta-insussistenza/


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Giovina
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Post: 2001
 

Di seguito all'intervento di apertura di Pietro Ancona sul quale concordo, avevo postato un mio semplice "Condivido".
Vedo che e' stato cancellato, forse troppo esiguo nel suo significato, evidentemente altre lingue esprimono meglio di semplici verbi italiani l'accordo su una opinione proposta.
Allora ho pensato di precisare bene che accordo Bersani e Camusso sono andati a firmare per conto dei lavoratori italiani.
Forse puo' servire a qualcuno che ancora nutre qualche ombra di fiducia nei nostri politici e nei nostri sindacati.


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pietroancona
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Registrato: 2 anni fa
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Di seguito all'intervento di apertura di Pietro Ancona sul quale concordo, avevo postato un mio semplice "Condivido".
Vedo che e' stato cancellato, forse troppo esiguo nel suo significato, evidentemente altre lingue esprimono meglio di semplici verbi italiani l'accordo su una opinione proposta.
Allora ho pensato di precisare bene che accordo Bersani e Camusso sono andati a firmare per conto dei lavoratori italiani.
Forse puo' servire a qualcuno che ancora nutre qualche ombra di fiducia nei nostri politici e nei nostri sindacati.

quoto


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