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la nave Asso22: "aiuto siamo prigionieri"


helios
Illustrious Member
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http://www.unita.it/mondo/la-nave-asso-22-aiuto-siamo-prigionieri-1.285807

Sono otto italiani. Otto prigionieri dal 20 marzo, alla fonda del porto di Tripoli, a bordo di un rimorchiatore d'altura, l'Asso 22. Cancellati, dimenticati e adesso in serio pericolo, dopo che i rapporti tra l'Italia e la Libia si sono incrinati inesorabilmente. Un intero equipaggio sequestrato, nelle mani dei miliziani di Gheddafi. Trentadue giorni senza risposte, nonostante gli appelli disperati delle famiglie, mentre il ministro La Russa gonfia il petto, dice che «non sarebbe difficile un'azione di forza» per liberarli, ma poi aggiunge che «è meglio non mettere a repentaglio la vita degli ostaggi». Ed è l'unica dichiarazione ufficiale dopo settimane di silenzio da parte del governo italiano. Dichiarazione dovuta visto che ieri l'Asso 22 ha lanciato l'ennesimo Sos: finite le derrate alimentari. Tripoli, questa volta, ha consentito il rifornimento, sotto sorveglianza armata. Ma quanto durerà?

La richiesta d’aiuto al Cirm

«Tutto a posto - ripetono dalla Farnesina -. La situazione è monitorata costantemente». Ma un altro messaggio di aiuto era arrivato qualche giorno fa al Cirm, il Centro Internazionale Radio Medico di Roma che presta soccorso ai naviganti di tutto il mondo. C'era un membro dell'equipaggio che stava male. Via telefono i medici hanno consigliato la terapia, indicato farmaci e cure. Patologia non grave, problema risolto in fretta. Però la situazione a bordo dell'Asso 22 è tutt'altro che facile. Otto italiani, due ucraini, un indiano, prigionieri da 33 giorni.

Il rimorchiatore è di proprietà della società Augusta Offshore Spa di Napoli. A Tripoli il 20 marzo scorso l’equipaggio si trovava per riportare a terra, da una piattaforma, i lavoratori libici della Noc. Questo il compito dell’Asso 22: assistere i tecnici delle compagnie petrolifere. Lo stesso giorno in cui è scattato l’attacco dei caccia francesi alla Libia. Mentre la nave mollava gli ormeggi, è arrivato lo stop. Il comandante Luigi Chiavistelli ha raccontato che un uomo armato, presentatosi come il responsabile del porto, ha intimato l’alt al rimorchiatore. Da allora Asso 22 è sorvegliato a vista dai miliziani di Gheddafi, che ogni sera salgono sull’imbarcazione per verificare la situazione, tenere sotto schiaffo i marittimi. Una presenza ingombrante, allarmante. E a fare alzare il livello di tensione c’è un altro particolare, inspiegabile. A giorni alterni la capitaneria di Tripoli dà l’autorizzazione ad Asso 22 di muoversi dalla banchina, vagare per qualche ora nel porto di Tripoli e poi tornare indietro. Il rischio è di finire così, navigando a vuoto, anche il carburante. E perché, nonostante la situazione di imminente pericolo e di conflitto, il rimorchiatore è stato lasciato in Libia? Perché nessuno dà notizie alle famiglie? Oltre a Chiavistelli, sono a bordo Salvatore Boscaino, direttore di macchina, 51 anni e 6 figli; Salvatore Scala, Giorgio Coppa di 24 anni, ufficiale di terra; Antonino Arena di 34 anni, primo ufficiale; Giovan Giuseppe Iapino di 31 anni, ufficiale motorista; Luigi Colantuono di 34 e un mozzo di Catania di cui non sono state diffuse le generalità. Tutta gente del sud.

«Siamo abbandonati»

Quattro di loro sono di Pozzallo, in provincia di Ragusa. E proprio il sindaco del paese siciliano, Giuseppe Sulsenti, ha scritto al governo: a Berlusconi, a La Russa, a Frattini. «Mi permetto di rappresentare l’urgente necessità di riportare a casa i lavoratori innocenti dell’Asso 22 che nulla hanno a che fare con il conflitto libico». Zero risposte. Idem alle famiglie che di tanto in tanto ricevono una telefonata dai loro cari sequestrati. «Mio figlio ha detto che stanno bene, ma noi ci sentiamo abbandonati. Siamo abbandonati», commenta Luigi Arena, il padre di Antonino. Non parla, invece, la moglie del comandante Luigi Chiavistelli: «Non so niente. Sentite l’Augusta offshore di Napoli, sono loro ad occuparsi di tutto». Dalla compagnia spiegano che a bordo c’è la tv, che il comandante è persona di lunga esperienza e che si lavora a livello istituzionale con la Farnesina per «riportare tutti a casa». Quando? Non si sa. Asso 22 resta a Tripoli, sotto il cielo libico che di notte romba e si illumina di lampi di fuoco. Sotto controllo armato mentre dalla Libia salpano i barconi dei disperati. Nel marzo del 2009 il rimorchiatore salvò 350 migranti. Erano libici, in balia delle onde. Per poco non ci scappò la medaglia al valor civile. Chissà se talvolta ne parlano a bordo, per far passare il tempo, gli otto prigioneri italiani

22 aprile 2011


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